serpina
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giovedì 16 maggio 2024
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doloroso.
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Premetto che ho una grande simpatia umana per questo regista, maturata dalla lettura di alcune sue interviste e dalle dichiarazioni di tutti gli attori che hanno collaborato con lui: un talento infallibile e palpabile in ogni messa in scena, SEMPRE associato a semplicità e umiltà, come se fosse un artista miracolosamente non del tutto consapevole delle sue grandi risorse, anche commerciali... Ma ammetto che quest'ultima è solo un'impressione nella quale mi piace indulgere, quasi per partito preso. In breve: è uno che ci sa fare come narratore per immagini, per istinto, per "mestiere" acquisito (dal padre, ovviamente), per apprendistato rigoroso sulle opere altrui. Il risultato è un artista ANTOLOGICO, e non occorre essere critici di cinema o spettatori seriali per scorgere le tracce delle sue ispirazioni , anche in un senso semplicemente evocativo ed emozionale.
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Premetto che ho una grande simpatia umana per questo regista, maturata dalla lettura di alcune sue interviste e dalle dichiarazioni di tutti gli attori che hanno collaborato con lui: un talento infallibile e palpabile in ogni messa in scena, SEMPRE associato a semplicità e umiltà, come se fosse un artista miracolosamente non del tutto consapevole delle sue grandi risorse, anche commerciali... Ma ammetto che quest'ultima è solo un'impressione nella quale mi piace indulgere, quasi per partito preso. In breve: è uno che ci sa fare come narratore per immagini, per istinto, per "mestiere" acquisito (dal padre, ovviamente), per apprendistato rigoroso sulle opere altrui. Il risultato è un artista ANTOLOGICO, e non occorre essere critici di cinema o spettatori seriali per scorgere le tracce delle sue ispirazioni , anche in un senso semplicemente evocativo ed emozionale. E poi, l'esito delle ispirazioni/citazioni cinefile - anche in senso puramente stilistico - si risolve sempre in un risultato in qualche modo originale e creativo, come sempre accade per questo tipo di autori, che ho scelto di definire "antologici", quando si tratti di veri talenti. Le mie prime emozioni "atmosferiche" per questo film sono state il Garrone di Gomorra , come ovvio, e soprattutto il docu-film SACRO GRA, opera di lancinante, dolorosa bellezza, specie per chi è nato nella Capitale (come me...), un Leone d'oro all'epoca sacrosanto. Poi ci sono le vistose ispirazioni - stilistiche e tematiche - del Mann notturno e panoramico, sempre imprescindibile nei noir contemporanei, come sanno bene i tanti cinefili cultori del genere che leggono e scrivono su questo sito (io, tra questi). C'è pure un "quanto basta" del Winding Refn notturno, panoramico e pure "silenzioso ", a sua volta ispirato da Mann e (forse...) da Wenders. Ma, - ripeto- si tratta di EMOZIONI: chiunque potrebbe contraddirle sulla base della propria esperienza e sensibilità. Non potevano mancare le crudezze del maestro Tarantino, sebbene, da tarantiniana, le consideri sicuramente più potabili di tutti i suoi emuli: allegri massacri, come li definí Mereghetti, con una brillante sintesi concettuale. E che dire del cupo riferimento agli edifici lambiti (letteralmente, purtroppo...) dalla Tangenziale Est di Roma, come nel Borghese piccolo piccolo? Gli attori sono certamente i migliori, non solo l'immenso Servillo. Anche il ragazzino è notevole, perfetto nella parte. Sono contenta di aver visto un cast di eccellenze riunito in un unico film: vedere per credere. Per chiudere, credo che Sollima abbia ormai un posto stabile tra i cineasti italiani di maggiore rilievo. Questo film è da vedere e apprezzare. E da ri-vedere se si è dell'umore giusto per reggere alla prova. Per me troppo doloroso, temo.
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jean
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martedì 14 maggio 2024
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l´ ultima parte della trilogia del roma criminale:
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Il Regista Sefano Solima presenta la sua ultima Pellicola "Adagio" un Noir- Thriller con sfaccettature drammatiche in una Roma Dark, quasi irriconoscibile all occhio dello spettatore.Il Regista ha provato a rappresentare con grande sucesso una Roma di Viabilita,dispotica,di movimento, che fa si adatta perfettamente per la sua funzione narrativa incevce della solita citta famosa per i suoi bei monumenti.
In un Cast davvero azzecato per i ruoli uno su tutti il poliedrico Pierfrancesco Favino,anche se c´e da citare gli ottimi Toni Sevillo,Adriano Giannini, e Valerio Mastroandrea che danno un certo verve hai personaggi interpetrati.
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Il Regista Sefano Solima presenta la sua ultima Pellicola "Adagio" un Noir- Thriller con sfaccettature drammatiche in una Roma Dark, quasi irriconoscibile all occhio dello spettatore.Il Regista ha provato a rappresentare con grande sucesso una Roma di Viabilita,dispotica,di movimento, che fa si adatta perfettamente per la sua funzione narrativa incevce della solita citta famosa per i suoi bei monumenti.
In un Cast davvero azzecato per i ruoli uno su tutti il poliedrico Pierfrancesco Favino,anche se c´e da citare gli ottimi Toni Sevillo,Adriano Giannini, e Valerio Mastroandrea che danno un certo verve hai personaggi interpetrati.
La pellicola e accompagnato dalle musiche dei Subsonica dove il film viene premiato come miglior compositore hai David di Donatello 2024
unico premio incassato su 5 nomiation totali.
Cosa va:
-Adriano Gianinni e perfetto nella parte dell Antagonista.
-ottima Fotografia anche se non ha vinto nessun premio.
Cosa non va:
- Audio avvolte non perfetto, in alcune scene gli attori sussurrano o parlano in dialetto e non si capisce bene cosa dicono.
-FIlm avvolte un po rude non adatto alla vista di tutti i spettatori.
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jean
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martedì 14 maggio 2024
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l´ ultima parte della trilogia del roma criminale:
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Il Regista Sefano Solima presenta la sua ultima Pellicola "Adagio" un Noir- Thriller con sfaccettature drammatiche in una Roma Dark,
quasi irriconoscibile all occhio dell spettatore in certi versi passatemi il termine un po alla "Gotham City".
Il Regista ha provato a rappresentare e con grande sucesso una Roma di Viabilita, dispotica, di movimento, dove si adatta perfettamente
per la sua funzione narrativa incevce della solita citta famosa per i suoi bei monumenti.
In un Cast davvero azzecato per i ruoli uno su tutti il poliedrico Pierfrancesco Favino, anche se c´e da citare gli ottimi Toni Sevillo,Adriano Giannini,
e Valerio Mastroandrea che danno un certo verve hai personaggi interpetrati.
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Il Regista Sefano Solima presenta la sua ultima Pellicola "Adagio" un Noir- Thriller con sfaccettature drammatiche in una Roma Dark,
quasi irriconoscibile all occhio dell spettatore in certi versi passatemi il termine un po alla "Gotham City".
Il Regista ha provato a rappresentare e con grande sucesso una Roma di Viabilita, dispotica, di movimento, dove si adatta perfettamente
per la sua funzione narrativa incevce della solita citta famosa per i suoi bei monumenti.
In un Cast davvero azzecato per i ruoli uno su tutti il poliedrico Pierfrancesco Favino, anche se c´e da citare gli ottimi Toni Sevillo,Adriano Giannini,
e Valerio Mastroandrea che danno un certo verve hai personaggi interpetrati.
La pellicola e accompagnato dalle musiche dei Subsonica dove il film viene premiato come miglior compositore hai David di Donatello 2024
unico premio incassato su 5 nomiation totali.
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Cosa mi e piaciuto:
-Adriano Gianinni e perfetto nella parte dell Antagonista.
-ottima Fotografia anche se non ha vinto nessun premio.
- un Cast alla altezza
Cosa non va:
-Audio avvolte non perfetto, in alcune scene gli attori sussurrano o parlano piano o in dialetto e non si capisce bene cosa dicono.
-FIlm avvolte un po rude non adatto a tutti.
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rosebud
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martedì 14 maggio 2024
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una riflessione crepuscolare sull’apocalisse prossima ventura.
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Una Roma assediata da un incendio che pare inestinguibile ed oppressa da un’ondata di caldo eccezionale vede svilupparsi la vicenda di Vasco, carabiniere dal doppio volto, e di Manuel pischello senza esperienza di vita né di malavita. Ex malavitosi invece, membri di una banda della Magliana assurta quasi a valore di leggenda se paragonata allo sfacelo in cui oggi vivono, sono Daytona ( che di Manuel sarebbe pure il padre ) affetto da demenza senile, Polniuman diventato cieco ed Il Cammello, uscito di prigione sperando di trascorrere tranquillo gli ultimi mesi di vita. Ma quando, nel bel mezzo della notte Manuel bussa disperato alla sua porta, capisce che neppure questo gli sarà concesso, non dà in escandescenze e non segue neppure il consiglio della moglie : sceglie di aiutarlo e lo farà fino in fondo.
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Una Roma assediata da un incendio che pare inestinguibile ed oppressa da un’ondata di caldo eccezionale vede svilupparsi la vicenda di Vasco, carabiniere dal doppio volto, e di Manuel pischello senza esperienza di vita né di malavita. Ex malavitosi invece, membri di una banda della Magliana assurta quasi a valore di leggenda se paragonata allo sfacelo in cui oggi vivono, sono Daytona ( che di Manuel sarebbe pure il padre ) affetto da demenza senile, Polniuman diventato cieco ed Il Cammello, uscito di prigione sperando di trascorrere tranquillo gli ultimi mesi di vita. Ma quando, nel bel mezzo della notte Manuel bussa disperato alla sua porta, capisce che neppure questo gli sarà concesso, non dà in escandescenze e non segue neppure il consiglio della moglie : sceglie di aiutarlo e lo farà fino in fondo. Un film tragico in cui nessun personaggio è positivo ad eccezione di Manuel e del figlio maggiore di Vasco che nell’ultima scena si incontrano e si scambiano un paio di cuffie, un regalo simbolo di una speranza, di un futuro che forse spetterà alle nuove generazioni realizzare visto che i loro genitori hanno fatto di tutto per rovinarglielo. Nell’attesa Sergio Sollima ci propone una serie eloquente di botte, sangue, pallottole ed ammazzamenti vari inseriti nel solito marciume della corruzione e dell’intrigo politico. Uno spaccato dell’Italia di oggi? Sì senza dubbio.
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luigiluke
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lunedì 13 maggio 2024
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la fine della magliana
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Storia minima, che serve solo da spunto per una specie di ma come siamo ridotti dei reduci della Magliana. Vecchi, sporchi ma all'occorrenza ancora cattivi. Migliori comunque di quelle guardie che uccidono come i fratelli Savi ai tempi della Uno bianca. Per soldi e senza onore.
Sollima pesca un po' qua e un po' là, dal suo repertorio e non solo (c'è anche una Roma alle prese con black out elettrici che uin po' ricorda quella senz'acqua di Siccità di Virzì) per riproporre un tema figlio di Suburra, e un nuovo intreccio a incastri,
Lasciando però maggiore spazio ai virtuosismi di attori che aldilà di qualche eccesso, sostengono a dovere una narrazione non sempre lineare e avvincente.
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Storia minima, che serve solo da spunto per una specie di ma come siamo ridotti dei reduci della Magliana. Vecchi, sporchi ma all'occorrenza ancora cattivi. Migliori comunque di quelle guardie che uccidono come i fratelli Savi ai tempi della Uno bianca. Per soldi e senza onore.
Sollima pesca un po' qua e un po' là, dal suo repertorio e non solo (c'è anche una Roma alle prese con black out elettrici che uin po' ricorda quella senz'acqua di Siccità di Virzì) per riproporre un tema figlio di Suburra, e un nuovo intreccio a incastri,
Lasciando però maggiore spazio ai virtuosismi di attori che aldilà di qualche eccesso, sostengono a dovere una narrazione non sempre lineare e avvincente.
È comunque un film per certi aspetti crepuscolare, come se il regista avesse voluto salutare con forti note pessimistiche un mondo, di criminali e tutori della legge, che non c'è più. Ucciso prima ancora che dalle pistole, dalle tecnologie che ora favoriscono nettamente i secondi, che perciò possono ora farsi loro stessi banditi e farla franca.
Senza che i giovani delinquenti della nuova generazione appaiano in grado di emulare i padri.
Peccato quindi per alcune lacune di scrittura, compreso un finale piuttosto anonimo.
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lizzy
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martedì 7 maggio 2024
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pare parecchio suburra...
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Insomma...
Bravo Sollima, certo, inconfondibile la sua firma col suo ravanare nel torbido di un (nemmeno poi così tanto) sottobosco metropolitano della capitale e nell'animo (degradato) della delinquenza spicciola e non.
Si, tutto bene dalle inquadrature, alle musiche ai vari personaggi, ma...
Ma è tutto già visto.
Assolutamente già visto.
Adagio ricorda moltissimo Suburra, fin dalle prime battute.
Solo che qua le donne non contano quasi nulla (anzi, proprio un bel nulla), non ci sono i continui richiami all'apocalisse di li a venire e manca la "sorpresa" dell'originalità del predecessore.
Oltre che a non vedere messa sul carrozzone la Chiesa con tutti i suoi vari adepti (paura di scomuniche???).
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Insomma...
Bravo Sollima, certo, inconfondibile la sua firma col suo ravanare nel torbido di un (nemmeno poi così tanto) sottobosco metropolitano della capitale e nell'animo (degradato) della delinquenza spicciola e non.
Si, tutto bene dalle inquadrature, alle musiche ai vari personaggi, ma...
Ma è tutto già visto.
Assolutamente già visto.
Adagio ricorda moltissimo Suburra, fin dalle prime battute.
Solo che qua le donne non contano quasi nulla (anzi, proprio un bel nulla), non ci sono i continui richiami all'apocalisse di li a venire e manca la "sorpresa" dell'originalità del predecessore.
Oltre che a non vedere messa sul carrozzone la Chiesa con tutti i suoi vari adepti (paura di scomuniche???).
Bravissimo Favino, un pò fossilizzato a questo giro Servillo.
Notevole la prova della Salvatori e finalmente una buona parte per il Giannini.
Certo la trama è un pò deboluccia e certi "errori" dei personaggi (specie di quelli appartenenti alle forze dell'ordine) potevano essere evitati, ma tant'è.
Film godibile, a tratti lento (ma è un "adagio", dopotutto), ma sicuramente non con la stessa "carica" di Suburra.
Purnondimeno vedetelo pure.
Che non si dimentichi la vera realtà che si vive fra le strade del Belpaese: posto fantastico, ma anch'esso con mlle lati oscuri.
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nino pellino
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venerdì 19 gennaio 2024
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inconfondibile lo stile del regista
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Il regista Stefano Sollima, con questa sua ultima fatica cinematografica, non si discosta dal suo inconfondibile stile. Ancora una volta i riflettori vengono puntati su una serie di personaggi attraverso i quali emerge un mondo sotterraneo fatto di corruzione e di malavita e tutto questo scenograficamente rappresentato da inquadrature che spesso risaltano una Roma spettrale e notturna, illuminata perlopiù da luci in chiaroscuro. Tra i protagonisti della vicenda di questo film abbiamo alcuni poliziotti che si vendono per soldi ad un losco uomo di affari, un sedicenne che si trova coinvolto suo malgrado in un giro pericoloso e probabilmente senza via di uscita e poi alcuni uomini, diciamo, in pensione che un tempo facevano parte della banda della Magliana.
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Il regista Stefano Sollima, con questa sua ultima fatica cinematografica, non si discosta dal suo inconfondibile stile. Ancora una volta i riflettori vengono puntati su una serie di personaggi attraverso i quali emerge un mondo sotterraneo fatto di corruzione e di malavita e tutto questo scenograficamente rappresentato da inquadrature che spesso risaltano una Roma spettrale e notturna, illuminata perlopiù da luci in chiaroscuro. Tra i protagonisti della vicenda di questo film abbiamo alcuni poliziotti che si vendono per soldi ad un losco uomo di affari, un sedicenne che si trova coinvolto suo malgrado in un giro pericoloso e probabilmente senza via di uscita e poi alcuni uomini, diciamo, in pensione che un tempo facevano parte della banda della Magliana. In base alle mie impressioni personali, ho trovato che il film raggiunge le vette più alte di bellezza ad esempio nel corso dei dialoghi tra il personaggio chiamato Daytona interpretato da Toni Servillo e il poliziotto corrotto di nome Vasco interpretato invece da Adriano Giannini, oppure la sparatoia finale nella stazione di Roma nel corso delle scene finali. In circostanze come queste mi sento di dire che ancora una volta il regista Stefano Sollima ha fatto perfettamente centro. Ma più in generale ho trovato la storia molto bella e narrativamente solida, supportata in tal caso da attori italiani di primo livello. Una pellicola fascinosamente decadente, noir, per un regista che sta facendo scuola nel suo genere.
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eraldo
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mercoledì 17 gennaio 2024
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e'' un grande film?
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Mi sono detto:- no, non è un grande film.- Ma che cos’è un grande film!? Lo è per contenuti, azione, inquadrature, musiche: credo di non saperlo bene: qui l’atmosfera è veramente apocalittica, le pelli sono traslucide, di perenne sudore, solo il ragazzo lo è di meno: il paesaggio urbano è molto più notturno che diurno e c’è un rogo continuo descritto da nuvole di fumo che sono l’orizzonte, la sensazione di essere all’inferno, un inferno presente e crescente, dove una squadra corrotta di tutori dell’ordine risulta essere ed avere dei comportamenti ben più violenti e privi di una qualunque etica al pari dei peggiori criminali, anche se qui gli ex malavitosi sono anziani e malati, ma sembrano essere i più capaci di essere umani e messi alla prova agiscono a protezione del giovane, del cucciolo, come dell’unico futuro possibile che possa, sia giusto abbia, la sua piccola o grande occasione di riscatto per provare a migliorare un po’ il mondo e riportarlo ancora sui binari del lecito, del giusto, del senso di speranza, partendo dalla stazione, perdendo un treno.
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Mi sono detto:- no, non è un grande film.- Ma che cos’è un grande film!? Lo è per contenuti, azione, inquadrature, musiche: credo di non saperlo bene: qui l’atmosfera è veramente apocalittica, le pelli sono traslucide, di perenne sudore, solo il ragazzo lo è di meno: il paesaggio urbano è molto più notturno che diurno e c’è un rogo continuo descritto da nuvole di fumo che sono l’orizzonte, la sensazione di essere all’inferno, un inferno presente e crescente, dove una squadra corrotta di tutori dell’ordine risulta essere ed avere dei comportamenti ben più violenti e privi di una qualunque etica al pari dei peggiori criminali, anche se qui gli ex malavitosi sono anziani e malati, ma sembrano essere i più capaci di essere umani e messi alla prova agiscono a protezione del giovane, del cucciolo, come dell’unico futuro possibile che possa, sia giusto abbia, la sua piccola o grande occasione di riscatto per provare a migliorare un po’ il mondo e riportarlo ancora sui binari del lecito, del giusto, del senso di speranza, partendo dalla stazione, perdendo un treno.
ADAGIO, 16-01-2024
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fab82ant72
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giovedì 4 gennaio 2024
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brutto e noioso e gia' visto
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Ancora con queste storie criminali? Favino ormai lo abbiamo visto in tutte le salse e inizia a ripetersi in modo fastidioso. Il film ha mille problemi di scrittura, Sollima è bravo e lo sappiamo, ma davvero abbiamo bisogno ancora di queste storie che non appartengono neanche al nostro cinema? Basta vi prego. Lasciamo certi film a Nolan e pensiamo di raccontare storie che emozionano, che scaldano il cuore e che ci fanno divertire. L'unico attore interessante mi è sembrato Adriano Giannini, tutto il resto è NOIA.
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fabriziog
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domenica 31 dicembre 2023
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film avvincente e convincente
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Fra i tempi musicali lenti troviamo l’adagio, che, come direbbe Sartre, è anche un avverbio che esaspera la lentezza di un movimento, ma persino un film, “Adagio” di Stefano Sollima, che porta sul Grande Schermo un’azione scenica in totale contrasto con avverbio e sostantivo.
Il sottobosco suburbano e dell’anima percorre le rotaie di esistenza fatte di baccanali orgiastici e dionisiaci moderni, non certamente dissimili da quelli antichi, lungo pendii di storie di corruzione in divisa, nella cornice di una nuova Suburra romana puntellata di volti pasoliniani, visi efebici e donne boccaccesche e felliniane.
Al ritmo del rap ed house, ma anche delle sonorità del Califfo, i migliori attori della cinematografia italiana (Pierfrancesco Favino, Toni Servillo e Valerio Mastandrea, accompagnati da un ottimo Adriano Giannini) fanno vivere le ultime battute degli epigoni degli uomini della Banda della Magliana.
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Fra i tempi musicali lenti troviamo l’adagio, che, come direbbe Sartre, è anche un avverbio che esaspera la lentezza di un movimento, ma persino un film, “Adagio” di Stefano Sollima, che porta sul Grande Schermo un’azione scenica in totale contrasto con avverbio e sostantivo.
Il sottobosco suburbano e dell’anima percorre le rotaie di esistenza fatte di baccanali orgiastici e dionisiaci moderni, non certamente dissimili da quelli antichi, lungo pendii di storie di corruzione in divisa, nella cornice di una nuova Suburra romana puntellata di volti pasoliniani, visi efebici e donne boccaccesche e felliniane.
Al ritmo del rap ed house, ma anche delle sonorità del Califfo, i migliori attori della cinematografia italiana (Pierfrancesco Favino, Toni Servillo e Valerio Mastandrea, accompagnati da un ottimo Adriano Giannini) fanno vivere le ultime battute degli epigoni degli uomini della Banda della Magliana.
Narrazione avvincente e convincente immersa nei fumi tossici di uno dei tanti incendi di rifiuti che hanno avviluppato la periferia romana, incorniciata in una fotografia a tinte accentuatamente accese di una Roma infuocata dai rovi e dal caldo asfissiante estivo.
I bassifondi che fungono da set della malavita ruotano intorno al primo tratto della Tangenziale Est della Capitale, riportando la memoria dello spettatore a “Suburra” (film e serie), “Non essere cattivo” e a “Lo chiamavano Jeeg Robot”.
Film che, come tutti quelli del filone cui appartiene, fa uscire l’ibristofilia che è in noi.
Fabrizio Giulimondi
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