Il suo nome è Tsotsi

Film 2005 | Drammatico 91 min.

Regia di Gavin Hood. Un film Da vedere 2005 con Presley Chweneyagae, Mothusi Magano, Israel Makoe, Percy Matsemela, Jerry Mofokeng. Cast completo Titolo originale: Tsotsi. Genere Drammatico - Gran Bretagna, Sudafrica, 2005, durata 91 minuti. Uscita cinema venerdì 3 marzo 2006 - MYmonetro 3,15 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 19 gennaio 2017

Tsosti è un ragazzo di 19 anni che conduce una vita all'insegna della violenza e della rabbia alla periferia di Johannesburg. Ma un incontro sarà per lui salvifico e gli regalerà la Redenzione e il rispetto di sè. Ha vinto un premio ai Premi Oscar, Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello, 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office Il suo nome è Tsotsi ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 143 mila euro e 11,9 mila euro nel primo weekend.

Consigliato sì!
3,15/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,08
PUBBLICO 3,38
CONSIGLIATO SÌ
Un grido di dolore per chiedere perdono, in un posto dove la vita non ha valore.
Recensione di Alessandra Montesanto
Recensione di Alessandra Montesanto

"Tsotsi" significa "bandito" nel linguaggio di strada nella periferia di Johannesburg. Tsotsi è il soprannome di un ragazzo di 19 anni che ha rimosso ogni ricordo del suo passato, compreso il suo vero nome. Tsotsi conduce una vita all'insegna della violenza; riempie di botte un compagno della sua gang perché gli fa troppe domande, ruba un'automobile, ferendo la donna che la guidava, ma scopre sul sedile posteriore la presenza di un neonato. A modo suo Tsotsi incomincerà a prendersi cura di lui.
Il film è tratto da un romanzo - ambientato negli anni '50 - di formazione dello scrittore e drammaturgo Athol Fugard. La storia è stata trasposta nell'attualità perché i temi affrontati sono universali e senza tempo: la consapevolezza di sé e la redenzione. Lo stile è quello di un thriller psicologico in cui il protagonista sarà costretto a confrontarsi con la propria natura aggressiva e ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni. Gli attori parlano il linguaggio-slangs delle strade di Soweto; il mondo di Tsotsi è un mondo di contrasti: baracche/grattacieli, ricchezza/povertà, rabbia/dolore. I personaggi - o meglio, i ragazzi - hanno un'anima duplice: dietro alla corazza di rabbia e violenza si cela la loro umanità, il loro grido di aiuto, di attenzione e di rispetto. Quello vero.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 23 agosto 2010
dario

Tutto merito della regia e dell'interpretazione. La storia, una redenzione improvvisa e imprevista, è un po' tirata per i capelli, ma regge grazie ad un'ottima secchezza narrativa e ad un impianto scenico di prim'ordine. C'è fatica nel passare dalla violenza al pentimento, tuttavia i continui richiami all'ingiustizia sociale puntellano bene il primo fenomeno, [...] Vai alla recensione »

mercoledì 2 marzo 2016
g_andrini

E' una pellicola particolare, di buona qualità, con scelte espositive ben riuscite. E' difficile da comprendere, a mio parere, perché è molto sottile riguardo quanto vuole trasmettere, mai banale.

lunedì 1 luglio 2013
kimkiduk

Tutti si nasce uguali quello che ci cambia è dove si vive e con chi. Qualsiasi cosa può scatenare una belva ed una piccola cosa può uccidere la belva. Questo film ce lo fa capire e ci dice che dentro di noi il male ed il bene vivono accanto. Un bambino che rappresenta se stesso cambia la vita a Tsotsi. Lui emarginato per primo dal padre rinasce e chiede scusa a tutti soprattutto [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Nepoti
La Repubblica

Buone notizie dal Sudafrica, con un film - Il mio nome è Tsotsi - candidato all'Oscar nella cinquina delle migliori pellicole straniere assieme al nostro La bestia nel cuore. La storia, tratta dal romanzo di Athol Fugard, è messa in scena con un occhio molto "americano"; il che, unito alle seduzioni della trama, ce ne fa già immaginare una traduzione hollywoodiana con Jamie Foxx o Will Smith.

Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Circondato dai poliziotti con le armi spianate, Tsotsi (Presley Chweneyagae) alza le mani. La macchina da presa gli gira intorno e lo riprende di spalle, dal basso. Ora, le sue braccia tese non valgono più solo come segno di resa, ma anche come una sorta di riconciliazione con se stesso: con quello che non è potuto essere, e con quello che forse diventerà.

Lietta Tornabuoni
L'Espresso

Quanti film buoni ci sono in giro: spesso con protagonisti-vittima (bambini, donne, minoranze etniche o religiose), spesso sostenuti da Onu, Unicef o Amnesty International, spesso collocati nel centro di guerre o guerriglie, di sopraffazioni barbare, di problemi atroci. All the Invisible Children, ad esempio, è dedicato ai bambini-soldato, ai bambini soli, ai bambini malati di Aids; Moolaadé di Ousmane [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

Vincitore dell'Oscar per la miglior pellicola straniera, Il suo nome è Tsotsi rappresenta per svariati motivi un appuntamento da non mancare. Traduce sullo schermo l'unico romanzo del noto drammaturgo sudafricano Athol Fugard (classe 1932), sorta di monologo interiore che sembrava impossibile trasporre al cinema, utilizzando i modi narrativi di un turgido, appassionante melodramma con bel senso spettacolare [...] Vai alla recensione »

Massimo Lastrucci
Ciak

Tsotsi vive da cane arrabbiato nella baraccopoli (un milione di anime) che circonda la metropoli sudafricana di Johannesburg. Nessuno conosce il suo nome - in gergo tsotsi vuoi dire gangster - e la violenza assimilata in anni disperati è pronto a sfogarla su tutti senza controllo, persino sui suoi pochi amici. Una notte, in una scorribanda solitaria, spara a una ricca signora e ne sequestra per sbaglio [...] Vai alla recensione »

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Ha appena vinto anche il festival di Bangkok come migliore attore protagonista, l'esordiente e convincente sudafricano nero Presley Chweneyagae, che è nel film omonimo l'anti-eroe, il diciannovenne Tsotsi, ovvero «il piccolo delinquente», l'ispettore Callaghan lo chiamerebbe «punk». Capogang di un quartetto sgangherato di township coi cervelli sfondati dalla birra, scombussolato da una azione andata [...] Vai alla recensione »

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Cinema dal Sud Africa. Con la mediazione di un romanzo, ambientato negli anni Ottanta, del noto drammaturgo Athol Fugard. Lo ha riscritto e poi realizzato, spostandone l’azione a oggi, il regista Gavin Hood, incontrato con i suoi film a qualche festival anche se questo di oggi è il primo a uscire nelle nostre sale. Il titolo, in lingua «tsotsi-taal», un dialetto dell’afrikaans, sta per «bandito di [...] Vai alla recensione »

Marina Cappa
Vanity Fair

Un banditello di strada (strade di Johannesburg) ruba un’auto, senza accorgersi che dentro c’è un neonato. Il ragazzo non ha una famiglia e non ha più nemmeno un nome: si fa chiamare Tsotsi, che per le comunità nere significa «bandito». Non può che cedere al richiamo del vagito e lasciarsi tentare dal sogno della paternità, con inclusa potenziale madre.

Dario Zonta
L'Unità

Il suo nome è Tsotsi ha vinto, come è risaputo, il premio Oscar come miglior film straniero. I commentatori hanno già sviscerato le possibili cause di questo riconoscimento. Ed è evidente che abbia giocato a suo favore quel radicato complesso di colpa dell’Occidente, e degli Stati Uniti in generale, verso i poveri, soprattutto se africani. Il film in questione, tra l’altro, non si risparmia in materia [...] Vai alla recensione »

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Bisogna vederla Soweto, alla periferia di Johannesburg, per rendersi conto di che cosa abbia prodotto la politica dell’apartheid. E Il suo nome è Tsotsi, di Gavin Hood, ce la sbatte in faccia, con il suo ammasso di povere case dove vivono quasi un milione di persone di colore. Da qui partono i tre giovani protagonisti, verso la città dei grattacieli, alla ricerca del colpo quotidiano.

Mauro Gervasini
Film TV

Dopo aver massacrato di botte il suo unico amico e aver sparato a una donna, il teppista da strada Tsotsi, che nello slang dei ghetti sudafricani significa bandito”, ruba un’automobile e scappa. Non si accorge di avere come compagno di viaggio un bambino. Questa inaspettata condivisione di immancabili destini placherà la ferocia del ragazzo? Che Il suo nome è Tsotsi possa avere vinto l’Oscar come miglior [...] Vai alla recensione »

winner
miglior film straniero
Premio Oscar
2006
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