L'innocente

E' triste e forse ingiusto parlare male di questo film (girato in condizioni sicuramente eroiche da un regista allo stadio terminale della propria vita). Si è anche detto (e il Morandini ne parla) che il film sarebbe sostanzialmente incompiuto, perchè circolò nel "montaggio provvisorio" che Visconti aveva approntato (e che diventò definitivo, solo per la sopravvenuta morte del regista e per il rifiuto dei collaboratori di por mano al film). Personalmente, non credo che, se avesse potuto apportare ritocchi al montaggio, Visconti non avrebbe potuto cambiare molto il film. Il film non cattura, è francamente mediocre, perchè mediocre è la statura dell'intreccio: lo svolgimento della vicenda, incentrato su un delitto efferrato, ma giustificato da un supposto eccezionalismo è argomento da rotocalchi d'annata (d'annunziani, ma anche oltre) incentrati su becero scandalismo a base di mondanità, corna, sesso più o meno deviato (o contorto!) e violenza. Una formula del tipo di quella del celebre delitto Murri, col quale indubbiamente Tullio Hermill condivide molte parentele (nel vestire, nella formazione, nel linguaggio, nella dialettica, nell'obliqua sensualità). Ciò posto, però, affiora francamante il sospetto che la mediocrità del film discenda da fattori intenzionali, struutuali, non casuali o fortuiti. In effetti, ammettendo l'affinità col "caso Murri", non può non far pensare il fatto che solo due anni prima (1974) sullo stesso soggetto fosse stato tratto "fatti di gente perbene"; non può non far pensare il fatto che questo film di Bolognini dovette il suo successo a Giancarlo Giannini; a Giannini, che guardacaso, è il protagonista anche de "L'Innocente": vuoi vedere che Luchino "cavalca" una formula? Ma guardiamo anche chi è la co-protagonista femminile; guardacaso quella Laura Antonelli che contemporaneamente a "L'Innocente" conosce una fortuna in un'altra storia simil-dannunziana, "la divina creatura" di Patroni Griffi, dove l'alta sartoria e gli ambienti sontuosi sono solo un pretesto per le sue ben note prodezze anatomiche. Anche questo è un caso? Insomma, ci sono motivi per ritenere (almeno a titolo di ipotesi) che Visconti, con questo "innocente", si sia INTENZIONALMENTE concesso ad una platea sostanzialmente popolare, al pubblico delle riduzioni letterarie "alla Bolchi" o "alla Majano" (allora, desideroso di storie passionali v. "Anna Karenina"). Infine, bisogna dire che il confronto col romanzo non giova al film, perchè di nessuna utilità: romanzo e film non sono del tutto paragonabili, perchè seguono due estetiche del tutto differenti: il romanzo (certo brutto e datato!) è, però, tutto giocato "sulla parola" e non può essere comparato con leggerezza all'estetica del cinema, tutta giocata, al contrario, "sull'immagine".