El abrazo de la serpiente

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Spiegazione per i chullachaqui Valutazione 4 stelle su cinque

di Des Esseintes


Feedback: 3758 | altri commenti e recensioni di Des Esseintes
giovedì 18 agosto 2016

Bel film, da vedere senza dubbio, con passaggi veramente alti. Purtroppo non riesce a concludere ossia a dire quello che veramente andrebbe detto date le premesse. E in quanto a premesse il film è straordinario perché l'incontro con l' "Altro", degli europei con l'Africa, il Sudamerica, l'Australia è il momento in cui la realtà si rivela non come una "verità" ma come un qualcosa definibile solo in base a punti di vista relativi e opposti fra loro ma indefinibile "in sé" cioè appunto come rassicurante "verità". La "dimostrazione oggettiva" perde qualsiasi significato al contatto spiazzante con l'altro e resta solo l'esperienza vissuta personalmente (e secondo la tradizione del gruppo di appartenenza, naturalmente) la cui interpretazione è esclusivamente soggettiva cioè quello che nel film viene chiamato "il sogno" (dimensione individuale) o " la canzone" (dimensione collettiva). MA...ma...non ce la fa a superare lo stadio di queste "premesse". C'è del buono perché opere del genere rischiano o di scadere nel "buonselvaggismo" della minkia o nella replica del superatissimo e noiosissimo Castaneda o peggio ancora nella innocua denuncia delle malefatte del bianco con la solita morale postmoderna che "se tutti fossimo un po' più buoni il mondo sarebbe bellissimo". Grazie a Dio invece in questo film aleggia un fatalismo che per lo meno è pieno di dignità ma che appunto non ha il coraggio di "andare oltre" nella reale denuncia e nella reale presa di coscienza. Alla fine tutto si risolve in una illuminazione che non è illuminante - e fino a qui volendo un senso ci sarebbe - nella rivelazione che il mondo del sogno (che è il ricordo ma SOPRATTUTTO la capacità di ascoltare) è più vero della realtà del giorno (infatti è a colori...) il che porta, come nelle parole dello sciamano, a diventare "un uomo solo". Il che equivale a dire che l'unica scelta possibile oggi è la fuga. Ecco l'unica rivolta ammissibile nel postmoderno inpercensurato: l'autoseclusiome in un mondo estetizzante e nostalgico, un rifiuto del mondo moderno ma senza lotta anzi lasciandogli il campo libero. Che senso ha? ADDENDUM PER CHULLACHAQUI: a voi chullachaqui spiego che i due tedeschi sono uno buono e uno cattivo e uno dei due è - nel mondo dello spirito - un infido serpente di cui farà giustizia il saggio giaguaro. Non è una cosa chiarissima e può aiutare saperlo. PS: altra cosa buona è che non esiste una nettissima divisione fra buono e cattivo. Il tedesco giovane è un inviato della Germania nazista (cioè quelli della razza superiore) in cerca del caucciù di alta qualità eppure è lo sciamano che ammazza un intero villaggio di pazzi guidati da un messia completamente folle giustificandosi con un ghigno: "Quelli non erano veramente figli dell'Anaconda". Sono punti lasciati in sospeso che rendono il film per lo meno non del tutto "ricattatorio". Poi da ricordare l'effetto straniante della dettatura della lettera alla moglie da parte di uno dei due antropologi germanici e soprattutto il coinvolgente senso di imminenza dell'incontro con lo sguardo dello spirito del giaguaro primordiale.

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kinson giovedì 8 settembre 2016
un chullachaqui
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Bel film e bella recensione.La critica invece di incensare ruffianamente questo o quell'altro autore dovrebbe fare quello che hai fatto tu in poche righe.Cercare di fornire un'interpretazione dell'opera e lasciare allo spettatore lo spazio per trarre le sue conclusioni, ma ciò presuppone impegno e ricerca da parte del critico e da parte dello pubblico, troppa fatica. Giusto un appunto: per quanto mi riguarda gli scienziati non erano uno buono e uno cattivo, era la percezione dello sciamano mutata a percepirli come tali.Anche perchè alla fine della vicenda l'unico modo per non morire era "far capire" l'uomo bianco.

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