
L'autore di Kirikù e Azur e Asmar torna al cinema con le avventure di Dilili a Parigi. Al cinema dal 24 aprile.
di Fabio Secchi Frau
Dalle avventure di un prodigioso bambino africano a quelle di due fratelli di latte che vanno a caccia di creature magiche per deserti e minareti. Il regista francese Michel Ocelot, uno degli autori di lungometraggi animati più gratificati al botteghino, esce dai soliti schemi morfologici dell'animazione moderna e, raccogliendo le ombre della sua Africa, un'Africa nella quale è cresciuto, ci restituisce vecchie tecniche di intrattenimento cinematografico.
Lo stile utilizzato è abbastanza chiaro, così come il luogo di un'indagine, che oggi potremo definire senza esagerazioni "antropologica". Le note della kora e del balafon (due degli strumenti africani più utilizzati per la composizione musicale), i colori abbaglianti e le straordinarie immagini ispirate a quei movimenti che hanno da sempre colpito la sua sensibilità di studioso, segnano nella Storia del Cinema europeo il passaggio di titoli relativi alla saga di Kirikù, ma anche a quelli di Azur e Asmar, di Dilili e di altri principi e principesse, che hanno trasformato questo appassionato di pittura in un rinomato volto di questo genere della Settima Arte.