paapla
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mercoledì 8 settembre 2010
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il loop di sofia coppola
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La spartana sequenza iniziale di Somewhere di Sofia Coppola è un loop, con un sonoro delizioso, il rombo della Ferrari 599 GTO colore nero corvino che gira in tondo che appare e scompare davanti all’obiettivo per cinque volte, sequenza che ammorba, ma il messaggio è chiaro, semplice come un anello: siamo votati al nulla.
Il lavoro di Sofia Coppola poteva finire dopo le perfomance di due ballerine di lap dance ingaggiate per distrarre un annoiato e svogliato Johnny Marco, divo hollywoodiano, (Stephen Dorff, bravo e credibile)che sdraiato, vestito e con gli anfibi calzati, la testa affossata su morbidi cuscini guarda dal letto lo spettacolo riservato solo a lui; sorride, a tratti apprezza le acrobazie e le movenze sinuose delle ballerine, ma l’abbraccio di Morfeo è irresistibile, nel bel mezzo dello spettacolo crolla addormentato.
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La spartana sequenza iniziale di Somewhere di Sofia Coppola è un loop, con un sonoro delizioso, il rombo della Ferrari 599 GTO colore nero corvino che gira in tondo che appare e scompare davanti all’obiettivo per cinque volte, sequenza che ammorba, ma il messaggio è chiaro, semplice come un anello: siamo votati al nulla.
Il lavoro di Sofia Coppola poteva finire dopo le perfomance di due ballerine di lap dance ingaggiate per distrarre un annoiato e svogliato Johnny Marco, divo hollywoodiano, (Stephen Dorff, bravo e credibile)che sdraiato, vestito e con gli anfibi calzati, la testa affossata su morbidi cuscini guarda dal letto lo spettacolo riservato solo a lui; sorride, a tratti apprezza le acrobazie e le movenze sinuose delle ballerine, ma l’abbraccio di Morfeo è irresistibile, nel bel mezzo dello spettacolo crolla addormentato. La stessa sorte poteva toccare a noi spettatori, che affossati in comode poltrone seguiamo gli spostamenti in Ferrari 599 GTO di Johnny Marco per lunghe sequenze; cullati dal rombo, sgassate e cambiate, delizia dei pochi sportivi presenti.
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dgiu04
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martedì 7 settembre 2010
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delusione
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dgiu04
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martedì 7 settembre 2010
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somewhere?
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This was a real let down from Coppola. I went and see it today after hearing rave reviews at the Venice Film Festival. In my modest opinion, Somewhere lacks first and foremost a story structure. Without a proper story structure you cannot produce a piece of work that can be in any way engaging with the spectator.
I have loved Sofia Coppola work all the way, and even with Marie Antoniette I did manage to find some positives, however, Somewhere left me deeply unsatisfied, and skeptical about her work, also the music composed by her husband band Phoenix was not inspiring. Down right boring, pretentious and definitely not worth watching.
I am surprised that the Italian press gave very good reviews to a movie that is seriously lacking substance.
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This was a real let down from Coppola. I went and see it today after hearing rave reviews at the Venice Film Festival. In my modest opinion, Somewhere lacks first and foremost a story structure. Without a proper story structure you cannot produce a piece of work that can be in any way engaging with the spectator.
I have loved Sofia Coppola work all the way, and even with Marie Antoniette I did manage to find some positives, however, Somewhere left me deeply unsatisfied, and skeptical about her work, also the music composed by her husband band Phoenix was not inspiring. Down right boring, pretentious and definitely not worth watching.
I am surprised that the Italian press gave very good reviews to a movie that is seriously lacking substance.
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goldy
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martedì 7 settembre 2010
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che mortificazione!
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Mortificante scoprire che la regista per scegliere un luogo dove additare al pubblico ludibrio il livello di spazzatura a cui è arrivata certa televisione nel mondo abbia scelto Milano e la premiazione dei Telegatti. Questa è la fama di cui godiamo nel mondo attualmente e non ne sono contenta.
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olgadik
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martedì 7 settembre 2010
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antonioni docet
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Abbiamo scoperta Sofia Coppola con Lost in translation, ammirevole esempio di come si possa narrare per sottrazione, affidandosi a pause, a scarne e incisive parole, tipo poesia ermetica, a una fotografia che punta sul particolare dilatandolo, all’esaltazione del valore mimico del viso umano. Tali elementi della sua grammatica personale, insieme all’uso della macchina fissa, del piano sequenza e dello zoom, ritornano in quest’ultima prova, dove l’autrice disegna un ritratto di solitudine esistenziale e moderna alienazione. Personaggio principale è Johnny Marco, un notissimo divo americano che tra un film, una premiazione, un’intervista trascina giorni sostanzialmente insignificanti. Luogo deputato del suo agitarsi senza muoversi, dei risvegli obnubilati, del continuo attaccarsi alla bottiglia, del nutrirsi di orrendi cibi e di insipide prove erotiche è un albergo di Los Angeles, lo Chateau Mormant, noto per divenire spesso rifugio sostitutivo della casa per molte star.
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Abbiamo scoperta Sofia Coppola con Lost in translation, ammirevole esempio di come si possa narrare per sottrazione, affidandosi a pause, a scarne e incisive parole, tipo poesia ermetica, a una fotografia che punta sul particolare dilatandolo, all’esaltazione del valore mimico del viso umano. Tali elementi della sua grammatica personale, insieme all’uso della macchina fissa, del piano sequenza e dello zoom, ritornano in quest’ultima prova, dove l’autrice disegna un ritratto di solitudine esistenziale e moderna alienazione. Personaggio principale è Johnny Marco, un notissimo divo americano che tra un film, una premiazione, un’intervista trascina giorni sostanzialmente insignificanti. Luogo deputato del suo agitarsi senza muoversi, dei risvegli obnubilati, del continuo attaccarsi alla bottiglia, del nutrirsi di orrendi cibi e di insipide prove erotiche è un albergo di Los Angeles, lo Chateau Mormant, noto per divenire spesso rifugio sostitutivo della casa per molte star. La regista usa quasi tutto il primo tempo per definire il suo ritratto, a partire dagli insensati ma simbolici giri di pista che il protagonista compie sulla Ferrari nelle prime inquadrature del film. All’inizio il ritmo è decisamente lento e tale rimane, come ho già detto, con alcune citazioni dirette all’Antonioni (vedi partita a tennis). Accadono soltanto i riti del quotidiano, svuotati di qualsiasi partecipazione vera, tutto si svolge nel “deserto rosso” dei sentimenti, il divo si lascia vivere continuando la propria inerzia emotiva e subendo passivamente ogni tipo di moda. Poi nel suo albergo-abitazione arriva, per fermarsi un po’ più a lungo del solito week-end col genitore divorziato, la figlia undicenne Cleo. A partire da questo momento qualcosa accade. La forza “seduttiva” della ragazzina che vuole conquistare il padre assente e distratto, si dispiega con tutta la grazia e la forza dell’età. Nasce tra i due un colloquio fatto di complicità, sguardi che si parlano, piacere di stare insieme e tali sentimenti, anche quando la figlia va via per il suo campo estivo, continuano a scavare dentro il padre. Così nelle ultime scene Johnny ritrova la capacità di scelta e di azione nella realtà, buttandosi alle spalle il vuoto e il falso. La Ferrari nera viene abbandonata sul ciglio di una strada extraurbana mentre il protagonista si allontana a piedi. La sua palingenesi comincia da qui.
In quanto alla recitazione non sembra significativa la prova di Stephen Dorff, mentre efficacissima risulta la deliziosa adolescente Elle Fanning con il suo muso triangolare e lo sguardo di chi la sa più lunga di quel padre inaderente e imbambolato. E’ su questo personaggio di piccola donna che si appunta l’intuito della regista e la capacità di raccontare una persona tramite mezzi minimali, senza drammi né patetismi ma con una asciuttezza non distante. E’ questa capacità, insieme alla fotografia di grande impatto visivo, a costituire la parte migliore del film. Nel complesso l’opera avrebbe guadagnato da un ritmo meno lento e tedioso come quello della prima parte, poiché uno stile, un linguaggio può diventare noiosamente formale se l’autore lo usa abusandone.
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(di francesco2)
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stefano73
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lunedì 6 settembre 2010
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noia e zero messaggi
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Sofia Coppola impacchetta un film che posso salvare solo nelle buone interpretazioni degli attori. Il resto è noia, scene lunghe e inconsistenti, nessun messaggio chiaro...e nemmeno il finale è dignitoso...anzi veramente "buttato lì" senza dire niente.
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kimera
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lunedì 6 settembre 2010
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da qualche parte.. si riparte..
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La grandezza del film è data dalla centralità della giovane co-protagonista femminile: una figura delicatissima e tenera! La purezza e spontaneità dei suoi undici anni che contrastano con l'ovvietà di un mondo patinato e sporco! Molto bella la fotografia dal gusto un pò retrò e altrettanto gradevoli e in sintonia le musiche (Phoenix).
Apprezzabile l'idea e la metafora del viaggio e dell'auto in corsa più volte richiamate dalla regia tutta tesa a rimarcare la frenesia di una vita spesa dietro a obiettivi effimeri e momentanei che poi, di colpo, in chiusura vengono abbandonati sull'orlo della strada insieme ad una macchina da corsa che sembra aver "finito" la sua corsa.
Quasi a significare che:è il momento di scendere per ripartire e per camminare con i "piedi per terra".
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La grandezza del film è data dalla centralità della giovane co-protagonista femminile: una figura delicatissima e tenera! La purezza e spontaneità dei suoi undici anni che contrastano con l'ovvietà di un mondo patinato e sporco! Molto bella la fotografia dal gusto un pò retrò e altrettanto gradevoli e in sintonia le musiche (Phoenix).
Apprezzabile l'idea e la metafora del viaggio e dell'auto in corsa più volte richiamate dalla regia tutta tesa a rimarcare la frenesia di una vita spesa dietro a obiettivi effimeri e momentanei che poi, di colpo, in chiusura vengono abbandonati sull'orlo della strada insieme ad una macchina da corsa che sembra aver "finito" la sua corsa.
Quasi a significare che:è il momento di scendere per ripartire e per camminare con i "piedi per terra".
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lyser
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lunedì 6 settembre 2010
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festival della lentezza
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Chi si aspettava tanto come il sottoscritto, sarà rimasto sicuramente deluso. Sofia Coppola è sicuramente brava a trasmetterci l'apatia che prova l'attore-attore, ma a mio modesto parere, si poteva fare meglio. Molte scene totalmente inutili, ripetizioni a non finire che fanno fare più di qualche sbadiglio. E' davvero difficile tenere viva l'attenzione in un film che definirei piatto come l'ecg di una persona morente. Lentezza spesso non è sinonimo di mediocrità, chiariamoci. In alcuni film è fondamentale (essendo un accanito sostenitore del cinema di David Lynch, so di cosa parlo) ma in questo supera ogni limite. Per non parlare delle comparsate, sembra una passerella. Da Benicio Del Toro a Laura Chiatti, da Simona Ventura a Valeria Marini.
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Chi si aspettava tanto come il sottoscritto, sarà rimasto sicuramente deluso. Sofia Coppola è sicuramente brava a trasmetterci l'apatia che prova l'attore-attore, ma a mio modesto parere, si poteva fare meglio. Molte scene totalmente inutili, ripetizioni a non finire che fanno fare più di qualche sbadiglio. E' davvero difficile tenere viva l'attenzione in un film che definirei piatto come l'ecg di una persona morente. Lentezza spesso non è sinonimo di mediocrità, chiariamoci. In alcuni film è fondamentale (essendo un accanito sostenitore del cinema di David Lynch, so di cosa parlo) ma in questo supera ogni limite. Per non parlare delle comparsate, sembra una passerella. Da Benicio Del Toro a Laura Chiatti, da Simona Ventura a Valeria Marini......e altre ancora. Messaggio finale banalissimo, già sentito e visto tante, troppe volte.
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casella55
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lunedì 6 settembre 2010
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e' stato bello e ho pianto tanto.......
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Domenica 5 settembre pomeriggio. Siamo riusciti ad avere i posti migliori, fortuna o scarsa affluenza? In sala capiamo che è la seconda. Mi meraviglia visto la enorme campagna pubblicitaria , le interviste ad ogni settimanale e magazine esistente in italia alla Coppola circa questo nuovo film.
Sapevo cosa mi attendeva, pregustavo un film chiaramente sulle corde di LOST IN TRANSLATION che ho molto amato.
Ma se di un autore si può dire che ha una sua cifra e può avere una sua riconoscibilità qua sembra che la maniera "artistica e alta" prenda il sopravvento su di una storia quasi inesistente e che non ha mai guizzi se non il bellissimo momento in acqua dei due bravissimi attori.
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Domenica 5 settembre pomeriggio. Siamo riusciti ad avere i posti migliori, fortuna o scarsa affluenza? In sala capiamo che è la seconda. Mi meraviglia visto la enorme campagna pubblicitaria , le interviste ad ogni settimanale e magazine esistente in italia alla Coppola circa questo nuovo film.
Sapevo cosa mi attendeva, pregustavo un film chiaramente sulle corde di LOST IN TRANSLATION che ho molto amato.
Ma se di un autore si può dire che ha una sua cifra e può avere una sua riconoscibilità qua sembra che la maniera "artistica e alta" prenda il sopravvento su di una storia quasi inesistente e che non ha mai guizzi se non il bellissimo momento in acqua dei due bravissimi attori. Coppola ti volgio dire una cosa : Ho trovato insopportabile , sul finale, la ripresa della piscina -chiaramente non centrata dall'obiettivo- con Dorff sul materassino che si muove poco alla volta e resta un munuto tagliato a mezzo nella ripresa. Troppo compiacimento.
Cosa potrei dire ad una persona che deve anacora vedere questo film? Come ho sentito dire a una ragazza l'altro giorno alla amica con la quale stava parlando : "non puoi capire cos'era!" ma non era colpa di chi guarda lacolpa è del film, anzi della regista
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murenetta
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lunedì 6 settembre 2010
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noiosissimo
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regia certamente buona, ma il film è lento, noioso e non si capisce dove vuole andare a parare
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