francesco cacciapuoti
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domenica 10 febbraio 2008
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non è matheson.e non è un male
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Iniziamo con una precisazione importante: questo film non c'entra niente col libro da cui è tratto. E non è un male. Il libro di Matheson è un magnifico saggio sulla “perdita della ragione” che nello specifico caso non significa necessariamente impazzire; significa invece acquistare una nuova ragione, unica ,personale e non condivisibile che in un contesto sociale inedito diventa “mostruosità”. Leggere per credere. Ma qui parliamo del film con Will Smith; il quale per inciso se la cava egregiamente bene nel dare credibilità ad un personaggio perso in un contesto inimmaginabile per chiunque. Il film riesce. Riesce perché l’attore (sic! Ce n’è solo uno…ah sì c’è anche un cane) come già detto è bravo e il regista è abile nel creare l’atmosfera che tutti, dopo aver sentito parlare della storia, ci aspettavamo e cioè a storia di un uomo rimasto tutto solo sulla faccia della Terra.
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Iniziamo con una precisazione importante: questo film non c'entra niente col libro da cui è tratto. E non è un male. Il libro di Matheson è un magnifico saggio sulla “perdita della ragione” che nello specifico caso non significa necessariamente impazzire; significa invece acquistare una nuova ragione, unica ,personale e non condivisibile che in un contesto sociale inedito diventa “mostruosità”. Leggere per credere. Ma qui parliamo del film con Will Smith; il quale per inciso se la cava egregiamente bene nel dare credibilità ad un personaggio perso in un contesto inimmaginabile per chiunque. Il film riesce. Riesce perché l’attore (sic! Ce n’è solo uno…ah sì c’è anche un cane) come già detto è bravo e il regista è abile nel creare l’atmosfera che tutti, dopo aver sentito parlare della storia, ci aspettavamo e cioè a storia di un uomo rimasto tutto solo sulla faccia della Terra. Sono molti i particolari che trasmettono questa sensazione opprimente come l'erba che a poco poco sta riprendendo possesso del territorio oppure la case e i negozi con le porte lasciate aperte...
E quella corsa all’inizio!In Ford Mustang rossa con doppia striscia bianca, in una New York (ancora lei? Ma quanti film c’hanno girato in questa meravigliosa città?) deserta di uomini e abitata da animali della savana è terribilmente…liberatoria! Quanti vorrebbero l’opportunità di farlo almeno una volta nella propria città? Ma il film non finisce certo con l’inizio…ci sono almeno altre tre scene d’azione magistralmente orchestrate che non vi racconto per non rovinarvi il piacere di scoprirle. Una, la più bella, chiude il film e quasi ti fa alzare dalla poltrona per applaudire e gridare la tua partecipazione emotiva al gesto eroico del nostro protagonista. Quindi come leggete non si tratta di action-movie fine a se stesso ma rivolto ad emozionare profondamente lo spettatore. Ma come finirà? Andate al cinema a scoprirlo.
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[+] non hai capito niente
(di edmundo94)
[ - ] non hai capito niente
[+] bè...scarnino...
(di lex)
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[+] scusate il ritardo
(di francesco cacciapuoti)
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fluturnenia
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martedì 2 giugno 2009
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"for get me not "
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Comincio subito col dire che queste recensioni, e mi riferisco a quella ufficiale del sito cm a molte altre di tanti altri film, che vedono in ogni fotogramma il ricordo e quant'altro del'11 settembre hanno davvero spaccato i marroni. Continuo, per tutti quelli colti dalla mania dell'anti-remake col dire che "io sn leggenda" è solo una delle tre trasposizioni cinematografiche del romanzo omonimo di Richard Matheson. Il primo film era "L'ultimo uomo sulla terra" del 1964, il secondo "Occhi bianchi sul pianeta terra" del 1971. Si poteva chiamare remake solo se era il rifacimento di un film con trama o sceneggiatura originale. E a dirla tutta per nessuno dei tre film, oltre a nn rispettare la storia originale letteraria, si può affermare che ricalchi quello precedente.
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Comincio subito col dire che queste recensioni, e mi riferisco a quella ufficiale del sito cm a molte altre di tanti altri film, che vedono in ogni fotogramma il ricordo e quant'altro del'11 settembre hanno davvero spaccato i marroni. Continuo, per tutti quelli colti dalla mania dell'anti-remake col dire che "io sn leggenda" è solo una delle tre trasposizioni cinematografiche del romanzo omonimo di Richard Matheson. Il primo film era "L'ultimo uomo sulla terra" del 1964, il secondo "Occhi bianchi sul pianeta terra" del 1971. Si poteva chiamare remake solo se era il rifacimento di un film con trama o sceneggiatura originale. E a dirla tutta per nessuno dei tre film, oltre a nn rispettare la storia originale letteraria, si può affermare che ricalchi quello precedente. Quindi a parte l'enorme psicosi collettiva che pare abbia colpito i recensionisti di professione da quel tragico evento statunitense, invito anche i semplici utenti cm me a documentarsi e a sciaquarsi "le mani" (ovviamente nn la bocca per evidenti motivi di natura applicativa) prima di scrivere castronerie. La saccenza è davvero una brutta malattia. Spesso finisce col gettare una brutta aura pure su chi la combatte.
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giulio brillarelli
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domenica 18 gennaio 2009
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robinson crusoe è naufragato a new york
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Nel 1995 “Bad boys” esordiva sull’assolato asfalto di Miami seguendo le ciance al testosterone di Will Smith e Martin Lawrence a bordo di una sportivissima Porsche 911 Turbo. Con “Io sono leggenda”, dodici anni dopo e quasi duemila chilometri più a nord, Will Smith si ritrova a percorrere a tutta velocità, su una sportivissima Ford Shelby GT500 rossa, le strade desolate di una New York riconquistata dalla vegetazione e dalla fauna selvaggia. Sul sedile del passeggero non più un altro essere umano, solo un cane. Robert Neville sta andando a caccia di cervi per le strade della Grande Mela, ma quando sembra sul punto di abbattere la sua preda spunta fuori un cacciatore temibile: una leonessa, spalleggiata dal suo branco.
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Nel 1995 “Bad boys” esordiva sull’assolato asfalto di Miami seguendo le ciance al testosterone di Will Smith e Martin Lawrence a bordo di una sportivissima Porsche 911 Turbo. Con “Io sono leggenda”, dodici anni dopo e quasi duemila chilometri più a nord, Will Smith si ritrova a percorrere a tutta velocità, su una sportivissima Ford Shelby GT500 rossa, le strade desolate di una New York riconquistata dalla vegetazione e dalla fauna selvaggia. Sul sedile del passeggero non più un altro essere umano, solo un cane. Robert Neville sta andando a caccia di cervi per le strade della Grande Mela, ma quando sembra sul punto di abbattere la sua preda spunta fuori un cacciatore temibile: una leonessa, spalleggiata dal suo branco. Un’occhiata al sole che sta per tramontare, e la decisione è presa: si torna a casa. Nei manuali di sceneggiatura si chiama “teaser”, la scena di apertura a forte impatto per agganciare fin da subito lo spettatore. - - - Ormai New York è una città fantasma, il rombo dell’auto guidata da Neville è inquietante, avvolto com’è da una coltre innaturale di silenzio: il traffico caotico della Grande Mela è scomparso, niente più clacson che strombazzano, niente più freni che stridono. Soprattutto, niente più voci di esseri umani. Robert Neville è l’ultimo uomo rimasto sulla Terra; i pochi rumori, e il tanto silenzio che lo circondano, stanno lì a dimostrarlo. Ci vengono mostrati a più riprese i sogni agitati di Neville, che rivive angosciosamente i momenti della grande epidemia e del distacco dalla moglie e dal figlio piccolo in una New York ormai militarizzata, palcoscenico di un esodo di massa concitato e chiassoso; al suo risveglio, Neville è puntualmente accolto da un silenzio talmente repentino e assoluto da risultare assordante, anche per lo spettatore. Nel romanzo del 1954 di Richard Matheson, da cui il film di Francis Lawrence è tratto, Robert Neville, barricato all’interno della propria abitazione durante gli assalti notturni dei vampiri, ascoltava un disco di musica classica dietro l’altro, cercando così di coprire le voci dei mostri che gli gridavano di uscire. - - - “Però il libro era più bello”: mentre il film di Lawrence propone una conclusione raffazzonata e buonista, nel testo originale è lì, alle ultime pagine, che si addenta la polpa. Quando si scopre che di vampiri ne esistono due tipi ben diversi. È lì che viene fuori il succo della storia: la vicenda individuale di Robert Neville diventa riflessione sull’intera società umana, e le conclusioni saranno tutt’altro che buoniste. - - - Allo stesso tempo, però, la riscrittura per il grande schermo di Protosevich e Goldsman non è priva di qualità. Robert Neville, come nel romanzo di Matheson, è una sorta di novello Robinson Crusoe, naufragato su un’isola deserta chiamata New York, popolata da creature ostili chiamate vampiri, in cui ci si nutre di cibo in scatola “rubato” dalle case altrui. Come Robinson Crusoe, anche Robert Neville si ingegna e si rimbocca le maniche per tirare avanti. La solitudine è in realtà il nemico numero uno: per non lasciarsi travolgere dalla disperazione e dalla regressione a uno stato animale, Robert Neville segue una sua routine fatta di esplorazioni, tentativi di contatto, simulacri di vita sociale. Commovente l’ostinazione con cui il protagonista continua a parlare, a porre domande ai manichini che egli stesso dispone ad arte in giro per la città, aspettando da quei pupazzi muti e indifferenti una risposta che non arriverà mai.
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ultimoboyscout
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martedì 29 maggio 2012
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robert neville, l'ultima speranza di salvezza.
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Prodotto decisamente interessante, tratto dall'omonimo romanzo di Richard Matheson, solido e concreto con un protagonista superlativo in grado di reggere un intero film (o quasi) sulle sue spalle. La pellicola arriva dopo due trasposizioni cinematografiche del romanzo ed è un mix di azione, thriller e horror fantascientifico a cui si mescolano ansia e tensione che generano un turbinio di forti emozioni. Strabiliante la ricostruzione di una New York desolata, saccheggiata e semi-distrutta, trasformata in una giungla metropolitana dove si incontrano gazzelle di giorno e vampiri di notte e dove si aggira lo scienziato Robert Neville, ultimo baluardo per la sopravvivenza del genere umano che con la compagnia del cane Sam cerca disperatamente sopravvissuti una cura per il virus.
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Prodotto decisamente interessante, tratto dall'omonimo romanzo di Richard Matheson, solido e concreto con un protagonista superlativo in grado di reggere un intero film (o quasi) sulle sue spalle. La pellicola arriva dopo due trasposizioni cinematografiche del romanzo ed è un mix di azione, thriller e horror fantascientifico a cui si mescolano ansia e tensione che generano un turbinio di forti emozioni. Strabiliante la ricostruzione di una New York desolata, saccheggiata e semi-distrutta, trasformata in una giungla metropolitana dove si incontrano gazzelle di giorno e vampiri di notte e dove si aggira lo scienziato Robert Neville, ultimo baluardo per la sopravvivenza del genere umano che con la compagnia del cane Sam cerca disperatamente sopravvissuti una cura per il virus. I silenzi la fanno da padroni come è facile immaginare, la mimica facciale e fisica di Smith è eccezionale ed è il cuore pulsante del film, meticolosamente diretta da un Lawrence attento che confeziona poche scene memorabili ma forti e di grandissimo impatto. Convince anche l'alternanza del presente ai flashback, necessari ed esplicativi del come e del perchè si è arrivati sull'orlo dell'apocalisse, evitabile invece il discorso mistico e spirituale che si gonfia troppo nel finale arrivando a stonare col tono generale. Si stacca in vari punti dal romanzo risultando a volte discutibile ma coraggioso ed originale, nel contesto si esalta Smith ma anche lo stesso regista che non dimentica di esplorare il lato umano lasciando briglie sciolte al suo uomo solo. I vampiri diventano zombie infetti in omaggio a Romero, Lawrence cerca di ripetere atmosfere e impatto visivo avuti con "Constantine" (film non certo memorabile ma appunto di impatto devastante) e il tutto è racchiuso in una scintillante e lussuosa confezione da blockbusterone. Scenografia e fotografia aiutano molto, il regista si conferma esteta di buon livello ma a volte le immagini risultano fredde e per questo non sempre arrivano dirette al cuore dello spettatore.
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elgatoloco
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venerdì 27 novembre 2015
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grande film da un grande romanzo
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Al di là di differenze formali tra il libro(geniale romanzo di Richard Matheson, 1954) e il film(2007, di Francis Lawrence), dove non bisogna trascurare il più di mezzo secolo di"gap"tra romanzo e film, sia la prova interpretativa straordinaria di Will Smith, capace di alternare euforia, depressione, sconforto totale e "rinuncia", senza mai"strafare"gigioneggiando, sia quella .contenuta quanto molto efficace di Alice Braga e degli altri, sia la regia"claustrofobica"anche e soprattutto quando si tratta di sequenze in esterni quanto attenta ai dettagli di Francis Lawrence convincono in pieno. Da considerare anche lo spessore metaforico del romanzo, che nella trasposizione filmica non va minimamente perso, anzi acquista vigore ulteriore, potrei dire, dalla messa in scena: gli"zombie"-"vampiri"(ma già in Matheson, ormai, "Dracula"è lontano.
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Al di là di differenze formali tra il libro(geniale romanzo di Richard Matheson, 1954) e il film(2007, di Francis Lawrence), dove non bisogna trascurare il più di mezzo secolo di"gap"tra romanzo e film, sia la prova interpretativa straordinaria di Will Smith, capace di alternare euforia, depressione, sconforto totale e "rinuncia", senza mai"strafare"gigioneggiando, sia quella .contenuta quanto molto efficace di Alice Braga e degli altri, sia la regia"claustrofobica"anche e soprattutto quando si tratta di sequenze in esterni quanto attenta ai dettagli di Francis Lawrence convincono in pieno. Da considerare anche lo spessore metaforico del romanzo, che nella trasposizione filmica non va minimamente perso, anzi acquista vigore ulteriore, potrei dire, dalla messa in scena: gli"zombie"-"vampiri"(ma già in Matheson, ormai, "Dracula"è lontano...)rimandano in realtà a dimensioni anche interiori che tormentano il protagonista e i pochissimi superstiti dall'"infezione"; dal"virus", dove questo stesso virus potrebbe essere anche letto(senza forzare i terminiI)quali alienazione, omologazione(Pasolini d'accordo, ma anche nella SF made in USA, tra cui ovviamente Matheson, ci sono molti geniali anticipatori, dove porrei però anche Vance Packard, per es., il sociologo della"persuasione occulta"). Da vedere, rivedre, studiare con attenzione somma. El Gato
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netfrancy
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venerdì 4 novembre 2016
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assolutamente d'accordo con matt g.
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Assolutamente d'accordo con matt g.; anzi mi sentirei di essere molto più severo (infatti assegno una sola stella).
Passino gli 'anacronismi', passino le inesattezze, passino pure tutte le omissioni che hanno ridotto la storia ad un ammasso, un 'guazzabuglio' informe e insignificante...
...Ma il finale... ...Il finale NO !!! ...E' stata completamente stravolta, banalizzata e ridicolizzata una delle cose più straordinarie scaturite dalla mente di Matheson.
Neville circondato dai vampiri, costretto a subire un processo sommario con l'accusa di aver assassinato i loro simili e quindi, essendo loro la "maggioranza" cioè la "nuova specie umana", apostrofato come "mostro" è sicuramente uno dei traguardi più alti di tutta l'opera di Mateson nonché una delle trovate più geniali dello straordinario autore; oltretutto, tenendo presente che il romanzo è stato scritto nel 1957, oserei dire che sul piano squisitamente metaforico è anche di un'attualità sconcertante e sconvolgente.
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Assolutamente d'accordo con matt g.; anzi mi sentirei di essere molto più severo (infatti assegno una sola stella).
Passino gli 'anacronismi', passino le inesattezze, passino pure tutte le omissioni che hanno ridotto la storia ad un ammasso, un 'guazzabuglio' informe e insignificante...
...Ma il finale... ...Il finale NO !!! ...E' stata completamente stravolta, banalizzata e ridicolizzata una delle cose più straordinarie scaturite dalla mente di Matheson.
Neville circondato dai vampiri, costretto a subire un processo sommario con l'accusa di aver assassinato i loro simili e quindi, essendo loro la "maggioranza" cioè la "nuova specie umana", apostrofato come "mostro" è sicuramente uno dei traguardi più alti di tutta l'opera di Mateson nonché una delle trovate più geniali dello straordinario autore; oltretutto, tenendo presente che il romanzo è stato scritto nel 1957, oserei dire che sul piano squisitamente metaforico è anche di un'attualità sconcertante e sconvolgente.
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mcpask
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martedì 27 ottobre 2020
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quel bacon l''avevo messo da parte!!!
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Remake di un grande film del 1971 (Omega man, uscito in Italia come Occhi bianchi sul pianeta terra) tratto dal romanzo I’m legend di Richard Matheson, già adattato per lo schermo negli anni sessanta da Ubaldo Ragona.
Qui al posto del granitico Charlton Heston c'è un gommoso (in tutti i sensi, se casca o sbatte contro le pareti invece di rompersi rimbalza) Will Smith.
E’ un ex colonnello medico dell’esercito USA, quindi nessuna sorpresa che sappia districarsi tra armi e laboratori, più difficile credere che sia riuscito a fortificarsi l’abitazione senza avere a disposizione squadre di operai.
La prima mezz'ora con il protagonista a zonzo per una New York deserta, e splendidamente ricostruita, con la sola compagnia del cane Samantha è la migliore.
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Remake di un grande film del 1971 (Omega man, uscito in Italia come Occhi bianchi sul pianeta terra) tratto dal romanzo I’m legend di Richard Matheson, già adattato per lo schermo negli anni sessanta da Ubaldo Ragona.
Qui al posto del granitico Charlton Heston c'è un gommoso (in tutti i sensi, se casca o sbatte contro le pareti invece di rompersi rimbalza) Will Smith.
E’ un ex colonnello medico dell’esercito USA, quindi nessuna sorpresa che sappia districarsi tra armi e laboratori, più difficile credere che sia riuscito a fortificarsi l’abitazione senza avere a disposizione squadre di operai.
La prima mezz'ora con il protagonista a zonzo per una New York deserta, e splendidamente ricostruita, con la sola compagnia del cane Samantha è la migliore.
L'arrivo della deliziosa Alice Braga guasta le cose, dal punto di vista pratico, visto che gli porta a casa i vampiri (e gli fotte il bacon!), ma anche cinematografico.
Come sanno bene gli appassionati di western o di film di guerra la comparsa di un personaggio femminile in un film “al maschile” raramente porta benefici.
Il povero Will, che non vede passera da tre anni, si fa prendere dagli ormoni e comincia a gigioneggiare più del solito confermandosi la versione muscolare di Eddie Murphy (punto più basso del film lui che imita Bob Marley mentre lei gli parla di Dio).
Così il film, pur tra qualche scena d'azione godibile, si trascina verso un finale posticcio e consolatorio.
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maryluu
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domenica 13 gennaio 2008
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poca coerenza
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Devo dire che sono molto perplessa sul giudizio per questo film. Sono un pò indecisa per il fatto che da un lato la storia coinvolge lo spettatore che resta in tensione per la vita di Neville e della bellissima Sam, dall'altro anche se si rifà a un noto best seller, non ha nessun elemento innovativo rispetto ai vari film del momento riguardanti lo stesso tema. Si pone accanto alle varie edizioni di Resident Evil di cui sembra in molti punti la copia esatta. Solo che, al posto della bella Milla Jovovich, troviamo il bravo Will Smith, la cui interpretazione non è assolutamente criticabile. Anche se , a livello di gusto personale, preferisco una donna nei panni di salvatrice del mondo. La storia è interessante fino alla tragica morte del bel pastore tedesco.
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Devo dire che sono molto perplessa sul giudizio per questo film. Sono un pò indecisa per il fatto che da un lato la storia coinvolge lo spettatore che resta in tensione per la vita di Neville e della bellissima Sam, dall'altro anche se si rifà a un noto best seller, non ha nessun elemento innovativo rispetto ai vari film del momento riguardanti lo stesso tema. Si pone accanto alle varie edizioni di Resident Evil di cui sembra in molti punti la copia esatta. Solo che, al posto della bella Milla Jovovich, troviamo il bravo Will Smith, la cui interpretazione non è assolutamente criticabile. Anche se , a livello di gusto personale, preferisco una donna nei panni di salvatrice del mondo. La storia è interessante fino alla tragica morte del bel pastore tedesco. Poi un pò troppo scontata. Come la morte del protagonista. Forzata per esigenze di copione, per farlo diventare appunto "leggenda" ma che, vista la situazione, avrebbe anche potuto lanciare la bomba e correre anche lui nel foro d'uscita e salvarsi. Altro disappunto lo trovo sulla morte del cane. Perchè non ingabbiarlo con gli altri animali in attesa della scoperta del vaccino? Perchè ucciderlo? Forzature su forzature. O solamente un modo diverso, il mio, di vedere una storia. Una storia che appassiona ma non abbastanza. Una rappresentazione cinematografica con effetti di alto livello, ambientazioni e attori veramente degni di applausi ma che pecca un pò a livello di trama e , soprattutto, di coerenza.
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alexander 1986
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mercoledì 1 gennaio 2014
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un film guastato dalle logiche mainstream
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New York, 2012. L'umanità è stata decimata da un virus terribile, creato in laboratorio dalle solite buone intenzioni che alla fine lastricano sempre il pavimento dell'inferno (sarebbe dovuta essere una cura contro il cancro). Sono morti tutti, o quasi: chi non l'ha fatto si è mutato in uno zombie isterico, nerboruto e assetato di sangue, e infesta la città al chiaro di luna alla ricerca costante di vittime. Unico baluardo dell'umanità estinta è Phil Neville (Smith), scienziato di fama mondiale alla costante ricerca di una cura per il virus e, soprattutto, di nuove ragioni per non cadere nella disperazione.
Ci sarebbe molto da dire sulla distanza intercorrente tra questa pellicola e l'omonimo capolavoro fanta/horror di Matheson (1954), il quale deterrà per molto tempo il record di trasposizioni infedeli: ben tre, dato che prima di questa si annoverano 'L'ultimo uomo sulla Terra' (1964) e '1975: Occhi bianchi sulla Terra' (1971).
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New York, 2012. L'umanità è stata decimata da un virus terribile, creato in laboratorio dalle solite buone intenzioni che alla fine lastricano sempre il pavimento dell'inferno (sarebbe dovuta essere una cura contro il cancro). Sono morti tutti, o quasi: chi non l'ha fatto si è mutato in uno zombie isterico, nerboruto e assetato di sangue, e infesta la città al chiaro di luna alla ricerca costante di vittime. Unico baluardo dell'umanità estinta è Phil Neville (Smith), scienziato di fama mondiale alla costante ricerca di una cura per il virus e, soprattutto, di nuove ragioni per non cadere nella disperazione.
Ci sarebbe molto da dire sulla distanza intercorrente tra questa pellicola e l'omonimo capolavoro fanta/horror di Matheson (1954), il quale deterrà per molto tempo il record di trasposizioni infedeli: ben tre, dato che prima di questa si annoverano 'L'ultimo uomo sulla Terra' (1964) e '1975: Occhi bianchi sulla Terra' (1971). Il film di Francis Lawrence andrebbe considerato il remake di quest'ultimo, sostituendo all'icona matura e macho di Heston quella più giovanile e vivace dell'eterno ragazzone Smith. Non è comunque necessario rievocare la sempiterna lotta tra letteratura e cinema, i due media seguono logiche diverse e si è da tempo accertato come le trasposizioni aderenti siano spesso più fallimentari che valide. Tuttavia rimane viva l'impressione che una maggiore aderenza all'opera di Matheson, e quindi alla sua 'vera' disperazione e alla sua 'vera' apocalittica, avrebbe potuto generare un film più incisivo e memorabile. Invece il buonismo hollywoodiano, diventato ancor più melenso nel post-11/9, unito a un'abusata computer grafica trascina di forza questo buon film nell'alveo volgare del 'solito' film commerciale. Il simbolo più evidente di questa operazione corruttiva è la vicenda dei due finali alternativi: quello 'canonico' mantenuto nella versione cinematografica, e quello autoriale visibile da chi possiede l'edizione dvd. Decisamente più sensato e toccante quest'ultimo.
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shodan
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domenica 13 gennaio 2008
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pensavo meglio
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Sinceramente era da quando ho visto il trailer che ero incuriosito: finalmente un altro film basato su un libro che ho letto. E alle poche scene che il trailer faceva vedere mi son detto "Beh sì, è un riadattamento cinematografico del libro, non deve essere per forza uguale uguale".
Il brutto è che non mi aspettavo fosse così diverso.
A prescindere dal fatto che il personaggio era proprio l'opposto come tratti somatici da Will Smith, il personaggio era completamente solo sin dall'inizio, i vampiri erano tali senza stroncare un soffitto a mani nude, i vampiri sapevano BENISSIMO dove stava (e infatti la mattina il protagonista doveva portare i cadaveri uccisi dai propri simili in una fossa dove, tra l'altro, aveva dovuto gettare anche la moglie e la figlia, se non erro).
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Sinceramente era da quando ho visto il trailer che ero incuriosito: finalmente un altro film basato su un libro che ho letto. E alle poche scene che il trailer faceva vedere mi son detto "Beh sì, è un riadattamento cinematografico del libro, non deve essere per forza uguale uguale".
Il brutto è che non mi aspettavo fosse così diverso.
A prescindere dal fatto che il personaggio era proprio l'opposto come tratti somatici da Will Smith, il personaggio era completamente solo sin dall'inizio, i vampiri erano tali senza stroncare un soffitto a mani nude, i vampiri sapevano BENISSIMO dove stava (e infatti la mattina il protagonista doveva portare i cadaveri uccisi dai propri simili in una fossa dove, tra l'altro, aveva dovuto gettare anche la moglie e la figlia, se non erro).
Sono stato tutto il film a guardare se c'era un particolare del libro che fosse stato conservato (a parte il nome del protagonista e il titolo) ma niente, nemmeno il finale che, tra l'altro, è stato comunque deludente perché non fa intendere se succede qualcosa dopo l'arrivo della ragazza.
Gli unici particolari apprezzabili sono una New York desolata fatta veramente bene, le scene di tensione e i salti sulla sedia (ad esempio, la scena della casa buia è stata quella che ho apprezzato di più).
Poi per il resto non m'ha lasciato praticamente nulla.
Chissà se Matheson si sarà rivoltato nella tomba.
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