ela
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lunedì 12 settembre 2005
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incapace di coinvolgere
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Solo un freddo trattato di ipotesi di difficolta umane o meglio di profonde ferite trasformate in semplici graffi.Superficiale,approssimativo a volte ridicolo nel rendere inverosimili situazioni che chi ha vissuto sa di ben altra portata.Attori che ...recitano e lo danno a vedere!Un altro esempio di mediocre cinema italiano.
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francesco
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lunedì 12 settembre 2005
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perchè bisogna sempre ravanare nel torbido...
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Tengo subito a precisare che il film non l'ho ancora visto e mi congratulo con la vincitrice della coppa Volpi.
Io però vorrei sapere perchè il cinema italiano, già ridotto piuttosto male, deve sempre "ravanare nel torbido".
Storie che tutti sanno che esistono, ma non per questo vorrebbero essere viste al cinema secondo la mia opinione. Non esiste proprio fare film su storie "normali", la vita, il lavoro, l'amore, i risvolti normali che tutti noi viviamo giorno per giorno.
Ora non sto dicendo di non parlare di queste storie, perchè sarebbe la cosa più sbagliata del mondo, ma siccome ci pensa già un certo Maurizio Costanzo e il tg di tutti i giorni a raccontarci queste vicende io mi aspetterei andando al cinema qualcosa di più che le tipiche storie che vengono sbatutte in tv per fare dell'ascolto gratuito, io punterei su argomenti e vite differenti, perchè in un modo o nell'altro bisogna ricominciare a vivere.
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Tengo subito a precisare che il film non l'ho ancora visto e mi congratulo con la vincitrice della coppa Volpi.
Io però vorrei sapere perchè il cinema italiano, già ridotto piuttosto male, deve sempre "ravanare nel torbido".
Storie che tutti sanno che esistono, ma non per questo vorrebbero essere viste al cinema secondo la mia opinione. Non esiste proprio fare film su storie "normali", la vita, il lavoro, l'amore, i risvolti normali che tutti noi viviamo giorno per giorno.
Ora non sto dicendo di non parlare di queste storie, perchè sarebbe la cosa più sbagliata del mondo, ma siccome ci pensa già un certo Maurizio Costanzo e il tg di tutti i giorni a raccontarci queste vicende io mi aspetterei andando al cinema qualcosa di più che le tipiche storie che vengono sbatutte in tv per fare dell'ascolto gratuito, io punterei su argomenti e vite differenti, perchè in un modo o nell'altro bisogna ricominciare a vivere......
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leroi_louisxiv
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domenica 11 settembre 2005
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versione italiane del film festen? siiiii
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SE POTETE GURDATE PRIMA :
FESTEN 1998
Regia di Thomas Vinterberg. Con Ulrich Thomsen, Henning Moritzen, Thomas Bo Larsen, Paprika Steen.
Drammatico , colore, 106 min.
E VI ACCOGERETE COME LA COMENCINI NE HA FATTO LETTERALMENTE E SEMPLICEMENTE LA VERSIONE ITALIANA E ALL'ITALIANA
CHE VERGOGNA!!!
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renato
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domenica 11 settembre 2005
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maggior rispetto dei contenuti
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Grande delusione da questo film, che si riduce ad un contenitore dei luoghi comuni più in voga.
Il tema dell'incesto e delle violenze familiari merita un'attenzione e un rispetto diversi. Diventa grottesca la ricerca di temi ad effetto quando l'impacciato regista pensa a un copione che preveda anche il ritrovamento di un neonato nel cassonetto delle immondizie.
Da salvare sicuramente le interpretazioni di Finocchiaro e Rocca, anche se la regia ha preteso dall'una battute comiche fuori luogo e dall'altra il calarsi in un personaggio piuttosto improbabile.
Concludendo credo che il cinema italiano meriti qualcosa di più e che questa vicenda ci insegni a stare lontano dai film autoprodotti dal regista.
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alberto m.
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venerdì 9 settembre 2005
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perchè?
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Delude il film della Comencini, osannato da parte della critica televisiva, stupisce per la banalità con cui viene descritta l’ennesima difficile storia di famiglia nell’ultima stagione del cinema nostrano. La violenza sessuale di un padre sui figli, nascosta sotto la facciata di una tranquilla - poteva non esserlo? - e borghese famiglia italiana, fratello e sorella che si ritrovano ormai adulti per rielaborare il trauma – come Freud comanda -, un compagno infedele – cosa pretendete? -, un’amica lesbica che seduce la collega tradita - guarda caso - dal marito con una ragazzina – è naturale -, e le consuete scene di isteria che contraddistinguono le interpretazioni della Mezzogiorno nell’intento di rappresentare una figura di donna illusa e nervosa.
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Delude il film della Comencini, osannato da parte della critica televisiva, stupisce per la banalità con cui viene descritta l’ennesima difficile storia di famiglia nell’ultima stagione del cinema nostrano. La violenza sessuale di un padre sui figli, nascosta sotto la facciata di una tranquilla - poteva non esserlo? - e borghese famiglia italiana, fratello e sorella che si ritrovano ormai adulti per rielaborare il trauma – come Freud comanda -, un compagno infedele – cosa pretendete? -, un’amica lesbica che seduce la collega tradita - guarda caso - dal marito con una ragazzina – è naturale -, e le consuete scene di isteria che contraddistinguono le interpretazioni della Mezzogiorno nell’intento di rappresentare una figura di donna illusa e nervosa. Comencini sembra riportare la propria personale visione di un sistema familiare in crisi, che però tragicamente non conosce e non riesce a raccontare. Non a caso le scene “memorabili” sono sempre le più banali e passano tutte attraverso il povero Alessio Boni, attore di una soap ospedaliera – ma dai!- e la simpatica Finocchiaro ma coronano l’idea di un film in cui le storie parallele non prendono il volo, sospese tra la voglia di un intreccio e partecipazione, alla necessità di richiudere il tutto in camei personali. E’ forse questa la cosa più sorprendente per “La bestia nel cuore”, la completa disarmonia delle storie narrate, che, slegate ma non completamente, non contribuiscono a rafforzare la drammaticità dell’episodio centrale ed esulano, al tempo stesso, da qualsiasi intento di decostruzione narrativa. Perché dunque vedere questo film? Forse solo per la bellezza degli attori e attrici. Tra l’altro anche la Comenciani ha pensato bene di far intervenire la stupenda Stefania Rocca. Ma perché scegliere un’attrice, seppur bravissima, che porta un evidente tatuaggio nel ruolo di un’improbabile ragazza non vedente, ed esibirlo doppiamente in un malizioso due pezzi? A volte, anche i piccoli segnali di incoerenza rilevano un film inconcluso, non tanto per la loro banalità, ma per il fatto che si sono fatti notare all’interno di un racconto. Peccato!
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fabio
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venerdì 9 settembre 2005
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e' bello o piace?
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..cosa ha sto film: piace perche' tocca dei temi molto a cuore o e' bello?
Se faccio una stupida poesia su un amore saffico e' bella a prescindere?
Distinguete tra la bellezza (che e' un canone estetico oggettivo, con buona pace dei postmodernismi obsoleti) dal fatto che un film piace perche' parla di concetti che interessano.
Oggetivizzare il soggettivo e' una bestialita'.
Negare l'oggettivo e' una banalita'.
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(di eternal)
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girolamo
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venerdì 9 settembre 2005
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film profondo e stupendo.
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Più che una recenzione è un commento a quanto scritto da Marzia Gandolfi.
Il film è bellissimo e a me sembra decisamente non appropriata la critica della Gandolfi circa la supposta minimizzazione del dramma dell'incesto e la sua equiparazione a problemi minori quali i tradimenti e le infedeltà.
Purtroppo è la vita che ci porta quotidianamente a contatto con fenomeni banali o inconcludenti. Ed il fatto di aver subito drammi profondi nella nostra esistenza non ci rende immuni da essi.
E' il prezzo che si paga se si vuole rinascere dopo una profonda lacerazione. Anche la più profonda subita dalla nostra anima.
[+] guardati se puoi festen 1998 e confronta
(di anonimo)
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