Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 112 min.
- Gran Bretagna 2009.
- Eagle Pictures
uscita venerdì 27novembre 2009.
- VM 14 -
MYMONETRODorian Gray
valutazione media:
2,03
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Se il romanzo di Oscar Wilde muoveva dal ritratto e lasciava immaginare al lettore i vizi del protagonista, senza mai esplicitarli (ad eccezione di un delitto molto rilevante da lui commesso), il film di Oliver Parker è incentrato totalmente sulla figura di Dorian Gray. Apprendiamo diversi aspetti del suo passato e tangibile è la sua evoluzione: ingenuo ventenne egli diventa poi un uomo corrotto dedito al piacere che maturerà infine la distinzione tra piacere e felicità.
Sedotto dalle parole di Lord Henry Wotton, Dorian Gray deciderà di vendere l’anima pur di conservare in eterno bellezza e giovinezza: a invecchiare è il suo ritratto, che riporterà tutti i marchi della sua progressiva depravazione.
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Se il romanzo di Oscar Wilde muoveva dal ritratto e lasciava immaginare al lettore i vizi del protagonista, senza mai esplicitarli (ad eccezione di un delitto molto rilevante da lui commesso), il film di Oliver Parker è incentrato totalmente sulla figura di Dorian Gray. Apprendiamo diversi aspetti del suo passato e tangibile è la sua evoluzione: ingenuo ventenne egli diventa poi un uomo corrotto dedito al piacere che maturerà infine la distinzione tra piacere e felicità.
Sedotto dalle parole di Lord Henry Wotton, Dorian Gray deciderà di vendere l’anima pur di conservare in eterno bellezza e giovinezza: a invecchiare è il suo ritratto, che riporterà tutti i marchi della sua progressiva depravazione. Il ritratto è una presenza oscura il cui orrore è intuibile per gran parte del film, per poi essere esplicitato in scene molto efficaci. Molte inquadrature adottano il suo punto di vista quando è l’anima di Dorian a scrutare dopo essere indagata. Originale e di forte impatto la scelta di rendere il ritratto una creatura viva e orripilante, che marcisce ed emette spaventosi suoni: di grande suggestione l’uso degli effetti speciali, soprattutto nel finale che lascia un po’ stupito lo spettatore e l’appassionato del romanzo.
Il film è dark con una nota horror accentuata. Le scenografie e la fotografia fredda e cupa contribuiscono a rendere più tenebrosa la vicenda narrata. Il tono dark è evidenziato anche dalla suggestiva colonna sonora, mentre l’accurata ambientazione è consolidata dagli ottimi costumi d’epoca di Ruth Meyers.
Dorian Gray non è però un’opera esente da difetti: la prima parte è certamente superiore alla seconda, nella quale la sceneggiatura prende maggiormente le distanze dall’opera di Wilde; a partire dal personaggio inventato di Emily Wotton sino al finale, di certo spettacolare ma anche un po’ distante dal romanzo. Ma Dorian Gray non può essere apprezzato se paragonato al capolavoro di Wilde: bisogna guardarlo come un’opera a sé. È però opportuno sottolineare che lo spirito del romanzo è conservato nel film.
Il protagonista non sarà biondo e dagli occhi azzurri come nell’opera originale, ma ha gli occhi e il volto di Ben Barnes, che di fascino non manca: e l’obiettivo di Parker è proprio quello di insistere sull’idea che gli ideali della bellezza mutano con il tempo, ed è per questo che Dorian Gray è un giovane dagli occhi e capelli scuri. Tuttavia non bisogna soffermarsi sull’aspetto: per questo è necessario riconoscere che la prova di Ben Barnes supera certamente le aspettative. Il giovane attore è espressivo e incarna perfettamente il Dorian ingenuo e corrotto poi.
Notevole anche l’interpretazione di Colin Firth: Henry Wotton è un personaggio che si discosta dai ruoli interpretati da lui in passato, ma l’attore si dimostra assolutamente all’altezza del filantropo tentatore che influenza Dorian. Buone anche le prove di Ben Chaplin, ovvero il pittore Basil Hallward, e Rebecca Hall (Emily).
Al di là dell’immortalità, tema sempre attuale e riprodotto nel film come nel libro ("Sono un dio", dice Dorian), Dorian Gray è quindi un film che sarà apprezzato da chi non indugerà nel paragone con il romanzo. Certamente non è un film che lascia indifferenti, ma che suscita impressioni positive o negative a seconda dello spettatore. E come ci ricorda Oscar Wilde: “Vi è solo una cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé”.
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[+] sì... (di merrique)[ - ] sì...
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Una raffinatissima meditazione sull’arte, il manifesto dell’estetismo decadente, l’opera che fa di Wilde, con D’Annunzio e Huysmans, l’artefice del nuovo eroe della contemporaneità, l’esteta, il nuovo Narciso per cui “lo scopo nella vita è lo sviluppo di noi stessi, la perfetta realizzazione della nostra natura”, non si presta facilmente ad una trasposizione cinematografica. Soprattutto si distanzia da una messa in scena che non traduca in modo convincente ciò che nasce come prodotto letterario, che non utilizzi, cioè, con grande maestria le proprie specificità linguistiche e inoltre riesca a creare in proprio, andando oltre quella contaminazione che altrimenti diventa svantaggioso termine di confronto Il rischio di tradire la fonte era alto in un film del genere e l’esito quasi scontato, e non tanto per aver apportato variazioni all’originale, inevitabili quando si passa da un genere all’altro, quanto per aver mortificato la straordinaria ricchezza e complessità del testo di Wilde in nome di una riduzione molto ordinaria ad erotic/horror, che strizza l’occhio a Twilight senza averne la leggerezza.
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Una raffinatissima meditazione sull’arte, il manifesto dell’estetismo decadente, l’opera che fa di Wilde, con D’Annunzio e Huysmans, l’artefice del nuovo eroe della contemporaneità, l’esteta, il nuovo Narciso per cui “lo scopo nella vita è lo sviluppo di noi stessi, la perfetta realizzazione della nostra natura”, non si presta facilmente ad una trasposizione cinematografica. Soprattutto si distanzia da una messa in scena che non traduca in modo convincente ciò che nasce come prodotto letterario, che non utilizzi, cioè, con grande maestria le proprie specificità linguistiche e inoltre riesca a creare in proprio, andando oltre quella contaminazione che altrimenti diventa svantaggioso termine di confronto Il rischio di tradire la fonte era alto in un film del genere e l’esito quasi scontato, e non tanto per aver apportato variazioni all’originale, inevitabili quando si passa da un genere all’altro, quanto per aver mortificato la straordinaria ricchezza e complessità del testo di Wilde in nome di una riduzione molto ordinaria ad erotic/horror, che strizza l’occhio a Twilight senza averne la leggerezza. Il Dorian Gray di Parker si muove su un crinale molto ambiguo: da un lato vuol rimanere fedele al modello letterario, semina a piene mani i celebri aforismi, cura una scenografia impeccabile in interni ed esterni, trova in Colin Firth una volenterosa reincarnazione di Lord Henry Watton e in Barnes un Dorian Gray un tantino troppo new age ma tutto sommato bello quanto basta; dall’altro taglia o aggiunge proprio là dove meno si dovrebbe, travisando in modo abbastanza pesante lo spirito del testo, senza però proporre alternative credibili. Non è questo il luogo per comparazioni critiche, lo sguardo è sul film, ma è inevitabile trovare quantomeno straniante l’abbondare di effetti speciali costruiti intorno al famoso ritratto, che risulta fornito perfino di sonoro. Il finale a sorpresa che prometteva di stupire gli spettatori, forse, piuttosto, poteva risparmiarcelo. Il buonismo di Dorian Gray non riesce a convincere nessuno che conosca un po’ Oscar Wilde.
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Finalmente un film tratto da un libro che non distrugge, rivoluziona o delude… solitamente sono molto critica soprattutto se il libro al quale la pellicola si ispira è uno dei miei preferiti in assoluto. Dopo aver visto questo film sono uscita dalla sala entusiasta di come non sia stato deturpato un capolavoro della letteratura. Attori bravissimi, soprattutto Ben Barnes ,molto bravo nel cambiare la fisionomia del viso quando passa dall’ ingenuo ragazzo che non conosce la vita al perfido diavolo che si sente imbattibile e che con la sua bellezza e gioventù può ammaliare uomini e donne.
Ho letto diverse critiche a mio avviso assolutamente esagerataee forse prevenute dal fatto che un film non possa essere bello se il libro è un capolavoro; per esempio ho letto che gli aforismi di Oscar Wilde non sono ben inseriti all’interno dei dialoghi, io credo invece che fossero ben amalgamati al contesto storico e ai personaggi che li citavano dando un tocco di “poesia” e di riflessione tipici di un epoca in cui tutto veniva espresso con grandi giri di parole.
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Finalmente un film tratto da un libro che non distrugge, rivoluziona o delude… solitamente sono molto critica soprattutto se il libro al quale la pellicola si ispira è uno dei miei preferiti in assoluto. Dopo aver visto questo film sono uscita dalla sala entusiasta di come non sia stato deturpato un capolavoro della letteratura. Attori bravissimi, soprattutto Ben Barnes ,molto bravo nel cambiare la fisionomia del viso quando passa dall’ ingenuo ragazzo che non conosce la vita al perfido diavolo che si sente imbattibile e che con la sua bellezza e gioventù può ammaliare uomini e donne.
Ho letto diverse critiche a mio avviso assolutamente esagerataee forse prevenute dal fatto che un film non possa essere bello se il libro è un capolavoro; per esempio ho letto che gli aforismi di Oscar Wilde non sono ben inseriti all’interno dei dialoghi, io credo invece che fossero ben amalgamati al contesto storico e ai personaggi che li citavano dando un tocco di “poesia” e di riflessione tipici di un epoca in cui tutto veniva espresso con grandi giri di parole. L’unica cosa contestabile e l’aver voluto rendere le scene del ritratto un po’ horror e forse lontane dall’immaginario del libro del più grande dandy di tutti tempi.
Io ritengo che questo film sia una piacevolissima sorpresa e consiglio a tutti di andarlo a vedere perché quando si va a vedere un film tratto da un libro non bisogna essere prevenuti altrimenti che si va a vederlo a fare?
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Il regista Oliver Parker, sin troppo ridimensionato dalla critica, mette sulla pellicola con mirabile interpretazione il Dorian Gray di Wilde. L'originalità dell'interpretazione e le variazioni dal testo sono dovute e legittime licenze cinematografiche rese necessarie dall'estrama difficoltà di tradurre un personaggio letterario. Wilde non si sarebbe rivoltato nella tomba, come qualcuno ha sin troppo velocemente arguito, se avesse potuto avere a disposizione il volto disincantato e gaudente di Ben Barnes, le musiche di Charlie Mole e la fotografia di Roger Pratt. Con il dovuto rispetto per lo scrittore, il film ha il merito di amplificare, non solo grazie alla potenza dello schermo, le pagine del libro rstituendo all'interprete la scelta dell'immaginazione di un Dorian più gotico e pulp di quanto Wilde fosse riuscito ad inventare.
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Il regista Oliver Parker, sin troppo ridimensionato dalla critica, mette sulla pellicola con mirabile interpretazione il Dorian Gray di Wilde. L'originalità dell'interpretazione e le variazioni dal testo sono dovute e legittime licenze cinematografiche rese necessarie dall'estrama difficoltà di tradurre un personaggio letterario. Wilde non si sarebbe rivoltato nella tomba, come qualcuno ha sin troppo velocemente arguito, se avesse potuto avere a disposizione il volto disincantato e gaudente di Ben Barnes, le musiche di Charlie Mole e la fotografia di Roger Pratt. Con il dovuto rispetto per lo scrittore, il film ha il merito di amplificare, non solo grazie alla potenza dello schermo, le pagine del libro rstituendo all'interprete la scelta dell'immaginazione di un Dorian più gotico e pulp di quanto Wilde fosse riuscito ad inventare. E' innegabile che l'animazione del film esalti le vicende della narrazione del libro stesso nonostante quest'ultimo non sia poi una escalation fitta di fatti ed avvicendamenti. Il Dorian di Oliver Parker è suggestivo, attrae, coinvolge, rende complice lo spettatore il quale al tempo stesso ne prende le distanze, ma non definitivamente, soprattuto quando Dorian, ormai prossimo alla morte, concede il suo cuore alla amata, consapevole della sua vita dannata nella estrema perdizione.
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Londra,periodo Vittoriano. Arriva un affascinante e giovane uomo di famiglia nobile. Inizialmente dall'animo sensibile, Dorian viene subito plasmato dal Lord Wotton, un "diavolo tentatore" sposato a Lady Victoria. Il pittore, Basil Hallward, colpito da sentimenti, che la bellezza del giovane provocava, imprigiona la sua immagine su tela bianca. Il giorno dell'inaugurazione del ritratto, l'affascinante e vulnerabile, Dorian, esprime il desiderio di voler "stringere" un patto col diavolo, pretendendo la giovinezza eterna. Dorian plasmato dall'interesse del Lord Wotton, vive la sua vita tra bordelli e teatri, dedicandosi a passioni sfrenate, frequentando quotidianamente la vita tra l'erotismo in ogni sua forma.
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Londra,periodo Vittoriano. Arriva un affascinante e giovane uomo di famiglia nobile. Inizialmente dall'animo sensibile, Dorian viene subito plasmato dal Lord Wotton, un "diavolo tentatore" sposato a Lady Victoria. Il pittore, Basil Hallward, colpito da sentimenti, che la bellezza del giovane provocava, imprigiona la sua immagine su tela bianca. Il giorno dell'inaugurazione del ritratto, l'affascinante e vulnerabile, Dorian, esprime il desiderio di voler "stringere" un patto col diavolo, pretendendo la giovinezza eterna. Dorian plasmato dall'interesse del Lord Wotton, vive la sua vita tra bordelli e teatri, dedicandosi a passioni sfrenate, frequentando quotidianamente la vita tra l'erotismo in ogni sua forma. A infangarsi è la sua anima, fissata in vista sul muro della sua casa. Impaurito dal deperimento del ritratto, Dorian, decide di nasconderlo dalla vista del gentil pubblico, che affolla la sua dimora insaziabilmente, riponendolo in soffitta. Il giovane capisce che la sua anima sta marcendo, solo quando incontra la figlia di Wotton, di cui, perdutamente, se ne innamora.
La trasposizione del libro su uno schermo non è mai facile, sopratutto se c'è da prolungare una storia che poi così lunga e contorta forse non è; se poi aggiungiamo il fatto che è un classico della letteratura di Oscar Wilde del 1890, le difficoltà diventano ancora maggiori.
Il regista inglese, Oliver Parker, si è confrontato con un "Dorian decadente, interpretato da Ben Barnes; un Dorian dal carattere vulnerabile e, completamente, plasmato dalla figura demonica del Lord Wotton interpretato da Colin Firth, il quale con la sua personalità è riuscito a fissargli una maschera, modificandone i comportamenti a seconda di questa, cancellando ogni traccia della sua sensibile anima e scandalizzando la borghesia inglese.
Gli effetti, che esprimono il marcire del suo "io" dipinto e eterno, rendono ancora meno credibile la storia, che si dilunga e si disperde troppo su scene forti e violente di sangue e sesso sfrenato e, quasi, ripugnante.
Nel complesso, tra scene, attori, movimenti di camera e cura dei dettagli. Voto: 7.
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Il film, fedele al testo letterario, riprende un dilemma di ascendenza frommiana.
Come nel romanzo, Dorian Gray sceglie di apparire per sempre giovane ed immacolato, mentre ad abbrutirsi è la sua anima, imprigionata nel ritratto di Basil.
A spiegare come mai egli sia così incline alla seduzione del male è, secondo Parker, il suo passato da vittima; i primi quadri ci mostrano la sua infanzia, segnata dalle percosse e dalle segregazioni inflittegli a causa di un "peccato originale":la morte dei suoi genitori, di cui è ritenuto colpevole....Sarà proprio questo ad alimentare la sua ansia di riscatto tanto da spingerlo ad un patto col diavolo: mentre sperimenterà ogni genere di nefandezza interiore,conserverà per sempre la sua fresca bellezza esteriore.
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Il film, fedele al testo letterario, riprende un dilemma di ascendenza frommiana.
Come nel romanzo, Dorian Gray sceglie di apparire per sempre giovane ed immacolato, mentre ad abbrutirsi è la sua anima, imprigionata nel ritratto di Basil.
A spiegare come mai egli sia così incline alla seduzione del male è, secondo Parker, il suo passato da vittima; i primi quadri ci mostrano la sua infanzia, segnata dalle percosse e dalle segregazioni inflittegli a causa di un "peccato originale":la morte dei suoi genitori, di cui è ritenuto colpevole....Sarà proprio questo ad alimentare la sua ansia di riscatto tanto da spingerlo ad un patto col diavolo: mentre sperimenterà ogni genere di nefandezza interiore,conserverà per sempre la sua fresca bellezza esteriore.
All'immagine giovanile non corrisponde però più una gioventù del sentire: la fiducia verso il prossimo e la fede nell'amore, tipiche della più verde età, cedono il passo a un cinismo e ad uno sprezzo dei sentimenti degni di un cuore inaridito dagli anni, fino a sfociare nella più cruda violenza verso il prossimo.La vita del giovane dissoluto, istigato al male da un lord di mezza età, prosegue senza intoppi sino a che la stessa società che lo aveva ammirato non gli presenta il conto: il comportamento e l'aspetto di Dorian iniziano ad essere considerati contro natura e, da eroe invincibile, egli diventa un soggetto esecrabile: attraverso gli sguardi di dissenso degli altri anche Dorian inizia a vedersi nell'animo ed a provare orrore per sè.
L'incontro con una giovane di spiccata intelligenza sembra redimerlo:Dorian se ne innamora veramente,ma oramai è troppo tardi. Egli è già perduto e destinato all'emarginazione: il padre della fanciulla è quello stesso lord che, pur avendolo avviato al male, ora non lo riconosce più e lo condanna.
Tradito persino dal suo mentore, da lui considerato un padre, Dorian reagisce come un animale ferito. Al vecchio milord, novello dottor Frankenstein, non resta che uccidere il mostro da lui stesso creato: rinchiude Dorian in soffitta assieme al quadro e il giovane pugnala quella tela ormai marcescente e trasfigurata nella quale nemmeno lui si riconosce più. Come un vampiro trafitto dalla luce, la sua anima corrotta si libera da ogni bruttura e il corpo, cui essa apparteneva, s'imputridisce e muore.
Il giovane Dorian ora vivrà per sempre nello sguardo di un efebico ritratto inerte, condannato a non vedere mai più la luce e confinato in una soffitta, quella stessa soffitta buia dove veniva rinchiuso da bambino, dopo essere stato fustigato.
Dorian ora è e sarà per sempre la sua immagine,sì, ma un'immagine senza vita, custode di un dolore muto e solitario.Il conflitto fra essere ed apparire si è esaurito, ma all'insegna dello scacco esistenziale.
Il film segue un andamento circolare e, pur non sorprendendo per ricerca di novità rfispetto al modello letterario, ricalcato al contrario in modo sin troppo pedissequo, presenta tuttavia qualche spunto moderno, aprendosi ad una possibile lettura psicanalitica e freudiana, incentrata sull'indagine di un'infanzia traumatizzata da un mondo adulto assente, violento o diseducante e diseducativo.
La pellicola, pertanto, risulterà di qualche valore per gli appassionati di letteratura, filosofia e psicologia così come per gli amanti degli effetti speciali di ispirazione gotica e un po' splatter, ma non facilmente tollerabile per tutti gli altri e sicuramente da evitare per un pubblico di età inferiore ai 16 anni.
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[+] lascia un commento a anamkara »[ - ] lascia un commento a anamkara »
Anche per coloro che hanno letto il romanzo è stato difficile trovare aspetti in comune con la versione cinematografica.Perciò direi che il suddetto film può essere accettato come significativo dal punto di vista comunicativo ma deve anche essere considerato poco brillante dal modo in cui viene scaturito il messaggio.Di certo barnes non ne ha colpa.
[+] lascia un commento a peppe97 »[ - ] lascia un commento a peppe97 »
Oliver Parker, con Dorian Gray, trasposto con ossequiosa fedeltà, compie il terzo tributo della sua carriera ad Oscar Wilde, misurandosi questa volta con l’unico romanzo dello scrittore irlandese. La vanità, di cui sia lo scrittore sia il regista tessono un sommesso elogio, senza mancare di sottolinearne l'immenso potere annichilente, trova una perfetta icona nel volto di Ben Barnes, naturalmente in bilico tra l’angelico ed il demoniaco.
Il volto di Dorian, immacolato e candido, sconvolge e ispira il pittore Basil Hallward (Ben Chaplin), che decide di immortalarlo in quella che egli stesso considererà la sua opera meglio riuscita. Dorian, parallelamente a Basil, incontra il fedifrago e cinico Lord Henry Wotton, che diverrà grazie alla sua grandiosa personalità, suo amico-mentore e compagno di ribalderie.
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Oliver Parker, con Dorian Gray, trasposto con ossequiosa fedeltà, compie il terzo tributo della sua carriera ad Oscar Wilde, misurandosi questa volta con l’unico romanzo dello scrittore irlandese. La vanità, di cui sia lo scrittore sia il regista tessono un sommesso elogio, senza mancare di sottolinearne l'immenso potere annichilente, trova una perfetta icona nel volto di Ben Barnes, naturalmente in bilico tra l’angelico ed il demoniaco.
Il volto di Dorian, immacolato e candido, sconvolge e ispira il pittore Basil Hallward (Ben Chaplin), che decide di immortalarlo in quella che egli stesso considererà la sua opera meglio riuscita. Dorian, parallelamente a Basil, incontra il fedifrago e cinico Lord Henry Wotton, che diverrà grazie alla sua grandiosa personalità, suo amico-mentore e compagno di ribalderie. Il cinico Wotton gli apre le porte di una vita depravata e corrotta, annullando assieme a lui l'idea stessa di Morale, la prima e più illustre nemica del Bello, secondo un noto precetto wildeiano.
Di fronte al quadro, il giovane, triste della caducità della sua bellezza e geloso dell’eterna sorte della bellezza ritratta pronuncia uno sciocco giuramento, in cui afferma di poter sacrificare ogni cosa, anche l’anima, purché sia il ritratto di Dorian Gray ad invecchiare al suo posto.
Henry (Colin Fith) lo trascinerà nei quartieri più malfamati di una Londra Vittoriana, ben resa dalla scenografia, nella quale, tra oppio ed assenzio, prostitute e barboni, poco a poco l'innocenza di Dorian lascerà posto alla cattiveria, alla bramosia di piacere di gusto feticistico, alla pura vanità. Condurrà alla morte una giovane attrice per un banale capriccio estetico, sconvolgerà la morale aristocratico-vittoriana dei suoi conoscenti con atti e dichiarazioni sconcertanti e perderà la passione per la vita, decadendo gradualmente nelle torbide acque del peccato. Le mostruosità commesse non lasciano tuttavia segni sul suo volto, gli anni trascorsi non gli valgono rughe o cedimenti fisici: la sua bellezza rimane intatta, e, a pagarne le spese è il ritratto di Basil, che invece invecchia, e su cui si riflettono visivamente tutti i ripugnati comportamenti del più famoso "dandy" londinese.
La sceneggiatura si limita a trasportare qualche geniale dialogo del libro nel film e a sviluppare quasi letteralmente la trama senza particolare fantasia, peraltro superflua quando la fonte è uno degli autori più straordinariamente acuti della storia della letteratura. L’inventiva è lasciata piuttosto alla spettacolarizzazione degli effetti speciali (ad esempio la scena finale) e ai movimenti di macchina inconsulti e frenetici nelle scene di delirio psicomotorio del protagonista. [-]
[+] lascia un commento a paolo assandri »[ - ] lascia un commento a paolo assandri »
Oscar Wilde, riferendosi ai personaggi del suo famoso libro "Il ritratto di Dorian Gray", diceva che Lord Wotton era quello che la gente pensava lui fosse, che Dorian era quello che avrebbe voluto essere e Basil invece quello che era veramente. L'artista crea, plasma la bellezza, ma non la possiede, tanto più la desidera, migliore sarà la sua opera. Ribadisco,come sostenuto più volte che un libro e un film devono assolutamente prendere le distanze uno dall'altro, però dovrebbe rimanere integra l'essenza, cosa che manca assolutamente nel film di Oliver Parker che preferisce abbandonarsi a una fin troppo facile esposizione di scene “erotiche” che tolgono qualsiasi spazio all'immaginazione, cosicchè il protagonista appare da subito impuro .
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Oscar Wilde, riferendosi ai personaggi del suo famoso libro "Il ritratto di Dorian Gray", diceva che Lord Wotton era quello che la gente pensava lui fosse, che Dorian era quello che avrebbe voluto essere e Basil invece quello che era veramente. L'artista crea, plasma la bellezza, ma non la possiede, tanto più la desidera, migliore sarà la sua opera. Ribadisco,come sostenuto più volte che un libro e un film devono assolutamente prendere le distanze uno dall'altro, però dovrebbe rimanere integra l'essenza, cosa che manca assolutamente nel film di Oliver Parker che preferisce abbandonarsi a una fin troppo facile esposizione di scene “erotiche” che tolgono qualsiasi spazio all'immaginazione, cosicchè il protagonista appare da subito impuro .
A questo punto anche l'ambientazione nella Londra vittoriana ( epoca del romanzo e dell'autore stesso ) , risulta ininfluente, si sarebbe potuto collocarla in un periodo più contemporaneo, infatti i celebri aforismi wildiani per bocca di Lord Henry sembrano buttati a casaccio, anziché rivestire il tono rivoltoso e accusatorio verso la società borghese e austera del periodo. Quest'ultimo poi assomiglia di più al perfido consigliere di Otello, Jago, desideroso di portare il giovane alla sua distruzione, invece che il dandy salottiero e cinico che lo rende tanto affascinante nel racconto e che esorta Dorian a non privarsi dei piaceri della vita, lontano però dall'immaginare la devastante influenza delle sue parole. Mi rendo conto di quanto sia difficile la trasposizione cinematografica di un libro di questo genere, ma alcune cadute si stile potevano essere evitate, intanto la scelta di Ben Barnes, e il suo volto ambiguo , riducono la metafora del patto diabolico a una banale interpretazione, la palese omosessualità di Basil diventa imbarazzante, il personaggio è spogliato completamente dal suo tormento interiore.
La vita morale dell'uomo è uno dei soggetti che l'artista può trattare, ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di uno strumento imperfetto.
In questo caso l'artista / il regista è stato molto impreciso.
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La prima volta che Dorian Gray sembra avere una coscienza è nella frase detta alla figlia di Henry "C'è una bella differenza tra il piacere e la felicità!" Sulla morale di questo film bisogna stare molto attenti: per chi lo segue bene il film insegna che i piaceri sono solo temporanei e che vendere l'anima rinunciando alla felicità eterna porta poi alla disperazione nella quale alla fine si è venuto a trovare Dorian Gray (stessa sorte del Dr. Faust!). Mentre chi si lascia influenzare dalle parole di Henry "Godoti la vita minuto per minuto perchè poi non c'è più niente!" rischia di rovinarsi la vita come ha fatto Dorian. La figura di Lord Henry Wotton, almeno nella prima parte del film, incarna perfettamente il diavolo tentatore, sembra proprio il demonio che fa di tutto per portare Dorian sulla peggiore delle cattive strade per portarselo poi all'inferno.
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La prima volta che Dorian Gray sembra avere una coscienza è nella frase detta alla figlia di Henry "C'è una bella differenza tra il piacere e la felicità!" Sulla morale di questo film bisogna stare molto attenti: per chi lo segue bene il film insegna che i piaceri sono solo temporanei e che vendere l'anima rinunciando alla felicità eterna porta poi alla disperazione nella quale alla fine si è venuto a trovare Dorian Gray (stessa sorte del Dr. Faust!). Mentre chi si lascia influenzare dalle parole di Henry "Godoti la vita minuto per minuto perchè poi non c'è più niente!" rischia di rovinarsi la vita come ha fatto Dorian. La figura di Lord Henry Wotton, almeno nella prima parte del film, incarna perfettamente il diavolo tentatore, sembra proprio il demonio che fa di tutto per portare Dorian sulla peggiore delle cattive strade per portarselo poi all'inferno. Cambia un po' quando vede in pericolo il futuro della figlia (pare che che il regista voglia dire"Uomo o demonio, un padre è sempre un padre!") e diventa umano rischiando la vita stessa per salvare la figlia; poi, una volta eliminato Dorian, torna ad essere il freddo e cinico calcolatore! Un po' di esagerazione c'è nel ritratto che diventa indemoniato e parlante, cosa che non c'era nel romanzo di Oscar Wilde, dove il ritratto invecchiava e basta, per poi ritornare all'origine, una volta pugnalato da Dorian. Avevo visto un altro film su questo romanzo di Wilde, un film in bianco e nero dove l'unica cosa a colori era appunto il ritratto, e mi ricordo che, visto in anni giovanili, mi aveva impressionato! Qui l'effetto è stato decisamente minore, dopo tutti gli horror usciti in questi ultimi tempi: un Doria Gray che diventa anche bisex e che non rinuncia a nessun tentativo di piacere, nemmeno tra i più schifosi! Tuttavia cogliamone l'inseganmento morale: "Il piacere, più o meno lecito che sia, è solo temporaneo, non vale la pena perdere per esso la felicità e, per chi crede, la vita eterna! Alla larga dai diavoli tentatori!
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