riccardo76
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sabato 22 ottobre 2011
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un film semplice con un grande messaggio
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A pochi mesi di distanza dall’ Habemus Papam di Moretti, torna nelle nostre (troppo poche) sale un film che porta a riflettere sulla condizione attuale della Chiesa e sul vuoto di fede e di valori nella società attuale. Il Villaggio di Cartone di Ermanno Olmi offre infatti un’immagine ancora più eloquente della finestra di San Pietro vuota con le tende al vento: cosa può esprimere meglio di una chiesa svuotata di tutto, persino del crocifisso, il profondo vuoto spirituale della nostra società? Emblematica è soprattutto la scena in cui il crocifisso viene calato, simbolo di una fede che sta lentamente crollando.
Il tema poi della fragilità della fede viene accentuato da una riflessione del sacerdote, che afferma di essere stato “in dubbio” nei momenti in cui la chiesa era affollata.
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A pochi mesi di distanza dall’ Habemus Papam di Moretti, torna nelle nostre (troppo poche) sale un film che porta a riflettere sulla condizione attuale della Chiesa e sul vuoto di fede e di valori nella società attuale. Il Villaggio di Cartone di Ermanno Olmi offre infatti un’immagine ancora più eloquente della finestra di San Pietro vuota con le tende al vento: cosa può esprimere meglio di una chiesa svuotata di tutto, persino del crocifisso, il profondo vuoto spirituale della nostra società? Emblematica è soprattutto la scena in cui il crocifisso viene calato, simbolo di una fede che sta lentamente crollando.
Il tema poi della fragilità della fede viene accentuato da una riflessione del sacerdote, che afferma di essere stato “in dubbio” nei momenti in cui la chiesa era affollata. Questo dubbio sembra dunque destinato a prevalere, dal momento che adesso i fedeli non ci sono più.
Tuttavia, qualcosa invece rafforza la fede del parroco, il quale comprende il vero valore della cristianità e la vera funzione della Chiesa: fare del bene al prossimo, arrivando ad affermare che il bene va oltre la fede, poiché lo possono fare anche chi non ne ha.
I clandestini, rifugiati nella chiesa illuminano dunque il sacerdote sulla vera missione ecclesiastica, e permettono al regista di estendere il messaggio di carità a tutta la società moderna, sia ai credenti, che agli atei, comunque doverosi di compiere del bene al prossimo. Un dovere che se non verrà compiuto porterà a dei cambiamenti drastici, poiché come afferma il regista alla fine: “ Se l’uomo non cambierà la Storia, sarà la Storia a cambiare l’uomo”. E su questo aspetto il film si mostra molto eloquente, profetizzando un futuro distopico, dominato da un’eccessiva rabbia nei confronti dei clandestini, che si traduce in una vera e propria guerriglia da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito.
Olmi si fa dunque portatore di un messaggio chiaro e semplice, attraverso un film a sua volta semplice, costruito più sulla forza delle immagini che sui dialoghi, i quali sono presenti solo quando strettamente necessari, regalandoci un efficace esempio della potenza del cinema.
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lucia g.binetti
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domenica 16 ottobre 2011
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un presepe di cartone
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Sono tante le anime del "villaggio di cartone", quello dei migranti clandestini che si rifugiano in una chiesa. C'è la ragazza, arrabbiata e decisa, che vuole farsi saltare in aria con le bombe sulla pancia, perché è la pancia troppo piena degli "altri” a renderla povera e disperata.
Ma poi il film si risolve in una teoria di statue di carne che si sostituiscono pian piano alle statue di coccio o di cartapesta che vengono tolte dalla chiesa oramai sconsacrata. La Pietà della donna china sul suo uomo ferito e morente; la Natività di una ragazza madre rimasta sola ma accudita da un’altra donna, una Maddalena amorevole e coraggiosa.
E poi il Presepe vivente nella chiesa sconsacrata, quello dei migranti accampati nel loro villaggio di cartone che fuggono dalla legge che li vuole clandestini.
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Sono tante le anime del "villaggio di cartone", quello dei migranti clandestini che si rifugiano in una chiesa. C'è la ragazza, arrabbiata e decisa, che vuole farsi saltare in aria con le bombe sulla pancia, perché è la pancia troppo piena degli "altri” a renderla povera e disperata.
Ma poi il film si risolve in una teoria di statue di carne che si sostituiscono pian piano alle statue di coccio o di cartapesta che vengono tolte dalla chiesa oramai sconsacrata. La Pietà della donna china sul suo uomo ferito e morente; la Natività di una ragazza madre rimasta sola ma accudita da un’altra donna, una Maddalena amorevole e coraggiosa.
E poi il Presepe vivente nella chiesa sconsacrata, quello dei migranti accampati nel loro villaggio di cartone che fuggono dalla legge che li vuole clandestini.
L’anziano, stanco prete scopre finalmente in loro il senso del suo sacerdozio e dice, a chi gli rimprovera di aver ospitato in chiesa quella gente, che l’ha fatto “proprio perché è una chiesa”.
Ma c’è anche chi torna in Africa, deluso e perseguitato dalla legge italiana che, a torto o a ragione, non fa sconti alla disperazione.
Film denso, poco parlato, cupo, ricco di simboli e immagini mute. Anche un televisore rotto parla, o un quaderno smangiato dal mare che è ciò che resta del viaggio interrotto di chi non ce l’ha fatta.
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gabriella
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martedì 25 ottobre 2011
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rivitalizzare le coscienze
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Centochiodi si concludeva con gli abitanti di un paesino alle sponde del Po che attende , ci sono voluti quattro anni di attesa, forse quello che aspettavano era davvero un barcone di clandestini che si rifugia in una chiesa sconsacrata, accolti dal vecchio parroco che aveva appena assistito con dolore all'entrata delle ruspe, allo schiodamento del crocefisso e la rimozione di tutti gli arredi sacri. Una chiesa spogliata da tutti quei simboli cui lui sempre si era inginocchiato, ma riempita di una nuova e viva umanità , e le cose non sono poi così diverse da duemila anni fa. Un bambino che nasce lontano dal suo paese, nascosto alle autorità, una prostituta che aiuta la mamma e si commuove alla nascita della creatura.
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Centochiodi si concludeva con gli abitanti di un paesino alle sponde del Po che attende , ci sono voluti quattro anni di attesa, forse quello che aspettavano era davvero un barcone di clandestini che si rifugia in una chiesa sconsacrata, accolti dal vecchio parroco che aveva appena assistito con dolore all'entrata delle ruspe, allo schiodamento del crocefisso e la rimozione di tutti gli arredi sacri. Una chiesa spogliata da tutti quei simboli cui lui sempre si era inginocchiato, ma riempita di una nuova e viva umanità , e le cose non sono poi così diverse da duemila anni fa. Un bambino che nasce lontano dal suo paese, nascosto alle autorità, una prostituta che aiuta la mamma e si commuove alla nascita della creatura. Certo per quel bambino la vita non sarà facile, senza padre ( annegato in mare), in un paese lontano e ostile, eppure il vecchio parroco celebra questa natività e pian piano prende coscienza del significato del suo sacerdozio, mette in discussione le sue (credute) certezze, la sua fede. Infatti quando si rivolge al crocefisso ammette di sentirsi distante dalla sua sofferenza, forse non si rende conto che è proprio in quel momento a essergli più che mai vicino. E il volto di Gesù crocefisso, inquadrato in primo piano dalla macchina da presa, sembra quasi perdere identità, i lineamenti appaiono distorti e innaturali, il volto del Cristo è nella sofferenza di quella gente venuta in un paese straniero in cerca di un posto migliore, di un futuro da dare ai loro figli. Un film scarno nei dialoghi, ma pieno si significati, un affresco vivo e dignitoso. Forse come ha scritto qualcuno il finale appare un pochino didascalico, però io penso che quando si parla di uomini, di contenuti, uno spunto di riflesssione sia doveroso, e forse, Olmi, dall'alto dei suoi ottantanni, se lo può permettere.
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martino76
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venerdì 21 ottobre 2011
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film di critica sociale..me è un polpettone
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Su forte opposizione del suo sacerdote una chiesa viene smantellata dalle Autorità. Subito dopo però viene occupata da dei clandestini che cercano un posto dove nascondersi a causa della loro condizione di illegalità sul territorio italiano.
Tutto il film, alla cui base vi sono dialoghi ridondanti e retorici, è girato all’interno di una chiesa in un contesto quasi apocalittico con continui effetti sonori di elicotteri e sirene di auto della polizia.
Il messaggio del film è diretto alle Istituzioni e alle sue leggi prive di umanità in tema di immigrazione che fanno diventare gli immigrati dei criminali, rei per il solo fatto di esistere. La chiesa, secondo me, viene chiamata in causa per la sua immobilità di fronte agli abusi dello Stato “tiranno”.
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Su forte opposizione del suo sacerdote una chiesa viene smantellata dalle Autorità. Subito dopo però viene occupata da dei clandestini che cercano un posto dove nascondersi a causa della loro condizione di illegalità sul territorio italiano.
Tutto il film, alla cui base vi sono dialoghi ridondanti e retorici, è girato all’interno di una chiesa in un contesto quasi apocalittico con continui effetti sonori di elicotteri e sirene di auto della polizia.
Il messaggio del film è diretto alle Istituzioni e alle sue leggi prive di umanità in tema di immigrazione che fanno diventare gli immigrati dei criminali, rei per il solo fatto di esistere. La chiesa, secondo me, viene chiamata in causa per la sua immobilità di fronte agli abusi dello Stato “tiranno”.
Il film è veramente noioso, a volte molto vicino alle recitazioni forzate delle commedie teatrali. A mio parere Olmi ha voluto cavalcare l’onda delle ideologie politiche che vogliono la società d’oggi meno intransigente, fatta con meno regole e proiettata verso principi idealistici e quasi visionari.
Più volte nel film si ricorre alla demagogia e a pretestuose esagerazioni per cercare di rafforzare la critica alle odierne leggi in tema di immigrazione: il commissario prospetta al sacerdote pene severe, anche la detenzione in carcere, per aver dato ospitalità a dei clandestini, oppure , per curare un clandestino ferito preferiscono non chiamare un medico per evitare che lo denunci … fatti un po’ lontani dalla realtà
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(di sergiotti)
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(di mattyfog)
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weach
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sabato 2 giugno 2012
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una caduta dal nulla
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Un film silenzioso che lavora sulla potenza dell'introspezione ; che si avvolge di silenzi penetranti i per dare spazio alla "parola dell'immagine".
Viene narrato ed esposto al pubblico ludibrio,senza rete ,il vuoto assoluto che prende un poco tutta la società , in particolare anche la struttura dell'Ecclesia.
Normalmente si dice che il cinema sia una sintesi di immagini e suoni : nel nostro caso le immagini, il movimento scenico, sono gli l'attori , la parola ed i suoni divengono comparsa non essenziale.
Assorbiamo con piacere questo Ermanno Olmi che sa donarci momenti semplici di profondità , proponendoci una lettura di possibile resurrezione da uno stallo morale ingombrante , pervadente e destabilizzante.
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Un film silenzioso che lavora sulla potenza dell'introspezione ; che si avvolge di silenzi penetranti i per dare spazio alla "parola dell'immagine".
Viene narrato ed esposto al pubblico ludibrio,senza rete ,il vuoto assoluto che prende un poco tutta la società , in particolare anche la struttura dell'Ecclesia.
Normalmente si dice che il cinema sia una sintesi di immagini e suoni : nel nostro caso le immagini, il movimento scenico, sono gli l'attori , la parola ed i suoni divengono comparsa non essenziale.
Assorbiamo con piacere questo Ermanno Olmi che sa donarci momenti semplici di profondità , proponendoci una lettura di possibile resurrezione da uno stallo morale ingombrante , pervadente e destabilizzante.
La rinascita comincia da quel momento magico in cui abbiamo la pazienza di essere osservatori di noi stessi, con senso di verità e cuore ricolmo di espansione .
E' vero che la verità è semplice e si impone nalla sua intrinseca coerenza.
Buona visone
weach illuminati
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angelo umana
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martedì 3 settembre 2013
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citazioni sulla chiesa
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“Da domani sono stato messo a riposo anch’io”, dice il sagrestano al parroco la cui chiesa sta venendo chiusa, per esigua frequentazione di fedeli e/o spending-review ecclesiastica (prima di Papa Francesco), al parroco, cui non sembra vero che i decori, la croce e le statue della sua chiesa – dove fu ordinato cinquant’anni fa – stanno per essere portati via. Non gli resta che scrivere una supplica al vescovo per almeno poter continuare a dimorare in canonica.
“Quando ancora la domenica queste panche si riempivano di fedeli, mi capitava una sensazione di vuoto, era il dubbio dentro di me …”.
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“Da domani sono stato messo a riposo anch’io”, dice il sagrestano al parroco la cui chiesa sta venendo chiusa, per esigua frequentazione di fedeli e/o spending-review ecclesiastica (prima di Papa Francesco), al parroco, cui non sembra vero che i decori, la croce e le statue della sua chiesa – dove fu ordinato cinquant’anni fa – stanno per essere portati via. Non gli resta che scrivere una supplica al vescovo per almeno poter continuare a dimorare in canonica.
“Quando ancora la domenica queste panche si riempivano di fedeli, mi capitava una sensazione di vuoto, era il dubbio dentro di me …”. Frequentare le riunioni in parrocchia da ragazzo era “non devozione, ma rara occasione per stare con le ragazze. I miei occhi si incontrarono con quelli di lei e quegli occhi mi hanno tentato per tutta la vita … Sempre la stessa domanda, perché il creatore ci ha messo questo fuoco dentro e poi ci minaccia con il suo castigo?”. E’ il parroco che racconta al medico condotto, venuto a curare degli ospiti che si sono installati – letteralmente attendati, con lenzuola come tende e paraventi divisori di cartone – nella sua chiesa vuota, ospiti neri, “clandestini”, per i quali il sagrestano lo mette sull’avviso, “quella gente nella nostra chiesa, gente diversa che non può essere come noi” … !!!
Forse avevo un po’ di fede “in gioventù … ho pregato da bambino in un campo di sterminio. Credere, residuo d’infanzia o forse per istinto … o per non sentirsi del tutto soli”: è il medico che parla, rispondendo al prete che lo invita alla fede, al credere, ed esprime un senso della preghiera volto a qualcosa di vitale, di molto concreto, come il sopravvivere in un campo di sterminio.
“Le mura non udranno più parole di vita eterna e Cristo tace … bisogna parlare a voce alta per tenersi compagnia”: è ancora il parroco sconsolato che parla, prima ancora che i clandestini neri entrino nottetempo nella sua chiesa ormai in disarmo. Secondo il condivisibilissimo Olmi-pensiero, forse, quelle parole di vita eterna non aiutavano le persone nel loro molto prosaico quotidiano, perciò le chiese si vanno svuotando e rimangono cattedrali nei deserti.
“L’Africa può ancora ricominciare, qui può solo finire”: lo dice un ospite straniero, quando i poliziotti fanno per cacciare i “clandestini”. “Precise disposizioni di legge a carico di chiunque dà ospitalità a gente non identificata”: è il commissario Alessandro Haber che si esprime con linguaggio giudiziario-burocratico, eppure “quando la carità è un rischio, quello è il momento della carità”, questo invece lo pensa il parroco.
Il film è effettivamente pieno di citazioni del regista attorno alla religione, già parzialmente accennate in “Cento chiodi”. Una chiesa che si svuota per mancanza di devozione può servire benissimo a dare ospitalità a diseredati, disperati che sono venuti da noi in cerca di una vita un briciolo migliore, pure se tra essi vi sono malviventi o terroristi (“La nostra miseria è l’inizio della loro fine”, una ragazza terrorista lo dice). Questo sì è uno scopo sacrosanto, già in parte le chiese lo fanno (v/ “Cose dell’altro mondo”), e potrebbero servire allo scopo anche i maestosi palazzi della politica, del Colle e del Vaticano. Sarebbe un atto ecumenico concreto, di vero abbraccio a razze e religioni. La chiesa in questo film è diventata una casa per tutti, segnatamente per i “diversi” (come li definisce il sagrestano): la funzione che le autorità ecclesiastiche non vi ravvedevano più è stata trovata nei fatti. Il punto dove prima era l’altare diventa una mensa dove si divide il cibo, a cui tutti partecipano, così avviene nel film quando vengono distribuiti viveri a questi che fuggono verso altri paesi.
La chiesa vuota è un set teatrale, dove maggiormente si odono delle citazioni dall’Olmi-pensiero, come ancora: “La sapienza è stata creata dall’uomo e il segreto del mondo è la persona umana … credo a Dio e alla persona umana … per fare del bene non serve la fede. Il bene è più della fede … persino nella pietà, quanta menzogna”, ma … “forse le rondini non amano più le nostre città”.
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[+] quando la carità è un rischio, quello è il momento
(di cinefila part time)
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massimo65
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venerdì 25 gennaio 2013
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la speranza nasce nella chiesa abbandonata
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Lode ancora al maestro Olmi per questa delicata poesia di un vecchio inutile prete che dalla condivisione degli amati e difesi biscotti (unico cibo insieme al latte), inizia una nuova vita, Dalle sedie buone usate l'ultima volta per il vescovo nella visita pastorale, alla cantina, dalle panche alle candele per scaldare l'acqua in vista del parto clandestino. Da un senso di frustrazione, di depressione, il vecchio parroco si riscatta pian piano, arrivando a difensore, paladino dei clandestini. Interessante la figura del quaderno in mare (una bibbia scritta in arabo?), che dona una parola di pace a tutta la piccola comunità rifugiata in Chiesa. L'ultima scena quel quadrno prezioso vine acquistato per essere messo a bruciare.
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Lode ancora al maestro Olmi per questa delicata poesia di un vecchio inutile prete che dalla condivisione degli amati e difesi biscotti (unico cibo insieme al latte), inizia una nuova vita, Dalle sedie buone usate l'ultima volta per il vescovo nella visita pastorale, alla cantina, dalle panche alle candele per scaldare l'acqua in vista del parto clandestino. Da un senso di frustrazione, di depressione, il vecchio parroco si riscatta pian piano, arrivando a difensore, paladino dei clandestini. Interessante la figura del quaderno in mare (una bibbia scritta in arabo?), che dona una parola di pace a tutta la piccola comunità rifugiata in Chiesa. L'ultima scena quel quadrno prezioso vine acquistato per essere messo a bruciare. La sensazione è non riuscirà ad essere distrutto neppure questa volta. Una parola forte, preziosa che nè le acque del mare, ne il fuoco potranno mai distruggere.
Da vedere nella versione Home video tenendo presente sia l'inizio che la frase finale
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great steven
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giovedì 26 giugno 2014
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una riflessione profonda sul ruolo della chiesa.
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IL VILLAGGIO DI CARTONE (IT, 2011) diretto da ERMANNO OLMI. Interpretato da MICHAEL LONSDALE – RUTGER HAUER – ALESSANDRO HABER – MASSIMO DE FRANCOVICH – EL HADIJ IBRAHIMA FAYE § In una vecchia chiesa del Nordest privata di tutti gli arredi e definitivamente sconsacrata dai netturbini e dalla disinfestazione, sopravvive un anziano e coraggioso parroco che continua il suo mestiere a scanso di equivoci e minacce. Quando arriva alle porte della malandata cappella un gruppo sbandato di immigrati africani clandestini, li accoglie, li sfama, li protegge dalla pubblica amministrazione e dalle forze di polizia che li stanno ricercando per sbatterli in galera dopo un sommario processo.
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IL VILLAGGIO DI CARTONE (IT, 2011) diretto da ERMANNO OLMI. Interpretato da MICHAEL LONSDALE – RUTGER HAUER – ALESSANDRO HABER – MASSIMO DE FRANCOVICH – EL HADIJ IBRAHIMA FAYE § In una vecchia chiesa del Nordest privata di tutti gli arredi e definitivamente sconsacrata dai netturbini e dalla disinfestazione, sopravvive un anziano e coraggioso parroco che continua il suo mestiere a scanso di equivoci e minacce. Quando arriva alle porte della malandata cappella un gruppo sbandato di immigrati africani clandestini, li accoglie, li sfama, li protegge dalla pubblica amministrazione e dalle forze di polizia che li stanno ricercando per sbatterli in galera dopo un sommario processo. L’impresa non è certo delle più semplici, ma il vecchio prete e i suoi nuovi coinquilini pongono contro l’ignoranza, la cattiveria e la disonestà dell’ordine costituito la carità, la giustizia e la nobiltà d’animo. Girato in interni a Bari, cinepresa mai in movimento e circa due centinaia di primi e primissimi piani (fotografia di Fabio Olmi, parente del regista), l’ultimo film di Olmi è un austero e conciso apologo cristiano con scarso cattolicesimo che s’impone per la sua scrittura – a cui hanno contribuito l’apporto laico di Claudio Magris e l’aiuto dottrinale di monsignor Gianfranco Ravasi – al quale contribuisce pure il sagace montaggio di Paolo Cottignola. Il senso dato alla chiesa perduta e dismessa si traduce in una sacralità finalmente ritrovata dopo un mucchio di peripezie adulte, poco avventurose ma molto impegnative e intriganti. La chiesa si rende importante non tanto per i riti e le cerimonie eucaristiche, ma per le opere di bene a favore dei derelitti, degli sfortunati, dei miseri. L’obiettivo è cambiare un mondo fatto di cartone – come del resto lo sono il potere, gli uomini politici, l’economia, la società, la ricchezza, la giustizia che rende sempre ragione al più forte mediante la legge del taglione – attraverso il cambiamento delle persone stesse, evitando lo scioglimento del cartone medesimo che distrugge tutto quello che sembrava finora infrangibile, le sovrastrutture di marxiana memoria su cui si fondava una comunità all’apparenza solida e forte ma nel profondo dell’animo fragile e insicura, fiacca e tenebrosa. Contro il degrado socio-politico-economico, rimane soltanto la bontà di cuore per nulla ingenua ma addirittura intelligente e perspicace di chi compie opere caritatevoli e spirituali per coadiuvare chi è in situazioni di pesante difficoltà, chi annaspa, chi incespica nell’incertezza e nello sgomento e chi sa rendere indietro i favori quando capisce che ha abbrancato la possibilità di sdebitarsi. Bellissima la metafora degli arredi ecclesiastici di cui la cappella viene spogliata, contrapposti al riempimento della stessa da parte dei fuggitivi d’oltremare che portano, nonostante il loro inestinguibile sbaraglio e la loro inalterabile disgrazia, calore, sicurezza, aneliti di speranza e moniti di buona volontà. Il film, stupendo e incredibile, ha molti punti di somiglianza e raccordo con l’album La buona novella di Fabrizio De Andrè, che racconta la storia di Gesù Cristo ispirandosi ai vangeli apocrifi: in entrambe le opere, autentici capolavori, spicca il gusto di narrare vicende umane prive di una genuina sacralità e di un culto della divinità e pregne invece di un senso d’umanità enorme che evade ogni spiritualità pregressa e che anzi attinge alla verità che si trova soltanto nel cuore degli uomini, facendo appello alla loro vocazione al bene e al loro primigenio senso del dovere. Ottime le interpretazioni: il francese Lonsdale disegna con puntiglio e precisione il suo sacerdote doveroso, pacato e pur sempre combattivo; R. Hauer traccia con professionalità e abnegazione il proprietario della diocesi che vorrebbe sgomberare la chiesetta di tutte le suppellettili religiose e venderla al miglior offerente; A. Haber è un efficace capo delle guardie anti-clandestinità che si distingue per accanimento alla legge scritta che non guarda in faccia a nessuno, per insistenza nel far rispettare le norme anche a chi non è in grado di difendersi adeguatamente e per un comportamento calunnioso e moralmente imberbe verso i presunti reati compiuti da coloro che faticano ogni giorno per la sopravvivenza; M. De Francovich è infine un perfetto medico che cura il prete ammalato prestando anche orecchio alle storie che rievocano la sua gioventù idilliaca e apparentemente paradisiaca, senza tralasciare i racconti di belle ragazze e prati in fiore. La produzione è stata affidata alla Edison con Rai Cinema, e il film è stato presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2011, senza purtroppo conquistare nessun premio, anche se lo avrebbe meritato pienamente. Le musiche di Sofia Gubaidulina seguono la vicenda con magia ineffabile e sognante, mentre le scene di Giuseppe Pirrotta rendono gradevole la visione della pellicola dall’inizio artigianale e prettamente manuale fino al finale in cui il giovane clandestino nero fronteggia le automobili della polizia con la luce che gli invade la visuale.
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darkovic
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venerdì 23 ottobre 2015
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grazie maestro
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Purtroppo ho potuto vedere solo ora ,ottobre 2015, questa splendida opera d'arte, ed e' veramente sbalorditivo ,che quello che il nostro Maestro Olmi ha messo in scena nel 2011, con questo claustrofobico film cosi' denso di valori e significati, sia di un attualita' veramente,veramente sbalorditiva.
Visto nel 2011, avrei pensato alla gigantizzazione delle scene di violenza esagerate sui clandestini da parte delle forza dell'ordine ,ma questa settimana- 2015 - in Ungheria hanno sparato sui profughi per fermarne la fuga verso una nuova vita, o verso LA vita ,uccidendo.
Avrei pensato all'esagerazione di uno stato ,una politica, cosi contro una chiesa che dia aiuto ai profughi come continuita' alla vera parola del progenitore della religione stessa,eppure -oggi 2015-e' proprio cosi,' la politica sta andando verso lo scontro con la chiesa,cercando di fomentare gli istinti piu' beceri di una popolazione priva di cultura e ignorante.
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Purtroppo ho potuto vedere solo ora ,ottobre 2015, questa splendida opera d'arte, ed e' veramente sbalorditivo ,che quello che il nostro Maestro Olmi ha messo in scena nel 2011, con questo claustrofobico film cosi' denso di valori e significati, sia di un attualita' veramente,veramente sbalorditiva.
Visto nel 2011, avrei pensato alla gigantizzazione delle scene di violenza esagerate sui clandestini da parte delle forza dell'ordine ,ma questa settimana- 2015 - in Ungheria hanno sparato sui profughi per fermarne la fuga verso una nuova vita, o verso LA vita ,uccidendo.
Avrei pensato all'esagerazione di uno stato ,una politica, cosi contro una chiesa che dia aiuto ai profughi come continuita' alla vera parola del progenitore della religione stessa,eppure -oggi 2015-e' proprio cosi,' la politica sta andando verso lo scontro con la chiesa,cercando di fomentare gli istinti piu' beceri di una popolazione priva di cultura e ignorante.
Proprio in questo film avrei pensato alla grande provocazione del Maestro,perche nel film si entra prepotentemente nel grande dilemma di una castita'sacerdotale,e proprio in questi giorni-ottobre 2015 , si sta dibattendo proprio sulla questione della possibilita' che sia giusto o sbagliato per un sacerdote farsi o no una famiglia.
Che dire ......non si puo dire che il grande Ermanno ,non sia avanti con la mente ,la sua crativita' e che un vero artista sa guardare avanti come lui ha fatto doonandoci questo splendida opera d'arte interpretato da 3vgrandi attori quali Lonsdale,Hauer e Haber Grazie Ermanno Grande MAESTRO
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toty bottalla
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sabato 24 settembre 2016
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l'attualità che si rincorre!
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Un gruppo di extracomunitari si rifugia in una chiesa appena sloggiata, il vecchio parroco li accoglie e difende ma, non potrà cambiare il destino di un'umanità che sa di rassegnazione, dolore e rivalsa violenta...Il cinema d'autore alle prese con l'attualità drammatica e irrisolvibile, il maestro racconta la sua storia in chiave ipnotica lasciando parlare le immagini con pochi dialoghi, uno stile che ricorda "La Leggenda Del Santo Bevitore" del 88 film meraviglioso diretto dallo stesso Olmi con uno strepitoso Rutger Hauer qui per la verità quasi impalpabile, un film intenso a cui tuttavia Olmi non riesce a dare l'alone di magia riuscita in altre occasioni, per lo meno non del tutto, un lavoro comunque da apprezzare che stimola riflessioni! Saluti.
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Un gruppo di extracomunitari si rifugia in una chiesa appena sloggiata, il vecchio parroco li accoglie e difende ma, non potrà cambiare il destino di un'umanità che sa di rassegnazione, dolore e rivalsa violenta...Il cinema d'autore alle prese con l'attualità drammatica e irrisolvibile, il maestro racconta la sua storia in chiave ipnotica lasciando parlare le immagini con pochi dialoghi, uno stile che ricorda "La Leggenda Del Santo Bevitore" del 88 film meraviglioso diretto dallo stesso Olmi con uno strepitoso Rutger Hauer qui per la verità quasi impalpabile, un film intenso a cui tuttavia Olmi non riesce a dare l'alone di magia riuscita in altre occasioni, per lo meno non del tutto, un lavoro comunque da apprezzare che stimola riflessioni! Saluti.
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