Toy Story 3 - La grande fuga |
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Un film di Lee Unkrich.
Con Tom Hanks, Michael Keaton, Joan Cusack, Tim Allen, John Ratzenberger.
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Titolo originale Toy Story 3.
Animazione,
Ratings: Kids,
durata 103 min.
- USA 2010.
- Walt Disney
uscita mercoledì 7 luglio 2010.
MYMONETRO
Toy Story 3 - La grande fuga
valutazione media:
4,10
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Immaginazione e cinema: la giusta combinazionedi The_EndFeedback: 11364 | altri commenti e recensioni di The_End |
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lunedì 12 luglio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cosa serve per trascorrere qualche ora in una realtà lontana? Cosa serve per lasciare il proprio mondo ed approdare in un altro? Quale magia può far volare la mente senza il bisogno di muovere un dito? La risposta ci viene data immediatamente dall’incipit di Toy Story 3: l’immaginazione e il cinema. Il film inizia, infatti, con un avvincente inseguimento che vede protagonisti gli eroi-giocattolo degli episodi precedenti; questo inseguimento è frutto della vivida fantasia di Andy, il bambino proprietario dei giocattoli protagonisti, fantasia che verrà subito dopo immortalata dalla madre per mezzo di video e fotografie. La magia cinematografica quindi, spinta al massimo dalla grafica computerizzata, viene subito evidenziata e anticipa ciò che vedremo: una storia impossibile in cui, comunque, ci immedesimeremo incredibilmente. A differenza dei due film precedenti, in questa nuova avventura i nostri eroi-giocattolo non sono più alle prese con difficoltà interne al loro mondo e che dovranno superare per restare uniti al fianco di Andy, ma si trovano a dover affrontare una situazione estrema ma inevitabile: il loro bambino è cresciuto e sta per andare al college. Per una serie di eventi Woody (il cowboy) passa una giornata nella casa di una bambina, mentre il restante gruppo assaggia la furia irrefrenabile dei bimbi in un asilo controllato da perfidi giocattoli che impongono le loro rigide gerarchie “da ghetto” ai nuovi arrivati. Il richiamo del titolo – la grande fuga – al celebre film del 1963 risulta chiarissimo. Il piano elaborato da Woody per liberare i suoi amici dalla dittatura e dall’eterno nonnismo è minuzioso ed avvincente. Ma cosa faranno quando saranno evasi? Giaceranno inutilizzati in soffitta? Sono i giocattoli che hanno bisogno di un bambino o sono i bambini ad aver bisogno dei giocattoli? La risposta è naturalmente sia la prima che la seconda: il compito di questi oggetti di plastica è prendersi cura di un bambino il quale, a sua volta, riuscirà ad animarli con la sua fantasia fanciullesca; Andy però non c’è più, non è più un bimbo e Woody – che più di tutti voleva restare al fianco del piccolo padrone di cui era il beniamino – se ne rende conto quando vede le lacrime della mamma di Andy, capendo così di dovergli dire addio per sempre. Per i genitori è sempre triste constatare che i propri figli sono cresciuti e che devono iniziare a percorrere la loro strada da soli, ma è così che funziona e perfino i giocattoli devono rassegnarsi a fare una scelta: prendersi cura di un altro bambino. Per quanto riguarda il punto di vista formale, la grafica del film è migliorata rispetto ai due precedenti e ciò – soprattutto nella proiezione in 3D – aumenta il coefficiente di coinvolgimento. Coinvolgimento che funziona sia per i bambini, affascinati dal mondo dei giocattoli; sia per gli adolescenti, che dei giocattoli hanno ancora fresco il ricordo; sia per i genitori, che sanno quanto sia doloroso l’allontanamento dai figli; e sia per ogni altro spettatore che potrà riconoscere nell’universo fantastico dei giocattoli il proprio mondo reale, fatto di amicizia e malvagità, intesa e disaccordo, affetto e tristezza. Molto efficaci anche le situazioni comiche che giocano sui cliché in modo originale ed intelligente. Aconsejado!
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