sodrunkintheaugustsun
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sabato 4 settembre 2010
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sofia coppola ci riesce ancora
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La storia ruota attorno al rapporto tra un padre e sua figlia interpretati impeccabilmente da Stephen Dorff ed Elle Fanning (la sorellina altrettanto brava di Dakota) guidati magistralmente da un inappuntabile regia di Sofia Coppola al suo quarto lungometraggio di cui il secondo con sceneggiatura originale.
E' impossibile non richiamare alla mente Lost in Translation guardando il suo nuovo lavoro (da considerare a mio parere più "complementare" che "simile"). Indubbiamente i due lungometraggi hanno molte (forse troppe) analogie negli elementi e in alcuni temi, tuttavia mentre in Lost in Translation la regista riusciva nel miracoloso intento di creare e mantenere un equilibrio impalpabile e indistinto che implode nel finale (ma che allo stesso tempo continua ad andare avanti); in Somewhere questo equilibrio rimane soffocato "da qualche parte" appunto, ossia perso in una serie di ambientazioni assolutamente prive di appartenenza e significato precisi per il personaggio di Dorff - intrappolato nel tipico non-tempo sofiacoppoliano che contribuisce in maniera ingente alla spirale del vuoto interiore del protagonista.
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La storia ruota attorno al rapporto tra un padre e sua figlia interpretati impeccabilmente da Stephen Dorff ed Elle Fanning (la sorellina altrettanto brava di Dakota) guidati magistralmente da un inappuntabile regia di Sofia Coppola al suo quarto lungometraggio di cui il secondo con sceneggiatura originale.
E' impossibile non richiamare alla mente Lost in Translation guardando il suo nuovo lavoro (da considerare a mio parere più "complementare" che "simile"). Indubbiamente i due lungometraggi hanno molte (forse troppe) analogie negli elementi e in alcuni temi, tuttavia mentre in Lost in Translation la regista riusciva nel miracoloso intento di creare e mantenere un equilibrio impalpabile e indistinto che implode nel finale (ma che allo stesso tempo continua ad andare avanti); in Somewhere questo equilibrio rimane soffocato "da qualche parte" appunto, ossia perso in una serie di ambientazioni assolutamente prive di appartenenza e significato precisi per il personaggio di Dorff - intrappolato nel tipico non-tempo sofiacoppoliano che contribuisce in maniera ingente alla spirale del vuoto interiore del protagonista.
Lo stile quieto ed intimista della Coppola rimane invariato: lunghe e lente inquadrature che catturano completamente lo Zeitgeist con sfumature e ritratti tipicamente "anni zero" che amalgama con riferimenti alla cultura pop (Twilight, Guitar Hero, Wii) ed elementi trash (di cui forse esagera un po'). La colonna sonora è come sempre un elemento fondamentale e strettamente relazionato alla pellicola.
Inoltre da segnalare un irresitibile cameo di Benicio del Toro, la scena dei telegatti che rappresenta in modo realistico la tragicomica realtà ripugnante della televisione italiana e una chitarra scordata con la quale si raggiunge un ossimorico picco di impalpabile dolcezza.
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valeria de bari
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sabato 4 settembre 2010
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la metafora di un'esistenza in un piano-sequenza
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Johnny Marco (Stephen Dorff) è un attore alloggiato al famoso hotel Chateau Marmont che vive un'esistenza anestetizzata. Le giornate scorrono tutte uguali a loro stesse tra alcool, pasticche, sesso e ballerine di lap-dance a domicilio.
La vita di Johnny gira a vuoto, finché non arriva Cleo (Elle Fanning), sua figlia, detentrice di una genuinità e un'innocenza che si possono possedere solo a undici anni.
A partire da questo momento due mondi vengono posti a confronto: l'universo di Johnny si scontra con le lezioni di pattinaggio artistico di Cleo, con l'affetto con cui la ragazzina prepara la colazione, con le partite giocate a Guitar Hero. Il protagonista comprenderà così di dover dare letteralmente una svolta alla propria vita, cercando una qualche direzione (Somewhere, come suggerito dal titolo della pellicola).
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Johnny Marco (Stephen Dorff) è un attore alloggiato al famoso hotel Chateau Marmont che vive un'esistenza anestetizzata. Le giornate scorrono tutte uguali a loro stesse tra alcool, pasticche, sesso e ballerine di lap-dance a domicilio.
La vita di Johnny gira a vuoto, finché non arriva Cleo (Elle Fanning), sua figlia, detentrice di una genuinità e un'innocenza che si possono possedere solo a undici anni.
A partire da questo momento due mondi vengono posti a confronto: l'universo di Johnny si scontra con le lezioni di pattinaggio artistico di Cleo, con l'affetto con cui la ragazzina prepara la colazione, con le partite giocate a Guitar Hero. Il protagonista comprenderà così di dover dare letteralmente una svolta alla propria vita, cercando una qualche direzione (Somewhere, come suggerito dal titolo della pellicola).
Sofia Coppola riesce a suggerire il tema dell'esistenza persa e ritrovata anche soltanto con la sequenza introduttiva e con quella finale.
Cerchiamo di spiegarci.
Il film si apre su un interminabile piano-sequenza in cui una Ferrari entra ed esce dal campo seguendo un percorso circolare e girando intorno per parecchie volte. Alla guida dell'automobile c'è Johnny. Questa sequenza diventa metafora di un'esistenza che fondamentalmente non va da nessuna parte, perché continua a “girare su se stessa”.
Al contrario, nella sequenza con cui si chiude la pellicola, il protagonista finalmente consapevole di aver vissuto in un dirty world abbandona l'hotel e prende la Ferrari per seguire un rettilineo.
Lo spettatore non sa dove Johnny stia andando ma comprende che il personaggio sta prendendo una direzione per raggiungere infine il Somewhere del titolo.
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icks78
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sabato 4 settembre 2010
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delusione
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Trovo due posti al cinema, a fatica, il primo giorno di uscita, spinto dalle tre stelline e mezzo di valutazione che solitamente sono una garanzia.
Sarà che mi aspettavo qualcosa di diverso ma ho trovato il film noioso, lento, e soprattutto con gran poco da dire e contenuti di scarsissimo interesse.
Se volete trascorrere una serata mediocre, dove fra l'altro vedere un cammeo di italica mediocrità vissuta dai protagonisti con sostanziale insofferenza e addirittura una Ferrari che s'impianta per strada (ripresa per lunghi tratti in "sofferenza", sua causa limiti di velocità statunitensi e degli spettatori causa noia estrema), fate pure.
Stefano
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giugy3000
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venerdì 3 settembre 2010
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una coppola irriconoscibile
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Solitamente quando uno spettatore si siede in sala a visionare una pellicola non gli viene richiesta una conoscenza della filmografia del regista in questione, anche se la cosa non guasterebbe, certo. Davanti a SOMEWHERE però non ci si può pronunciare senza prima aver esaminato attentamente anche le precedenti tre opere Coppoliane che la critica ha più volte chiamato "la trilogia dell'adolescenza inquieta o della solitudine".Nel quarto lavoro della figlia di Francis Ford Coppola ancora una volta al centro vi è un personaggio di alta estrazione sociale che a prima vista pare avere attorno a sè il meglio del meglio della vita, ma che in fondo si scoprirà "vuoto come essere umano, quasi inesistente".
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Solitamente quando uno spettatore si siede in sala a visionare una pellicola non gli viene richiesta una conoscenza della filmografia del regista in questione, anche se la cosa non guasterebbe, certo. Davanti a SOMEWHERE però non ci si può pronunciare senza prima aver esaminato attentamente anche le precedenti tre opere Coppoliane che la critica ha più volte chiamato "la trilogia dell'adolescenza inquieta o della solitudine".Nel quarto lavoro della figlia di Francis Ford Coppola ancora una volta al centro vi è un personaggio di alta estrazione sociale che a prima vista pare avere attorno a sè il meglio del meglio della vita, ma che in fondo si scoprirà "vuoto come essere umano, quasi inesistente".Johnny, il protagonista, ha occasione di passare più del normale weekend di passaggio con la figlia giornate di "svago" fra la sua vita impreziosita da un hotel lussuossimo, scappatelle con donnette da quattro soldi, alcool, fumo e la sua adoratissima Ferrari nera. Dopodichè, con tutti questi elementi a coronamento della trilogia della solitudine, uno che la Coppola l'ha sempre adorata e stimata uno inizia a costruirsi delle aspettative ben forti. Tutte smantellate però, una ad una. Stephen Dorff non sa spudoratamente recitare e lo mette in bella mostra, Elle Fanning ci fa rimpiangere la ben più dotata sorellina Dakota ne "la guerra dei mondi", la colonna sonora dei Phoenix è pietosa e senza sentimento, ricca di torpore come tutte le scene di questo film. Solitamente tendo ad arrabbiarmi quando qualcuno definisce un film non proprio riuscito con il solito, banale aggettivo "noioso", ma in questo caso niente mi pare più appropriato per definire un'opera dove in teoria, se il proposito era far parlare solo le immagini e poco gli attori, almeno quelle avrebbero dovuto essere perfette o perlomeno variare in una loro coerenza. L'Italia viene presa a pesci in faccia per dieci minuti buoni e la vista della Marini e della Ventura raccapriccia, anche se fatto a fine di satira farsesca.
Non vi è nulla da fare, anche sforzandosi uno a fine film non vi trova elementi validi e soprattutto, cosa della massima importanza, che si facciano ricordare o suscitino qualcosa.La Coppola ci propone un film da Festival di Venezia con un impianto di regia mastodontico per poi proporci il solito tutto fumo e niente arrosto, un blockbuster dimenticato da vedere in momenti di sadismo sul divano davanti ad un piatto di pop-corn.
Sequenze troppo, troppo lunghe e ripetute e soprattutto pochi elementi chiave che approfondiscano questa bellissima tematica di partenza della figlia undicenne più matura del padre famoso trentenne.Solo la bella Ferarri, che accompagna i due attori in tutto il film, con il suo rombo ci ridesta e ci riporta sulla scena di quella che poteva essere un ottima sceneggiatura da bis da oscar, ma che invece procede a tentoni anche su elementi in cui la Coppola aveva sempre primeggiato(scelta degli attori, musiche,costumi).
Non ci resta che rivedere e rivedere "Lost in traslation" ancora una volta e goderselo mille volte di più, per non perdere la stima in cotanta bravura di un figlia d'arte appena trentasettenne.
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algernon
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venerdì 3 settembre 2010
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un po' inconsistente
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deludente questo film della Coppola. una buona regia, certamente. però la storia è piuttosto noiosa e banale. il protagonista passa tutto il tempo del film a non fare niente, e quando finalmente se ne rende conto ti aspetti che succeda qualcosa ma poi il film finisce. molto brava la reagazzina.
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jada933
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venerdì 3 settembre 2010
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p
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[+] ahi ahi
(di algernon)
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