Der rote Kakadu

Nel 1961 viene eretto a Berlino il celeberrimo muro, che dividerà il lato est della Germania da quello ovest per circa un trentennio. Durante l'estate di questo anno tanto importante, Siggi, giovane e promettente scenografo trasferitosi a Dresda, dove vive e lavora la zia attrice, s'invaghisce di Luise, già in moglie a Wolle, ribelle maniaco del rock 'n roll. Sarà la coppia ad introdurlo, al ritmo delle disubbidienti sonorità d'oltreoceano, nel Pappagallo Rosso, locale in cui le storie di tanti ragazzi s'intrecciano sulle ali di un rock destinato però a calare d'intensità, dinanzi a quella che è la seria minaccia della costruzione di un muro in grado di isolare l'intera "metà" est del paese. Dominik Graf tinge il suo film con i toni tipici della giovinezza, in cui vive quel sentimento indisciplinato che "non ci sta", costi quel che costi. Perciò il sogno di una Germania Est finalmente libera da vincoli nazionalistici, un amore difficile per non dire impossibile e la libertà di pubblicazione sono tutti desideri per cui vale la pena di lottare con la testardaggine tipica dell'età notoriamente più rigogliosa che c'è.
Pur nel suo essere acerbo, claudicante a tratti sul piano della messa in scena, il film partorito da un'idea dei produttori di Good Bye, Lenin! si lascia apprezzare principalmente per la profonda sincerità e semplicità comunicativa di cui è piacevolmente pervaso. 