Anno | 2005 |
Genere | Comico |
Produzione | Francia, Portogallo |
Durata | 99 minuti |
Regia di | João Botelho |
Attori | Rogério Samora, André Gomes, Rita Blanco, Suzana Borges, Patrícia Guerreiro José Wallenstein, Maria Emilia Correia, Adriano Luz, Teresa Madruga, Margarida Vilanova. |
MYmonetro | 2,50 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Tiago, durante un viaggio in Portogallo ripercorre le proprie imprese erotiche.
CONSIGLIATO NÌ
|
Ci sono film da guardare e film, per chi ne ha voglia, tutti da leggere come il fatalista di Botelho. Un invito, il suo, a riscoprire i classici per lo schermo. Come già aveva fatto tanto bene Robert Bresson con Le Dammes du bois de Boulogne(Perfidia in italiano) ispirato a un episodio di "Jaques, Le Fataliste" di Diderot, anche il regista portoghese trascrive per il cinema le intuizioni rivoluzionarie dell'illuminato pensatore francese. Adeguando il testo al nostro tempo, Botelho conduce Tiago, autista di classe e di professione, e il suo padrone lungo le strade di un Portogallo surreale: uno spazio, l'auto e un tempo, quello del viaggio, in cui raccontare e filosofeggiare sulle avventure del corpo e dello spirito. Con questo film al lido approda la filosofia con annessa dialettica servo-padrone perché Tiago, come il Figaro mozartiano, è un servitore che "batte" i panni appesi del suo "contino". Intelligente, acuto e terribilmente logorroico Tiago racconta al suo incapace e goffo padrone la propria visione del mondo attraverso le proprie imprese erotiche dentro le quali c'è già tutto il suo giudizio sociale. Al suo signore non resterà che accettare di perdere i diritti che in fondo ha già perso. Con la "fatale", nel senso di letale, trasposizione visiva del pensiero di Diderot, il regista ci ricorda che "gli uomini dovrebbero nascere liberi e uguali". Prendiamo atto.
Difficile e straniante, saggio filosofico trasposto in immagini, l’altro film In concorso ieri al festival, O fatalista del portoghese Joao Botelho. Tratto dal saggio Jacques Il fatalista scritto tre secoli fa da Denis Diderot (già ripreso a suo tempo da Bresson), è il viaggio-dialogo tra l’autista Tiago e il suo padrone. Anche qui al centro della non-azione il gioco di potere, rivoltato però a favore [...] Vai alla recensione »
L’altro film in concorso ieri era il portoghese Il fatalista di Jofto Botelho. Ispirandosi alle pagine di Diderot, usate anche da Bresson per il suo primo film, Perfidia (1944), Botelho mette in viaggio su un’auto padrone e servo, I rapporti fra loro apparentemente si capovolgono: Il secondo parla dei suoi amori, il primo ascolta. Parlare non significa però dire la verità.
Nel cinema portoghese, da anni, spiccano due figure di prestigio, Manoel de Oliveira, il decano, il glorioso, e João Bothelo, dedito, fin dai suoi esordi, a un cinema intelligente (e intellettuale) che se non è stato ben recepito dal mercato (qui da noi si son visti solo due suoi film, «Conversazione interrotta» e «Tempi difficili»), i vari festival gli vedono sempre ottenere stima e consensi.
Joao Botelho, 56 anni, portoghese, regista molto bravo (Tempi difficili, La donna che credeva di essere il Presidente degli Stati Uniti) ha tratto «O fatalista» (in concorso) da Jacques il fatalista in cui il filosofo illuminista Denis Diderot sosteneva nel 1771-'73 che «dal fanatismo alla barbarie il passo è breve» e che la verità non può venir ridotta a una forma unica.
La scrittura perfetta di João Botelho ricalca il classico rivoluzionario di Diderot Jaques, le fataliste (1771-73) in un ritorno al futuro del pensiero illuminista in tempi in cui «pensare è un delitto, in cui i potenti cercano di avvilire la dignità umana agitando lo spettro dello scontro tra civiltà, o la sporca e sinistra guerra tra religioni. Lo scopo è nascondere l'unica cosa che fa muovere il [...] Vai alla recensione »