Miracolo a Le Havre |
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Un film di Aki Kaurismäki.
Con André Wilms, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, Blondin Miguel, Elina Salo.
continua»
Titolo originale Le Havre.
Commedia,
durata 93 min.
- Finlandia, Francia, Germania 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 25 novembre 2011.
MYMONETRO
Miracolo a Le Havre
valutazione media:
4,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un messaggio di pace tranquillo e solidale.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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mercoledì 22 giugno 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MIRACOLO A LE HAVRE (FINL/FR/GERM, 2011) diretto da AKI KAURISMAKI. Interpretato da ANDRé WILMS, KATI OUTINEN, JEAN-PIERRE DARROUSSIN, BLONDIN MIGUEL, ELINA SALO, EVELYNE DIDI, JEAN-PIERRE LéAUD, PIERRE éTAIX, FRANçOIS MONNIè, QUOC DUNG NGUYEN
Marcel Marx ha abbandonato la sua carriera di scrittore bohémien per trasferirsi a Le Havre, dove lavora come lustrascarpe. Ha come aiutante il vietnamita Chang (che però si spaccia per cinese) e vive in una modesta abitazione con la moglie Arletty. Ha per amiche la panettiera Yvette e la barista Claire, mentre fra lui e il fruttivendolo non corre buon sangue. Un giorno incontra casualmente un bambino nero di nome Idrissa, arrivato dal Gabon a bordo di un container dal quale è poi scappato su invito del nonno. Il pargolo, giunto in Normandia per caso, vorrebbe raggiungere i parenti a Londra, e Marcel non può tirarsi indietro: decide di fare l’impossibile per aiutarlo. Nel frattempo Arletty si ammala e viene ricoverata in ospedale: le viene diagnosticato un tumore maligno che, però, i medici riferiscono come benigno a Marcel per non allarmarlo. Peccato che si metta di mezzo il commissario Monet, agente della polizia giudiziaria di frontiera, che parte alla caccia di Idrissa. Ma Marcel si accorgerà di essersi sbagliato sul suo conto: alla fine il commissario appoggerà attivamente le azioni del lustrascarpe. Con la collaborazione degli amici del quartiere, Marcel riuscirà a far imbarcare il bambino africano per l’Inghilterra, e sarà contentissimo quando la moglie guarirà sorprendentemente dalla malattia, ritornando in piena salute. Un piccolo capolavoro di felicità e speranza splendidamente coniugate, e non nel suo genere: il suo profondo discorso umanitario, tramite una storia che almeno per una volta non veicola sé stessa come pretesto, abbraccia l’ambito delle relazioni sociali toccando temi enormemente importanti con una gentilezza e una delicatezza ammirevoli, soprattutto per la grazia e leggiadria con cui il combattimento millenario dell’uomo contro le miserie, la povertà, gli stenti e il razzismo viene rappresentato attraverso le peripezie di un uomo anziano che magari non è realizzato appieno nella sua esistenza, ma sa rendersi rilevante compiendo un eccellente atto di benevolenza e carità. Una stupenda fotografia che ritrae i paesaggi marini e curiosamente lagunari della Normandia settentrionale, con le tipiche case e i quartieri caratteristici in cui la vita di periferia è ambientata senza forzature né campanilismi. Un repertorio di interpretazioni tutte di prima classe: fra il magnanimo e costante lustrascarpe con passato da scrittore di Wilms (cui giova in modo assoluto la voce italiana di Rodolfo Bianchi, navigato ed esperto direttore del doppiaggio) e la dolce moglie Arletty (K. Outinen, assidua collaboratrice del regista finlandese), ci si diverte e commuove con la fornaia dal cuore d’oro, il chitarrista/cantante col cuore spezzato che ritorna ai vecchi fasti quando la compagna gli perdona un torto, il saggio nonno di Idrissa col vestito tradizionale, l’accorto aiutante asiatico del protagonista, la comprensiva barista che serve i bicchieri di sherry a Marcel, il fruttivendolo un po’ sospettoso (un Léaud completamente diverso dall’Antoine Doinel del truffautiano I quattrocento colpi) che poi si rivela personaggio dinamico come anche il commissario dallo sguardo severo, e qui va un grandissimo merito agli sceneggiatori per non averlo convertito in un antagonista: il suo cambio di rotta finale lo eleva come esempio morale ed etico di sincera e veritiera umanità. Contributi tecnici meravigliosi, fra cui primeggia una fotografia ineccepibile e una colonna sonora che sciorina brani moderni capacissimi di sottolineare la poeticità della storia nel suo lento e magico sviluppo. Una prova perfettamente superata da parte di Kaurismaki, cineasta scandinavo che si conferma una volta di più come uno dei più illustri e abili professionisti della settima arte della sua zona geografica, anche per quanto riguarda la scelta decisamente intelligente di scegliere come habitat della vicenda un paesino della Francia che funge da crocevia per mezzi di trasporto che viaggiano con cose ed esseri umani a bordo. Nessuna caduta di tono, molti momenti sognanti, alcune scene azzeccate di deliziosa comicità, una tensione drammatica mantenuta quanto basta e calibrata a dovere, un copione stupendamente architettato sia nei tempi attivi che nelle pause, un tocco autoriale che fa sentire la mano del regista in modo non pesante, ma presente. Simpatica la scelta di annoverare anche la cagnolina Laika nel cast del film, sia nei titoli di testa che in quelli di coda! Prodotto dalla compagnia finlandese di Kaurismaki (la Sputnik), insieme co-produttori nazionali in Francia e Germania. Budget di 3,8 milioni di euro. Vincitore del premio FIPRESCI a Cannes 2011, con menzione speciale della giuria ecumenica. Giustamente lodato dalla critica per i tre aspetti che abbina senza perderne di vista nemmeno uno e traendo da ciascuno un significato alquanto succoso: il villaggio nella città, un incontro fra due mondi apparentemente inconciliabili, il miracolo della solidarietà.
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