francesco giuliano
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venerdì 10 settembre 2010
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il vuoto dell'anima
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Sesso senza amore, Eros senza Psiche, monotonia, desideri non naturali e non necessari soddisfatti, squallore, superficialità, solitudine e ancora tanto altro nella vita di un uomo che ha molto successo e che possiede tutto ciò che la civiltà opulenta dei paesi post-industrializzati possa offrire, ma che ha il vuoto dentro di sé e attorno a sé. Un attore famoso che svolge una vita, programmata nei minimi particolari, e basata sul superfluo e sulla bizzarria e sullo sfogo degli istinti sessuali, con tante sottili e curate attenzioni, ma priva di significato e di affetto. Quell'affetto che, in termini epicurei, è un desiderio spontaneo naturale e necessario. Un desiderio questo che esplode nell'animo di John -così si chiama il protagonista - dal momento in cui è "costretto" ad accudire per un certo periodo la figlia undicenne, la quale manifesta quella genuinità sentimentale e spontanea nei confronti del padre caratteristica di quell'età.
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Sesso senza amore, Eros senza Psiche, monotonia, desideri non naturali e non necessari soddisfatti, squallore, superficialità, solitudine e ancora tanto altro nella vita di un uomo che ha molto successo e che possiede tutto ciò che la civiltà opulenta dei paesi post-industrializzati possa offrire, ma che ha il vuoto dentro di sé e attorno a sé. Un attore famoso che svolge una vita, programmata nei minimi particolari, e basata sul superfluo e sulla bizzarria e sullo sfogo degli istinti sessuali, con tante sottili e curate attenzioni, ma priva di significato e di affetto. Quell'affetto che, in termini epicurei, è un desiderio spontaneo naturale e necessario. Un desiderio questo che esplode nell'animo di John -così si chiama il protagonista - dal momento in cui è "costretto" ad accudire per un certo periodo la figlia undicenne, la quale manifesta quella genuinità sentimentale e spontanea nei confronti del padre caratteristica di quell'età. Sente John, allora, il bisogno di evadere da quel modo di essere e avverte la necessità riempire il vuoto che ha, cuocendo e mangiando un pentolone di spaghetti, e di acquistare quel vero senso della vita che lui non ha mai posseduto e di cui, adesso, colpevole l'amore della figlia, sente la necessità. Sente il bisogno naturale di trovare Psiche. E lo fa abbandonando tutte le fastosità che gli hanno creato il vuoto dell’anima (l’ultima scena del film, nella quale scende dal supertecnologico bolide nero e lo abbandona nella strada, è significativamente espressiva e molto efficace). Brava, anche questa volta dopo il successo di "Lost in traslation", la regista Sofia Coppola che ha magistralmente diretto Stephen Dorff e tutti gli altri attori con una scenografia essenziale ma efficace.
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kirk55
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giovedì 9 settembre 2010
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il nulla
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"Il nulla" poteva essere il titolo di Somewhere.
Una non storia, dei non personaggi, dei non attori.
Il modesto protagonista bevitore di birra e fumatore, la figlia biondina stereotipata (a proposito, nella sequenza del pattinaggio si vede da un kilometro che non si tratta della stassa ragazza), una Ferrari assordante. Fine.
Tra i peggiori film mai visti.
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aesse
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giovedì 9 settembre 2010
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il passaporto per l’altrove
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L’aver saltato il passaggio dell’acquisizione della coscienza per potere usufruire dei suoi stati alterati è stato l’equivoco di un’epoca. Così è per Sofia Coppola che con il suo “ Somewhere”, di cui è anche sceneggiatrice, indica con lievità e rilassatezza, questo è un film che fa stare bene, senza forzature né ideologia, la strada per raggiungere quell’ “altrove” che, chi si affida alle scorciatoie artificiali, si può ben scordare! Di fronte a quella, che a mio giudizio, è la scena topica ed anche la più bella di tutto il film, ogni dubbio sulla veridicità di tale lettura si smorza: in un lungo silenzio raro, durante l’essiccazione della maschera da trucco cinematografico a cui si sottopone il protagonista della storia attore holliwoodiano di successo, si assiste ad i primi accenni di dubbio e di riflessione che il trucco da vecchio impone al nostro bellone così che si può dire che una maschera fa “ cadere la maschera”.
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L’aver saltato il passaggio dell’acquisizione della coscienza per potere usufruire dei suoi stati alterati è stato l’equivoco di un’epoca. Così è per Sofia Coppola che con il suo “ Somewhere”, di cui è anche sceneggiatrice, indica con lievità e rilassatezza, questo è un film che fa stare bene, senza forzature né ideologia, la strada per raggiungere quell’ “altrove” che, chi si affida alle scorciatoie artificiali, si può ben scordare! Di fronte a quella, che a mio giudizio, è la scena topica ed anche la più bella di tutto il film, ogni dubbio sulla veridicità di tale lettura si smorza: in un lungo silenzio raro, durante l’essiccazione della maschera da trucco cinematografico a cui si sottopone il protagonista della storia attore holliwoodiano di successo, si assiste ad i primi accenni di dubbio e di riflessione che il trucco da vecchio impone al nostro bellone così che si può dire che una maschera fa “ cadere la maschera”. La vita del protagonista, fino a quel momento, è solo vita da attore, di un attore di successo che posteggia l’auto a Los Angeles nei pressi della famosa palma delle cartoline, quella di Mario Schifano, scambia 2 parole con il condomino Benicio Del Toro, beve fino allo stordimento, fuma per non saper che fare e si annichilisce con le sguerguenze simil erotiche di una coppia di biondine che fa acrobazie attorno al palo da lap dance, poi smontato come quello di una “canadese”, fino al trastullo successivo. Jhonny vive in una condominio con gente come lui, che transuma da un luogo all’altro alimentando feste dove si beve e ci si sballa così tanto da non sapere perché, in un appartamento in cui la solitudine è ancora fatta di alcol e fumo ed anche il sesso se pur casuale e puramente ginnico è comunque troppo vero da sopportare così che Jhonny una volta catturata la bionda preda non riesce a portare a termine l’operazione e si addormenta sul pezzo… Ma tutto cambia quando con la deliziosa figlia 11enne di nome Clio, la musa della musica, irrompe la verità e una realtà alternativa comincia timidamente a formarsi, contrapponendosi al fatuo clamore del successo che emblematicamente manifesta il suo acme alla premiazione dei Telegatti. Nasce allora una realtà fatta di attenzione alle cose dimenticate, morbida, nella serena pienezza dello stare accanto a quel rassicurante futuro che i figli rappresentano per tutti noi. “ Ed egli corse incontro alla vita sorridendo…”questo è il didascalico finale, perché è così che si ha da fare: abbandonando gli orpelli e impacchettando il passato leggeri e liberi con il passaporto per “ l’altrove”. Si chiude così il cerchio che si comincia a delineare nella primissima scena del film che è esperienza di un’opera di armonia in cui non si riesce a stabilire se la forma sia al servizio del contenuto o viceversa proprio come per quelle canzoni perfette che è inutile chiedersi se il primato sia della musica o delle parole: ci conviene cantarle!
ANTONELLA SENSI
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stephanief
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giovedì 9 settembre 2010
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da vedere..
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Ancora una volta la Coppola ci ha offerto un ottimo film... !
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nino quincampoix
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giovedì 9 settembre 2010
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somewhere...anywhere but in the cinema!
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Un film sull'assenza: di storia (scarna, quasi inesistente); di ritmo (la lunga sequenza del padre e della figlia che prendono il sole a bordo piscina ne è un esempio), di interesse. Prima di vederlo avevo sentito alcuni critici definirlo "minimalista": gli si deve riconoscere una certa sobrietà...ma fine a se stessa! Più che Stephen Dorff (che comunque dimostra una certa capacità a vestire i panni dell'attore superficiale e annoiato dalla vita agiata che conduce), colpisce Elle Fanning per la sua freschezza. La televisione italiana e il cosidetto show-business che gli fa da contorno appare in tutta la sua triste vacuità (o forse sarebbe meglio dire "trashume")
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andycol
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giovedì 9 settembre 2010
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2 1/2 stelle sono veramente troppe
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Se non avessi letto la recensione del film prima di andarlo a vedere, la storia non sarebbe stata chiara..
è resa molto male sullo schermo..
la sceneggiatura è povera e i dialoghi banali, incompleti e quasi inesistenti..
è lento, ci si sofferma su inquadrature e scene per lunghi tratti di tempo, forse per arrivare a coprire una durata minima richiesta per un film..
anche la regia, con la telecamera sempre fissa, pochi zoom o cambi di angolazione, non mi è piaciuta molto..
Mi è piaciuto molto Stephen Dorff...
nonostante tutto (cito i dati de Il Giornale) è il 4 film più visto in Italia..
probabilmente Sofia Coppola vive ancora di rendita..
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carlinsky
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giovedì 9 settembre 2010
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una storia vuota
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Sofia coppola ci aveva abituato a film intensi, pieni di sentimento e di emozioni (Il Giardino Delle Vergini Suicide) tanto per citarne uno a caso. Con questa sua ultima opera la figlia d'arte più celebre fra le registe e i registi di Hollywood esce clamorosamente dal seminato e ci offre un film scarno, ambiguo, che lascia lo spettatore interdetto e insoddisfatto. Commentare Somewhere non è facile. La mancanza di colpi di scena, la trama lineare e a volte stucchevole, i dialoghi infarciti di sottointeso rendono questo film un prodotto privo di sogni e di coinvolgimento. Il dramma dell'attore famoso e strapagato, che vive una vita lasciva e piena di vuoti con una figlia a cui regala le effimere gioie della vita senza rendersi conto della tristezza che lei prova, non buca lo schermo.
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Sofia coppola ci aveva abituato a film intensi, pieni di sentimento e di emozioni (Il Giardino Delle Vergini Suicide) tanto per citarne uno a caso. Con questa sua ultima opera la figlia d'arte più celebre fra le registe e i registi di Hollywood esce clamorosamente dal seminato e ci offre un film scarno, ambiguo, che lascia lo spettatore interdetto e insoddisfatto. Commentare Somewhere non è facile. La mancanza di colpi di scena, la trama lineare e a volte stucchevole, i dialoghi infarciti di sottointeso rendono questo film un prodotto privo di sogni e di coinvolgimento. Il dramma dell'attore famoso e strapagato, che vive una vita lasciva e piena di vuoti con una figlia a cui regala le effimere gioie della vita senza rendersi conto della tristezza che lei prova, non buca lo schermo. La solitudine di quest'uomo che, pur avendo raggiunto la fama mondiale non riesce ad essere felice, non può bastare per una storia che se pur raccontata in maniera ineccepibile non coinvolge e non appaga. Somewhere è un'esperienza mutilata, un divenire di mancati colpi di scena. Chi lo guarda spera ad ogni minuto che avvenga qualcosa, che il film s'incanali su di un sentiero pregno di vibrazioni interiori. La Coppola ha invece preferito raccontarci qualcos'altro: la disillusione dell'uomo di successo circondato dalla vanità e dagli eccesi dello starsystem che solo alla fine riesce a dare sfogo al proprio dramma rendendoci partecipi della sua profonda insoddisfazione. I due personaggi principali ben delineati e costruiti potrebbero riservarci sorprese che invece vengono disilluse scena dopo scena. La nota lieta è l'interpretazione della giovane Elle Fanning. La sorellina d'arte non ha nulla da invidiare a Dakota nel suo modo d'interpretare un ruolo drammatico quanto tenero. Questo film rimarrà negli annali ma non potrà mai considerarsi un'opera da ricordare. Un'occasione persa per una regista che personalmente apprezzo e ammiro da sempre.
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carly
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giovedì 9 settembre 2010
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si salva solo la regia della coppola
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Sentendo il nome "Coppola" pensiamo in un primo momento: Al portiere del Siena, oppure il grande regista che ha fatto capolavori come "Apocalyps Now" o Il "Padrino"... e Sofia?
Come scritto sul titolo, la Regia si salva, all'incirca, giusto per il suo lato artistico, perchè per il resto non è stato il massimo. La storia pare già vista, attore pieno di belle donne e vizi, con la solita figlia ricevuta da un matrimonio fallito...e poi? nient'altro. Il film in sè, non ha un senso, cioè trovi una storia del genere, in televisione ogni giorno senza spende nemmen un soldo. Poi a vedere i nostri attori italiani in un questo film, mi ha deluso ancor di più xk non abbiam fatto tanto figura.
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Sentendo il nome "Coppola" pensiamo in un primo momento: Al portiere del Siena, oppure il grande regista che ha fatto capolavori come "Apocalyps Now" o Il "Padrino"... e Sofia?
Come scritto sul titolo, la Regia si salva, all'incirca, giusto per il suo lato artistico, perchè per il resto non è stato il massimo. La storia pare già vista, attore pieno di belle donne e vizi, con la solita figlia ricevuta da un matrimonio fallito...e poi? nient'altro. Il film in sè, non ha un senso, cioè trovi una storia del genere, in televisione ogni giorno senza spende nemmen un soldo. Poi a vedere i nostri attori italiani in un questo film, mi ha deluso ancor di più xk non abbiam fatto tanto figura...La "Chiatti"? Ridicola la sua parte, se non inutile, poi la "Marini" a Ballare ai telegatti? Mha....
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paapla
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mercoledì 8 settembre 2010
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dal cerchio alla retta
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Il film inizia con un loop, la ferrari GTO 599 guidata da Johnny Marco, divo hollywoodiano (Stephen Dorff) che gira in tondo per sette volte e finisce con la Ferrari GTO 599 abbandonata sul ciglio di una strada di campagna, Johnny Marco a piedi lascia la Ferrari e affronta un lungo rettilineo. Nel centro il rapporto padre-figlia e la linea d’ombra: adulto/bambino. Niente di nuovo sotto il cielo della Laguna!
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