La strada verso casa

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Un film di Zhang Yimou. Con Ziyi Zhang, Sun Honglei, Zheng Hao, Zhao Yuelin Titolo originale Wo dofu quin mu quin. Drammatico, durata 100 min. - Cina 1999. MYMONETRO La strada verso casa * * * 1/2 - valutazione media: 3,93 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L'amore sprofonda . . . Valutazione 1 stelle su cinque

di boboskij


Feedback: 482 | altri commenti e recensioni di boboskij
giovedì 26 luglio 2012

 La Strada verso casa è un film del  cinese Zang Yimou, tratto dal romanzo ''Remembrance'' dello scrittore Bao Shi (autore anche della sceneggiatura).Con quest'opera, girata a poca distanza dalla precedente  ''Non uno di meno'', il regista ci racconta di una storia d'amore che ha come sfondo un paesino di montagna della Cina feudal-maoista.Il goffo tentativo di esaltare valori dell'amore quali fedeltà e purezza si rivelano a dir poco patetici. Inondando l'intera opera di un'eccessiva e ridondante mielosità,  paradossalmente Zang Yimou finisce per esaltare gli aspetti più maniacali di questo  sentimento , scambiandolo talvolta con l'ossessione più morbosa.Il film si apre con l'arrivo nel paesino di montagna di un giovane uomo d'affari cinese richiamato dall'improvvisa morte dell'anziano padre.L'uomo dovrà fare i conti con la pretesa della madre ,intestarditasi nel voler celebrare la morte del marito,seguendo  una vecchia tradizione funeraria del luogo.La madre desidera infatti che la bara del marito(ex maestro e quindi importante figura nel villaggio) sia trasportata a spalla, seguita da un corteo funebre che accompagni così il defunto in una processione, dalla città in cui è morto l'uomo, al paesino natale,così che l'anima di quest'ultimo non si scordi mai della strada per far ritorno a casa.Qui parte la seconda riflessione del regista ,volta a celebrare  l'importanza delle tradizioni e dei valori del passato, ormai abbandonati dopo la rivoluzione culturale.Valori gettati per l'appunto in ombra dalle recenti spinte neoliberiste del paese.Il nostalgico Zang Yimou sfrutta quest'occasione per lanciare un una velata critica nei confronti della politica del regime e della recente apertura liberale .Veicola questo sentimento nostalgico in modo piuttosto efficace, utilizzando un brillante escamotage stilistico.Se il tempo presente viene raccontato dall'uso di un acromatico bianco e nero , ritroviamo l'utilizzo del colore nella  pellicola solo per la narrazione riguardante gli eventi del passato.La storia si snoda infatti  con un lungo salto temporale in cui viene descritta la nascita della storia d'amore appena conclusasi ,tramite dei flash back raccontati dalla voce fuori campo del figlio.E qui il film inizia a sprofondare nel melenso, arrivando in alcuni punti ad essere addirittura irritante se non ridicolo presentando talvolta una visione a dir poco caricaturale dell'amore.Il regista cerca di sfruttare al massimo il lirismo e la poesia del paesaggio montano cinese con dei campi lunghi.Peccato che nelle citate inquadrature faccia capolino la giovane protagonista (la bella Zhang Ziyi) che imbacuccata nei pesanti abiti montani perde tutta la sua grazia, sembrando talvolta un personaggio da cartone animato.Questo è ancor più evidente nella goffa corsa in cui la vediamo percorrere,tutta infagottata la famosa strada che separa il paese dalla città.Strada che diventa così importante per la donna al punto di volerla ripercorrere a piedi alla morte del marito poichè per anni è stata il simboloi del loro legame d'amore, unendo e dividendo allo stesso tempo i due giovani innamorati .Ad appesantire il tutto si aggiungono poi le continue dissolvenze e sovraimpressioni ,ripetute fino alla nausea. Ripetuti  in maniera fin troppo ossessiva paiono essere anche i continui ed  a dir poco assillanti cori dei bambini nel ripetere la lezione dell'insegnante. Zang Yimou vorrebbe esaltare il ruolo del maestro,figura centale nella cultura orientale, ma non fa che enfatizzare l'aspetto più piatto e banale dell'apprendimento che sembra ridurre al solo e unico dogmatismo.Ci sentiamo infatti ripere per tutta la durata del film questa sequela straziante di regole, fra cui il leit motiv preferito dal regista:'' "conoscere il passato per costruire il futuro''.Insomma,il tutto finisce per diventare un noioso melodramma intriso di banalità nostalgiche.La colonna sonora ricorda vagamente quella del Titanic,e in un paio di inquadrature si intravedono dei poster(totalmente fuoriluogo) del celebre colossal.In entrambi i film si può trovare un trait d'union: per certi versi lo sprofondamento del Titanic simboleggia lo sprofondare del mondo moderno e delle sue innovazioni.Ma se nell'opera di Cameron vediamo sprofondare la sola nave, nel film di Zang Yimou è l'intera storia ad essere risucchiata negli abbissi di un 'opaca noia.

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