Titolo originale | Poll |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania, Austria, Estonia |
Durata | 129 minuti |
Regia di | Chris Kraus |
Attori | Paula Beer, Edgar Selge, Tambet Tuisk, Jeanette Hain, Richy Müller, Susi Stach Michael Kreihsl, Gudrun Ritter. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 5 novembre 2010
Tornata sul Baltico, Oda von Siering si prende cura di un anarchico estone ferito, nascondendolo agli occhi di tutti. Il film è stato premiato a Roma Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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Nel 1914 i paesi baltici vivono sotto il controllo di Russia e Germania animati da moti di indipendenza. In seguito alla morte della madre, la quattordicenne Oda viene condotta da Berlino a Poll, città sulla costa del Mar Baltico dove vive il padre assieme alla nuova famiglia in una grande tenuta in cui ogni sera ospita le più importanti personalità dell'esercito zarista. In quella che un tempo era la segheria e che adesso il padre anatomista ha trasformato in un laboratorio per la conservazione di feti e di parti anatomiche dei ribelli morti in battaglia, Oda apprende giorno dopo giorno le prime nozioni di medicina. Un giorno trova nascosto in un capanno un giovane anarchico estone ferito e decide di nasconderlo a tutti. Dopo averlo sistemato nel laboratorio del padre, gli fornisce tutte le cure e i mezzi necessari per fuggire e tornare a combattere la sua battaglia.
Dopo aver raccontato una redenzione sociale attraverso una partitura per pianoforte di soli quattro minuti, Chris Kraus recupera una figura ribelle quanto ignota del suo stesso albero genealogico per narrare una nuova storia di emancipazione femminile passante attraverso la ribellione e la passione artistica. Da quel poco che rimane del corpus e delle testimonianze della poetessa comunista Oda Schaefer, Kraus concepisce un'opera sontuosa strutturata su più livelli, esattamente come la magnifica villa sull'acqua in cui si svolge la maggior parte del film. A un primo livello il romanzo di formazione di un'adolescente in lutto che nella bella retorica di un giovane poeta rivoluzionario scopre la ribellione e il sentimento del potere della parola. A un secondo, l'affresco storico sulla prima guerra mondiale ambientato in una zona e in un contesto politico poco frequentato tanto dai libri di storia quanto dai set cinematografici. Un ultimo livello, infine, decisamente più raffinato e ambizioso, con cui il regista tedesco cerca di confrontarsi con le poetiche del formalismo e della ricerca pittorica su luci e colori.
Solo che, anche qui, come per la casa dei von Siering, decadente villa palladiana costruita su un complesso di palafitte, l'architettura del film costruisce il suo livello più complesso e più affascinante, quello del formalismo estetico, su una base fragile e non adeguatamente assestata dei livelli storico e psicologico-letterario. Non è una mancanza di coerenza fra i vari piani a determinare tali fragilità: al contrario, Kraus utilizza la stessa ampia e sontuosa cornice per tutte le soluzioni, dalle didascalie storiche poste in apertura e chiusura, all'utilizzo della voce fuori campo per marcare la cronaca letteraria e diaristica, fino all'atmosfera di decadenza e imputridimento connotata dall'aspetto della villa e dai dettagli raccapriccianti del museo degli orrori del padre di Oda. Il dissesto si rivela infatti nei passaggi da un livello all'altro, nella comunicazione fra i piani dell'architettura del film.
Laddove molta della forza di Quattro minuti poggiava sull'ardore delle due protagoniste e sull'intensità del loro rapporto, The Poll Diaries trasforma quell'energia interiore in incanto esteriore e solca con eccessiva freddezza i ritratti psicologici. Kraus non riesce mai a porre un reale contatto con l'indole curiosa e ribelle di Oda, né tanto meno a far uscire dalla formalina la sua scoperta per la passione letteraria o l'infatuazione per il giovane rivoluzionario. Ogni elemento resta sospeso in alto, come un grande quadro posto a diversi metri da terra: bellissimo da ammirare ma distante dalla nostra empatia.