laura
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venerdì 3 febbraio 2006
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so di cosa parlano, loro no
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chi non conosce personalmente le devastanti conseguenze di un dolore così intenso dovrebbe astenersi dal parlarne. L'esperienza di un'infanzia violata taglia le ali all'individuo per tutta la vita. Confonde i sentimenti, fa sprofondare l'anima in una dolorosa depressione, mettendo a repentaglio ogni relazione con gli altri, e molto altro.soprattutto se questa violenza rimane nascosta in un angolo profondo della memoria, se l'inconscio ripudia il dolore che infliggerebbe la sua ammissione. so di cosa parlo, ne sono tutt'ora ferita.il film risolve la questione in maniera troppo "spiccia". Non è così facile convivere con questo dramma alle spalle come vuol farci credere la Sig.ra Comencini . Ci vuole far credere, signora, che il tradimento verrà accettato con tanta facilità da questa donna quando da bambina è stata tradita proprio dalle persone che credeva le più affidabili(i genitori )?Ci vuole far credere che accetta così facilmente il fatto di mettere al mondo un bambino travolta dalla cofusione di sentimenti ed emozioni che si provano in uno stato del genere? NO, non è così facile .
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chi non conosce personalmente le devastanti conseguenze di un dolore così intenso dovrebbe astenersi dal parlarne. L'esperienza di un'infanzia violata taglia le ali all'individuo per tutta la vita. Confonde i sentimenti, fa sprofondare l'anima in una dolorosa depressione, mettendo a repentaglio ogni relazione con gli altri, e molto altro.soprattutto se questa violenza rimane nascosta in un angolo profondo della memoria, se l'inconscio ripudia il dolore che infliggerebbe la sua ammissione. so di cosa parlo, ne sono tutt'ora ferita.il film risolve la questione in maniera troppo "spiccia". Non è così facile convivere con questo dramma alle spalle come vuol farci credere la Sig.ra Comencini . Ci vuole far credere, signora, che il tradimento verrà accettato con tanta facilità da questa donna quando da bambina è stata tradita proprio dalle persone che credeva le più affidabili(i genitori )?Ci vuole far credere che accetta così facilmente il fatto di mettere al mondo un bambino travolta dalla cofusione di sentimenti ed emozioni che si provano in uno stato del genere? NO, non è così facile .Peccato che il cinema voglia premiare queste sceneggiature che sfiorano solamente certe problematiche amplificando il dolore a chi le ha vissute.
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ballerino
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domenica 8 gennaio 2006
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lento e banale
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Troppo clamore per un film lento (non passa veramente mai) con temi visti e rivisti....Una storia tutta al femminile che non riesce a coinvolgere. L' animo di chi ha subito simili atrocità può essere meglio rappresentato. Ottima, tuttavia, Giovanna Mezzogiorno che dà spessore ad una scialba figura ....Poca strada agli Oscar.
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damiano
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venerdì 6 gennaio 2006
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uno sguardo inquieto
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Film riuscito a meta': da una parte funziona Giovanna Mezzoggiorno, che interpreta Sabina, una ragazza inquieta, alla ricerca di una verita' (dolorosa) sul passato del proprio padre.
Dall'altra i temi del film, come l'omosessualita', come un confronto fra le copie di ieri, in cui i segreti, anche quelli piu' tremendi, venivano taciuti, e le coppie di oggi, molto aperte ma fragili, come la pedofilia, e come uno sguardo critico alla modernita', finiscono per accavallarsi e con l'essere trattati con (eccessiva) inevitabile, superficialita'.
Dramma e poesia, risate e lacrime si alternano in un equilibrio imperfetto pero'.
Troppi ingredienti alla fine disorientano lo spettatore.
Se funziona la traccia nascosta dell'inquietudine che serpeggia sullo sfondo di questa pellicola, è vero che l'approccio "leggero" in certi passi, nei confronti di temi molto drammatici, appare fuori luogo.
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Film riuscito a meta': da una parte funziona Giovanna Mezzoggiorno, che interpreta Sabina, una ragazza inquieta, alla ricerca di una verita' (dolorosa) sul passato del proprio padre.
Dall'altra i temi del film, come l'omosessualita', come un confronto fra le copie di ieri, in cui i segreti, anche quelli piu' tremendi, venivano taciuti, e le coppie di oggi, molto aperte ma fragili, come la pedofilia, e come uno sguardo critico alla modernita', finiscono per accavallarsi e con l'essere trattati con (eccessiva) inevitabile, superficialita'.
Dramma e poesia, risate e lacrime si alternano in un equilibrio imperfetto pero'.
Troppi ingredienti alla fine disorientano lo spettatore.
Se funziona la traccia nascosta dell'inquietudine che serpeggia sullo sfondo di questa pellicola, è vero che l'approccio "leggero" in certi passi, nei confronti di temi molto drammatici, appare fuori luogo.
La Bestia Nel Cuore rimane comunque un film di un certo spessore, sicuramente da vedere, come è da leggere l'omonimo romanzo.
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anna
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giovedì 5 gennaio 2006
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ho dimenticato...
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Ho dimenticato di assegnare le stelle! 5!!
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anna
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mercoledì 4 gennaio 2006
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chi ha paura della bestia?
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Sono stata colpita anch'io dalla frase "le cicatrici non sono una malattia" anche se sono dell'opinione che una cicatrice diventa invalidante se in un organo vitale come il cuore... Il film e' forse uno dei migliori che io abbia visto, non tanto nel suo complesso, quanto nel particolare di ogni frase, scena, nella profondita' dei concetti. Solo chi ha vissuto anche solo una delle situazioni simili a quelle rappresentate, puo' capire come la regista abbia saputo calarsi nei profodi meandri dei sentimenti, comprendendone le contraddizioni ed i tormenti. E' l'unico film che desidero rivedere una seconda volta, per non lasciarmi sfuggire nulla. Nel film ci sono io, ci siamo in qualche modo tutti, ci sono stati d'animo che non riusciamo a descrivere.
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Sono stata colpita anch'io dalla frase "le cicatrici non sono una malattia" anche se sono dell'opinione che una cicatrice diventa invalidante se in un organo vitale come il cuore... Il film e' forse uno dei migliori che io abbia visto, non tanto nel suo complesso, quanto nel particolare di ogni frase, scena, nella profondita' dei concetti. Solo chi ha vissuto anche solo una delle situazioni simili a quelle rappresentate, puo' capire come la regista abbia saputo calarsi nei profodi meandri dei sentimenti, comprendendone le contraddizioni ed i tormenti. E' l'unico film che desidero rivedere una seconda volta, per non lasciarmi sfuggire nulla. Nel film ci sono io, ci siamo in qualche modo tutti, ci sono stati d'animo che non riusciamo a descrivere...
Brava, Sig.ra Comencini, per averci interpretato, e stanato la bestia che ognuno di noi ha nel suo cuore. Chi non apprezza il Suo film, ne ha paura.
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alberto 86
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sabato 31 dicembre 2005
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un po'deludente!
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sinceramente mi aspettavo molto ma molto di più!certo,forse visto k il cinema italiano è un po'fuori gioco di recente questo film potrebbe sembrare un capolavoro!ma diciamo la verità...su un argomento così scottante e delicato si sarebbe potuto fare di più.il film nn coinvolge,rimane freddo e distaccato e lo spettatore nn diviene partecipe del dramma della protagonista ma lo guarda solo dall'esterno...ci rimane quasi intoccato!ed è qst k nn mi è piaciuto affatto della bestia nel cuore k cmq gode di una squadra d'attori alquanto valida.e dire k è stato l'unico film italiano ad essere stato candidato agli oscar 2006!!!nn concordo affatto! 2 stelle proprio per nn distruggerlo!
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diana di francesca
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lunedì 24 ottobre 2005
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un modesto film candidato all'oscar
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Il livello qualitativo a cui i critici si sono abituati è ormai così basso che un film dignitoso, piacevole e con intenzioni di serietà viene osannato come capolavoro-Così può accadere che "La Bestia nel cuore",di Cristina Comencini venga addirittura scelto per rappresentare l'Italia all'Oscar per i film stranieri.
L'inizio del film è promettente, con l'angosciosa carrellata in soggettiva
nella vecchia casa, l'arredamento atrocemente borghese, gli oggetti abbandonati d'improvviso; un'atmosfera di orrida favola immobilizza il passato in un presente senza tempo. La casa dorme,
immobile, in attesa che qualcuno la svegli.E anche i ricordi, gl'incubi,le ossessioni dormono, finchè qualcosa le desta,destando d'improvviso la bestia nascosta nel cuore.
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Il livello qualitativo a cui i critici si sono abituati è ormai così basso che un film dignitoso, piacevole e con intenzioni di serietà viene osannato come capolavoro-Così può accadere che "La Bestia nel cuore",di Cristina Comencini venga addirittura scelto per rappresentare l'Italia all'Oscar per i film stranieri.
L'inizio del film è promettente, con l'angosciosa carrellata in soggettiva
nella vecchia casa, l'arredamento atrocemente borghese, gli oggetti abbandonati d'improvviso; un'atmosfera di orrida favola immobilizza il passato in un presente senza tempo. La casa dorme,
immobile, in attesa che qualcuno la svegli.E anche i ricordi, gl'incubi,le ossessioni dormono, finchè qualcosa le desta,destando d'improvviso la bestia nascosta nel cuore.
I due fratelli Sabina e Daniele portano nel loro vissuto i segni di un rapporto genitoriale ambiguo e malato.
All'inizio il racconto,ellittico, sfumato, prende e turba.
Ma dopo i primi 30 minuti il film va sempre più sfrangiandosi e banalizzandosi,
per imboccare nel secondo tempo un binario parallelo ed entrare in
tutta un'altra storia .L'equilibrio si spezza, la narrazione discreta della prima parte lascia il posto a scelte stilistiche vanamente eccessive e spesso ridicole, come la crisi isterica di Capodanno di Giovanna, o l'imperdonabile scena della fuga di Giovanna con rottura delle acque sul treno deserto e blindato.Non c'è approfondimento psicologico dei personaggi,che "esternano" invece di lasciarsi scoprire, esprimendosi come manuali divulgativi "la psicanalisi per tutti".
Un tema forte e disturbante come quello della pedofilia,per di più incestuosa,
avrebbe avuto bisogno di un maggior spazio psicologico invece di trovarsi
costretto in un guazzabuglio di tematiche che sgomitano per affermare la loro visibilità: l'omosessualità, la "disabilità", i media che ottundono le facoltà creative...
mancava solo che la cieca lesbica fosse un'extracomunitaria malata di aids!
Gli "alleggerimenti" determinati dalle situazioni comiche sottraggono tensione
,e alla fine di questo dramma che gli attori si recitano addosso,
non arriva un'emozione.Io amo analizzare il linguaggio filmico, ma questo avviene "dopo";quando vedo il film voglio lasciarmi trasportare dalle emozioni.Ho pianto nel finale del Principe delle Maree,(anch'esso basato su un trauma
infantile) mentresono uscita fresca e tranquilla dalla visione de "La bestia nel cuore.E questo per me equivale a una bocciatura.
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[+] la bestia nel cuore
(di lorenz)
[ - ] la bestia nel cuore
[+] bella recensione
(di fabio c.)
[ - ] bella recensione
[+] ottima recensione
(di simon electric inc.)
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[+] sostanzialmente d'accordo
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[+] se i personaggi esternano
(di kobayashi)
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casina mauradier
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lunedì 24 ottobre 2005
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roba da rotocalco
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E’ vera gloria quella della Mezzogiorno e della Comincini? Sì, ma non più di tanto. Posso supporre che al mediocre gusto melodrammatico del pubblico italiano possa piacere, e molto, una specifica scena, la scena madre. Va descritta. E’ la notte di fine anno. La Mezzogiorno è ospite del fratello negli Stati Uniti, in una di quelle magioni di due piani, con tante stanze e tante vetrate, immerse nel verde, che a noi italiani fan pensare ai ricchi stratosferici è che lì sono la norma per una borghesia di medio-alto livello. E’ capodanno, dunque, e il fratello della Mezzogiorno se ne sta in giardino ad accendere i fuochi d’artificio quando una frase improvvida della di lui moglie detta alla nostra attrice fa scattare quest’ultima in un impeto, anzi in un raptus.
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E’ vera gloria quella della Mezzogiorno e della Comincini? Sì, ma non più di tanto. Posso supporre che al mediocre gusto melodrammatico del pubblico italiano possa piacere, e molto, una specifica scena, la scena madre. Va descritta. E’ la notte di fine anno. La Mezzogiorno è ospite del fratello negli Stati Uniti, in una di quelle magioni di due piani, con tante stanze e tante vetrate, immerse nel verde, che a noi italiani fan pensare ai ricchi stratosferici è che lì sono la norma per una borghesia di medio-alto livello. E’ capodanno, dunque, e il fratello della Mezzogiorno se ne sta in giardino ad accendere i fuochi d’artificio quando una frase improvvida della di lui moglie detta alla nostra attrice fa scattare quest’ultima in un impeto, anzi in un raptus. Con viso stravolto si precipita in giardino gridando al fratello cos’è che devo sapere? Dimmelo? Cos’è? O qualche altra inconsulta frase del genere. La macchina da presa ondeggia, filtrata dalla sottile barriera dei fuochi di artificio che il fratello della nostra eroina stava accendendo, da lieve fumosità, da luci fuori fuoco e quindi dilatate, con i due fratelli che si abbracciano, si staccando, si stringono. Questa, dunque, la scena madre che molti ricorderanno come esempio di grande interpretazione. Una scena tipica di molti romanzi e film scadenti. Roba da rotocalco.
Però la storia è una buona storia, raccontata senza lacrime e sangue, forse qualche lacrima; il tema è trattato da una certa distanza. La regia, più che discreta. Non ci si pente di aver speso due ore del proprio tempo sottratte alla lettura dei Classici – i Classici del fumetto, intendo – e circa 8 euro per il biglietto.
Più della Mezzogiorno possono i personaggi e le storie di contorno: un’amica della Mezzogiorno (Stefania Rocca) cieca e pure lesbica che vive in un sottoscala – ed è proprio una bella ragazza, sebbene il termine che designa una parte per il tutto sarebbe più appropriato e renderebbe meglio l’idea; una collega della Mezzogiorno (Angela Finocchiaro) dotata di un certo esitante umorismo volontario e involontario. Dal film ho poi tratto una mia morale, al modo delle favole di Esopo. Che essere ciechi presenta comunque il vantaggio di poter vivere in un sottoscala e quindi in una casa oscura, senza patirne gli svantaggi e con ragguardevole risparmio sulle spese di affitto o acquisto.
E il resto del film? Lieto fine travagliato con travaglio.
Per la recensione completa www.acheserveilnichelino.splinder.com
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missi
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venerdì 21 ottobre 2005
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così eccesssivo che diventa ridicolo!
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ma perchè bisogna sempre cercare degli eccessi ?non bastavano fratello e sorella molestati dal padre con madre accondiscendente? bisognava mettere anche l'amica lesbica innamorata della protagonista... e anche la collega che diventa lesbica dopo che il marito la molla per un'altra e per di più .....una ragazzina che potrebbe essere sua figlia!!! mi sembra proprio esagerato così esagerato che diventa ridicolo!!!!!
ma questi registi cosa pensano che i cinespettatori vogliano vedere sempre e solo degli eccessi? ma ci credono tutti cos' limitati! per fare un bel film serve ben altro!!!! ma questo succede forse quando il regista si inchina alla logica del voler cercare
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daniele
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venerdì 21 ottobre 2005
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dov'e' la bestia?
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Bellino e molto ben recitato.
Ma ...
1) Un filino lungo, qualche scena e' di troppo (es. troppo sottolineato il tradimento del marito, inutile secondo me)
2) dov'e' la bestia? C.Comencini ha detto che e' la bestia in ognuno di noi. Secondo me dal film non traspere, non emerge.
Tutti i personaggi (escluso i genitori della protagonista naturalmente) mi sembrano sostanzialmente positivi e senza bestie nel cuore. Che sia sbagliato solo il titolo.
Carino ma non coinvolgente.
Anch'io, per rimanere in tema, consiglio FESTEN, gia' citato in un'altro commento.
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(di naturelle)
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