| Anno | 2004 |
| Genere | Documentario |
| Produzione | Francia |
| Durata | 80 minuti |
| Regia di | Patrice Leconte |
| MYmonetro | 3,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 aprile 2019
Patrice Leconte mostra un altro aspetto del suo bisogno di fare cinema senza cadere nella routine: le immagini del film sono scene documentarie di vita quotidiana in Cambogia, mentre l'audio è la suite sinfonica Dogora
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CONSIGLIATO SÌ
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Patrice Leconte mostra un altro aspetto del suo bisogno di fare cinema senza cadere nella routine: le immagini del film sono scene documentarie di vita quotidiana in Cambogia, mentre l'audio è la suite sinfonica Dogora che Etienne Perruchon ha suonato in pubblico nel 2002. Alla ricerca di un linguaggio cinematografico nuovo il regista ci offre uno sguardo libero da tutte le costrizioni tranne che da una: quella della partitura musicale che, caso più unico che raro, non si 'adatta' alle immagini ma preesiste loro. Ancora una volta (come è apparso peraltro chiaramente nei suoi ultimi due film L'uomo del treno e Confidences trop intimes il regista francese si dimostra interessato all'incontro tra due mondi diversi. Un incontro in cui lo scambio però è reciproco e produttivo.
Dogora (sottotitolo: Apriamo gli occhi) di Patrice Leconte asseconda in maniera radicale le proprie inclinazioni zen, già palesi nei film narrativi, il regista dell'Uomo del treno ha girato un film che non è né documentario né fiction, ma che sarebbe più appropriato definire una sinfonia per immagini. Leconte si è innamorato di una suite sinfonica del compositore Etienne Peruchon e ha voluto tradurla [...] Vai alla recensione »
I lineamenti esotici di una Cambogia spazzolata attraverso un vero e proprio poema sinfonico. E a metterci sotto lo svolazzo della firma, un nome grosso come quello di Patrice Leconte. Il suo ultimo lavoro: Dogora, un impasto di musica e immagini che sì stende per un'ora e venti senza cercare nessun tipo di appoggio verbale. Nessuna parola d'accompagnamento, quindi, nemmeno lo straccio di una sceneggiatura [...] Vai alla recensione »