figliounico
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mercoledì 21 dicembre 2022
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coraggioso, raro, film inchiesta
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Stilisticamente più vicino a Piazza delle cinque lune di Martinelli che a Salvatore Giuliano di Rosi si inserisce a buon diritto nel filone dei film inchiesta sempre poco prolifico e ultimamente del tutto inariditosi nel cinema nostrano che preferisce praticare la più lucrosa neo melodrammatica commedia all’italiana e già soltanto per questo motivo andrebbe visto. Lasciando perdere la diatriba sul contenuto se ovvero la tesi portata dal Benvenuti sia vera verosimile o inventata dal solito complottista, forse il poeta scrittore Dolci poco noto perché intellettuale scomodo e non inquadrato, a cui la pellicola è dedicata, il film di per sé è ben fatto con un cast di eccellenti professionisti tra cui spiccano Antonio Catania, il protagonista, ed un caratterista di lusso quale è Pino Puglisi l’indimenticabile interprete di Sedotta e abbandonata di Germi.
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Stilisticamente più vicino a Piazza delle cinque lune di Martinelli che a Salvatore Giuliano di Rosi si inserisce a buon diritto nel filone dei film inchiesta sempre poco prolifico e ultimamente del tutto inariditosi nel cinema nostrano che preferisce praticare la più lucrosa neo melodrammatica commedia all’italiana e già soltanto per questo motivo andrebbe visto. Lasciando perdere la diatriba sul contenuto se ovvero la tesi portata dal Benvenuti sia vera verosimile o inventata dal solito complottista, forse il poeta scrittore Dolci poco noto perché intellettuale scomodo e non inquadrato, a cui la pellicola è dedicata, il film di per sé è ben fatto con un cast di eccellenti professionisti tra cui spiccano Antonio Catania, il protagonista, ed un caratterista di lusso quale è Pino Puglisi l’indimenticabile interprete di Sedotta e abbandonata di Germi. Non ci fu nessun complotto tra mafia, servizi segreti, anche americani, e politica per organizzare la strage di Portella della Ginestra addebitandone la responsabilità al banditismo anarchico di Giuliano e tuttavia perché allora a distanza di 75 anni su quei fatti c’è ancora il Segreto di Sato?
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giuppy83
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lunedì 8 giugno 2015
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la strada verso la verità è ancora lunga
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Ho visto questo film una sera al Floridia Film Festival, e devo dire che sono rimasta colpita dall'enorme lavoro che Benvenuti e sua moglie Paola Baroni hanno realizzato nello scartabellare i documenti riguardanti la strage di Portella delle ginestre, uno fra i tanti episodi bui della storia siciliana fra prima e seconda repubblica.
La strage avvenne durante la festa del primo maggio in aperta campagna sul pianoro di Portella, correva l'anno 1947 e in seguito ad una pioggia di pallottole vennero uccise 11 persone e un centinaio ne rimasero ferite. Colpevole della strage fu subito dichiarato il bandito Giuliano e la sua banda, ma dal film e cioè dalla documentazione in possesso al regista si evince tutt'altro.
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Ho visto questo film una sera al Floridia Film Festival, e devo dire che sono rimasta colpita dall'enorme lavoro che Benvenuti e sua moglie Paola Baroni hanno realizzato nello scartabellare i documenti riguardanti la strage di Portella delle ginestre, uno fra i tanti episodi bui della storia siciliana fra prima e seconda repubblica.
La strage avvenne durante la festa del primo maggio in aperta campagna sul pianoro di Portella, correva l'anno 1947 e in seguito ad una pioggia di pallottole vennero uccise 11 persone e un centinaio ne rimasero ferite. Colpevole della strage fu subito dichiarato il bandito Giuliano e la sua banda, ma dal film e cioè dalla documentazione in possesso al regista si evince tutt'altro.
Bisogna sottolineare innanzitutto che questa parte di STORIA è ancora in parte poco chiara dato che vige il segreto di stato e gli unici documenti consultabili sono i verbali del processo di Viterbo, gli archivi dell’OSS di Washington, gli atti relativi alla strage pubblicati dalla Commissione Parlamentare Antimafia e le testimonianze raccolte da Danilo Dolci (al quale questo film è dedicato) su Portella e sulla banda di Giuliano.
Il film narra di come, durante il processo sulla strage che si è svolto nel 1951 a Viterbo, le scottanti dichiarazione di Gaspare Pisciotta (vicino al bandito Giuliano) portino il suo avvocato (l'attore Antonio Catania) a condurre segretamente e per proprio conto delle indagini circa la strage. Partendo da diversi piccoli particolari, quali il calibro delle pallottole estratte dai corpi delle vittime, la posizione dei banditi sul pianoro, il tipo di ferite riportate dalle vittime....si arriva pian piano a tessere una tela che si allontana sempre di più dalla verità ufficiale rendendo quella che sembrava "una storia semplice" citando Sciascia, un intricato rapporto fra mafia, politica nazionale,internazionale, rapporti con gli Stati Uniti d'America, il Vaticano...
Certo il finale è da tipica vicenda alla siciliana...chi vuole parlare viene zittito (Gaspare Pisciotta) e certo questo lascia un amaro in bocca che è ancora più amaro se si è siciliani!
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gianni lucini
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lunedì 14 novembre 2011
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un applauso fragoroso...
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Accolto da un applauso fragoroso alla fine della sua prima proiezione alla Mostra del Cinema di Venezia Segreti di Stato dichiara fin dall’inizio le sue fonti. Nella ricostruzione di quella che lui stesso definisce “la prima strage di Stato” della storia della Repubblica Italiana, Paolo Benvenuti attinge al poderoso archivio di documenti e testimonianze raccolte da Danilo Dolci (cui il film è dedicato), alla mole di documentazione desecretata pochi anni prima dalla Commissione Parlamentare Antimafia presieduta da Ottaviano Del Turco, agli incartamenti del processo depositati presso il Tribunale di Roma e a quelli custoditi negli archivi dell’Office of Strategic Services di Washington.
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Accolto da un applauso fragoroso alla fine della sua prima proiezione alla Mostra del Cinema di Venezia Segreti di Stato dichiara fin dall’inizio le sue fonti. Nella ricostruzione di quella che lui stesso definisce “la prima strage di Stato” della storia della Repubblica Italiana, Paolo Benvenuti attinge al poderoso archivio di documenti e testimonianze raccolte da Danilo Dolci (cui il film è dedicato), alla mole di documentazione desecretata pochi anni prima dalla Commissione Parlamentare Antimafia presieduta da Ottaviano Del Turco, agli incartamenti del processo depositati presso il Tribunale di Roma e a quelli custoditi negli archivi dell’Office of Strategic Services di Washington. Se per la sceneggiatura si avvale dell’aiuto di moglie Paola Baroni e per le riprese vuole al fianco il suo fedele assistente Mario Cereghino anche per la storia non si accontenta dei documenti , ma chiede e ottiene la consulenza di vari studiosi e conoscitori dei fatti narrati. Il film è entrato a far parte delle “nuove acquisizioni documentali” che accompagnano la richiesta di riapertura dell’inchiesta da parte dei famigliari delle vittime di Portella della Ginestra.
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gianni lucini
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lunedì 14 novembre 2011
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la logica delle indagini
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Non è facile portare sullo schermo le vicende legate alla Strage di Portella della Ginestra senza farsi schiacciare dal paragone con il film Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, uno dei monumenti del cinema italiano di denuncia civile. Per questa ragione Paolo Benvenuti in Segreti di Stato sceglie di percorrere una strada diversa dal grande maestro. Con un approccio quasi minimale alle vicende il regista affida alla logica e alla concatenazione dei fatti l’incarico di tenere desta l’attenzione dello spettatore e quando gli sembra che le parole rischino di non essere sufficienti introduce due geniali trovate come il plastico della montagna e i disegni dell’avvocato.
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Non è facile portare sullo schermo le vicende legate alla Strage di Portella della Ginestra senza farsi schiacciare dal paragone con il film Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, uno dei monumenti del cinema italiano di denuncia civile. Per questa ragione Paolo Benvenuti in Segreti di Stato sceglie di percorrere una strada diversa dal grande maestro. Con un approccio quasi minimale alle vicende il regista affida alla logica e alla concatenazione dei fatti l’incarico di tenere desta l’attenzione dello spettatore e quando gli sembra che le parole rischino di non essere sufficienti introduce due geniali trovate come il plastico della montagna e i disegni dell’avvocato. Semplice ed essenziale il plastico della zona di Portella utilizzato dal protagonista e dal suo amico perito consente di visualizzare con chiarezza l’evoluzione progressiva delle ricostruzioni e l’incoerenza delle teorie “ufficiali”. Quando il plastico non basta ci sono i disegni che l’avvocato redige per ordinare le proprie idee. Queste splendide tavole da fumetto che in realtà sono state disegnate da Loredano Ugolini hanno le stessa funzione delle tavole dei cantastorie: forniscono allo spettatore un supporto visivo che lo aiuta a seguire meglio la narrazione degli eventi. Non mancano momenti di genialità espressiva come la citazione del film di Francesco Rosi nel racconto della morte di Pisciotta e dei suoi preparativi attraverso le immagini riflesse nello specchio del mobiletto a muro della cella. Immaginifiche sono poi le sequenze delle “carte messe sul tavolo” in una sorta di appassionante solitario dal Professore, un personaggio ispirato alla figura di Giuseppe Montalbano, un comunista radiato nel 1957 dal PCI "per indisciplina". Una dopo l’altra mostrano la concatenazione degli eventi e delle responsabilità fino a quando un colpo di vento apre la finestra e le fa volar via...
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giovanni
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domenica 28 dicembre 2008
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un film storico
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IL FILM FA CONOSCERE L'ALTRA VERITA',CHE DA SEMPRE E'STATA INSABBIATA.NULLA E'PROVATO EFFETTIVAMENTE MA,LA REALTA'DI CUI SIAMO AL CORRENTE E' MENZOGNERA.I VERI LIBRI DI STORIA INSEGNANO(STORIA DELLA REPUBBLICA ITALIANA DAL DOPOGUERRA AI GIORNI NOSTRI,VIOLA)E TROVERETE CHE LA TESI DEL REGISTA NON E'INFONDATA MA VALIDA.PER CHI NON CONOSCE LA STORIA E' FACILE DIRE CHE BENVENUTI E' UN CIARLATANO.LUI HA SEGUITO UNA CORRENTE DI PENSIERO SUL TRAGICO EPISODIO CHE ANCOR OGGI NON SI E'TROVATA LA REALTA'.
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gabriele
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domenica 23 novembre 2008
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un film politico e problematico
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Ho visto questo film con grande ritardo rispetto alla sua uscita nei cinema, e l'ho visto in DVD, insieme a degli extra più o meno interessanti - in primis l'intervista al regista, che è la ragione per cui intervengo adesso, e dopo aver letto la recensione critica della redazione e gli interventi degli altri lettori. L'intervista a Benvenuti chiarisce appunto il problema politico e storiografico intorno a Portella: quello cioè della necessitá di relativizzare criticamente il ruolo avuto in quella circostanza da Salvatore Giuliano (con una critica molto forte al film di Rosi, che non mi sento di condividere) e quindi di inserire la strage in un contesto internazionale assai più ampio. Ma soprattutto chiarisce le intenzioni cinematografiche di Benvenuti, di non fare un "semplice" film di denuncia, ovvero un film a tesi, ma un film aperto, con il quale - è l'esplicita opinione del regista - poter anche essere in disaccordo.
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Ho visto questo film con grande ritardo rispetto alla sua uscita nei cinema, e l'ho visto in DVD, insieme a degli extra più o meno interessanti - in primis l'intervista al regista, che è la ragione per cui intervengo adesso, e dopo aver letto la recensione critica della redazione e gli interventi degli altri lettori. L'intervista a Benvenuti chiarisce appunto il problema politico e storiografico intorno a Portella: quello cioè della necessitá di relativizzare criticamente il ruolo avuto in quella circostanza da Salvatore Giuliano (con una critica molto forte al film di Rosi, che non mi sento di condividere) e quindi di inserire la strage in un contesto internazionale assai più ampio. Ma soprattutto chiarisce le intenzioni cinematografiche di Benvenuti, di non fare un "semplice" film di denuncia, ovvero un film a tesi, ma un film aperto, con il quale - è l'esplicita opinione del regista - poter anche essere in disaccordo. Personalmente ritengo insomma che questo film, opera di un regista che stimo molto e di cui ho apprezzato soprattutto "Confortorio" e "Gostanza",sia un film in cui si osa molto, in nome di una verità che si vuole gridare ma che allo stesso tempo non si vuole affermare apoditticamente (la scena della folata di vento che scompiglia le carte del professore va proprio in questa direzione). Certo, ci sono dei momenti piuttosto didascalici (la prima scena col politico in visita al carcere di Viterbo, le ricostruzioni con il perito), e che possono apparire perfino superflui (le ricostruzioni in loco), ma che si fanno apprezzare soprattutto per la padronanza che il regista mostra dell'inquadratura. Le scene girate a Portella, per esempio, con quel cielo sullo sfondo e riprese leggermente dal basso mi hanno fatto pensare a Straub...
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anonimo
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lunedì 22 settembre 2008
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il capolavoro di paolo benvenuti
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"Segreti di Stato" è sicuramente il capolavoro di Paolo Benvenuti, ma forse è anche uno dei migliori film politici mai realizzati in Europa. Con la sua eccezzionale intelligenza il film annienta e spazza via le brutture demagogiche e odiose dei vari Elio Petri e Francesco Rosi, i peggiori registi italiani di sempre, e si allinea alla pari con un altro capolavoro di cinema politico, "Sbatti il mostro in prima pagina" (1971) di Marco Bellocchio-Goffredo Fofi. "Segreti di Stato" è uno dei più grandi capolavori cinematografici di sempre (in Italia), che chiunque voglia apprrocciarsi al cinema in modo serio e militante deve conoscere e apprezzare.
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giordano meraviglia
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domenica 24 febbraio 2008
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la politica è magia nera
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Un avvocato nutre dubbi comprensibili sui risultati dell’inchiesta ufficiale sulla strage di Portella della Ginestra e decide di indagare in proprio, fino a giungere a conclusioni recisamente opposte a quelle emerse dal processo de 1951.
Di Salvatore Giuliano s’intravede soltanto l‘ombra, in questo film, evitando magistralmente inutili confronti con il film di Francesco Rosi sul brigante siciliano.
Il film procede per sovrapposizioni, con un altalenare interessante tra immagini di repertorio tratte dai cinegiornali dell’epoca e la finzione cinematografica, e tra la verità, impossibile da reperire, e le reticenze, le bugie, le mezze ammissioni che non portano a soluzione alcuna.
E l’avvocato è in realtà l’alter-ego del regista, che cerca di scavare nelle pieghe di una storia che di chiaro non ha quasi nulla, come le ricostruzioni disegnate ricordano uno storyboard ed il plastico della zona fa pensare, indubbiamente, alla costruzione di un set.
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Un avvocato nutre dubbi comprensibili sui risultati dell’inchiesta ufficiale sulla strage di Portella della Ginestra e decide di indagare in proprio, fino a giungere a conclusioni recisamente opposte a quelle emerse dal processo de 1951.
Di Salvatore Giuliano s’intravede soltanto l‘ombra, in questo film, evitando magistralmente inutili confronti con il film di Francesco Rosi sul brigante siciliano.
Il film procede per sovrapposizioni, con un altalenare interessante tra immagini di repertorio tratte dai cinegiornali dell’epoca e la finzione cinematografica, e tra la verità, impossibile da reperire, e le reticenze, le bugie, le mezze ammissioni che non portano a soluzione alcuna.
E l’avvocato è in realtà l’alter-ego del regista, che cerca di scavare nelle pieghe di una storia che di chiaro non ha quasi nulla, come le ricostruzioni disegnate ricordano uno storyboard ed il plastico della zona fa pensare, indubbiamente, alla costruzione di un set.
L’attendibilità della verità proposta da Benvenuti non ci riguarda: ci riguarda il suo cinema, e il linguaggio da lui utilizzato per la realizzazione di questo film in particolare, nel quale la sovrapposizione tra cinema e realtà è continua, e sembra quasi suggerire l’impossibilità di cogliere il senso di questo come di tanti altri avvenimenti della nostra storia recente.
Un film sfuggente ed allo stesso tempo suggestivo, che apre il proprio sguardo sul mistero e lo richiude sul mistero, come in un racconto fantastico: perché la verità non si può conoscere, e gli elementi naturali (il vento che spazza via le carte del professore comunista) intervengono, come per magia, ad ingarbugliare ulteriormente la realtà. Perché la politica, sembra suggerire il regista, è magia, ma non una magia qualsiasi, bensì la magia nera.
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salvelli
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sabato 4 agosto 2007
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per non fermarsi alla verità ufficiale............
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Un film indubbiamente interessante: non tutto ciò che mostra é "storicamente" provato, ma é molto verosimile (visti anche gli sviluppi successivi della nostra storia patria!).
Ce ne fossero di cineasti come Benvenuti, che ci invitano a non fermarci alla superificie delle cose, dubitando - in primo luogo - delle verità ufficiali....
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alessandro
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sabato 25 ottobre 2003
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un film anti-storico
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Il film di Paolo Benvenuti tenta di insegnare la storia attaverso il Cinema. Si avventa in teorie di fantapolitica e dichiara troppo facilmente verità vacillanti. La telecamera di Benvenuti come quella di Giuseppe Ferrara ricade sempre nelle acque torbide della propaganda. Come nei filmati degli anni 20' sul fascismo. Il cinema storico da seguire è quello di Francesco Rosi. Dove un'attenta lettura dei fatti lascia allo spettatore la possibilità di riflettere. Di valutare ciò che è realmente successo. In Segreti di Stato si rimane imbrigliati nello schema mentale del regista. Praticamente come andare ad una lezione di storia a casa dei coniugi Benvenuti.
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