Natale a casa Deejay

Antonio Dipollina

Alla prima scena c’è Fiorello in abiti ottocentechi, in quella successiva ci sono Gianni Morandi e Stefano Baldini (il primo è più famoso, ma il secondo ha vinto la maratona alle Olimpiadi di Atene) che corrono in mutandoni antichi sui tapis roulant per generare l’energia necessaria a irradiare nella città le trasmissioni di Tubo Deejay, radio ottocentesca. La musica è cantata e suonata in diretta da alcuni interpreti di grido riuniti in un juke-box umano, un’enorme ruota che gira e loro sono distesi dentro e vengono scelti dal dj.
E insomma siamo già dalle parti della follia, quella buona e parodistica con in più l’aggravante del Natale, per cui alla fine è impossibile non essere buoni davvero. È Natale a casa Deejay, ovvero un film, in vendita in dvd - e solo in dvd - nelle edicole da giovedì 2 dicembre. È un film vero, con tanto di regista - Lorenzo Bassano - casa di produzione nobile - la Colorado - attori, lavoratori, una storia.
La storia non ha nulla a che vedere con Eduardo, nonostante Il titolo, ma ha invece moltissimo a che vedere con Charles Dickens e il suo Racconto di Natale, quello celeberrimo con il protagonista avaro e cinico (lo Scrooge che ispirò Carl Barks nella creazione di Zio Paperone). Nel racconto originale, il bieco Scrooge che odia il Natale viene ricondotto a più miti consigli da una serie di terribili visioni del suo passato, del suo presente e del suo futuro, recategli dai relativi tre fantasmi. Alla fine diventa buono.
Nel film targato Deejay succede la stessa cosa, salvo che il protagonista non si chiama Scrooge ma «il Temibile Cavaliere di Molfetta», ovvero Linus, patron della radio, conciato in vesti ottocentesche - ovvio - e baffoni fluenti («Speravo di somigliare sullo schermo a Daniel Day Lewis, alla fine sono un buon surrogato di Thomas Milian-Monnezza»).
Linus nel film recita la parte del cinico capo della radio antica, che odia le musiche natalizie, vuole mandare in onda solo il rap e musica battente (gli Articolo 31 interpretano se stessi), fa lavorare tutta la radio anche il giorno di Natale e conduce rubriche come Un usuraio per voi, oppure Paga la rata. Ma a poche ore dalla festa, gli compare un terzetto (il Trio Medusa) che inizia a chiedergli di santificare il Natale cambiando per un giorno la radio e dedicandola a sentimenti e buone canzoni, oppure a canzoni e buoni sentimenti. E lì arrivano i tre fantasmi in successione (Digei Angelo, Platinette, Alessio Bertallot) a convincerlo. E alla fine, va da sé, il terribile Linus-Di Molfetta si commuove e cede. Come cedeva Ebenezer Scrooge nel racconto di Dickens, che ha avuto nei decenni le più svariate trasposizioni sullo schermo (la preferita di Linus, quella dei Muppet).
All’impresa - fare «il film della radio» - hanno contribuito tutti i personaggi che ruotano intorno all’emittente privata più seguita d’Italia. E il cast, alla fine, farebbe la gioia di qualunque programma tv, tra Luciana Littizzetto, Daria Bignardi, Paola Cortellesi, Gerry Scotti, i già citati Fiorello-Morandi-Baldini, Elio e le Storie Tese. Più i deejay e animatori vari della radio, a cominciare da Albertino, poi Prezioso, Nicola Savino e così via. In allegria, lavorando gratis («Grazie a tut-ti» dice al proposito un commosso Linus), facendo squadra, direbbe qualcuno. E con un occhio alle parodie celebri del passato, con gag e battutacce (il complesso in voga si chiama I Dik Dickens) e quel clima da «comune radiofonica» che è il segno distintivo di Deejay.
Questo il prodotto, dedicato soprattutto ai fans scatenati di Deejay («Siamo una famiglia, un po’ particolare» dice Linus «ma siamo anche una famiglia alternativa per migliaia di nostri ascoltatori. Adesso c’è anche il film»). Ma dietro, intorno,
si intravede parecchio altro. In primo luogo la bulimia irrequieta di Linus, personaggio del tutto anomalo nel dorato mondo dello showbiz: dj, manager, animatore, conduttore tv in varie occasioni, maratoneta di professione con allenamenti fissi e regolari, autore (anche per Celentano in tv), scrittore di autobiografie, varie ed eventuali. Ora ideatore e soggettista e pensatore di un film («La metafora che uso è quella dello squalo, nel senso che è sempre in movimento e non può dormire né fermarsi mai. Più banalmente, se non c’è qualcosa di nuovo da pensare o fare, mi annoio»). Nell’occasione, Linus dice chiaramente un’altra cosa: «Il film è proprio quello che vuole trasmettere: contro la tv del cinismo, contro questa deriva ormai incontrollabile per cui sembra funzionare tra il pubblico solo l’esibizione di maleducazione e cattiverie: un appiattimento imbarazzante e mortificante. Noi proviamo a dire che qualche buon sentimento in più non guasta, anzi».
E poi c’è l’operazione-film, che porta direttamente al dvd venduto in edicola. Il film è natalizio, provare a uscire nelle sale in questo periodo sarebbe stato un buon tentativo di suicidio. E bypassare i vari percorsi commerciali con un film «che costa come venti secondi del Polar Express di Zemeckis in arrivo», e diventa gadget di immediata fruizione e accessibilità da parte di tutti, sa di futuro, piaccia o meno.
Da Il Venerdì di Repubblica, 24 novembre 2004


di Antonio Dipollina, 24 novembre 2004