Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Robert Guédiguian |
Attori | Virginie Ledoyen, Simon Abkarian, Robinson Stévenin, Jean-Pierre Darroussin, Lola Naymark Ariane Ascaride, Yann Trégouët, Ivan Franek. |
MYmonetro | 2,84 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 20 maggio 2009
Nascita e dissoluzione di un gruppo interculturale di resistenti al nazismo nella Francia degli anni Quaranta.
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CONSIGLIATO SÌ
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Nella Parigi occupata dai tedeschi, il poeta armeno Missak Manouchian, che ha visto la propria famiglia sterminata dai turchi, prende la guida di una cellula interculturale di giovanissimi partigiani comunisti. Sono ebrei, ungheresi, polacchi, rumeni, spagnoli, italiani e armeni che rischiano la vita per liberare la Francia dal nazismo e restituirle il titolo di patria dei Diritti dell'Uomo.
Il film segue il costituirsi del gruppo, l'approdo dei vari affluenti nel corso principale, il passaggio dai piccoli sabotaggi occasionali alle azioni concordate nei dettagli, fino all'attentato d'eccezione e allo smantellamento della banda, ribattezzata dalla propaganda L'armée du crime, con la messa a morte di 22 uomini e una donna.
Robert Guédiguian lascia la Marsiglia di oggi per ricostruire la Francia di ieri senza che questo significhi allontanarsi dai suoi temi e dalla sua fede politica ma se mai alla ricerca di un'origine, per lui armeno di madre tedesca, e di uno specchietto retrovisore,che mostri come la menzogna sull'immigrazione, la sua demonizzazione utilitaristica, sia una compagna di strada di lunga data, difficile da seminare.
L'intento è dichiaratamente pedagogico, la modulazione partecipata, come dice l'insistenza sui contesti famigliari e sul significato di famiglia che il gruppo assume per i resistenti.
Scegliendo per titolo il giudizio storico che vuol contraddire, il regista inscena il suo controprocesso, ricorrendo a qualche manipolazione perché l'arringa goda di maggior impatto. I bei personaggi storici della banda di Manouchian diventano, così, bei personaggi modificati ad arte e poi begli attori, in un incedere in cui il rischio dell'effetto fiction è altissimo. Lo scarta l'indulgere del film sullo slancio vitale delle azioni dei protagonisti, anziché sulla morte che tanto piace al piccolo schermo. I partigiani di Guédiguian non sono morti che camminano, la questione in questo senso è chiusa in partenza, nell'incipit, e non scorre a terra come un'ombra per tutto il tempo. Il gruppo uccide per permettere a chi vive di farlo non nella paura ma nella libertà e ognuno dei membri ha la sua autonomia narrativa, la sua intima giusticazione, la sua verità poetica. L'assunto di fondo resta quello di illustrare, di spiegare, di ricordare e il cinema si piega a indossare queste tre fogge, ma la lezione merita di essere seguita.
"L'Armée du crime" : l'affiche rouge, histoires de sang et sens de l'histoire Trois semaines après le premier, un autre groupe de juifs décidés à tuer des Allemands arrive sur les écrans. Ce n'est pas tout à fait une coïncidence que L'Armée du crime, de Robert Guédiguian, sorte vingt jours après Inglourious Basterds, de Quentin Tarantino, après qu'ils se sont croisés au Festival de Cannes, au mois [...] Vai alla recensione »
Missak Manouchian, Feri Boczov, Celestino Alfonso, Thomas Elek, Marcel e Simon Rayman, Patriciu, Henri Keltekian, Olga Bancic, Petra, Henri Krasucki. Sono tra i più celebri e attivi patrioti morti per la Francia combattendo l'infido occupante nazista nella Parigi dei primi anni '40. Nomi di origine armena, ebraica, italiana, spagnola, polacca, ungherese.