brian77
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venerdì 18 novembre 2011
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pacchiano ma promettente
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Refn dimostra un'idea pacchiana e kitsch di regia, ma anche un talento indubbio. "Drive" ha nel frattempo dimostrato come possa migliorare e crescere, liberandosi a poco a poco della sua ingenua pretenziosità. Penso possa diventare un otitmo regista, "Bronson" mi sembra ancora il compito di uno studente ambizioso e promettente.
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bella earl!
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giovedì 10 novembre 2011
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più violenza, più fama.
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Dopo essere nato e cresciuto in una famiglia piena di attenzione Michael Peterson sente di avere una vocazione anche se non saprebbe dire al riguardo di che cosa. Così, innamorato fin da piccolo della violenza, rapina un ufficio postale. Quando la polizia lo becca, nonostante la violenta reazione, il ragazzo viene preso e incarcerato. Lì inizia la sua scalata al "successo" che lo porterà a diventare un idolo dei carcerati e il più famoso carcerato del Regno Unito. Tutt'oggi e ancora in carcere, come recitano le scritte verso il finale, e non si ha ancora una data certa del rilascio.
Coreografia di violenza e background made in UK Bronson è, dopo la trilogia di The Pusher, il lavoro che permette a Nicolas Winding Refn, giovane e promettente regista, di affermarsi.
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Dopo essere nato e cresciuto in una famiglia piena di attenzione Michael Peterson sente di avere una vocazione anche se non saprebbe dire al riguardo di che cosa. Così, innamorato fin da piccolo della violenza, rapina un ufficio postale. Quando la polizia lo becca, nonostante la violenta reazione, il ragazzo viene preso e incarcerato. Lì inizia la sua scalata al "successo" che lo porterà a diventare un idolo dei carcerati e il più famoso carcerato del Regno Unito. Tutt'oggi e ancora in carcere, come recitano le scritte verso il finale, e non si ha ancora una data certa del rilascio.
Coreografia di violenza e background made in UK Bronson è, dopo la trilogia di The Pusher, il lavoro che permette a Nicolas Winding Refn, giovane e promettente regista, di affermarsi. Il suo film sprizza sangue da ogni dove e ci mostra la vera storia di Peterson alias Charlie Bronson. Lo fa con una sceneggiatura solida e senza lacune, con un racconto a tratti "tarantiniano" (senza ordine cronologico preciso) e con una regia ordinaria senza alcun punto di vera e propria magia, ma sempre lì pronta a fare il suo dovere. Oltre a essere il film dell'affermazione di Winding Refn, permette anche l'affermazione di Tom Hardy, ormai nuovo punto fermo del cinema Hollywoodiano, Hardy da una buona interpretazione che, probabilmente, gli permetterà di ottenere fama e la parte che gli ha permesso di dare una svolta alla sua carriera nell'Inception di Nolan. Bel film, le origini di Refn, tra violenza e violenza.
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rum42coah
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venerdì 5 agosto 2011
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un vero film!!
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Bronson.Un film davvero sorprendente in positivo che gia dalle prime battute si capiva che meritasse un voto altissimo per l”ottima storia di un personaggio controverso(io lo definirei pazzo) che ha la nomina di detenuto più pericoloso d”Ingjilterra.Un titolo,a giudicare dal film,che merito a pieno questo voto.Il film inizia con un prologo da Oscar(quasi) con un Bronson malmenato a sangue in una violentissima scena dentro una gabbia di isolamento in carcere.Poi la storia prosegue con l”Infanzia di Bronson che malmena professori e studenti a scuola,fino a rapinare un ufficio postale che gli costa 7 anni di carcere.Da qui comincia il vero film:violento,crudo e spietato,ma pieno di verità con continui trasferimenti del criminale in diverse prigioni fino a quando sarà trasferito in un ospedale psichiatrico.
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Bronson.Un film davvero sorprendente in positivo che gia dalle prime battute si capiva che meritasse un voto altissimo per l”ottima storia di un personaggio controverso(io lo definirei pazzo) che ha la nomina di detenuto più pericoloso d”Ingjilterra.Un titolo,a giudicare dal film,che merito a pieno questo voto.Il film inizia con un prologo da Oscar(quasi) con un Bronson malmenato a sangue in una violentissima scena dentro una gabbia di isolamento in carcere.Poi la storia prosegue con l”Infanzia di Bronson che malmena professori e studenti a scuola,fino a rapinare un ufficio postale che gli costa 7 anni di carcere.Da qui comincia il vero film:violento,crudo e spietato,ma pieno di verità con continui trasferimenti del criminale in diverse prigioni fino a quando sarà trasferito in un ospedale psichiatrico.Qua viene drogato per calmare la sua ira ma ucciderà quasi un altro ospite della struttura perché pedofilo)lui odia i pedofili e li vuole ucidere).Quindi torna in carcere dove il film mostra una scena di nudo integrale del protagonistaed il suo interessamento all”arte,sfociato in una scazzottata finale con guardie speciali che lo rinchiudono in una mini gabbia dove non può neanche respirare Bronson ed il film si conclude qua.Devo dire che le scene del teatro sono state bellissime con un Bronson sprizzante d”ira selvaggia,pronto a voler spiegare la sua vita in galera di ribellione contro la polizia e i secondini,solamente per diventare qualcuno!!Scelta condivisibile,anche se io preferirei rimanere nell”anonimato piuttosto che essere malmenato continuamente e vivere oltre 30 anni in isolamento.Un film questo,molto emozionante e reale ,grazie d un Matt Hardy fenomenale nll”interpretazione del protagonista.Colonna sonora perfetta ed a tratti epica per le scene.Mel finale mi ha fatto pena Bronson,ma in fondo se l”è cercata lui questa vita ed è anche contento di essere famoso in quel senso.Infine da sottolineare le scene di violenza davvero ben fatte con sangue da tutte le parti ed una sensazione di degrado e paranoia che ti assilla,specialmente durante le scene nell”ospedale psichiatrico,luogo dal quale è meglio restare più lontano possibili.
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cenox
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mercoledì 13 luglio 2011
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noia pura e film non sense
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Il film si presentava interessante sotto molti punti di vista: storia vera, trailer misterioso, film biografico sulla vita di un carcerato che finito in prigione e condannato a 7 anni fa di tutto per non uscirne a furia di liti e risse. Poi però il film è iniziato e già lì ho capito che non era ciò che mi potevo aspettare..innanzitutto è di una lentezza unica (e dico questo perchè è difficile che risulti noioso un film violento!), persino velocizzato sarebbe stato monotono. I dialoghi (pochi per fortuna) sembrano inutili addirittura ai fini del film, e gli intermezzi in cui il protagonista racconta sè stesso al pubblico poteva essere un'invenzione creativa di sicuro impatto se non fossero così privi di serietà.
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Il film si presentava interessante sotto molti punti di vista: storia vera, trailer misterioso, film biografico sulla vita di un carcerato che finito in prigione e condannato a 7 anni fa di tutto per non uscirne a furia di liti e risse. Poi però il film è iniziato e già lì ho capito che non era ciò che mi potevo aspettare..innanzitutto è di una lentezza unica (e dico questo perchè è difficile che risulti noioso un film violento!), persino velocizzato sarebbe stato monotono. I dialoghi (pochi per fortuna) sembrano inutili addirittura ai fini del film, e gli intermezzi in cui il protagonista racconta sè stesso al pubblico poteva essere un'invenzione creativa di sicuro impatto se non fossero così privi di serietà.
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opidum
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mercoledì 22 giugno 2011
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troppo teatrale per i miei gusti
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a me non è piaciuto molto
molto lento
molto teatrale
molto cerebrale ma ho idea che sia lo stile del regista
volevo vedermi vahalla rising ma non penso che lo farò
nelle mani di un michele placido qualsiasi da una storia così nasceva un film capolavoro
dò tre stelle per premiare la recitazione di tom hardy
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angelo umana
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sabato 11 giugno 2011
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vita da star segregata
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Violenza come modo di comunicare, i pugni come mezzo di espressione o risolutori di ingiustizie: Michael Gordon Peterson, soprannominato Charlie Bronson (lui si sarebbe voluto chiamare Charlton Eston), esiste davvero. E’ il detenuto più cattivo delle carceri britanniche, dove peraltro dal 1974 (aveva 22 anni) ha passato tutta la vita, con soli 69 giorni di libertà. La violenza è stata il suo modo di protestare, di comunicare disaccordo col mondo da quando era bambino, poveri professori e poi poveri secondini!
L’energia nel tempo si è canalizzata verso le arti, l’altra parte di sé: nella realtà il detenuto ha scritto 13 libri, oltre ai dipinti, produzioni apprezzate, ma l’espressione positiva veniva spesso interrotta da scoppi di violenza.
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Violenza come modo di comunicare, i pugni come mezzo di espressione o risolutori di ingiustizie: Michael Gordon Peterson, soprannominato Charlie Bronson (lui si sarebbe voluto chiamare Charlton Eston), esiste davvero. E’ il detenuto più cattivo delle carceri britanniche, dove peraltro dal 1974 (aveva 22 anni) ha passato tutta la vita, con soli 69 giorni di libertà. La violenza è stata il suo modo di protestare, di comunicare disaccordo col mondo da quando era bambino, poveri professori e poi poveri secondini!
L’energia nel tempo si è canalizzata verso le arti, l’altra parte di sé: nella realtà il detenuto ha scritto 13 libri, oltre ai dipinti, produzioni apprezzate, ma l’espressione positiva veniva spesso interrotta da scoppi di violenza. Si parla di lui anche come prigioniero che gode di qualche privilegio, forse perché artista o per l’"anzianità di servizio"; ora chiede di essere liberato perché è un altro uomo e perché in fondo non ha mai ammazzato nessuno. I pugni sono stati il suo modo di esistere e affermarsi, la prigione l’ha considerata “il posto dove mettere in mostra il mio talento”. E’ una star ciò che lui voleva essere, “I always wanted to be famous” viene detto, da qui deriva la scelta del soprannome. E’ uomo da record terribili: 120 carceri diverse, 30 anni in celle d’isolamento.
Questo film ne fa uno spettacolo, le scene sono impeccabili e ben studiate: memorabile quella nel manicomio criminale – è stato anche là - dove tutti gli ospiti sono rappresentati in un open space pieno di luce, ognuno passa il tempo come vuole, sembra uno spaccato di società (mi piacerebbe conoscere il nome della canzone che accompagna la scena, qualcuno sa dirmelo?). Vengono in mente le parole di “Sognando” (Don Backy): “me ne sto qui seduto e assente in questo posto allucinante, un’ombra chiara mi attraversa la mente”.
C’è come un vuoto nel film: manca completamente un qualsiasi approfondimento di perché Michael è diventato il terribile Bronson. Forse i genitori troppo inglesi e compassati? Non c’è menzione di alcun “deficit di accudimento” (per citare la “psichiatra” Margherita Buy in Habemus Papam). E’ inverosimile ma il regista dice di non aver mai conosciuto né Michael né la sua famiglia e che non voleva fare una biografia. Dunque è solo spettacolo, Bronson sulla scena di un teatro, come spesso appare raccontandosi a un pubblico anonimo, un film solo come celebrazione?. Manca davvero però la spiegazione di questa turba comportamentale, eppure vi sono piccolissime scene della sua vita fino a 22 anni, c’è una moglie e un bambino, c’è sua mamma che lo protegge e giustifica, cose buttate lì e non approfondite, ed accenna pure al suo non sapersi rapportare col mondo nei 69 giorni di libertà. Qui è la contraddizione, la parte non raccontata.
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[+] canzone
(di eles )
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paola di giuseppe
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sabato 11 giugno 2011
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bronson ce l'ha fatta
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I wanted always to be famous, e l’egocentrico Michael Peterson, in arte Bronson, sì proprio Charles, il giustiziere della notte suo idolo, ce l’ha fatta.
Dalla cella del carcere in cui sta scontando il trentacinquesimo anno di carcere, di cui trenta in isolamento, il prigioniero più famoso d’Inghilterra dovrà mandare un pensiero grato a Nicolas Winding Refn che l’ha consegnato alla storia del cinema con un biopic selvaggio, bello, audace, che tiene incollato allo schermo anche chi, come me, non predilige questo genere.
C’è una forza magnetica stranamente affascinante nei tagli di scena, nella composizione cromatica dei quadri, nel buio che avvolge il corpo, soprattutto il viso, di quest’uomo folle e razionale insieme, un concentrato di narcisismo e violenza allo stato così puro da diventare un prodotto d’arte, nulla che lo faccia somigliare ad uno psicopatico, nulla che susciti la ripugnanza che simili fenomeni in genere inducono, Bronson è una scultura vivente, una massa muscolare mossa da una determinazione selvaggia e irridente.
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I wanted always to be famous, e l’egocentrico Michael Peterson, in arte Bronson, sì proprio Charles, il giustiziere della notte suo idolo, ce l’ha fatta.
Dalla cella del carcere in cui sta scontando il trentacinquesimo anno di carcere, di cui trenta in isolamento, il prigioniero più famoso d’Inghilterra dovrà mandare un pensiero grato a Nicolas Winding Refn che l’ha consegnato alla storia del cinema con un biopic selvaggio, bello, audace, che tiene incollato allo schermo anche chi, come me, non predilige questo genere.
C’è una forza magnetica stranamente affascinante nei tagli di scena, nella composizione cromatica dei quadri, nel buio che avvolge il corpo, soprattutto il viso, di quest’uomo folle e razionale insieme, un concentrato di narcisismo e violenza allo stato così puro da diventare un prodotto d’arte, nulla che lo faccia somigliare ad uno psicopatico, nulla che susciti la ripugnanza che simili fenomeni in genere inducono, Bronson è una scultura vivente, una massa muscolare mossa da una determinazione selvaggia e irridente.
Non uccide, l’unico omicidio è in realtà una sua forma di giustizia privata a spese di un pedofilo, la sua anarchica violenza si alimenta di sé stessa, si idolatra e non conosce la misura che gli uomini vorrebbero imporgli.
Refn non sembra proporre scandagli psicologici né variazioni su temi sociali, siamo oltre, di Bronson lo interessa l'intensa fisicità, ne fa un oggetto d’arte che galleggia allo stato puro tra pittura (il Magritte vivente dell’ultima scena è un vero coup de théatre), musica (da Wagner a Verdi e altro, c’è un tappeto sonoro mirabolante steso come un drappo ai piedi di Bronson) e teatro espressionista in cui i monologhi di Bronson/Hardy si scatenano in un’enfasi stilistica alla Kokoschka che è un godimento per la vista e per l’udito.
Un’opera ad alto tasso di stilizzazione, enigmatica come sempre lo è l’arte, impreziosita da una recitazione di alto profilo, un Tom Hardy non da Oscar, di più.
Ci si chiede per quali inspiegabili ragioni sia stato distribuito a due anni dalla comparsa e si debba vederlo sul monitor di casa in un’anteprima di un sito web, ma si sa che a certe domande non c’è risposta.
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(di iankenobi)
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casky87
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venerdì 10 giugno 2011
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follia di un incompreso
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Ottima regia, ottima interpretazione del protagonista presente in tutti i 90' di pellicola. Musiche veramente suggestive che fanno entrare lo spettatore a contatto col personaggio.
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astromelia
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venerdì 10 giugno 2011
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data di scarcerazione?
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...esostono anche queste realtà,gente che fa della propria vita un inno a se stesso,nel bene e nel male,ma per favore non santifichiamo un uomo che sebbene non abbia commesso omicidio, non è certo uno da lasciare libero per strada,i suoi problemi mentali li ha eccome,forse non ha incontrato sulla sua strada qualcuno che lo seguisse psichiatricamente,ma di certo con la testa a posto non sta...di sicuro,pericoloso per l'incolumità altrui,non esempio da imitare...
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(di algernon)
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algernon
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venerdì 10 giugno 2011
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nome d'arte bronson
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Charles Bronson è il nome d'arte del galeotto inglese Michael Gordon Peterson, ispirato al giustiziere per antonomasia, l'attore Charles Bronson, che in realtà era di origini lituane e si chiamava Charles Dennis Buchinsky. un nome d'arte al quadrato dunque. il Bronson di questo film è un narcisista violento, che già da adolescente picchiava i compagni e voleva assolutamente mettersi in mostra. incarcerato per una rapina, ha proseguito ed accresciuto il suo comportamento violento all'interno delle carceri, al punto di esservi trattenuto senza una prevedibile data di uscita. il film ci mostra tutto questo, e ci mostra il singolare personaggio, violento ma signorile, brutale ma artista, selvaggio ma intelligente.
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Charles Bronson è il nome d'arte del galeotto inglese Michael Gordon Peterson, ispirato al giustiziere per antonomasia, l'attore Charles Bronson, che in realtà era di origini lituane e si chiamava Charles Dennis Buchinsky. un nome d'arte al quadrato dunque. il Bronson di questo film è un narcisista violento, che già da adolescente picchiava i compagni e voleva assolutamente mettersi in mostra. incarcerato per una rapina, ha proseguito ed accresciuto il suo comportamento violento all'interno delle carceri, al punto di esservi trattenuto senza una prevedibile data di uscita. il film ci mostra tutto questo, e ci mostra il singolare personaggio, violento ma signorile, brutale ma artista, selvaggio ma intelligente. ottima regia molto dinamica, che rende particolarmente spettacolari le scene violente, pur senza esagerare col sangue. bravissimo l'attore Tom Hardy. consigliabile
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