Rivedendo questo film, ci si accorge che esso sente il peso degli anni, perché la concezione della donna omosessuale obbligatoriamente mascolina e sgraziata ("butch") è prettamente anni '90, e ormai smentita e sdoganata da tutti i "coming out" e studi sociali degli ultimi vent'anni. Vista perciò in ottica moderna, non si può non pensare a quanto il risultato della coppia Tilly-Gershon sarebbe stato indubitabilmente migliore e raffinato se non avessero ridotto la femminilissima Gershon ad uno stereotipatissimo ragazzaccio idraulico. Ma di stereotipi a riguardo ce ne sono anche altri, come la scena erotica tra le due che, seppur breve, sa di insano voyeurismo su di un mondo all'epoca ancora largamente misconosciuto se non traviato. Invece, molto meglio riuscita appare la scena di seduzione tra la Tilly e la Gershon, magistralmente condotta dalla prima: a tutt'oggi fatico a trovarne una di pari efficacia e sensualità, senza che ci sia il minimo bisogno morboso (quasi documentaristico) di mostrare corpi nudi o seminudi che interagiscono. Un plauso quindi alla recitazione della Tilly, ma anche alla fotografia.
Quanto alla trama, nulla da aggiungere a quanto detto da molti altri recensori. E' una trama di un gangster movie anni '90 che muove su binari prevedibili verso un finale lieto per le protagoniste. Anche qui un po' di obsolescenza comprensibile ma, ripeto, sarebbe stata in parte evitabile se si fosse evitata la banalizzazione in "butch" del potenziale femminile esplosivo della Gershon, mascolinizzazione che invece rende idealmente sostituibile lei con un uomo; e vien a questo punto da chiedersi se questa scelta non sia stata proprio un doloso tentativo di impepare un film altrimenti troppo monocorde e sciapo.
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