Violeta Parra - Went To Heaven

Un film di Andrés Wood. Con Francisca Gavilán, Cristián Quevedo, Thomas Durand, Luis Machín, Gabriela Aguilera.
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Titolo originale Violeta se fue a los cielos. Biografico, durata 110 min. - Cile, Argentina, Brasile 2011. - Monkey Creative Studios uscita giovedì 4 luglio 2013. MYMONETRO Violeta Parra - Went To Heaven * * * - - valutazione media: 3,42 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Nel Paradiso per Piccoli Grandi Spiriti Valutazione 3 stelle su cinque

di Antonello Chichiricco


Feedback: 2169 | altri commenti e recensioni di Antonello Chichiricco
martedì 16 luglio 2013

E’ un film ben poco agiografico, ponendosi da subito su di un piano crudo, critico, a volte severo nei confronti dell’artista cilena. Andrès Wood ha tracciato un ritratto  rigoroso, teso a decifrare la complessa individualità della persona umana più che del personaggio.  E lo ha fatto senza indulgere a pietismi,  ma anzi accentuandone le zone d’ombra. Violeta Parra è stata cantautrice, pittrice, poetessa, scrittrice, scultrice, etnomusicologa, attrice, ballerina e molto altro, di eccezionale talento, totalmente autodidatta, impegnatissima nel recupero e nella valorizzazione della tradizione popolare del suo paese, con grandi meriti artistici e culturali  riconosciutigli ovunque. Ma era soprattutto una donna, viva, straripante, entusiasta, anticonformista, visionaria, autoironica, di animo nobile e generoso, di superbo rigore morale, ma anche spregiudicata, sferzante, orgogliosa, spigolosa, possessiva, impunita (quando l’amato Gilbert all’uscita dal Louvre la pianta in asso, lei finge uno svenimento schizzando in piedi come una molla subito dopo), spietata (la scena in cui il sindaco di Santiago cerca di consolarla da un insuccesso e viene sbeffeggiato e respinto), una densità vitale eccessiva, collassante,  un’intrepida, fragile piccola donna, tendente a una depressione crescente, che le sarà fatale. In questi casi si parla un po’ facilmente di natura contraddittoria  o di doppia personalità, dimenticando che nessun essere umano è soltanto una cosa.
Il film sviluppa in un tempo circolare in cui si succedono episodi-collage del mosaico incompiuto della vita di Violeta, tessere di memoria evocate nel corso di un’intervista.. Il racconto è reso con efficacia, e sono presenti molti spunti significativi attinti alla sua storia ma Violeta Parra è stata anche altro: prima del suo tormentato amore con Gilbert Favre ha avuto un marito e due figli, Angel e Isabel, (si era sposata a venti anni con Luis Cereceda)  ha girato il mondo con concerti e conferenze (Venezuela, Bolivia, Argentina, Polonia, Russia, Germania, Italia, Svizzera, Francia) ha collaborato con Pablo Neruda, è  stata ideatrice/promotrice della Nueva Cancion Cilena,  istituzione finalizzata alla ricerca etnofilologica delle radici della tradizione popolare musicale del Cile, un movimento culturale radiante di cruciale importanza per la diffusione del folklore del continente Latino-americano a cui hanno aderito artisti quali Victor Jara, Quilapayun, Inti Illimani, Patricio Manns, Los Calchakis e molti altri. 
Scrupolosa la fotografia, ambrata e chiaroscurale negli interni con inquadrature ravvicinate e vibranti, in sintonia col “verismo” della pellicola; si poteva osare di più nei panorami in esterno accentuandone i contrasti cromatici, ma Miguel Littin  ha forse privilegiato un certo parallelismo emotivo, umore-colore, con l’inquieto personaggio dell’Artista.
Impressionante la somiglianza dell’ottima Francisca Gavilàn, lei stessa cantante delle varie canzoni di Violeta. Mancano dallo sviluppo tematico musicale brani fondamentali come Exiliada del sur, La cueca de los poetas, e la splendida Volver a los diecisiete (interpretata negli anni  da interpreti eccezionali come Mercedes Sosa, Caetano Velos, Chico Barque).
Un film sicuramente scarno, di asciutta onestà intellettuale, lontano dai ritmi e dal buonismo retorico/appagante di molte pellicole holliwoodiane, che non si offre facile, lacrimevole spettacolo, che non santifica,  ma che cerca di penetrare profondamente, quasi dostojevskianamente, nei meandri chiaroscurali dell’animo, ambiguo, controverso, ma straordinariamente sublime e ineffabile di un artista. Un'Artista che nel nostro caso, al di là di tutto, merita a pieno titolo di andare in Cielo, nel Paradiso dei Grandi Spiriti.

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writer58 sabato 18 febbraio 2017
ottima recensione
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Condivido ciò che hai scritto. Il film non è per nulla retorico e restituisce un ritratto onesto della persona, invece che celebrare l'icona...

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