duilio s.
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mercoledì 4 giugno 2008
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3 parole
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ci sono solo tre parole per esprimere il mio commento è stato MERAVIGLIOSO!!!!!
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lafcadio
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mercoledì 21 maggio 2008
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aggiunta a "il fauno presente"
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Ricreare forme di violenza significa riproporla, riproporne un aspetto. Questo è ciò che fa Del Toro nel suo film. Ed è improprio principalmente perché ammicca indirettamente, ma mica tanto!, ad un pubblico giovanissimo per non dire infantile e poi perché oltre ad essere nocivo è del tutto inutile. Inutile perché chi ha gli strumenti critici sa di cosa si tratta quando si parla di torture e violenze; nocivo perché a chi mancano questi strumenti ed è mentalmente debole gli esempi che vede sullo schermo potrebbero suggerirgli un'emulazione per affermarsi su un piano che ritiene a lui accessibile. Insomma non occorre fare un'analisi sociale per dire che la stessa cosa può affermarsi all'interno di un discorso di buon gusto.
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Ricreare forme di violenza significa riproporla, riproporne un aspetto. Questo è ciò che fa Del Toro nel suo film. Ed è improprio principalmente perché ammicca indirettamente, ma mica tanto!, ad un pubblico giovanissimo per non dire infantile e poi perché oltre ad essere nocivo è del tutto inutile. Inutile perché chi ha gli strumenti critici sa di cosa si tratta quando si parla di torture e violenze; nocivo perché a chi mancano questi strumenti ed è mentalmente debole gli esempi che vede sullo schermo potrebbero suggerirgli un'emulazione per affermarsi su un piano che ritiene a lui accessibile. Insomma non occorre fare un'analisi sociale per dire che la stessa cosa può affermarsi all'interno di un discorso di buon gusto. Non eludere il problema. Se si tratta di torture,violenza alla persona e quant'altro è giusto che i fatti vengano chiamati per nome così come i Responsabili: alludo a quanto gli americani hanno fatto e continuano a fare sia in Iraq che altrove, così il governo cinese ecc. Ma riprodirre l'efferratezza significa, per contrasto, anche giustificarla: si può fare, vedete, è facile. E non funziona così. Non è questo il metodo, così si passa dalla parte che si vuole condannare. Il regista Del Toro perde, all'interno di questo discorso, il suo tentativo di fare un film di denuncia con risvolti di poesia: l'innocenza di Ofelia che in questo caso è lui stesso per primo ad offendere. Del resto l'allusione della locandina al genere fantasy è una trappola che NON PUO' PASSARE.
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lafcadio
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mercoledì 21 maggio 2008
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correzione alla precedente
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Avevo comprato la registrazione di questo film su DVD per farlo vedere a mia figlia, ma, avendolo visto in sua assenza, ho cambiato idea: non è una pellicola per bambini. La locandina, come la pubblicità ne parlano come un genere “fantasy”, ma non è così. Si gioca ambiguamente e NON E’ CORRETTO. Del Toro prende a pretesto uno spaccato storico ben noto: la Spagna del Caudillo. E incentra efficacemente nel capitano Vidal tutte le brutture del regime fascista. Non solo ma coglie e suggerisce anche su quelle Istanze che sono state fin troppo compiacenti a tale regime: la Chiesa e la media e alta borghesia (si veda il prete con le sue battute, a sostegno dell’iniziativa di Vidal, sulla riduzione degli alimenti al popolo perché questi non ne passi una parte ai ribelli al regime; nonché il frasario degli altri commensali).
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Avevo comprato la registrazione di questo film su DVD per farlo vedere a mia figlia, ma, avendolo visto in sua assenza, ho cambiato idea: non è una pellicola per bambini. La locandina, come la pubblicità ne parlano come un genere “fantasy”, ma non è così. Si gioca ambiguamente e NON E’ CORRETTO. Del Toro prende a pretesto uno spaccato storico ben noto: la Spagna del Caudillo. E incentra efficacemente nel capitano Vidal tutte le brutture del regime fascista. Non solo ma coglie e suggerisce anche su quelle Istanze che sono state fin troppo compiacenti a tale regime: la Chiesa e la media e alta borghesia (si veda il prete con le sue battute, a sostegno dell’iniziativa di Vidal, sulla riduzione degli alimenti al popolo perché questi non ne passi una parte ai ribelli al regime; nonché il frasario degli altri commensali). E’ difficile collocare questo lavoro di Del Toro perché è costruito bene ma ambiguo per ciò che attiene la specificità di genere. Ibrida la realtà, ibrido il film che ne rispecchia i parametri? Può darsi. Comunque, la figura di Ofelia scopre gradatamente la durezza della sua quotidianità e per questo trova sostegno nelle storie che trae dai libri che ovunque l’accompagnano. Ma è una fantasia pur specchio di quella determinata realtà e perciò fatta di mostri: in nessun fantasy ho visto fate aventi forme di insetto (ne ho avuto quasi repulsione), così l’anfibio gigantesco, un rospo mi pare, che Ofelia incontra nell’incavo labirintico dell’albero entro cui deve deporre non ricordo bene cosa, la cui viscidità è sintomatica di quello che la fanciulla si trascina dietro e che lì ritrova reificato fantasticamente; lo stesso fauno (Pan), divinità dei boschi e del mondo sotterraneo che le suggerisce la via per tornare nella dimensione di pace e armonia che la curiosità di conoscere gli uomini le hanno fatto abbandonare in un tempo ancestrale, risulta orripilante. Ancestrale perché forse corrisponde a prima della sua venuta al mondo e a cui poi tornerà (la circolarità del film rimanda a questo significato). E l’essere non umano che incontra oltre quel passaggio che la giovinetta ricava da una porta disegnata col gesso in una parete! Più che un tipo da fiaba, corrisponde a un demone infernale o, nel passaggio simbolico, alla violenza del tutto gratuita del mentecatto di turno: produzione becera delle società attuali e propagandata da alcuni film – certo si coniuga bene anche col fascismo.- Ofelia è sola. Lo è sempre stata. Vuole bene alla madre ma Carmen (questo il suo nome) è debole e non riesce a leggere l’animo della fanciulla. La loro comunicazione si basa su cose ovvie, tanto che alla piccola le rimprovera quelle continue letture. Accetta un matrimonio di convenienza perché debole. Un matrimonio che la renderà oltre che vittima di se stessa anche del marito, Vidal, che non perde occasione di umiliarla e farla sentire a lui sottoposta. Anche quando la presenta a quella società in occasione dell’invito a cena, di cui i commensali sopra accennati, non perderà l’occasione per precisare che era prima sposata al suo sarto personale, poi morto al fronte. Questa precisazione la fa espressamente per lei, perché non dimentichi la gratitudine che gli Deve. Del resto, il compiacimento manifestato al fascismo anche dagli strati sociali meno abbienti è comprovato dal fatto che il padre di Ofelia confezionava per Vidal i capi da indossare, come poi la madre lo sposerà in seconde nozze. Aspetti che in chiave di lettura figurata la dicono lunga sul servilismo di cui sopra. L’unico personaggio pensante risulta il medico che, prima di venire ucciso dal capitano, rispondendo allo stesso, indirizza al pubblico un messaggio che mai come OGGI risulta d’effetto: ”Non obbedisco senza prima pensare, come fa lei(Vidal)” Gli stessi ribelli al regime mancano di spessore, sono presenze passive. E’ presente invece la tortura e i ferri attraverso i quali viene praticata: Vidal ne è un esperto. Perchè? Ma proprio perché questa può essere praticata solo da chi è lontano dall’essere strumento di pensiero, nonché essere umano. Sì tutto il contrario; ossia: l’orripilante e il viscido che Ofelia incontra nelle sue tre prove. Tornando ad Ofelia. Il suo personaggio a differenza dell’Alice di Carrol, la quale, attraverso l’avventura del viaggio fantastico, ma mica tanto fantastico!, supera l’imbarazzo del suo corpo(questa l’avventura che Carrol suggerisce coi suoi simboli) e quindi si accetterà in quella fase di crescita, Ofelia rinuncia al suo corpo e quindi alla vita, rinviando a un sogno che non è di questo mondo dove anche il fantastico è costretto a rispecchiare l’orrido. L’immagine che chiude il racconto è l’intimo di Ofelia fatto di purezza e armonia e coincide con un inizio che lei stessa non ricorda ma in cui vuol credere come unica possibilità (non possibilità). E’questo che commuove senza la pretesa di farlo, con una innocenza che non è più nostra.
A chiusura mi sovviene forte un pensiero di Leopardi estrapolato dalle “Operette morali”:”Meglio non essere mai che non essere più. Sarà un Nulla maggiore. Più Nulla, ma meno Morte.” E’ quello che, forse, ci suggerisce Ofelia.
Meravigliosa la nenia che la governante di Vidal cantava alla fanciulla, colonna sonora del film.
Ripeto: la pellicola è discreta, ma non adatta ai bambini e l’ambiguità della locandina va eliminata.
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lafcadio
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mercoledì 21 maggio 2008
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il fauno presente
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Avevo comprato la registrazione di questo film su DVD per farlo vedere a mia figlia, ma, avendolo visto in sua assenza, ho cambiato idea: non è una pellicola per bambini. La locandina, come la pubblicità ne parlano come un genere “fantasy”, ma non è così. Si gioca ambiguamente e NON E’ CORRETTO. Del Toro prende a pretesto uno spaccato storico ben noto: la Spagna del Caudillo. E incentra efficacemente nel capitano Vidal tutte le brutture del regime fascista. Non solo ma coglie e suggerisce anche su quelle Istanze che sono stati fin troppo compiacenti a tale regime: la Chiesa e la media e alta borghesia (si veda il prete con le sue battute, a sostegno dell’iniziativa di Vidal, sulla riduzione degli alimenti al popolo perché questi non ne passi una parte ai ribelli al regime; nonché il frasario degli altri commensali).
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Avevo comprato la registrazione di questo film su DVD per farlo vedere a mia figlia, ma, avendolo visto in sua assenza, ho cambiato idea: non è una pellicola per bambini. La locandina, come la pubblicità ne parlano come un genere “fantasy”, ma non è così. Si gioca ambiguamente e NON E’ CORRETTO. Del Toro prende a pretesto uno spaccato storico ben noto: la Spagna del Caudillo. E incentra efficacemente nel capitano Vidal tutte le brutture del regime fascista. Non solo ma coglie e suggerisce anche su quelle Istanze che sono stati fin troppo compiacenti a tale regime: la Chiesa e la media e alta borghesia (si veda il prete con le sue battute, a sostegno dell’iniziativa di Vidal, sulla riduzione degli alimenti al popolo perché questi non ne passi una parte ai ribelli al regime; nonché il frasario degli altri commensali). E’ difficile collocare questo lavoro di Del Toro perché è costruito bene ma ambiguo per ciò che attiene la specificità di genere. Ibrida la realtà, ibrido il film che ne rispecchia i parametri? Può darsi. Comunque, la figura di Ofelia scopre gradatamente la durezza della sua quotidianità e per questo trova sostegno nelle storie che trae dai libri che ovunque l’accompagnano. Ma è una fantasia pur specchio di quella determinata realtà e perciò fatta di mostri: in nessun fantasy ho visto fate aventi forme di insetto (ne ho avuto quasi repulsione), così l’anfibio gigantesco che Ofelia incontra nell’incavo labirintico dell’albero entro cui deve deporre non ricordo bene cosa; la cui viscidità è sintomatica di quello che la fanciulla si trascina dietro e che lì ritrova reificato fantasticamente; lo stesso fauno (Pan), divinità dei boschi e del mondo sotterraneo che le suggerisce la via per tornare nella dimensione di pace e armonia che la curiosità di conoscere gli uomini le hanno fatto abbandonare in un tempo ancestrale, risulta orripilante. Ancestrale perché forse corrisponde a prima della sua venuta al mondo e a cui poi tornerà (la circolarità del film rimanda a questo significato). E l’essere non umano che incontra oltre quel passaggio che Ofelia ricava da una porta disegnata col gesso in una parete! Più che un personaggio da fiaba, corrisponde a un demone infernale o, nel passaggio simbolico, alla violenza del tutto gratuita del mentecatto di turno: produzione becera delle società attuali – certo si coniuga bene anche al fascismo.- Ofelia è sola. Lo è sempre stata. Vuole bene alla madre ma Carmen (questo il suo nome) è debole e non riesce a leggere l’animo della fanciulla. La loro comunicazione si basa su cose ovvie, tanto che alla piccola le rimprovera quelle continue letture. E poi accetta un matrimonio di convenienza perché debole. Un matrimonio che la renderà oltre che vittima di se stessa anche del marito Vidal che non perde occasione di umiliarla e farla sentire a lui sottoposta. Anche quando la presenta a quella società in occasione dell’invito a cena, di cui i commensali sopra accennati, non perderà l’occasione per precisare che era prima sposata al suo sarto personale, poi morto al fronte. Questa precisazione la fa espressamente per lei, perché non dimentichi la gratitudine che gli Deve. Del resto, il compiacimento dato al fascismo anche dagli strati sociali meno abbienti è comprovato dal fatto che il padre di Ofelia confezionava a Vidal i capi da indossare, come poi la madre lo sposerà in seconde nozze. Aspetti che in chiave di lettura figurata la dicono lunga sul compiacimento di cui sopra. L’unico personaggio pensante risulta il medico che, prima di venire ucciso da Vidal, lancia al pubblico un messaggio che mai come OGGI risulta d’effetto: ”Non obbedisco senza prima pensare, come fa lei(Vidal)” Gli stessi ribelli al regime mancano di spessore, sono presenze passive. E’ presente invece la tortura e i ferri attraverso i quali viene praticata: Vidal ne è un esperto. Perchè? Ma proprio perché questa può essere attuata solo da chi è lontano dall’essere strumento di pensiero, nonché essere umano; sì tutto l’orripilante e il viscido che Ofelia incontra nelle sue tre prove. Tornando ad Ofelia. Il suo personaggio a differenza dell’Alice di Carrol, la quale, attraverso l’avventura del viaggio fantastico, ma mica tanto fantastico!, supera l’imbarazzo del suo corpo(questa è l’avventura che Carrol suggerisce coi suoi simboli) e quindi si accetterà in quella fase di crescita, Ofelia rinuncia e alla vita rinviando a un sogno che non è di questo mondo dove anche il fantastico è costretto a rispecchiare l’orrido. All’immagine che è l’intimo di Ofelia fatto di purezza e innocenza e che coincide ad un inizio che lei stessa non ricorda ma in cui vuol credere come unica possibilità- non possibilità. E’questo che commuove senza la pretesa di farlo, con una Semplicità che non è più nostra.
A chiusura mi sovviene forte un pensiero di Leopardi estrapolato dalle “Operette morali”:”Meglio non essere mai che non essere più. Sarà un Nulla maggiore. Più Nulla, ma meno Morte.” E’ quello che, forse, ci suggerisce Ofelia.
Meravigliosa la nenia che la governante di Vidal cantava ad Ofelia, colonna sonora del film.
Ripeto: la pellicola è discreta, ma non adatta ai bambini e l’ambiguità della locandina va eliminata.
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pippo
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sabato 17 maggio 2008
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capolavoroooo
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giovanni
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giovedì 17 aprile 2008
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storia drammatica, tra horror umano e sentimenti
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toccante storia intrisa di tristezza e crudeltà, con scene assurde di violenza e sopruso,che stonano del tutto con la favola e i sentimenti di Ofelia, dolce bambina innamorata delle favole ma catapultata in un mondo impazzito fatto di guerra e atrocità.
Sconsigliato ai minori di 18 anni e alle persone sensibili ed innamorate del bello e del Vero.
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(di bevete la grappa di pino)
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kanguro
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lunedì 14 aprile 2008
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segni particolari:bellissimo
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un film semplicemente stupefacente!!
lo consiglio a tutti!
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antonio
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domenica 13 aprile 2008
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solo per palati fini
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Personalmente è un film che adoro, un fantasy-horror allegorico girato magistralmente, non per tutti i palati.
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parsifal
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domenica 13 aprile 2008
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ps: non è un film per bambini!
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Mi accingevo a passare una lieta serata in compagnia di amici...il programma prevedeva una pizza e un film...Quando ho saputo il titolo, mi sono ben accomodato sul divano pensando di buttarmi per un attimo alle spalle la realtà quotidiana ed entrare per 2 ore in un mondo fantastico popolato da creature magiche, costellato di castelli fiabeschi, avvolto in una perpetua aura di incantesimo (non conoscevo ancora Guillermo del Toro, idem per tutti gli altri...)L'incipit del film con quella calda voce narrante che sempre crea un preambolo di attesa e inserisce lo spettatore nell'intricata realtà di un mondo fantastico, ben rientrava ancora nelle mie attese.Quand'ecco apparire una teoria di automobili anni '40 con sopra, con sopra.
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Mi accingevo a passare una lieta serata in compagnia di amici...il programma prevedeva una pizza e un film...Quando ho saputo il titolo, mi sono ben accomodato sul divano pensando di buttarmi per un attimo alle spalle la realtà quotidiana ed entrare per 2 ore in un mondo fantastico popolato da creature magiche, costellato di castelli fiabeschi, avvolto in una perpetua aura di incantesimo (non conoscevo ancora Guillermo del Toro, idem per tutti gli altri...)L'incipit del film con quella calda voce narrante che sempre crea un preambolo di attesa e inserisce lo spettatore nell'intricata realtà di un mondo fantastico, ben rientrava ancora nelle mie attese.Quand'ecco apparire una teoria di automobili anni '40 con sopra, con sopra...militari franchisti!!!ma quanti fantasy sono cominciati con una realtà radicata nella nostra ragione o nella nostra storia!proseguiamo dunque.Quando si pensa a una fata viene in mente un candida creatura luminescente e diafana...ed ecco apparire un grosso insetto che di luminescente e diafano non ha proprio nulla!!!Si comincia dunque a delineare una fantasia discendente, degenerata che tende verso il basso, verso la terra...ecco infatti che la seconda creatura magica è un fauno, divinità della terra, ed ecco che sempre lo svolgersi dell'azione fantastica proseguirà sempre più giù, come un'inesorabile caduta nel baratro dell'orrore di un'umanità distorta...cosa infatti potrebbero rappresentare le orride creature immaginarie, se non l'ancor più orrida e terribile realtà della violenza totalitarista che aggroviglia l'estatica, piccola e inerme protagonista nella sua morsa mortale!E' dunque un imponente affresco allegorico il film di del Toro, dove la fantasia non eleva a un mondo ideale e incantato ma è l'incarnazione della mostruosità umana.
Il regista ha forse calcato un po' troppo la mano sugli aspetti più crudi e scabrosi, distogliendo lo spettatore più impressionabile dal vero significato dell'opera..Per il resto ha eseguito un lavoro originale e coraggioso, degno delle tre statuette ricevute.
PS:non è un film per bambini!
parsifal
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ayane
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giovedì 3 aprile 2008
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film particolare e affascinante
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Sono rimasta colpita dalla fusione dei due generi..così diversi..ma che in quest film hanno dimostrato di poter coesistere...ho notato numerose scene di violenza..molto sottolineate; anche se erano pesanti, penso che il regista abbia fatto benissimo,non solo per rendere la giusta dose di realismo all'interno del contesto storico ma anche per donare realismo ai fatti..in conclusione direi che è un ottimo film..recitazione perfetta,grafica eccezzionale, e colpi di scena che non vengono mai a mancare e che ti stupiscono dall inizio alla fine..
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