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Ligabue |
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Un film di Salvatore Nocita.
Con Flavio Bucci, Andréa Ferréol, Pamela Villoresi, Renzo Palmer, Alessandro Haber.
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Biografico,
Ratings: Kids+16,
durata 120 min.
- Italia 1977.
MYMONETRO
Ligabue   
valutazione media:
3,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Uno dei pittori italiani più speciali di sempre.
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| sabato 11 luglio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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LIGABUE (IT, 1977) diretto da SALVATORE NOCITA. Interpretato da FLAVIO BUCCI, ALESSANDRO HABER, GIUSEPPE PAMBIERI, PAMELA VILLORESI, ANDREA FERREOL, RENZO PALMER, LUCIANO MELANI, GINO LAVAGETTO, CARLO BAGNO, FRANCO ODOARDI, MARISA LAURITO
Vita (dall’anno in cui approdò in Italia da Zurigo, il 1919, all’anno della morte, il 1965) e opere del pittore emiliano Antonio Laccabue, detto Toni Ligabue e soprannominato dai paesani "ul matt" o "ul tedesch". Padano di nascita nordica, egli portò con la varietà cromatica dei suoi quadri iperrealistici e spettacolari un soffio d’aria naïf nell’arte figurativa italiana del Novecento. Dal carattere anarcoide, irascibile e insofferente alla vita sociale, visse per lungo tempo ritirato nei boschi della bassa reggiana vagabondando senza sosta fra le due rive del Po, per poi essere artisticamente scoperto dallo scultore Marino Mazzacurati, condotto nel laboratorio di lavoro di quest’ultimo e infine valutato positivamente soltanto nel secondo dopoguerra, quando i suoi quadri riscossero successo nell’intero paese e il pittore cominciò a comparire sui giornali, ad allestire mostre proprie e a vincere premi. Impagabili le scene che vedono Ligabue all’opera mentre dipinge animali esotici e selvaggi oppure quando espone irruentemente le crisi depressive e rabbiose e nei momenti in cui scorrazza a tutta velocità per i viali di Gualtieri con la sua motocicletta rossa. Prima di raggiungere la popolarità nazionale, il solitario e sfortunato pittore spesso dà via i suoi quadri per un piatto di minestra o un rifugio in cui passare la notte. Gli sono amici, nel suo travagliato percorso di crescita personale e professionale, il gentile e amichevole Cachi, lo stesso Mazzacurati con la moglie Pia, la locandiera Cesarina, il sindaco di Gualtieri e a loro modo anche gli abitanti della località pianeggiante che un po’ lo ammirano e un po’ lo disprezzano per i suoi disturbi psichiatrici. Sceneggiato televisivo in tre puntate uscito nel 1977, è uno spaccato biografico di uno degli artisti più geniali e improbabili di tutti i tempi, un uomo del quale ci rimane, al di là di ogni eventuale ed egoistica interpretazione, il suo ritratto di individuo oppresso dalla solitudine e dalle disgrazie nelle quali è involontariamente incappato nei suoi sessantasei anni di esistenza. L’intensa recitazione di Bucci è la carta vincente di un’opera che Nocita sa trasformare in analisi autentica e veritiera valorizzando la sceneggiatura di Arnaldo Bagnasco e Cesare Zavattini (la stessa fonte d’ispirazione della miniserie è un suo poema in versi dedicato a Ligabue) per i brandelli di ricchezza che emergono in sequenze vissute con carattere e passione innegabilmente potenti. La schiettezza con cui le alterne vicende sperimentate dal protagonista prendono corpo di fronte ad un attonito spettatore assume numerose volte tinte impressionanti e aspetti stilistici che lasciano a bocca aperta per la brutalità dell’intreccio e la verosimiglianza spinta alle estreme conseguenze dall’esasperazione. L’unico punto debole è un finale di compromesso dove tutti i paesani che conobbero Ligabue si esprimono in modo equivoco sul suo conto, evocandone un ricordo troppo soffocato dalle opinioni di una normalità che allontana il diverso con inutile e deprecabile disgusto. Eccellenti performances anche da parte di un giovane A. Haber e di un G. Pambieri che recita il ruolo dello scopritore di talenti dividendosi fra amicizia e risentimento per un uomo emarginato ed escluso dalla sanità sociale, ma che in fondo al suo animo vorrebbe un posto d’onore in mezzo a persone che probabilmente non valgono quanto lui, non solo da una prospettiva artistica ma anche sul piano umano. Una colonna sonora superba (composta dal maestro Armando Trovajoli) che scandisce con note gelide e malinconiche un bio-pic sottoforma di racconto di formazione la cui effervescenza narrativa irrompe come un torrente in piena.
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