Anno | 2013 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Michel Gondry |
Attori | Michel Gondry, Noam Chomsky . |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 9 giugno 2015
Una serie di conversazioni tra Noam Chomsky e Michel Gondry vengono messe in immagini animate dal regista stesso, assecondando la fantasia scatenata dai discorsi Al Box Office Usa Is the Man Who Is Tall Happy?: An Animated Conversation With Noam Chomsky ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 132 mila dollari e 59,3 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Il regista Michel Gondry racconta e riporta alcune conversazioni avute con Noam Chomsky. Montando l'audio registrato dei suddetti incontri (sfociando solo raramente nel video) e utilizzando un sistema di disegno su lucidi animato con la consueta stop motion, le conversazioni sono illustrate assecondando la fantasia di Gondry come se fosse possibile guardare cosa accada nella sua testa mentre ascolta le parole di Chomsky.
Sembra che la passione per il più grande pensatore contemporaneo che Gondry afferma essere arrivata molto recentemente nella sua vita, abbia preso la mano del regista.
Determinato a mettere in immagini (da lui disegnate, con l'aiuto e la collaborazione di altri per l'animazione) una serie di conversazioni intrattenute con Chomsky riguardo i temi principali della sua vita e delle sue teorie, si è trovato di fronte ad un compito complesso e forse più grande di sè. Non solo Gondry appare inadeguato come intervistatore ma anche lo sforzo di animare i dialoghi passa dalla creatività estrema del regista ad una ripetitività dannosa e soporifera.
Non è insomma facile seguire Is the Man who is Tall Happy? per la maniera in cui infila uno dopo l'altro concetti complessi che meriterebbero trattazioni più ariose ma nemmeno ha la capacità di portare a tutti idee e teorie del linguista e questo per colpa di Gondry che non tiene testa al suo intervistato nè riesce ad ordinare i suoi discorsi ma, palesemente ammirato dall'incontro con una persona di cui subisce il fascino intellettuale, se ne lascia spesso sopraffare.
Rimangono sicuramente molte suggestioni potenti che vengono dalla mente di Chomsky e una vaga infarinatura su come i suoi studi sulla linguistica abbiano cambiato il pensiero occidentale del '900 e influenzando la maniera in cui oggi studiamo come funzioni la percezione e la mente umana. Eppure è forte l'impressione che l'incontro tra un intellettuale che ha studiato il formarsi del pensiero e la relazione che la sua genesi ha con la maniera in cui gli uomini lo esprimono e uno dei registi che più hanno cambiato il linguaggio delle immagini secondo una visione tutta personale, molto radicata nella propria esperienza e totalmente dipendente dal modo che ha di esprimere concetti diversi in maniera diversa, poteva risultare più proficuo.
Capita rarissimamente di uscire da una sala cinematografica con la netta sensazione di avere assistito a un'opera epocale. Mi capitò ben 3 volte con Kubrick (2001 odissea nello spazio, Arancia meccanica e Full metal jacket), poi con Forrest Gump e, più recentemente, con Inception. Nel campo del documentario i lavori seminali sono stati quelli di Robert Flaherty e poi di Michael Moore, che ne riscrisse [...] Vai alla recensione »