elgatoloco
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lunedì 25 ottobre 2021
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un bond "particolare"
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"Ypu ONly Live Twice"(Lewis Gilbert, sceneggaitura id Roald Dahl, dal romanzo di Ian FLeming, 1967). James Bond, caché in quanto finto morto, "riemerge" indagando sulla misteriosa sparizione di una navicella spaziale USA e di una dell'URSS, per cui le supepotenze dell'epoca si accusavano a vicenda, quasi arrivando sull'orlo di una guerra atomica, il fatnasma che percorreva gli incubi di molte persone in queglli anni; ma nei cieli del Giappone emerge anche un "UFO"; che invece è più che connotabile come oggetto estreneo ma non proveniente da altri mondi. In realtà, come sempre nei romanzi di Fleming e nei film liberamente tratti dai suoi romanzi, , resopisanbile del doppio misfatto è un"corpo estraneo", la Spectre, impersonificata da Blofeld, il"vilain"di turno.
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"Ypu ONly Live Twice"(Lewis Gilbert, sceneggaitura id Roald Dahl, dal romanzo di Ian FLeming, 1967). James Bond, caché in quanto finto morto, "riemerge" indagando sulla misteriosa sparizione di una navicella spaziale USA e di una dell'URSS, per cui le supepotenze dell'epoca si accusavano a vicenda, quasi arrivando sull'orlo di una guerra atomica, il fatnasma che percorreva gli incubi di molte persone in queglli anni; ma nei cieli del Giappone emerge anche un "UFO"; che invece è più che connotabile come oggetto estreneo ma non proveniente da altri mondi. In realtà, come sempre nei romanzi di Fleming e nei film liberamente tratti dai suoi romanzi, , resopisanbile del doppio misfatto è un"corpo estraneo", la Spectre, impersonificata da Blofeld, il"vilain"di turno. Travestitosi da cosmonauta, il solito"salvatore del mondo"James Bond, risucirà a infiltrarsi nel rifjugio del"cattivone", riuscendo a sventare il disastro pianficato.... Con una sceneggiatura di un autore "fantastico", con la necessità di agire sinergicamente con la cutlura giapponese, lontana da quella europea.USA, anche se certo i film bondiani, molto "poplari"non attingono per nulla la profondità dei romanzi di Tanizaki o di Mishima, per fare solo due nomi della letteratura"yap"recente.quasi contemporanea, ,ma certamente qualcosa dello sitle e del gusto yap c'è, anche per coinvolgere quel pubblico. Le megaproduzioni, nella logica capitalistica, hanno certo bisogno di vendere all'estero i propri prodotti e questo avviene anche per i film, dove questo quinto Bond della serie resa dal grande Sean Connery, uncio vero grande interprete del personaggio insieme con Roger Moore,con il fascino del vulcano, quello spaziale(la tecnica di oggi è ben altra rispetto a quella di quasi cinquantacinque anni fa), con l'atmsfera un po'dark.fantastica di Dahl, con la bellezza"esotica"(ma un giorno dovremo interrogarci su che cosa sia esotico e perché lo consideriamo tale) della bond girl "principlae"Akiko Wakabayashi e il fascino"perverso"-diabolico del personaggio di Blofeld, dove finalmente emerge l'attore Donald Pleasence, che in seguito sarà interprete di tanti horror, di tanti film fantastici che lavorano sulle paure e sui fantasmi che tutti noi abbiamo-.coltiviamo in un modo o nell'altro, Non eccelsa la canzone.traino, cantata da Nancy SInatra, che cercava di evocare il fascino della voce del padre Frank, non riuscendovi. El Gato
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paolp78
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sabato 22 agosto 2020
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il fantaspionaggio di 007
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Quinto capitolo della serie di film dedicati al celebre agente segreto britannico nato dalla penna di Ian Fleming. Come nei precedenti quattro, James Bond è interpretato da Sean Connery che ancora oggi a tanti anni di distanza resta l'attore al quale viene più direttamente associato il celebre 007, essendo stato colui che ha portato al successo il personaggio e l'intera saga, facendone una delle più fortunate e di successo del cinema mondiale. Al contempo Connery ricavò una enorme fama internazionale dal personaggio, divenendo egli stesso un'icona e certamente l'attore che avrà la migliore carriera cinematografica tra quelli che hanno interpretato Bond.
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Quinto capitolo della serie di film dedicati al celebre agente segreto britannico nato dalla penna di Ian Fleming. Come nei precedenti quattro, James Bond è interpretato da Sean Connery che ancora oggi a tanti anni di distanza resta l'attore al quale viene più direttamente associato il celebre 007, essendo stato colui che ha portato al successo il personaggio e l'intera saga, facendone una delle più fortunate e di successo del cinema mondiale. Al contempo Connery ricavò una enorme fama internazionale dal personaggio, divenendo egli stesso un'icona e certamente l'attore che avrà la migliore carriera cinematografica tra quelli che hanno interpretato Bond.
Questo quinto film doveva essere anche l'ultimo interpretato da Connery; in effetti in quello successivo il ruolo dell'agente 007 è affidato a George Lazenby, ma l'insuccesso commerciale della pellicola costringerà i produttori a richiamare Connery per il settimo film, “Agente 007 – Una cascata di diamanti”, che sarà effettivamente l'ultimo dell'attore scozzese, se si esclude l'apocrifo “Mai dire mai”.
Il film è il classico susseguirsi di scene d'azione, con inseguimenti, sparatorie e scazzottate, tutte molto ben eseguite e spettacolari, e tutto quanto inserito dentro una storia decisamente poco realistica e sopra le righe, ma comunque solida e ben costruita, come deve essere un film di 007.
Non ci sono Bond girls celebri: sono quasi tutte nipponiche, tranne un'agente della Spectre, ma nel complesso non costituiscono un'attrazione della pellicola e si dimenticano quasi subito.
Si segnala infine la partecipazione di un attore di livello come Donald Pleasence, a cui non a caso viene affidata la parte del cattivissimo capo della Spectre Ernst Stavro Blofeld, che proprio in questo film viene mostrato per la prima volta in tutta la saga cinematografica. Il volto di Pleasence, per altro imbruttito da una gigantesca cicatrice, risultò adattissimo ad impersonificare il personaggio, rimanendo nella memoria collettiva degli spettatori, tanto che Mike Myers nella sua parodia trae ispirazione da questa versione di Blofeld per il suo esilarante “Dottor Male”.
Buona la regia di Lewis Gilbert, con belle riprese tecnicamente bene eseguite; tra le scene più apprezzabili si ricorda quella del combattimento aereo tra elicotteri.
Ingenti i mezzi adoperati.
Le mitiche musiche che accompagnano l'intera saga sono sempre un valore aggiunto.
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pacittipaolo
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lunedì 9 dicembre 2019
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un esempio di buon intrattenimento per tutti
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Il quinto film di James Bond si distingue subito per una mano più leggera ed è meno maschilista dei precedenti (nonostante la battuta “In Giappone gli uomini vengono primi e le donne seconde”). Ciò è dovuto soprattutto al nuovo regista Lewis Gilbert ed allo sceneggiatore Roald Dahl. Gli ingredienti per il grande spettacolo ci sono tutti (come il grande direttore della fotografia Freddie Young che si unisce agli altri collaboratori dei film precedenti), ma è evidente una transizione a una dimensione da fumetto per ragazzi, con meno sesso e violenza dei precedenti, e meno pretenzioso, per chi considerava gli altri tali (e infatti loda film come questo della serie).
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Il quinto film di James Bond si distingue subito per una mano più leggera ed è meno maschilista dei precedenti (nonostante la battuta “In Giappone gli uomini vengono primi e le donne seconde”). Ciò è dovuto soprattutto al nuovo regista Lewis Gilbert ed allo sceneggiatore Roald Dahl. Gli ingredienti per il grande spettacolo ci sono tutti (come il grande direttore della fotografia Freddie Young che si unisce agli altri collaboratori dei film precedenti), ma è evidente una transizione a una dimensione da fumetto per ragazzi, con meno sesso e violenza dei precedenti, e meno pretenzioso, per chi considerava gli altri tali (e infatti loda film come questo della serie). Il problema di 007 era quello, mantenendosi fedele allo stile della serie, di inventare sempre cose nuove per superare gli imitatori che seguivano ogni film. C'è una bella atmosfera (si respira ancora bene l'aria anni '60) e si sente una influenza (già presente in Thunderball) psichedelica nello spettacolo (siamo nel 1967), ma, nonostante molti bei e suggestivi momenti, il difetto del film è che non si crede alla trama quando lo si guarda (che per una storia di 007, caratterizzata da ogni aspetto del bon vivant, può anche essere un difetto relativo). Mie Hama, specie di Brigitte Bardot giapponese, si scambiò la parte principale con Akiko Wakabayashi, data la sua scarsa conoscenza della lingua inglese (dopo aver manifestato l'intenzione di suicidarsi se non avesse partecipato al film). A differenza di Thunderball, film che si prendeva (o sembrava prendersi) sul serio ma con una lavorazione rilassata, questo fu un film che non si prese troppo sul serio ma che ebbe una lavorazione travagliata, pericolosa e con momenti drammatici (come la morte del cast evitata all'ultimo momento per un annullamento di un volo aereo schiantatosi o un grave incidente a un operatore che perse un piede); lo stesso Connery non era di ottimo umore, sottoposto all'invadenza della stampa (e ormai deciso a non proseguire più nel personaggio). Ormai lo scenografo Ken Adam (che doveva risparmiare per i set dei primi film) poteva permettersi richieste come quella del set del vulcano nascondiglio di Blofeld, - l'idea originaria (di Broccoli) del film - che da solo è costato quanto l'intero Licenza di uccidere, una “pazzia” (definita tale a distanza di anni dallo stesso Adam) in cui il geniale futuro premio Oscar (che forse avrebbe meritato anche per il suo lavoro per i film di James Bond) ha fatto una bella scommessa (“Non avrei lavorato più al cinema come scenografo se le cose fossero andate male”) ma il suo talento appare più che mai esaltato dalle scene nel vulcano (set sbalorditivo anche se orrendo visto dall'esterno, la cui conclusione fu bagnata da un brindisi con tutti quelli - sempre più entusiasti - che vi avevano lavorato). Se l'impostazione generale della serie - semplice nei temi e chiara nell'immagine senza effettismi è dovuta ai produttori Saltzman e Broccoli e la costruzione del film ai preziosi collaboraori (tra cui non si può non citare ancora una volta il montatore Peter Hunt - che aspettava i ruolo di regista - e il compostore Jonh Barry) questo film, come tutti, ha infusa la personalità del regista, un uomo molto intelligente, capace di spingere in superficie il lato buffo, umoristico delle situazioni serie e di animare piacevolmnte scene con molti personaggi. Alla domanda se considerava questo film una cosa seria, rispose: Con quello che costa, è una cosa seria. E rimase soddisfatto del film, anche se gli incassi, pur buoni, furono inferiori alle attese e in proporzione ai costi rispetto ai precedenti (segno probabilmente del difetto di cui sopra, che comunque non compromette all'opera di restare un buon intrattenimento).
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rmarci05
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sabato 25 agosto 2018
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carino, ma inferiore ai precedenti
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Passabile anche questo episodio della saga ma, a differenza dei precedenti, è generalmente meno convincente: Sean Connery è visibilmente stanco del ruolo (era intento a smettere dopo Thunderball) e il suo personaggio ha meno carisma; la trama è piuttosto originale, soprattutto se si considera la base della spectre, ma il ritmo a volte è lento, a causa di un montaggio poco efficace. Mi sono piaciuti molto invece le splendide ambientazioni giapponesi e il personaggio di Blofeld, ben interpretato da Donald Pleasence.
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fedeleto
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domenica 11 giugno 2017
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bond vive
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Dopo che due navicelle (una russa e una americana) vengono "rubate" inspiegabilmente nello spazio, si preannuncia una possibile terza guerra mondiale poiché la Russia accusa l'America e viceversa. In realtà dentro tutto questo c'è la Spectre con il compito di far scoppiare una nuova guerra, e Bond deve impedirlo.Il quinto capitolo di Bond non è male, la regia di Lewis Gilbert (Alfie) è nettamente diversa da quella di Hamilton e Young, ma non tralascia le scene d'azione (la battaglia con il piccolo elicottero Neillie) le scenografie non mancano grazie ad un Giappone più che fotogenico.La sceneggiatura stavolta viene affidata a Roald Dahl, e nonostante la storia funzioni è comunque inferiore ai precedenti capitoli di Bond.
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Dopo che due navicelle (una russa e una americana) vengono "rubate" inspiegabilmente nello spazio, si preannuncia una possibile terza guerra mondiale poiché la Russia accusa l'America e viceversa. In realtà dentro tutto questo c'è la Spectre con il compito di far scoppiare una nuova guerra, e Bond deve impedirlo.Il quinto capitolo di Bond non è male, la regia di Lewis Gilbert (Alfie) è nettamente diversa da quella di Hamilton e Young, ma non tralascia le scene d'azione (la battaglia con il piccolo elicottero Neillie) le scenografie non mancano grazie ad un Giappone più che fotogenico.La sceneggiatura stavolta viene affidata a Roald Dahl, e nonostante la storia funzioni è comunque inferiore ai precedenti capitoli di Bond.Sean Connery in ottima forma abbandona e lascia il ruolo perché stanco della serie, forse non il miglior Bond, ma senza dubbio avventuroso quanto basta.
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paolopace
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martedì 4 ottobre 2016
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uno dei bond più originali
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Con questo film Bond cambia tono e allarga il tipo di pubblico potenziale. Era una scelta necessaria in quanto la prima fase si era virtualmente esaurita col precedente. Ma il segreto del Bond è quello di avere troppi ingredienti indovinati per perire, sorprendendo anche i critici. Diventato un affare più serio per i soldi che è costato (il set di Ken Adam dell'interno del vulcano é costato quanto l'intero primo film) che per ogni altra cosa, il quinto episodio della serie non nasconde di essere un fumetto, manda in cantina ideologismi, intellettualismi, approfitta delle location orientali per creare una film arioso e lirico, diretto con intelligente levità da Lewis Gilbert che ha come unico punto di contatto col precedente la componente psichedelica e il fulcro sulla tecnologia, però qui volutamente esagerata così come il tono sovente di parodia di quest'opera richiedeva.
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Con questo film Bond cambia tono e allarga il tipo di pubblico potenziale. Era una scelta necessaria in quanto la prima fase si era virtualmente esaurita col precedente. Ma il segreto del Bond è quello di avere troppi ingredienti indovinati per perire, sorprendendo anche i critici. Diventato un affare più serio per i soldi che è costato (il set di Ken Adam dell'interno del vulcano é costato quanto l'intero primo film) che per ogni altra cosa, il quinto episodio della serie non nasconde di essere un fumetto, manda in cantina ideologismi, intellettualismi, approfitta delle location orientali per creare una film arioso e lirico, diretto con intelligente levità da Lewis Gilbert che ha come unico punto di contatto col precedente la componente psichedelica e il fulcro sulla tecnologia, però qui volutamente esagerata così come il tono sovente di parodia di quest'opera richiedeva. Non più l'ironia, a volte scura e crudele, non il cinismo, drasticamente ridotta la dose di sesso e di violenza, questo Bond ha fatto parlare alcuni critici di decadenza se non di fine di 007, confermata dall'annuncio di Connery di non interpretare più il personaggio. Anche se alcune battute dimostrano una mentalità anni '60 (la cui "aria" è un grande pregio del film, se vi piace), il quinto episodio della serie è molto meno volgare e maschilista dei precedenti (con il montaggio influenzato da un tocco femminile). Un Bond indubbiamente diverso dai precedenti, come dai seguenti. Un capolavoro, se può esserlo un film che non chiede di credere alla storia che si osserva (questa fu probabilmente la causa dell'incasso grande ma inferiore alle aspettative in confronto ai due precedenti), non fosse che per il cast tecnico e artistico da Oscar che ha lavorato con grande cura, come il direttore della fotografia Freddie Young, lo scenografo Ken Adam, il montaggio di Peter Hunt, la musica di John Barry, gli effetti speciali di John Stears. Donald Pleasence ha bisogno di meno tempo di altri per recitare un cattivo memorabile, Testuro Tamba è grande e le attrici giapponesi sono brave (specie Akiko Wakabayashi, Mie Hama, la "Brigitte Bardot del Giappone", compensa con la sua bellezza). Molto affascinante e sensuale Karin Dor. Alcuni scorci, inquadrature, composizioni figurative del film - che si prende anche discrete licenze poetiche - sono assolutamente magici. Anche se non è il Connery più in forma resta per me insuperabile come 007 (con la sola possibile eccezione - anche se tutti gli altri se la sono cavata egregiamente - di Daniel Craig). Il Martini è erroneamente definito "mescolato e non agitato", al contrario di come si deve fare.
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angelino67
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mercoledì 4 maggio 2016
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un bond gentile
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Un film molto atmosferico, con favolose riprese del grande, forse il più grande in quel monento in Inghilterra, direttore della fotografia Freddie Young, scelto dal regista Lewis Gilbert che voleva massimizzare la qualità del prodotto anche in un film volutamente scherzoso e leggero che a differenza dei precedenti non chiedeva di essere preso sul serio. Geni al lavoro: i titoli di testa di Maurice Binder sono eccezionali; John Barry firma una delle sue migliori colonne sonore; Ken Adam é scatenato alle scenografie (il set dell'interno del vulcano - in campo lungo 135 metri - é costato da solo quanto il primo film della serie: "All'epoca molti pensavano che fossi pazzo").
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Un film molto atmosferico, con favolose riprese del grande, forse il più grande in quel monento in Inghilterra, direttore della fotografia Freddie Young, scelto dal regista Lewis Gilbert che voleva massimizzare la qualità del prodotto anche in un film volutamente scherzoso e leggero che a differenza dei precedenti non chiedeva di essere preso sul serio. Geni al lavoro: i titoli di testa di Maurice Binder sono eccezionali; John Barry firma una delle sue migliori colonne sonore; Ken Adam é scatenato alle scenografie (il set dell'interno del vulcano - in campo lungo 135 metri - é costato da solo quanto il primo film della serie: "All'epoca molti pensavano che fossi pazzo"). Bob Simmons, controfigura di Connery, il primo a coreografare le scene di combattimento, un'altro dei tanti grandi che hanno contribuito al valore e al successo della saga, fa qui uno dei suoi lavori migliori. E' un Bond per tutta la famiglia, più aggraziato, festoso. Con una bella spugna Gilbert cancella i rovelli intellettuali e psicologici dei film precedenti e accentua le caratteristiche spettacolari, fantascientifiche e inverosimili. Viene allo scoperto il fondamento senza pretese del Bond, da fumetto, da intrattenimento fanciullesco. Secondo i punti di vista, questo è un progresso o un indebolimento della serie. Via il cinismo, ridimensionate la violenza e l'erotismo, il Bond di Gilbert ha il merito di non essere volgare e a suo modo, intelligente e consapevole delle cose del mondo di cui mette il rilievo i lati comici: una lezione di cui terranno conto anche i registi del Bond più serioso come John Glen. Lo sceneggiatore Roal Dahl conosceva Fleming, ne era amico ma la sua scelta è emblematica di questa impostazione. Siamo nell'era psichedelica, e si vede; ciò contribuisce al fascino del film. Akiko Wakabayashi e Mie Hama (che all'ultimo momento si sono scambiate i ruoli per l'inadeguatezza di quest'ultima, pur deliziosa, in quello principale) sono efficaci mentre è curiosa la scelta di Karin Dor che era esteticamente lontana dal personaggio della sceneggiatura. Le battute che oggi consideriamo sessiste erano coerenti col Bond, con l'epoca e con il mondo dove la storia è ambientata. Peter Hunt, che si trovava in vacanza in Giappone, un po' deluso dell'avergli preferito Gilbert alla regia dopo aver dato un contributo sempre più importante alla grandezza dei film precedenti, accettò per l'ultima volta la seconda unità di regia e il montaggio con la promessa di dirigere il successivo film della serie. Il fatto che ebbe come assistente al montaggio una donna e stato importante per il cambiamento di carattere della saga. Donald Pleasence è ottimo come Blofeld anche se appare forse un po' troppo tardi, ma rimane impresso. Quando Connery, un po' appesantito rispetto alla perfetta forma di Thunderball, annunciò che avrebbe abbandonato la serie, molti pensarono che questo segnasse la fine del Bond. Quei critici che avevano rimproverato alla serie un manicheismo reazionario e stupido hanno molto apprezzato il garbo e la autoironia (se non autoparodia) di questo episodio. Anche se la - onesta, dichiarata, intelligente - falsità gli é costata una parte del pubblico (il film ebbe un grande successo però inferiore al previsto) la qualità degli apporti, il duro e travagliato lavoro, spesso in condizioni difficili - con grossi rischi corsi e incidenti -, la maestria registica di Lewis Gilbert, che fa sembrare facile il difficile come tutti i fuoriclasse - lo rendono uno dei vertici della produzione bondiana di sempre.
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attiliocoppa
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domenica 24 gennaio 2016
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coraggioso tentativo di un bond diverso
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Con questo film inizia una nuova fase del Bond cinematografico, dovuta alla scrittura come regista di Lewis Gilbert e dello sceneggiatore Roald Dahl. Mentre "Thunderball" fu una storia seria girato in modo rilassato e divertito, "You only live twice" é stato una storia non seria che ebbe una lavorazione travagliata. La scrittura di Freddie Young, forse il miglior direttore della fotografia d'Inghilterra, dimostra come anche in questo caso a essere serie furono le intenzioni spettacolari. La dimensione é più lirica, più gentile rispetto ai precedenti, con minore violenza e erotismo e un'atmosfera di sogno. Si potrebbe definirlo un fumetto psichedelico (quest'ultimo carattere era già presente in alcune sequenze di "Thunderball").
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Con questo film inizia una nuova fase del Bond cinematografico, dovuta alla scrittura come regista di Lewis Gilbert e dello sceneggiatore Roald Dahl. Mentre "Thunderball" fu una storia seria girato in modo rilassato e divertito, "You only live twice" é stato una storia non seria che ebbe una lavorazione travagliata. La scrittura di Freddie Young, forse il miglior direttore della fotografia d'Inghilterra, dimostra come anche in questo caso a essere serie furono le intenzioni spettacolari. La dimensione é più lirica, più gentile rispetto ai precedenti, con minore violenza e erotismo e un'atmosfera di sogno. Si potrebbe definirlo un fumetto psichedelico (quest'ultimo carattere era già presente in alcune sequenze di "Thunderball"). Si sente che sentire siamo negli anni '60, una delle qualità irripetibili (al massimo imitabili) dei Bond di quell'epoca. Si respira, quella aria. I titoli di testa di Maurice Binder, come sempre, sono una delle cose migliori del film. Inteso il tipo di arte (perchè il fumetto é arte), la qualità é altissima. Gilbert é un regista particolarmente abile e intelligente che opera una riflessione sugli aspetti umoristici della realtà anche più seria. Perciò più che ironico il film é parodistico. La dimensione di fumetto, potenzialità se non fondamento del Bond, già si avvertiva in "Goldfinger". L'aspetto spettacolarmente esagerato, di "bigger than life" dello 007 cinematografico trova in questo episodio uno dei suoi esiti migliori con l'incredibile set dell'interno del vulcano spento creato da Ken Adam. Per la prima volta vediamo in faccia Blofeld, il capo della SPECTRE, che si rivela di una sgradevole mollezza e una gelida, innaturale calma (interpretato eccellentemente da Donald Pleasence). Una cosa che riunisce questo film al precedente della serie, molto diverso (relativamente al fatto di essere un film di Bond), é una sorta di delirio spettacolare in cui bearsi e perdersi. Leggero e luminoso, originale e seducente, é un film che si rivede sempre con piacere. Come con Terence Young, Connery si é inteso benissimo con Gilbert (erano tutti e due grandi appassionati di calcio, era l'anno dei mondiali con in finale Germania-Inghilterra), molto meno con l'invadenza dei giornalisti in Giappone, che arrivarono a fotografarlo mentre era seduto sulla tazza del gabinetto. Un errore nel film è il Martini definito "mescolato e non agitato" mentre in realtà é il contrario, nella scena in cui ha un bel cameo Charles Gray, futuro Blofeld. L'ambientazione giapponese é stupenda. Mie Hama é deliziosa (gli venne scambiata la parte con Akiko Wakabayashi; voleva assolutamente essere nel film se no si ammazzava). Dopo il film Connery lasciò la parte, dichiarandosi sottopagato rispetto al suo lavoro e alla pressione che doveva sopportare. L'episodio del gabinetto fu - é il caso di dire - la goccia che fece traboccare il vaso. Egli chiese un risarcimento aggiuntivo, e quando Broccoli e Saltzman rifiutarono, ci fu la rottura. Ma l'attore era soprattutto stufo di interpretare sempre la stessa parte; non voleva essere prigioniero di un personaggio stereotipato. Allora, molti pensarono che fosse la fine per Bond; considerando anche che "Si vive solo due volte" fu un successo, ma non così grande come si pensava. La serie era considerata in decadenza. Non fu la fine di Bond, ma la freschezza, l'elettricità dei primi titoli con Connery non sarà più raggiunta.
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jackpug
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giovedì 13 agosto 2015
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buon film ma non eccellente come i precedenti
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"Si vive solo due volte" è assolutamente valido come film ma ... manca di qualcosa ... forse si tratta proprio della vera interpretazione di Bond di Sean Connery che qui, invece, risulta già stanco e annoiato a causa del ruolo dell'agente 007.
Buona trama che, purtroppo, non basta per risollevare il film che sembra già lento; ovviamente anche qui sono presenti buone scene d'azione e momenti memorabili oltre alla magnifica interpretazione di Donald Pleasence come l'antagonista e capo della SPECTRE Ernst Stavro Blofeld.
Bellissime le ambientazioni giapponesi e le costruzioni di Roal Dahl ( celebre scrittore del romanzo "La fabbrica di cioccolato" ) ma il film decolla non tantissimo al contrario degli ottimi o soddisfacenti risultati ottenuti con i precedenti "Thunderball", "Goldfinger", "Dalla Russia con amore" e "Licenza di uccidere".
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"Si vive solo due volte" è assolutamente valido come film ma ... manca di qualcosa ... forse si tratta proprio della vera interpretazione di Bond di Sean Connery che qui, invece, risulta già stanco e annoiato a causa del ruolo dell'agente 007.
Buona trama che, purtroppo, non basta per risollevare il film che sembra già lento; ovviamente anche qui sono presenti buone scene d'azione e momenti memorabili oltre alla magnifica interpretazione di Donald Pleasence come l'antagonista e capo della SPECTRE Ernst Stavro Blofeld.
Bellissime le ambientazioni giapponesi e le costruzioni di Roal Dahl ( celebre scrittore del romanzo "La fabbrica di cioccolato" ) ma il film decolla non tantissimo al contrario degli ottimi o soddisfacenti risultati ottenuti con i precedenti "Thunderball", "Goldfinger", "Dalla Russia con amore" e "Licenza di uccidere".
I gadgets sempre simpatici e affascinante la theme song "You Only Live Twice" di Nancy Sinatra ma, purtroppo, Sean non dona la stessa ottima interpretazione che aveva donato al personaggio precedentemente e questo determinerà la sua uscita ( non definitiva ) dal franchise e l'entrata del purtroppo sottovalutato George Lazenby.
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paride86
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domenica 6 gennaio 2013
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così così
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Un James Bond brillante in un film poco credibile e dalle bellissime musiche firmate John Barry.
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