Shortbus - Dove tutto è permesso

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Un film di John Cameron Mitchell. Con Lee Sook-Yin, Paul Dawson, Lindsay Beamish, PJ DeBoy, Raphael Barker.
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Titolo originale Shortbus. Drammatico, durata 102 min. - USA 2006. - Bim Distribuzione uscita venerdì 24 novembre 2006. MYMONETRO Shortbus - Dove tutto è permesso * * * - - valutazione media: 3,03 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Vengo subito Valutazione 3 stelle su cinque

di Bartleby Corinzio


Feedback: 2580 | altri commenti e recensioni di Bartleby Corinzio
sabato 2 marzo 2013

Auto-fellatio o selfsucking. A me viene subito in mente Ron Jeremy, detto uomo baobab ma anche Giullare. Auto-fellatio e quindi solitudine a prescindere con la variante, nell'apice, di un cum swapping. Auto-swapparsi. Se qualcuno in questo momento sta davvero leggendo quanto sto scrivendo e se questo qualcuno si sta chiedendo di che diavolo sto parlando, be', la domanda è legittima. Con un sontuoso sunto posso riassumere il tutto con: solitudine. Non masturbazione ma solitudine. Ove la masturbazione è un ponte che può sfaldarsi. Arrivare a me, venire a me, tramite lo sfregamento, il su e giù, l'introiezione. Arrivare a me perché mi sento dannatamente tormentato e devo porvi rimedio.  

Mi muovo, spaurito come un complemento di specificazione all'interno di una semantica ambigua. Cosa in realtà sono? Cosa in realtà sto scrivendo? Con chi in realtà sto vivendo? Cosa è poi questo: ? Il manico di un ombrello sopra una piccola pallina statica? Piove, piove ed io adopero l'ombrello al contrario. Tutto questo è inesorabilmente sbagliato.
Il sesso come ponte, verso me stesso e verso -di conseguenza- gli altri. Come Moravia, o meglio come Ernesto De Martino (in La fine del mondo) che riflette su Moravia e sulla portanza intermediaria della sessualità, il "residuo puro". Infatti, oltre al primato ontologico e al primato ontico individuati da Heidegger noi tutti possediamo un altro primato inscritto: possiamo scopare. Possiamo e dobbiamo farlo. Per star-CI bene, giacché come sostiene anche l'Anselmo del Monologion: le cose possiedono una loro bontà. E vi è certamente bontà nel sesso, nel sesso come atto di condivisione, di co-esistenza, di consenso, di dialogo. Cinematograficamente poi quale è stato l'ultimo messaggio lanciatoci da Kubrick? Che cosa dobbiamo fare adesso? Scopare. 
Attenzione però. Attenzione non solo a non incrociare i flussi ma anche a non deragliare nel pacchiano essere. Come ci ricorda sempre il caro Anselmo, esiste una scala di valore nelle cose esistenti. E come ci ricorda il mio gommista: fai attenzione a non beccare i marciapiedi. Se becchi il marciapiede con la svirgola ti svirgoli la convergenza e se va peggio ti tocca pure cambiare il pneumatico. E sossoldi. Chi li ha i soldi? Io no. Ma questo ora non c'entra nulla. 
Aprire le porte dello Shortbus significa entrare in una sorta di campana di vetro smaltato. Al di fuori vi è Edvard Munch, lì bello che pronto a ritrarti. Dentro lo Shortbus Edvard Munch è impegnato a rimpinzarsi di popper-corn e a far due chiacchiere con l'uomo in lustrini, quello rosa vestito e con le labbra che sanno di fragola. Pamphlet e paillette. Palafitta sociale issata oltre la palta bigotta; paiola di corpi nudi. La pagania del penchant. La pallestesia vaginale programmatica. Più tutte le P di questo mondo. 
Una vera e propria terapia sessuale di gruppo. Per porre finalmente un freno ai freni che mi bloccano nel mio essere instabile, nel mio sentirmi scontento, nel mio non riuscire ad avere un orgasmo, nel mio terrore esistenziale. Un aiuto. Un aiuto che può essere anche dato dall'osservare per poi provare, io da solo, a riscoprire (riscopare) me stesso. A sbattermi in faccia il mio non esistere in me, per prendere a colpi di gamba di manichino ogni orpello che ottunde la mia fottuta voglia di uscirne. 
Lo Shortbus è l'uscita di sicurezza dalle insicurezze. E' anche un tirar via una delle prime maschere pirandelliane. Tirarla via, truccarla un po' e renderla più divertente. Muoversi di stanza in stanza, avventurandosi in un mondo di simulacri palesi altri. Tutto il mondo è palese ma quello in maschera e mascara lo è di più. Ed è un palese paradossale di maschere de-mascherate. Dall'esterno ogni tanto potrà capitare che ti tolgano la corrente e che tutto si faccia buio. E' normale che succeda, le cose si fanno spesso buie. Ma in cotale inferno di cecità, chiusura e ferite non è poi così inconsueto che qualcuno tiri fuori delle candele e che tu, ad un certo punto, ti unisca agli altri sorridendo nel cantare quella che è ben donde e oltremodo la fine.

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