Viaggio d'estate

1954 Ann Deveraux abbandona il marito direttore d'orchestra che la tradisce e parte in cerca di un futuro diverso. L'accompagnano, su una lussuosa auto acquistata svuotando la cassetta di sicurezza della banca (in cui lascia l'anello del matrimonio), i due figli. Uno è Robbie, che ha velleità d'attore e ricama all'uncinetto e l'altro è George, che è un uomo in un corpo di ragazzo, e osserva il comportamento della madre che ammira per la sua determinazione ma che al contempo teme per le situazioni imbarazzanti in cui va a infilarsi.
Bisogna riconoscere a Richard Loncraine il pregio dell'eclettismo intelligente. Chiunque veda questo film fa sicuramente fatica a riconoscervi il regista di un film come Riccardo III o di Firewall. Accesso negato. Loncraine iin questa occasione mette in gioco un'ironia tanto leggera quanto pungente su un mondo che si avviava verso gli Anni Sessanta con la voglia di scrollarsi di dosso la Seconda Guerra Mondiale ma con il terrore del conflitto nucleare quale conseguenza della Guerra Fredda.
Si diverte e diverte Loncraine nel narrare, perfettamente coadiuvato da una Zellwegger con l'aspetto da pin up timorosa del decadimento e in continua ricerca di conferme di seduttività da parte dell'altro sesso. Il punto di vista è però quello del figlio assennato ('normale' come lo definirebbe la zia a differenza del fratello Robbie gay in formazione in un'epoca niente affatto tollerante in materia).
Il loro è un on the road 'in fuga dalla' e al contempo 'alla ricerca della' figura paterna affidata a un Kevin Bacon che si (e ci) regala una faccia da simpatico mascalzone.
Per il pubblico femminile c'è poi una sorpresa extra: trovare 'Mister Big' (tutte sanno a cosa si fa riferimento) nei panni di un autoritario colonnello. Se lo avesse incontrato così Carrie Bradshaw sarebbe fuggita a gambe levate. 