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Chi conosce la filmografia di Anthony Mann si affeziona al suo modo di guardare il West, un mondo nel quale il divisiorio fra bene è male è a volte una linea tanto sottile da risultare impercettibile. Il protagonista è un uomo tormentato da un passato di tradimenti subiti e di vicende amorose da dimenticare, i partner incontrati occasionalmente gareggiano con lui in altri generi di fallimento: l'ingenuo cercatore d'oro Tate (Mitchell) ormai anziano che in tutta la sua vita non ha mai trovato un giacimento, l'ex ufficiale dell'esercito Roy (Meeker) congedato con biasimo perchè "soggetto instabile", come sta scritto nel suo foglio di congedo, il cinico fuorilegge Ben (Ryan) che si porta appresso una ragazza destinata, nelle sue intenzioni, a fargli da moglie o più facilmente da amante, la giovane Lina (Leigh) disorientata che si appoggia prima a lui per il proprio improbabile futuro e poi al più affidabile Kemp (Stewart). Anche quest'ultimo è un uomo che agisce soltanto per denaro, essendo disilluso da qualsiasi altro scopo. Conclusione: il cercatore si lascia turlupinare per l'ennesima volta, la ragazza viene abbindolata dal bandito che le fa promesse da marinaio, il soldato - manifestamente psicopatico - rivela la propria feroce natura di killer affamato di denaro e agli unici due superstiti - Kemp e Lina - non rimane che la prospettiva di una vita "normale", in California o da qualche altra parte. L'uomo ha rinunciato al suo ruolo di cacciatore di taglie, la donna ha invece ottenuto il suo obiettivo. Sono due sbandati finalmente "redenti", secondo una concezione che piaceva molto a John Ford.
E' singolare in questo film soprattutto la parte femminile, che mostra una ragazza confusa ma non così tanto da lasciarsi sfuggire l'opportunità di sistemarsi: Lina ha bisogno di un uomo forte che le assicuri, se non l'agiatezza, almeno tranquillità e sicurezza. Non è un'anticipazione della nascita del matriarcato?
Domenico Rizzi, scrittore
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