Death of a President (Morte di un presidente)

Film 2006 | Thriller, 90 min.

Titolo originaleDeath of a President
Anno2006
GenereThriller,
ProduzioneGran Bretagna
Durata90 minuti
Regia diGabriel Range
AttoriHend Ayoub, Brian Boland, Becky Ann Baker, Robert Mangiardi, Jay Patterson Jay Whittaker.
Uscitavenerdì 16 marzo 2007
DistribuzioneLucky Red
MYmonetro 2,36 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Gabriel Range. Un film con Hend Ayoub, Brian Boland, Becky Ann Baker, Robert Mangiardi, Jay Patterson. Cast completo Titolo originale: Death of a President. Genere Thriller, - Gran Bretagna, 2006, durata 90 minuti. Uscita cinema venerdì 16 marzo 2007 distribuito da Lucky Red. - MYmonetro 2,36 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Il film, prodotto dalla britannica Channel 4, esplora le conseguenze di un ipotetico assassinio del presidente degli Stati Uniti d'America George W. Bush nel 2007. In Italia al Box Office Death of a President (Morte di un presidente) ha incassato 125 mila euro .

Consigliato nì!
2,36/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA 2,40
PUBBLICO 2,69
CONSIGLIATO NÌ
Un thriller politico provocatorio.
Recensione di Giancarlo Zappoli
martedì 6 marzo 2007
Recensione di Giancarlo Zappoli
martedì 6 marzo 2007

19 ottobre 2007. Il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush è in visita a Chicago dove tiene un discorso all'hotel Sheraton. In città è in corso un'imponente manifestazione contro la sua politica in Iraq. Non mancano scontri con la polizia. Dopo aver partecipato all'incontro in suo onore, Bush viene colpito da colpi d'arma da fuoco esplosi da un attentatore che riesce a fuggire approfittando della confusione. Le indagini, immediatamente avviate, si indirizzano su un cittadino di origine siriana che viene incriminato forzando la mano sulle prove a suo carico. L'uomo viene condannato ma...
Gabriel Range realizza un mockumentary, un finto documentario su un fatto non accaduto, scatenando polemiche a non finire. Si tratta di incitazione all'omicidio di un Capo di Stato? Siamo dinanzi a un innocuo esercizio cinematografico con diritto di critica incorporato (a una delle Amministrazioni più disastrose della storia della democrazia americana)? O si tratta di un'operazione riuscita a metà? Che il film provocasse critiche era già scritto nel suo DNA originario e Range non ne fa mistero. Che invece pochissimi, sulla stampa statunitense, guardassero il cielo al posto del dito che lo indica è un fatto che stupisce.
Perché da un punto di vista narrativo la 'futura' uccisione di Bush lascia piuttosto insoddisfatti. Apprezzato il gioco iniziale sul 'come' l'evento si va a verificare, si perde rapidamente l'interesse perché poco importa chi sia o meno l'esecutore di un omicidio mai avvenuto. Si potrebbe dire che l'interesse invece c'è se si guarda a tutte le forzature a cui le prove vengono sottoposte al fine di incastrare un innocente. Ma dopo le inesistenti armi di distruzione di massa, neanche i bambini alle elementari hanno dubbi sull'esistenza di manipolazioni propagandistiche e a effetto. Se poi si pensa a episodi come quello di un pakistano ventisettenne trovato ad aggirarsi attorno a uno stabilimento per il trattamento delle acque sul fiume Hudson dopo l'11 settembre e che si è fatto tre anni di prigione da innocente (questo non è citato nel film ma è accaduto davvero) non ci si stupisce più di nulla. Molto più interessante sarebbe stato immaginare un futuro senza Bush e con un tipo come Cheney alla presidenza. Ma questo a Range non importa.
Ciò che invece, al di là delle apparenze scandalistiche, sembra intrigarlo di più (e che meno si è sottolineato) è la manipolazione dei documenti, la loro interpolazione con false testimonianze che sembrino assolutamente veridiche. È in questo che il regista offre davvero l'occasione per riflettere. Lo sapevamo già ma d'ora in avanti di fronte a qualsiasi documentario (anche se fosse sull'uccisione di Lincoln) e anche agli 'speciali' sull'attualità varrà un consiglio: diffidate, gente, diffidate. Potrebbe esserci un Grange alla regia.

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Maurizio Cabona
Il Giornale

Il titolo è Death of a President e in effetti del film di Gabriel Range s'è parlato solo perché immagina la morte violenta, fra sette mesi, di Bush. Ma il film è in realtà sulla fine, da quasi sei anni, delle garanzie costituzionali negli Stati Uniti, in conseguenza del quasi stato d'assedio implicito nel Patriot Act. Carl Schmitt scriveva sessant'anni fa che «solo le isole possono permettersi la democrazia [...] Vai alla recensione »

Dario Zonta
L'Unità

L'assassinio del Presidente degli Stati Uniti, oltre ad essere un fatto realmente accaduto, e per ben quattro volte nella storia americana (Abraham Lincoln, James A. Garfield, William McKinney, John F. Kennedy), oltre ad essere un luogo dell'immaginario, nelle forme dell'utopia negativa, ora è anche un'ipotesi cinematografica, nelle forme di un documentario di fantapolitica.

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

È cinema che simula la televisione, Death of a President (Gran Bretagna, 2007, 90'). Gabriel Range e il cosceneggiatore Simon Finch fingono di girare un documentario appunto televisivo su un fatto anch'esso finto, e spostato nel futuro. Ma la loro finzione non è orientata all'inganno. Al contrario, il film simula allo stesso modo di un esperimento scientifico: riproduce un fatto in condizioni artificiali, [...] Vai alla recensione »

Paolo D'Agostini
La Repubblica

La "docufiction" del giornalista inglese Gabriel Range, che tanta ostilità ha già suscitato e continuerà a suscitare (anche qui, dove sta incontrando difficoltà con gli esercenti che non vogliono grane), ha sullo sfondo il modello di Peter Watkins, il regista britannico che fin dagli anni Sessanta - celebre è il suo War Game che ipotizzava molto realisticamente la catastrofe nucleare - è stato l'inventore [...] Vai alla recensione »

Boris Sollazzo
Liberazione

«Non c'è onore nel morire per una causa immorale e per delle menzogne». E' la battuta chiave – e per questo non sveleremo chi la dice, né perché - del film più sorprendente di questo inizio 2007. E, forse, degli ultimi anni. Morte di un presidente, del giovane regista britannico Gabriel Range osa lì dove volano le aquile, quelle dei minacciosi vessilli statunitensi.

Callisto Cosulich
Left

Cos'è più difficile, rievocare il passato o immaginare un futuro prossimo venturo? Confrontando Intrigo a Berlino con Death of a president, si direbbe che il passato presenta maggiori difficoltà. Intrigo a Berlino, ambientato a Potsdam nel 1945 durante la Conferenza di pace rispolvera il vecchio, glorioso bianco e nero, tenendo a modello Casablanca e Il terzo uomo, ma non riuscendo a eguagliarne il [...] Vai alla recensione »

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Un vero documentario finto, o, se volete, un finto documentario vero. Death of a President, di Gabriel Range, getta lo spettatore al tappeto con un’ipotesi shock: il presidente degli Stati Uniti, George W.Bush, viene ucciso il 19 ottobre 2007, durante una visita a Chicago. Il film inizia quando tutto è compiuto: le indagini sono in corso, vengono interrogati i sospetti, mentre le donne e gli uomini [...] Vai alla recensione »

Claudia Mangano
Il Mucchio

Un impeccabile esercizio di stile questo finto documentario del giornalista inglese Gabriel Range. Vincitore del Premio Internazionale della Critica al Festival di Toronto, Morte di un presidente è ambientato in un immaginario 2008, all'indomani della tragica morte del presidente George W. Bush. È il 19 ottobre 2007 e il presidente si trova allo Sheraton Hotel di Boston per tenere un discorso mentre [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

George W. Bush, di cui Death of a President prevede senza mezzi termini l'imminente assassinio (fra sette mesi, a Chicago, il 19 ottobre 2007) può stare tranquillo per due buoni motivi. Da una parte perché il gusto jettatorio della trovata (aggravato dalla scelta tutta nostrana di lanciare il film con degli avvisi mortuari) non è fatto per suscitare consensi; dall'altra perché con l'alone della vittima [...] Vai alla recensione »

Walter Vescovi
Il Secolo d’Italia

Morte di un presidente, film documentario sulla morte del Presidente George W. Bush, è un bilico sospeso con il quale il regista britannico Gabriel Range chiede implicitamente allo spettatore di giocare con lui sulla linea d'ombra tra il vero e il falso; tra un futuro e un passato finti, ma con un passato che rispetto all'oggi reale è ancora futuro.

Lorenzo Maiello
XL

Di presidenti e politici americani, al cinema e nella storia, ne hanno ammazzati parecchi. Ma un presidente vero e in carica, non era mai stato ucciso in un film. Di qui le polemiche sul regista che si difende dicendo di aver raccontato anche l'amore e l'affetto che circondano George W. Bush. La difesa non regge, perché il regista non può non sapere che con quella faccia un po' così e quel curriculum [...] Vai alla recensione »

Aldo Fittante
Film TV

«Anche nei manicomi riescono a metterci gli indiani» irrideva Gaber nel suo spettacolo Libertà obbligatoria, evocando Qualcuno volò sul nido del cuculo. Esaurita la spinta vietnamita e consapevoli che Afghanistan e Guerra del Golfo più che del grande schermo sono appannaggio della CNN, Hollywood si butta sul cosiddetto mockumentary, mischiando ancora di più il vero e il falso, la menzogna con la presunta [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Che cosa accadrebbe se un folle uccidesse Bush? E' la domanda da cui parte il finto documentario di Gabriel Range crocefisso per via di un manifesto provocatorio. Il macabro manifesto infatti si presta ad equivoci, il film no. L'assassinio si consuma in un lampo dopo un comizio a Chicago, nessuno esulta o si dispera, vediamo proprio ciò che vedremmo se qualcosa di simile accadesse, nello stile sussiegoso [...] Vai alla recensione »

Dario Zonta
Rolling Stone

La storia vuole che quattro siano i presidenti degli Stati Uniti morti assassinati: Abraham Lincoln (14 aprile 1865), James A. Garfield (2 luglio 1881), William McKinney (6 settembre 1901) e John F. Kennedy (22 novembre 1963). Sempre la storia vuole che 12 siano gli attentati sventati agli stessi, ultimo dei quali a GeorgeW. Bush il 10 maggio 2005 quando in Georgia, durante un discorso, vede volare [...] Vai alla recensione »

Peter Rainer
The Christian Science Monitor

C'è qualcosa di folle nel mettere in scena l'assassinio di un presidente in carica, per costruire una teoria politica che si poteva presentare in modo più credibile e molto meno sensazionalistico. Il film è stato scritto e diretto dall'inglese Gabriel Range come se fosse una docufiction televisiva realizzata nel prossimo futuro in cui si ricostruiscono un attentato a George W.

Giulia D'Agnolo Vallan
Il Manifesto

Death of a President, Morte di un presidente, docu-fiction inglese di Gabriel Range costruita intorno all'assassinio di G.W.Bush, arriva in Italia dopo polemiche e censure (Cnn non volle pubblicizzarlo) in Usa. In realtà è un oggetto meno interessante dell'idea stessa di farlo, sia dal punto di vista filmico che politico. Una produzione Film Four (con tutte le caratteristiche dei documentari Bbc: clip [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Le lapidi cimiteriali che una perversa strategia di marketing intendeva usare come manifesto sono quasi tutte sparite. Per quanto il target del film coincida con gli odiatori di George Bush, l'Italia non è il Canada, dove uno può tranquillamente esporre nelle sale cinematografiche una pietra tombale e sperare che gli spettatori accorrano in massa. Da noi, subito arrivano gli scongiuri.

Alex Stellino
Ciak

Anno 2007, 19 ottobre. George W. Bush viene raggiunto da due colpi di fucile davanti allo Sheraton di Chicago, dove ha appena tenuto un discorso. Le cure mediche si rivelano inutili e il Presidente muore nel corso della notte. Dick Cheney si insedia alla Casa Bianca, mentre l'FBI arresta i presunti sospetti: un attivista, un ex soldato e un siriano.

NEWS
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mercoledì 16 maggio 2007
Paola De Rosa

I sentimenti la fanno da padrone nella videoteca di maggio con Cuori di Alain Resnais e L'amore non va in vacanza di Nancy Meyers. Nel primo, il maestro francese, autore di capisaldi della Nouvelle Vague come Hiroshima mon amour e L'anno scorso a Marienbad, [...]

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