ciccio capozzi
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mercoledì 4 febbraio 2009
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le utopie velleitarie di due giovani americani
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“REVOLUTIONARY ROAD” di SAM MENDES; USA-UK, 08. Usa,1955. Frank e April sono giovani coniugi che stanno imparando a gestire l’esistenza reale, grigia e abitudinaria coi figli, il mutuo e il lavoro. Pensano di sfuggire alla routine inventandosi un futuro “speciale” a Parigi. Tratto dal romanzo omonimo di R.Yates, il progetto del film è stato del produttore Scott Rudin, ma ha preso forma dopo che l’attrice Kate Winslett e suo marito, il regista e coproduttore, l’hanno fatto proprio. Da notare la figura di Rudin, producer importante di Hollywood, con l’occhio spesso rivolto al cinema di qualità, nonché inglese: suo è il pluri-Oscar del 2008 “Non è un paese per vecchi” dei Fratelli Cohen, ed anche l’acclamato “The Queen.
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“REVOLUTIONARY ROAD” di SAM MENDES; USA-UK, 08. Usa,1955. Frank e April sono giovani coniugi che stanno imparando a gestire l’esistenza reale, grigia e abitudinaria coi figli, il mutuo e il lavoro. Pensano di sfuggire alla routine inventandosi un futuro “speciale” a Parigi. Tratto dal romanzo omonimo di R.Yates, il progetto del film è stato del produttore Scott Rudin, ma ha preso forma dopo che l’attrice Kate Winslett e suo marito, il regista e coproduttore, l’hanno fatto proprio. Da notare la figura di Rudin, producer importante di Hollywood, con l’occhio spesso rivolto al cinema di qualità, nonché inglese: suo è il pluri-Oscar del 2008 “Non è un paese per vecchi” dei Fratelli Cohen, ed anche l’acclamato “The Queen. La regina” (06). C’erano rischi che il film potesse essere un purpo: tratto da un romanzo, quindi molto dialogato, e narrativamente statico, affidato ad un bravo regista (Oscar 2000 e 2003) che sostanzialmente viene dal grande teatro inglese, con attori di assoluto rilievo, quindi tendenzialmente portati all’autocompiacimento recitativo. E invece, come in una magica alchimia, il film funziona. Commuove, fa riflettere. Sono messe in scena le utopie velleitarie di due giovani americani, pieni di aspirazioni senza direzioni precise, affidate alla volontà giovanile di un’ipotetica trasformazione, che, di fatto, fugge dalla realtà e non si confronta con essa. Sono dei “giovani Holden”, una topica della letteratura e della cultura americana, che non hanno superato l’adolescenza. E’ un processo di trasformazione patologica che i due si rimpallano per un misto di incapacità di guardarsi dentro, di dare pace a quel “vuoto di disperazione”, come è detto nel film, che li attraversa nella vita quotidiana. Tra i due sembra più il ragazzo acconciarsi con le modalità volute dalla società: anzi, per puro caso, conosce il successo nel lavoro che gli dà la sensazione di poter sfuggire all’angoscia della routine. E la sensibile April sembra la vittima predestinata. In realtà è una struttura drammaturgica molto complessa che non prevede “Salvati”, ma solo dei diversamente “Sommersi”. Non esistono buoni o cattivi, ma solo dei processi in atto osservati dal regista con vicinanza affettiva, molta attenzione, spietata consapevolezza dei limiti reciproci. Il film si basa sui due splendidi attori, ma anche sulle rapide figure di contorno: come il folle (M.Shannon), sua madre (K.Bates). La Winslett e DiCaprio sono maturi, attenti, ricchi di sofferte sfumature (quasi) senza vezzi. La regia compie un lavoro di messa a fuoco scenografica e di montaggio che esalta e “muove” la drammaticità delle situazioni dall’interno, “giocando” con gli attori e i loro spazi, utilizzati al millimetro.
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jude
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giovedì 5 febbraio 2009
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revolutionary road
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Ritorna sul grande schermo una tra le coppie più famose e amate di Hollywood, sopravvissuta ad una delle sciagure più celebri del secolo scorso in un colossal di James Cameron(e adesso dovete indovinare il titolo, eh). Parlo ovviamente di Rose e Jack: alias Kate Winslet e Leonardo DiCaprio. Perdonate il lapsus, ma è pur vero che l'avventura dei due sventurati amanti a bordo del T****** ha marchiato un pò a fuoco i loro folti curriculum, sebbene nei successivi 11 anni si siano sbizzarriti, separatamente, nei ruoli più svariati; Leo, per esempio, fu Luigi XIV ne 'La Maschera di Ferro', un affascinante ladro in 'Prova a Prendermi', un figlio d'America in cerca di vendetta in 'Gangs of New York', e un aviatore, e un contrabbandiere di diamanti, e una spia, e.
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Ritorna sul grande schermo una tra le coppie più famose e amate di Hollywood, sopravvissuta ad una delle sciagure più celebri del secolo scorso in un colossal di James Cameron(e adesso dovete indovinare il titolo, eh). Parlo ovviamente di Rose e Jack: alias Kate Winslet e Leonardo DiCaprio. Perdonate il lapsus, ma è pur vero che l'avventura dei due sventurati amanti a bordo del T****** ha marchiato un pò a fuoco i loro folti curriculum, sebbene nei successivi 11 anni si siano sbizzarriti, separatamente, nei ruoli più svariati; Leo, per esempio, fu Luigi XIV ne 'La Maschera di Ferro', un affascinante ladro in 'Prova a Prendermi', un figlio d'America in cerca di vendetta in 'Gangs of New York', e un aviatore, e un contrabbandiere di diamanti, e una spia, e..mentre Kate passò dal ruolo di giornalista impegnata in 'The Life of David Gale' a quello di conturbante prostituta nel musical di Turturro 'Romance&Cigarettes', partner di Jim Carrey nel dramma onirico 'Eternal Sunshine of The Spotless Mind', e con Johnny Deep nel favoloso 'Neverland'.
Insomma, in tutto questo tempo non han fatto altro che confermare il loro talento, tra l'altro, già evidente ancor prima della fama mondiale.
Ed eccoci qui, a Revolutionary Road.
Diretto da Sam Mendes('American Beauty', 'Era Mio Padre') e fedelmente trasposto dall'omonimo romanzo di Richard Yates, il film ci immerge nel cuore dell'America anni '50. A prima vista, nulla che apparentemente possa catalogare Revolutionary Road come "speciale" in senso comune. Eppure c'è qualcosa di "diverso". Siamo in un epoca molto lontana e il più grande errore che si possa fare è guardarene i problemi con gli occhi di un uomo moderno; nonostante ciò, April e Frank esistono al di là della storia, simboli di tormeto esistenziale, di inquietudine, di desiderio senza meta, di sogni infranti. L'attenzione su di loro, sulle loro "sensazioni", carica il film di un'intensità repressa sempre sul punto di espodere, ma mai del tutto. Niente che ci distragga dalla loro dolorosa e soffocante monotonia; ciò che contribuisce ad arricchire gli eventi riesce solo ad evidenziare l'insofferenza per un presente reale che non hanno mai accettato. E poco importa se andare a Parigi non cambierà davvero le cose, se è un gesto immaturo o se il vero problema è "perchè?" e non "dove"; qualsiasi cosa pur di riuscire a respirare in quel "vuoto disperato". Una vera e propria crisi esistenzile nel grazioso ed immobile orticello d'America, dove gli unici che hanno coscienza del nulla non riescono a trovare la forza o la volontà per colmarlo, almeno provarci. E' desiderio di vivere, di "sentire", che affronta le sue paure e ne esce sconfitto.
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cla
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giovedì 12 febbraio 2009
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ritratto interiore di una coppia pseudofelice
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Nonostante sia romantica e sogni la Favola, ahimè sono ben cosciente che la vita è diversa.
Revolutionary Road è il naufragio non soltanto di un matrimonio, ma DEL matrimonio perfetto...
Una coppia, i Wheeler, belli, ricchi, due splendidi figli, quella bella casa bianca.., vista come la COPPIA PERFETTA da tutti, tranne che dal figlio pazzo dell'agente immobiliare, che li ha capiti fin nel profondo dei loro strazi interiori, l'unico, che grazie alla sua pazzia, non si è soffermato ad ammirare la patinata apparenza, come invece avevano fatto tutti gli altri.
E' un film che attraversa il dramma di una coppia che cerca disperatamente di uscire dal NORMALE schema, ma commette l'errore di credere che la soluzione al problema possa essere rappresentata dalla fuga a Parigi.
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Nonostante sia romantica e sogni la Favola, ahimè sono ben cosciente che la vita è diversa.
Revolutionary Road è il naufragio non soltanto di un matrimonio, ma DEL matrimonio perfetto...
Una coppia, i Wheeler, belli, ricchi, due splendidi figli, quella bella casa bianca.., vista come la COPPIA PERFETTA da tutti, tranne che dal figlio pazzo dell'agente immobiliare, che li ha capiti fin nel profondo dei loro strazi interiori, l'unico, che grazie alla sua pazzia, non si è soffermato ad ammirare la patinata apparenza, come invece avevano fatto tutti gli altri.
E' un film che attraversa il dramma di una coppia che cerca disperatamente di uscire dal NORMALE schema, ma commette l'errore di credere che la soluzione al problema possa essere rappresentata dalla fuga a Parigi. Parigi... come una qualunque altra città all'altro capo del mondo, nella quale April confidava, si sarebbero potuti risolvere tutti i problemi suoi e di Frank.
Ma il destino ha dei piani diversi...
Sono uscita dal cinema sconcertata... per la realtà e per il dramma che improvvisamente mi erano crollati addosso, ma ritengo che sia uno dei più bei film dell'anno che sicuramente, nel bene e nel male lascia un qualcosa nell'animo di chi lo guarda.
Inoltre, un particolare elogio devo renderlo a Kate Winslet e Leonardo DiCaprio, per la loro magnifica interpretazione.
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lenticchia80
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venerdì 20 febbraio 2009
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l'infelicità della vita coniugale
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Revolutionary Road: Il nome della strada è una profezia, proprio perchè nelle vite dei due protagonisti c'è bisogno di qualcosa di rivoluzionario, scoinvolgente che faccia loro superare la piattezza della vita. Frank ed April si sono conosciuti giovani pieni di speranze e di sogni per il loro avvenire e si trovano anni dopo a fare i conti con una vita che non ha mantenuto le sue promesse, April non è riuscita nell'attività teatrale e Frank ha un lavoro noioso, frustrante che non lo soddisfa. Nemmeno loro sono più i ragazzi innamorati che erano una volta, hanno frequenti litigi soprattutto perchè April sfoga la sua frustrazione su Frank. In questo film non ci sono vinti nè vincitori,(ed è proprio questa la sua forza nn prende parti, nè tantomeno ci mostra un'umanità divisa idealisticamente e quindi irrealmente in buona o cattiva) già perchè mentre April sogna un futuro diverso a Parigi in cui potrà finalmente realizzarsi come persona e nn solo come moglie e madre, Frank è più posato e al momento in cui ottiene una promozione non vuole rinunciare alla carriera e al nuovo status economico per soddisfare un capriccio della moglie.
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Revolutionary Road: Il nome della strada è una profezia, proprio perchè nelle vite dei due protagonisti c'è bisogno di qualcosa di rivoluzionario, scoinvolgente che faccia loro superare la piattezza della vita. Frank ed April si sono conosciuti giovani pieni di speranze e di sogni per il loro avvenire e si trovano anni dopo a fare i conti con una vita che non ha mantenuto le sue promesse, April non è riuscita nell'attività teatrale e Frank ha un lavoro noioso, frustrante che non lo soddisfa. Nemmeno loro sono più i ragazzi innamorati che erano una volta, hanno frequenti litigi soprattutto perchè April sfoga la sua frustrazione su Frank. In questo film non ci sono vinti nè vincitori,(ed è proprio questa la sua forza nn prende parti, nè tantomeno ci mostra un'umanità divisa idealisticamente e quindi irrealmente in buona o cattiva) già perchè mentre April sogna un futuro diverso a Parigi in cui potrà finalmente realizzarsi come persona e nn solo come moglie e madre, Frank è più posato e al momento in cui ottiene una promozione non vuole rinunciare alla carriera e al nuovo status economico per soddisfare un capriccio della moglie. Infatti se April è sognatrice ed anche un pò irrazionale, Frank nn ha il coraggio di ricominciare da capo, di ritentare una nuova vita, di dare ad entrambi un'altra possibilità. Io penso che il contrasto fra i due è dettato dal fatto che evidentemente, nel corso degli anni, mentre April è rimasta a covare i suoi sogni, Frank ha finito per adattarsi, per inquadrarsi all'interno della società, di come ci vuole la comunità, la società a cui apparteniamo...Significativo è il fatto inoltre che le coppie che circondano April e Frank nn sono felici, già perchè mentre il miglior anmico di Frank è da sempre innamorato di April eppure continua a stare con la moglie, la signora anziana che ha affittato la casa ai due protagonisti ha un marito che nn l'ascolta (il film si chiude con la scena del vecchio che abbassa l'audio del suo apparecchio acustico per nn ascoltare il ciarlare della moglie).Quindi il film vuole essere una riflessione sull'ipocrisia dei rapporti di coppia, sul fatto che se nn ti adatti o impazzisci (il figlio dell'affittuaria sembra l'unico sano di mente) o muori (come nel caso di April che decide di mettere fine alla sua vita invece di continuare a fare la finta mogliettina felice che prepara la colazione al maritino e lo saluta prima che lui vada al lavoro).
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mira
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martedì 24 febbraio 2009
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"rivoluzionare" la vita in revolutionary road
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Ho letto qualche anno fa il romanzo di Richard Yates da cui è tratta la sceneggiatura di "Revolutionary Road": il libro lasciava una sensazione di grande amarezza, un senso insopportabile di ineluttabilità ed era scritto con uno stile scarno che, con pochi tratti, delineava psicologie e ambienti.Mi sembra che il film rispetti queste caratteristiche di fondo e affidi a bravissimi interpreti ( tutti ma soprattutto Di Caprio e Winslet) il compito di esprimere con gli sguardi e i gesti quegli elementi di frustrazione, conformismo, velleitarismo, disperazione, opacità che i dialoghi, per quanto efficaci, potevano non sottolineare a sufficienza. Ho trovato molto bella e questa volta condivisibile la recensione di Mereghetti, di cui segnalerei soprattutto la parte finale :quando suggerisce che i Wheeler avrebbero potuto trasformare in senso pieno e vitale la loro esistenza anche restando in Revolutionary Road ma a patto di "rivoluzionare" davvero la loro vita.
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jacopo b98
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sabato 18 maggio 2013
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un desolante dramma, con un cast strepitoso
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April (Winslet) e Frank (DiCaprio) sono una coppia della classe media americana. Negli anni 50’ vivono in Revolutionary Road e si credono superiori alla maggior parte della gente, speciali: non lo sono. Sognano una vita migliore e di andare a Parigi, non realizzeranno nessuno dei loro sogni. Tratto dal romanzo di Richard Yates, il quarto film dell’inglese Mendes è un pugno nello stomaco, di notevole entità. Sceneggiato da Justin Haythe ed interpretato dai romantici protagonisti di Titanic, è una storia d’amore drammatica, un film sull’America, sugli americani, sui sogni e sulla vita. Mendes, se in American Beauty, il suo folgorante esordio, ironizzava sulle vite di Lester e Carolyn, qui osserva lo sfacelo della vita della coppia dei Wheeler ed è impietoso: il regista racconta la storia in modo freddo e distaccato, braccando i suoi sventurati e terribili (tutti sono colpevoli, in un modo o nell’altro, tranne il folle di Michael Shannon, che anzi, è il più sano di tutti) con la telecamera, inseguendoli per le stanze bianche e desolate della loro casa.
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April (Winslet) e Frank (DiCaprio) sono una coppia della classe media americana. Negli anni 50’ vivono in Revolutionary Road e si credono superiori alla maggior parte della gente, speciali: non lo sono. Sognano una vita migliore e di andare a Parigi, non realizzeranno nessuno dei loro sogni. Tratto dal romanzo di Richard Yates, il quarto film dell’inglese Mendes è un pugno nello stomaco, di notevole entità. Sceneggiato da Justin Haythe ed interpretato dai romantici protagonisti di Titanic, è una storia d’amore drammatica, un film sull’America, sugli americani, sui sogni e sulla vita. Mendes, se in American Beauty, il suo folgorante esordio, ironizzava sulle vite di Lester e Carolyn, qui osserva lo sfacelo della vita della coppia dei Wheeler ed è impietoso: il regista racconta la storia in modo freddo e distaccato, braccando i suoi sventurati e terribili (tutti sono colpevoli, in un modo o nell’altro, tranne il folle di Michael Shannon, che anzi, è il più sano di tutti) con la telecamera, inseguendoli per le stanze bianche e desolate della loro casa. Così dà al film un tono drammatico perfetto ma, anche per colpa della sceneggiatura, è proprio questo il motivo del più grande difetto di questo piccolo gioiellino: il film è davvero troppo freddo e distaccato, tanto da non coinvolgere abbastanza lo spettatore, a cui non rimane che restare a guardare, con pietà o disgusto (o entrambi) il fallimento della vita di coppia, dei sogni infantili e dell’american dream. La bastonata quindi arriva ed è durissima. Notevole è il personaggio del folle (Shannon): l’unico che riesca a capire April e Frank, ma l’unico a condannarli quando rinunciano ai loro sogni e quando dice: “Beh di una cosa sono contento: sono contento di non essere qual bambino!”, alludendo alla creatura portata in grembo da April, rimane solo il senso di desolazione, accentuato dall’ottima fotografia di Roger Deakins, di un dramma troppo grande. Interpretato da un cast dove tutti gli interpreti sono letteralmente strepitosi, non si possono non citare almeno i tre “titanici”: DiCaprio, la Winslet e la Bates, uno più bravo dell’altro e anche il giovane Shannon, magistrale (e nominato all’Oscar). Golden Globe alla miglior attrice protagonista.
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zanfo
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martedì 17 febbraio 2009
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cronaca o c'è di più???
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Mi chiedo, cosa vuole dirci il regista Sam Mendez? Cosa si cela dietro quella che può essere una apparente presentazione di una vita di coppia degli anni '50. E proprio qui è il punto, si trova una voce acuta, stridente, non intonata ma reale, viva, cruda e agognante di verità.
Questo è quello che ad una attenta visione non può sfuggire. Sotto la cartolina di una vita ricca di perbenismo, di bon ton e di integralità si scaglia una persona, come i fatti che in successione coinvolgono i protagonisti(ironicamente si tratta di un pazzo appena uscito da un manicomio) i quali denunciano il marciume che si sta formando inesorabilmente anche in quella coppia: i Wheeler.
Molto geniale è il far emergere da una storia di un'altra epoca, una realtà viva e attuale oggi, come sempre.
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Mi chiedo, cosa vuole dirci il regista Sam Mendez? Cosa si cela dietro quella che può essere una apparente presentazione di una vita di coppia degli anni '50. E proprio qui è il punto, si trova una voce acuta, stridente, non intonata ma reale, viva, cruda e agognante di verità.
Questo è quello che ad una attenta visione non può sfuggire. Sotto la cartolina di una vita ricca di perbenismo, di bon ton e di integralità si scaglia una persona, come i fatti che in successione coinvolgono i protagonisti(ironicamente si tratta di un pazzo appena uscito da un manicomio) i quali denunciano il marciume che si sta formando inesorabilmente anche in quella coppia: i Wheeler.
Molto geniale è il far emergere da una storia di un'altra epoca, una realtà viva e attuale oggi, come sempre. Non possono non colpire le domande che ad inizio del film i due protagonisti si pongono: per esempio sul perchè rimanere a fare quella vita "è quello che sei che viene negato, soffocato in questo genere di vita[...]perchè sei un uomo" e l'uomo è per natura domanda di senso e di scopo "non vogliamo che la vita ci passi accanto" l'uomo vuole vivere non sopravvivere "(parlando della guerra) mi sentivo vivo, mi sentivo pieno di 'sangue'...tutto era reale... questo è vero".Quello che vogliono in fondo è "scappare dal vuoto disperato di quello che viviamo qui","se essere pazzi significa vivere la vita nella sua pienezza non mi interessa se siamo fuori di testa". Quello che traspare è un esigenza estrema, impellente, che non può più aspettare ha bisogno di una risposta.
Ma questa è l'analisi, grandissima descrizione senza sfumature e stucchi barocchi inutili, cosa c'è oltre?
Ad un certo punto i fatti portano i due protagonisti ad una netta divergenza. Cosa succede nelle loro menti e nei loro cuori. Uno, lei si fossilizza nel fanciullesco programma e schema di una fuga miracolosa, idilliaca su cui si ripngono tutte le sue speranza; lui sembra accettare la sfida che viene dalla realtà, vuole VIVERE lì dove è chiamato a vivere. La trama si svolge fino ad evidenziare la presunta posizione del regista. Infatti la moglie sembra prendere la via della pazzia fino ad un epilogo tragico, lui rimane ma viene travolto inesorabilmente dagli eventi, risultante anch'egli sconfitto.
Ma non può essere tutto qui, sembra esserci un ultima sottolineatura fra le righe, forse inconsapevole e non voluta, ma emerge a mio parere chiara.Non sono mai abbastanza le intenzioni, i buoni propositi, una bella famiglia i soldi e i figli, occorre qualche cosa d'altro da se. Ciò che può reggere, sostenere la vita, dare speranza, ad ognuno come ad una coppia di coniugi, non è la vita o la coppia stessa, ma qualcosa d'altro.
Certo è un inizio di strada ma almeno è evidente da dove partire.
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mariella
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venerdì 20 febbraio 2009
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revolutionary road
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Molte delle recensioni lette mi trovano d'accordo tuttavia mi stupisce che non si sia rilevato come nel film appaia devastante il dramma di April che sin dall'inizio è sconfitta nel suo tentativo di lavorare ad una sua realizzazione in un momento storico in cui evidentemente si poneva in modo prepotente il problema del ruolo della donna nella società e nella famiglia, problema che d'altra parte non mi pare ancora assolutamente risolto. Certamente poi ci sono tante altre cose: il sogno non condiviso, la verità svelata completamente solo da chi la realtà la vede dalla posizione di libertà assoluta che la malattia mentale consente,le aspettative tradite, l'illusione della propria particolare diversità,la pena di doversi adattare alla mediocrità e via dicendo.
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Molte delle recensioni lette mi trovano d'accordo tuttavia mi stupisce che non si sia rilevato come nel film appaia devastante il dramma di April che sin dall'inizio è sconfitta nel suo tentativo di lavorare ad una sua realizzazione in un momento storico in cui evidentemente si poneva in modo prepotente il problema del ruolo della donna nella società e nella famiglia, problema che d'altra parte non mi pare ancora assolutamente risolto. Certamente poi ci sono tante altre cose: il sogno non condiviso, la verità svelata completamente solo da chi la realtà la vede dalla posizione di libertà assoluta che la malattia mentale consente,le aspettative tradite, l'illusione della propria particolare diversità,la pena di doversi adattare alla mediocrità e via dicendo. Leggerò il libro.
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begood
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lunedì 23 febbraio 2009
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revolutionary road
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Gli anni ’50 della provincia statunitense, il sogno americano che sparisce, la perfezione delle facciate delle case, dei giardini ben curati, delle automobili sempre in ottime condizioni e alle spalle, aldilà delle pareti che si vedono dai viali alberati, un brulicare di sentimenti, di passioni, di vita vissuta.
Tutto questo racconta il bellissimo ultimo film di Sam Mendes, riduzione dell’omonimo romanzo di Yates, dominato da una glaciale fotografia pastello di Roger Deakins, che a tratti ricorda il pittore precisionista Edward Hopper, e da una sceneggiatura così ricca da renderlo adatto persino ad un adattamento radiofonica. Imperdibili le recitazioni di Di Caprio e Winslet, nei panni di Frank e April Wheeler, una coppia di cui, attraverso un movimentato montaggio, conosciamo l’intera storia, dal loro arrivo pieno di speranze nella via che dà il titolo al film, al momento in cui la loro casa passa ad una nuova coppia di affittuari.
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Gli anni ’50 della provincia statunitense, il sogno americano che sparisce, la perfezione delle facciate delle case, dei giardini ben curati, delle automobili sempre in ottime condizioni e alle spalle, aldilà delle pareti che si vedono dai viali alberati, un brulicare di sentimenti, di passioni, di vita vissuta.
Tutto questo racconta il bellissimo ultimo film di Sam Mendes, riduzione dell’omonimo romanzo di Yates, dominato da una glaciale fotografia pastello di Roger Deakins, che a tratti ricorda il pittore precisionista Edward Hopper, e da una sceneggiatura così ricca da renderlo adatto persino ad un adattamento radiofonica. Imperdibili le recitazioni di Di Caprio e Winslet, nei panni di Frank e April Wheeler, una coppia di cui, attraverso un movimentato montaggio, conosciamo l’intera storia, dal loro arrivo pieno di speranze nella via che dà il titolo al film, al momento in cui la loro casa passa ad una nuova coppia di affittuari. Splendida anche l’inossidabile Katy Bates (quella di Misery di Rob Reiner, 1990) che interpreta la padrona di casa, affabile, svampita e invadente come la grandissima Shelley Winters di Lolita (Kubrick 1962), moglie e madre in difficoltà che prova a mantenere tutto in equilibrio nonostante i difficili rapporti con un marito semisordo che l’asseconda ed un figlio che va e viene da un sanatorio mentale.
Mendes aveva già raccontato le contraddizioni della provincia americana in American Beauty (1999) che a tutt’oggi resta forse il suo film più noto. E’ come se con Revolutionary road il regista facesse un salto indietro di quarant’anni, ad un passo dai grandissimi melodrammi di Douglas Sirk, in un progetto cinematografico che potrebbe essere messo in parallelo all’ottimo Lontano dal paradiso di Todd Haynes (2002). Il film deve tantissimo a celebri pellicole quali Magnifica ossessione, Come le foglie al vento, Secondo amore, Lo specchio della vita, capolavori assoluti del cineasta tedesco trapiantato negli Stati Uniti e che fece le fortune della Universal negli anni Cinquanta.
Come Sirk, Mendes recupera la tragedia classica, quella delle impossibili soluzioni, in cui gli dei allora, il caso oggi, scombinano completamente i piani dei protagonisti, che in Revoluitionary road consistono nel trasferimento dei Wheeler dal gretto Connecticut alla cosmopolita Parigi, nelle loro menti simbolo opposto al conformismo della piccola realtà che i due sono costretti a vivere negli Stati Uniti. Una nuova vita in cui sarà la giovane moglie a mantenere suo marito che si dedicherà allo studio, alla lettura, alla scrittura, secondo uno schema inimmaginabile per amici e colleghi, che li vedono come alieni e non fanno nulla per nasconderlo.
Sarà proprio il conformismo a vincere, distruggendo la coppia che per un breve lasso di tempo aveva imparato a sognare. Scena madre di tutto il film diventa così proprio quella in cui tutto ciò esplode, messo in luce, aldilà dell’ipocrisia camuffata da buona educazione degli altri, da John, il figlio della padrona di casa, a cui viene affidato il compito del corifeo greco, di rivelare tutti i segreti mai detti in una società da cui è inevitabilmente escluso.
Da quel momento in poi la pellicola di Mendes si chiude con le immagini più dure del film e che meglio rappresentano i contrasti tra perfezione esterna e imperfezione interna che caratterizza la realtà umana, fino ad un parodistico finale sui rapporti di coppia.
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yris2002
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lunedì 9 marzo 2009
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la profondità dell'animo umano
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Al centro dello stupendo film di sam Mendes le illusioni e le disillusioni che il matrimonio, in ogni tempo, porta con sé, eppure Revolutionary Road rivela molto di più, in quanto sa arrivare alla conflittualità più intima che si muove nell'animo umano. April e Frank, dopo sette anni di vita di coppia più o meno apparentemente felice, devono necessariamente scendere a patti non solo con il fallimento del loro matrimonio, ma prima di tutto con il loro individuale senso di frustrazione e crisi personale. Frank, trentenne, marito e padre che non ha ancora capito cosa volere dalla vita, che ha conquistato la fragile ed impenetrabile April, vittima a sua volta del facile ed inconcludente entusiasmo giovanile del marito, per lui abbandona i sogni di attrice e si trova ad un certo punto come intrappolata nella sua casa perfetta, e costretta da una famiglia che ha annullato ogni suo desiderio.
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Al centro dello stupendo film di sam Mendes le illusioni e le disillusioni che il matrimonio, in ogni tempo, porta con sé, eppure Revolutionary Road rivela molto di più, in quanto sa arrivare alla conflittualità più intima che si muove nell'animo umano. April e Frank, dopo sette anni di vita di coppia più o meno apparentemente felice, devono necessariamente scendere a patti non solo con il fallimento del loro matrimonio, ma prima di tutto con il loro individuale senso di frustrazione e crisi personale. Frank, trentenne, marito e padre che non ha ancora capito cosa volere dalla vita, che ha conquistato la fragile ed impenetrabile April, vittima a sua volta del facile ed inconcludente entusiasmo giovanile del marito, per lui abbandona i sogni di attrice e si trova ad un certo punto come intrappolata nella sua casa perfetta, e costretta da una famiglia che ha annullato ogni suo desiderio. Ed ecco che il matrimonio diventa una sorta di comodo, per quanto doloroso alibi, a cui attribuire la colpa di un fallimento che è prima di tutto individuale.
Da donna, leggo la tragedia familiare soprattutto attraverso gli occhi di April, il cui autocontrollo esteriore nasconde un'ansia interiore a dir poco terrificante. Penso che la sua condizione sia ancora più difficile rispetto a quella di Frank, visto soprattuto il suo sofferto rapporto con la maternità, vissuta come un dovere morale, come la soluzione ai conflitti della coppia: ecco la lacerazione tra l'amore che deve provare per quei figli che ha generato e la riluttanza nei confronti di una condizione di madre, forse mai voluta veramente.
Le prove attoriali offerte da Leonardo di Caprio e Kate Winslet sono a dir poco strepitose, capaci come sono di comunicare un coinvolgimento emotivo puro. L'intero cast dimostra comunque capacità interpretative degne di nota: da Kathy Bates a Michael Shannon. Quest'ultimo, in particolare, ricorda un "fool" del teatro elisabettiano, che facendo leva sul suo più o meno inconsapevole disagio mentale, sa denunciare senza mezzi termini la reale condizione dei due protagonisti, tramite battute di una freddezza che paralizza ed annienta ogni capacità di autodifesa.
Questo senso di scoramento è ciò che prova lo stesso spettatore al termine di un film che necessariamente fa riflettere e pienamente riesce nel tentativo di arrivare all'essenza del vivere umano, affrontando l'analisi di conflitti con cui ogni essere umano, prima o poi, deve scendere a patti, e l'esito di questo confronto non è, come spesso la vita mostra, né rasserenante né positivo.
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[+] ma tu dai 4 stelle a tutti il film??!!
(di mary)
[ - ] ma tu dai 4 stelle a tutti il film??!!
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