Il labirinto del fauno |
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Un film di Guillermo Del Toro.
Con Sergi López, Maribel Verdú, Ivana Baquero, Doug Jones, Alex Angulo.
continua»
Titolo originale El laberinto del fauno.
Horror,
durata 112 min.
- Messico, Spagna, USA 2006.
uscita venerdì 24 novembre 2006.
MYMONETRO
Il labirinto del fauno
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'etica di Ofeliadi KironFeedback: 0 |
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domenica 27 maggio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Forse questo è un film che non andrebbe recensito - proprio perchè e come non dovrebbero esere mai recensite le immagini, le poesie, le favole e i sogni. Forse bisognerebbe parlarne, assumendosi appieno la responsabilità e il rischio della notevole soggettività di quel parlare e dire. Ed è proprio già qui che si può cogliere un grande merito di questo film: quello di pro-vocare risposte che sono e-vocazioni, intrise di sentimenti, emozioni, angosce e...anche pensieri. Assumendo quindi i rischi di questo dire, non esito a dichiarare che Il labirinto del fauno è un film essenzialmente etico, intensamente etico: di una eticità forte e densa, che va al cuore del senso stesso dell'etica: al perchè è bene...fare il bene. E, massimamente, quel bene che è la rinuncia radicale, implacabile della violenza. di ogni violenza, a partire dalla sua essenziale, tragica menifestazione omicida. Ciò che però conferisce originalità e forza quasi filosofica al film è il modo in cui tale rinuncia viene strategicamente additata: mi riferisco proprio a quel capolavoro che sono gli ultimi minuti del film, spesi in due sequenze esemplari. La penultima: che potremmo chiamare "della dignità immensa di Ofelia". L'ultima che si potrebbe invece dire come "dell'amore dignitoso degli sconfitti" ovvero "come sconfiggere il maligno". La dignità immensa di Ofelia risiede tutta in quel suo candido, deciso e "ovvio" rifiuto all'invito che il Fauno le rivolge e che le pone come condizione essenziale per diventare Principessa: per realizzare il suo commovente e disperato sogno/bisogno di felicità. Si tratta per lei di non barattare per quel sogno la vita del fratellino/fratellastro: di non spargere nemmeno un goccia (una lacrima) di sangue innocente - perchè nulla vale quel sangue: perchè non c'è nulla per cui valga la pena spargere qualsiasi goccia di sangue. Nemmeno la voce di "Dio" va obbedita quando ci ordina di saprgere sangue innocente! E qui il Fauno apre un po' quel dio dell'antico testamento e Ofelia è incredibilmente più morale e candida e vera di Abramo. E forse perchè non agisce per fede, ma per una innata capacità di sentire l'altro, per un suo immediato identificarsi col fratellino (indipendentemente dall'orrore che è il padre). Dicendo quel bellissimo no al Fauno Ofelia che per questo muore, non può non "risorgere", non venire premiata, e in questo modo essere simbolo di speranza - la speranza essenso del resto la grande virtù teologiale di quesro film. Che nella sua ultima scena, si chiude coerentemente con l'accoglimento del figlio del capitano nel gruppo dei partigiani che lo cresceranno senza memoria del padre - ovvero interrompendo la continuità transegnerazionale dell'orrore che il padre voleva chiedendo di parlare di sè al figlio. Proprio questo silenzio sul questo padre diviene non banale "vendetta" ma tutela dell'innocenza del figlio - che così scampa uns econdo tentativo di omicidio, questa volta mentale, dell'anima. Accade, in qeusto modo, che Del Toro riesca, con incredibile maestria, a trasformare o forse a collocare il senso dell'intera storia su un piano più elevato e profondo di quello di una denuncia dell'orrore del franchismo: il piano appunto dell'etica che è essenzialmente il piano del non agire violenza. Per questo Ofelia, alla fine, diviene la seconda e più vera madre del suo fratellino accolto in una solidale società di resistenti che opera come alternativa adulta ad un demoniaca e pur così umana "Legge del Padre".
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