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Ultimo aggiornamento giovedì 23 aprile 2020
Un film sull'Italia del nostro tempo che racconta il rapporto conflittuale tra padre e figlio adolescente. In Italia al Box Office Gli sdraiati ha incassato 2,3 milioni di euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Giorgio Selva, celebre giornalista televisivo, 'condivide' un figlio con la ex moglie, architetto che non lo perdona e non perdona gli skyline che rubano spazio al cielo. Tito, diciassettenne dinoccolato, ciondola tra casa e scuola dribblando l'azione incalzante del padre e avanzando in bicicletta sulle fasce della vita. Porta e rete sono ancora lontane ma Tito riceve giorno per giorno palle da giocare e rilanciare a una banda scriteriata di amici. Sentimenti da esplorare, gelosie da consolare, padri da evitare, nonni da abbracciare, Tito prende tutto con l'inerzia vitale dei suoi pochi anni. Oscillando tra la spinta a sgridarlo e quella a soccorrerlo, Giorgio lo marca stretto alla ricerca irriducibile di una nuova intimità sotto le felpe lanciate, lo yogurt iniziato, la luce mai spenta, il dentifricio mai chiuso. Sotto la forza pulsionale di un corpo che spinge alla vita. Ma spinge a modo suo.
È un cinema gentile, quello di Francesca Archibugi. Gentile e delicato. Pieno di sfumature, piccoli cenni, note ai margini, fili per tenere, per lasciare, per mettere insieme. Legare senza nodi i trasalimenti e le fragili esperienze su cui tutti ci addestriamo a vivere.
Per molte ragioni, ma soprattutto per questa è l'autrice più indicata a mettere in immagini l'imperdibile libro di Michele Serra ("Gli sdraiati"), testimonianza singolare di un padre davanti all'enigma del figlio. E l'enigma inquieta Giorgio dentro un film orizzontale che riflette sullo smarrimento di ogni senso di verticalità e ritrova lo scarto simbolico che distingue i figli dai genitori. Liberamente ispirato al 'romanzo' omonimo, che esprime un solo punto di vista, Gli sdraiati concede la replica alla generazione 'stesa sul divano'.
Perché i film di Francesca Archibugi non prescindono mai dalle "persone di pochi anni". Il contraddittorio, incarnato con elettrico stupore da Gaddo Bacchini, sbilancia il film, sovente in affanno nel tentativo di interpretare una prossimità fino a ieri sconosciuta. La sceneggiatura di Francesca Archibugi e Francesco Piccolo non riesce a definire e a integrare sullo schermo il cambiamento epocale avvenuto tra padri e figli, nondimeno si prende il rischio premuroso di interrogarlo. Da una parte c'è il corpo che sgomita di Tito, dall'altra quello che accoglie (al ritorno) di Giorgio.
Da una parte l'illimitatezza del figlio, dall'altra l'incombenza della fine che rivela al padre. Il genitore di Claudio Bisio, istrione abile a celare pudicamente l'angoscia del personaggio che abita, osserva la vita di Tito crescere e farsi ai suoi occhi sempre più misterioso. Il figlio di Gaddo Bacchini, mistero minaccioso e insieme fulgido e fecondo, vive anarchicamente nel suo godimento autistico, frustrando ogni possibilità di dialogo. Tito non parla e porta con sé, come ogni figlio, un segreto inaccessibile.
Tito appartiene a un altro mondo. Un mondo che sembra chiuso allo scambio e a cui Giorgio guarda senza giudizio ma col desiderio divorante di una condivisione empatica. Infinitamente diversi e incomprensibilmente uguali, padre e figlio condividono una vicinanza senza comunione. E Giorgio non si rassegna al rumore di quella differenza inesprimibile. Ma poi qualcosa accade, lo sdraiato, apparentemente indifferente alla nostalgia lirica del padre, sente la 'voce del sangue', la fitta che chiama dall'interno, e chiama e chiama fino a quando Tito si decide ad ascoltarla e a seguirla lungo un sentiero di montagna. E sul Colle della Nasca il figlio doppia il padre sancendone il tramonto inevitabile e tracciando l'inaspettata chiamata verso la vita adulta. Lassù Tito porta con sé e le sue scarpe sbagliate, l'irriducibile differenza della sua generazione e la qualità inafferrabile della sua esistenza.
Con buona pace di Giorgio che lo guarda come qualcosa di irraggiungibile, arrendendosi finalmente a una forza che non può più governare. Stupito davanti alla sua bellezza, come di fronte al suo disordine e alla sua indolenza ciondolante. Ancora una volta Francesca Archibugi scommette sulle famiglie dimezzate, alternative, decentrate, crede in una rete di affetti correlati tra loro che riescono a delineare un percorso di formazione di cui il nonno di Cochi Ponzoni è la linea portante, l'emozione discreta.
Questo è un film noioso e banale: non dice nulla di nuovo sul rapporto tra padri e figli, il cosiddetto "confronto generazionale", ma questo si può anche tollerare, anche perché è un argomento che nel cinema ed in letteratura è stato trattato in lungo e in largo. Il problema è che i personaggi sono privi di spessore e, secondo me, il padre in particolare [...] Vai alla recensione »
C'è qualcosa che non convince fra le immagini che scorrono sullo schermo. Quel ragazzo, quei ragazzi con i loro capelli lunghi, in bicicletta per le strade di Milano, non sono gli autentici sdraiati chiusi fra le pagine del libro o distesi sui nostri divani ad ammorbarci con la musichetta di qualche gioco elettronico, o con i discorsi elevati di qualche youtuber, il cellulare nella [...] Vai alla recensione »
Arrivo un po' in ritardo su questo film perchè in questo periodo ho voluto rivedere prima tutti i film di Francesca Archibugi, della quale ho anche delle obsolete ma bellissime videocassette. Volevo essere sicura del mio giudizio su questo film. Francesca Archibugi è senza alcun dubbio, nel panorama del cinema italiano, la regista più intellettualmente e culturalmente [...] Vai alla recensione »
Un film che non avrei voluto perdere per nessuna ragione al mondo, infatti, mi sono fiondata alle 10,40 del mattino, orario per me insolito, nell’unico cinematografo che lo proiettava. Ha soddisfatto in pieno le mie attese rendendo la lettura dell’omonimo libro di Michele Serra ancora più gradevole. Non esiste nessuna guida che insegni quale percorso seguire per essere un [...] Vai alla recensione »
Il film lo definirei DIAGONALEL’intelligente ironia di Francesco Piccolo unita al talento di Francesca Archibugi di penetrare la fragilità adolescenziale permette a questo film di avere un attento e compassionevole sguardo sul rapporto padre-figlio.Il film non si pone lo scopo di fare un’analisi della società in cui noi oggi viviamonon vuole condannare né assolvere né filosofeggiare sul rapporto padre [...] Vai alla recensione »
.. ed il rapporto genitori/figli adolescenti al giorno d’oggi. Io non sono madre, quindi non posso esprimere un giudizio personale a riguardo, ma le amiche che vivono “l’incubo” quotidiano di un periodo di vita così difficile l’hanno trovato molto veritiero. Io ho trovato molto intenso e divertente Claudio Bisio, molto tenero Cochi Ponzoni (che conoscevo solo come comico!), accattivante l’interpretazione [...] Vai alla recensione »
Sono disordinati, infingardi, insolenti. Piccoli, stupidelli, teneri, innocenti. Ma ti guardano con l’arroganza misteriosa di chi ha dalla sua più che una certezza: una legge della natura. Cioè prendere, in un modo o nell’altro, la loro strada. O comunque una strada. Che sicuramente non è quella di casa, quella di mamma e papà, quella di quello dei due che [...] Vai alla recensione »
Il rapporto fra genitori e figli, ampiamente trattato da sempre in tutta la filmografia , ricorda sempre di più gli incontri ravvicinati del III tipo. Non si capisce più chi sia l'alieno in questione;ciascuna delle due parti ritiene che l'alieno sia l'altro. Parlano due linguaggi inaccessibili l'uno all'altro, si muovono e agiscono in modo antitetico in mondi [...] Vai alla recensione »
Essere stati giovani negli anni 80 è diverso da essere stato giovane nel '68...... ovvero essere nati negli anni'60 non è come essere nati negli anni immediatamente successivi al dopoguerra... Facciamo un pò di conti: Bisio-Selva può avere circa 55 anni e dunque è nato più o meno nel '62.
Tratto dall'omonimo romano di Michele Serra, "Gli Sdraiati" della regista Francesca Archibugi ora nelle sale cromatografiche italiane, è un film che riflette il conflitto generazionale tra genitori e figli. Qui, per la precisione, quello tra un padre (Claudio Bisio), noto giornalista televisivo e personaggio di spicco, ed il figlio (Gaddo Bacchini) studente di liceo. [...] Vai alla recensione »
Qualcosa non convince nelle immagini che scorrono sullo schermo.Quel ragazzo, quei ragazzi, con i loro capelli lunghi, in bicicletta per le strade di Milano, non sono gli autentici sdraiati chiusi fra le pagine del libro o distesi sui nostri divani ad ammorbarci con la musichetta di qualche gioco elettronico, o con i discorsi elevati di qualche youtuber, il cellulare nella sinistra e la mano destra [...] Vai alla recensione »
Sdraiati, addormentati e vegetali.....Un po' tutti mica solo i ragazzi. La Archibugi era la mia regista preferita. Io non penso sianecessario riprodurre il libro cosi' com'è. Soprattutto se cosi' com'è è una banalta' e un insieme di stereotipi. Insomma è in pericolo di solita commedia che parla di adolescenti figlòi di ricchi.
Francesca Archibugi è superiore a tutti gli uomini che conosco: è più intelligente. Non è intelligente la Presidentessa del Consiglio dei Ministri, Barenghi, nella sua intervista nello studio del celebre giornalista televisivo Giorgio Selva. Lo sono invece Annalisa, giovane barista della RAI di Milano e Rosalba, ex collaboratrice domestica della Famiglia Selva [...] Vai alla recensione »
I ragazzi de gli Sdraiati mi hanno fatto pensare a una sorta di prequel, ma 40 anni dopo, di Amici Miei. Come nel film di Monicelli c'è l'atmosfera del tempo che passa che è la coordinata per capire la banda di amici, Giorgio (Bisio), Rosalba, gli altri e i rapporti fra loro. Niente cambia ma impercettibilmente giorno dopo giorno tutto cambia.
Questo Paese che come attività principale odia e piscia su tutto, spesso controvento autodistruggendosi, gli Sdraiati sono una boccata d’aria pura. Realizzazione di alto livello
Ci aspettavamo una commedia da ridere con Bisio, invece è un film strano, un po triste ma fa anche ridere. Alla fine anche ai miei amici è piaciuto.
Non voglio improvvisarmi critico cinematografico ma ho visto il film con mia moglie e con mio figlio (ex. sdraiato ma ancora ipercritico...) e con mia grande sorpresa siamo usciti tutti e tre molto soddisfatti dalla visione. Commossi ma anche divertiti. Non mi capitava da tempo, perciò W gli Sdraiati.
Bellissimo film molto attinente alla realtà, ottima interpretazione di Bisio nella parte del padre alle prese con le problematiche di Tito figlio adolescente, nel film viene evidenziata la difficoltà di comunicazione tra genitori e figli, dovuta al salto generazionale. Film commovente e a tratti divertente. Bravi i giovani attori e un applauso alla regista Archibugi.
Ma l'Archibugi da che parte sta? Dalla parte dei figli cialtroni o da quella dei genitori invadenti? E' questa la grandezza del film: non lo sappiamo e forse i figli la interpreteranno in un modo e i genitori nel modo opposto! Riusciranno i nostri eroi (i genitori) a portare al cinema i loro virgulti? E non si ripeterà in ogni famiglia il dramma giocoso che viene descritto nel film? Beh, [...] Vai alla recensione »
Un bel film italiano come ce ne vorrebbero di più!
Non perdo un film dell’Archibugi, mi incuriosiva la scelta di Bisio, ma devo dire scommessa vinta. I ragazzi sono fantastici.
Ho visto il film solo per la mia stima e simpatia verso Michele Serra, che peraltro, come racconta Archibugi in un'intervista ( da me letta troppo tardi ) a La Repubblica ha detto " e io che c' entro? ". Ma il film mi ha deluso completamente. Sarei più indulgente se fosse l'opera prima goffa e raffazzonata di un giovane esordiente, ma a una regista navigata una simile sciocchezz [...] Vai alla recensione »
Film importante: attento e veritiero. Archibugi maestra della direzione, Bisio come non si era mai visto, toccante fino alle lacrime. Fa riflettere, sorridere e emozionare. Lo rivedrò! Consigliatissimissimissimo!!!
I tre film più belli che ho visto quest'anno sono tre film italiani: La Pazza gioia di Paolo Virzì, La tenerezza di Gianni Amelio e ora gli Sdraiati di Francesca Archibugi. Il cinema italiano non sta bene, sta benissimo!
In un’offerta cinematografica quasi esclusivamente straniera finalmente un film italiano che non sia un cinepanettone, ma un tentativo riuscitissimo di parlare di giovani. Bisio perfettamente calato nella parte del genitore perennemente in difficoltà nel gestire un figlio che non riesce più a comprendere e uno stuolo di ragazzi sempre in bicicletta tra le vie di una Milano che [...] Vai alla recensione »
Tema difficile. Raccontato con grazia, ironia, gentilezza. Un’altalena di emozioni diverse, contrapposte. Un’Antonia Truppo eccellente. Musiche ariose, raffinate. Fotografia molto bella. Francesca Archibugi ha diretto i giovani ragazzi, tutti alla prima vera esperienza cinamatografica, con grande maestria. Bravi. Bravissimi. Cochi Ponzoni ha reso dolcissima la sua parte di nonno complice, saggio ma [...] Vai alla recensione »
Film bello, vivace, divertente: perfetta fotografia della situazione odierna del problema adolescenziale all'interno delle famiglie italiane, che viene affrontato in maniera "super partes"(ovvero non mettendosi dalla parte di nessuno) è assolutamente oggettiva. Non capisco coloro che se la prendono per gli atteggiamenti di Bisio (è il sul ruolo!!) o di questi ragazzi (fidatevi [...] Vai alla recensione »
Molto ben scritto e diretto, tutti bravi gli interpreti, film "nuovo" che fa sorridere e anche riflettere: complimenti a tutti!
Siamo tutti stati figli e molti di noi sono o diventeranno genitori. Archibugi riesce a farci vedere le due facce della medaglia. Così ci rendiamo conto quanto siamo ingenerosi come figli e rompiscatole come padri. Un film pieno di grazia, di poesia e di ironia. La collaborazione Archibugi-Piccolo ha prodotto un capolavoro.
Un Bisio inedito in una commedia moderna, non banale, dove ci possiamo ritrovare un po' tutti
Grande film. Consigliatissimo a chi a figli e a chi...ha padri
Un film noioso, specchio di una classe sociale smarrita nella sua inutilità, in grado solo di guardarsi la punta dei piedi mentre il presente gli passa sopra senza effetto alcuno. Non so se fanno più pena i ragazzi rappresentati, i loro genitori o gli artisti che producono queste opere autocommiseratrici. È il neorealismo al contrario, la classe intellettuale che racconta se [...] Vai alla recensione »
Oramai siamo abituati a vedere un Claudio Bisio attore che interpreta ruoli attuali come il classico marito divorziato/padre che non ha in pugno la situazione. Confermo anche qui la sua bravura però.....a mio avviso...e a lungo andare, ciò stanca forzando lo spettatore a seguire un film cominciato e che aveva delle attese ben più alte.
Per Bisio darei 5 stelle e più. Qualsiasi ruolo fa è eccellente. Ma il film non parte, le interpretazioni sono anonime e la cosa più tragica per me è stata la tsama del film. Filo Conduttore. Confuso. Non ho capito molti passaggi e soprattutto delusione sul finale che è per me ancora incompreso!
Per Bisio darei 5 stelle e più. Qualsiasi ruolo fa è eccellente. Ma il film non parte, le interpretazioni sono anonime e la cosa più tragica per me è stata la tsama del film. Filo Conduttore. Confuso. Non ho capito molti passaggi e soprattutto delusione sul finale che è per me ancora incompreso!
Quando si fanno film sugli adolescenti si rischia sempre di scivolare nella banalità e nell'esagerazione. In ogni caso a mio avviso gli attori sono tutti credibili, non solo Bisio quindi il giudizio mi pare troppo severo.
Mammamia che situazione, non e bello vivere soli, ma neppure cosi mi chiedo se ne valga la pena? il film e bello pero non mi e piaciuto.
Film veramente insensato. Che ti lascia solo con l'amaro in bocca, niente di più.
Un film noioso che non riesce a decollare. Non c'è una trama da seguire. E' un insieme di personaggi che con un aduo non bellissimo sfoggiano dialoghi uno dietro l'altro senza concludere nulla. Un Bisio che sa fare l'attore, ma putroppo affoga in una sceneggiatura inutile e in una storia assurda e spesso noiosa. Un ragazzo si butta dal tetto della scuola e non si fa male? complimenti. [...] Vai alla recensione »
Questa recensione è incomprensibile: parole in libertà, scelte perché suonano bene l'una vicina all'altra, ma che nel loro complesso non significano nulla.
Una cocente delusione: non si ride, non si pensa e non so se per causa della sala o della registrazione in presa diretta buona parte dei dialoghi non si comprendono. Un padre ultrapermissivo, a dire poco, una figura di madre nelle tenebre, un figlio che non si capisce cosa vuole o cosa contesta, una regista che non si comprene quale sia il suo messaggio o se semplicemente vuole esaminare uno spaccato [...] Vai alla recensione »
Un film totalmente inutile tratto da un romanzetto altrettanto insipiente.
Da incompetente dico che in questo film la fotografia è pessima, la "fonica" difficile da comprendere ed intendere, la regia da dimenticare. Purtroppo anche il bravo Bisio, alla lunga, risulta irritante. Non consigliabile.
non brutto ... non bello .... di certo NON lo ricordero
Un film senza né capo né coda. Dalla Archibugi mi aspettavo veramente di più. I personaggi poco credibili nei loro ruoli stereotipati, e stereotipati anche male. Il film presenta i topoi classici del conflitto generazionale senza veramente scandagliare a fondo la psicologia dei protagonisti. Una nota di demerito a parte va poi riservata a personaggi fantoccio [...] Vai alla recensione »
Gli attori sono tutti bravi, compreso Claudio Bisio ed il gruppo di adolescenti esuberanti. La vicenda si svolge tra la Milano Bene e le Cinque terre in modo poco lineare anche se godibile. Anche se il film lo si segue bene infastidisce il fatto che lo si é riempito un pò di tutto senza un reale messaggio. Ci sono i tradimenti nel passato commessi dal padre (Bisio ), il funerale [...] Vai alla recensione »
Immagine molto parziale e distorta del mondo degli adolescenti, con troppe banalità e troppi stereotipi (peraltro applicabili, nella realtà, ad una ristretta cerchia di ragazzi, figli di famiglie che "contano"). Nel complesso, una fotografia rigorosamente autoreferenziale dell'entourage culturale sinistrorso di buona parte dell'industria cinematografica nostrana.
Francamente do un'interpretazione del tutto diversa a quel "avrebbe potuto perdonarmi". Il nostro personaggio dimostra ancora una volta di non comrendere la realtà, tutto concentrato su sè stesso, incapace di comunicare con il figlio. Anche per Rosalba vorrebbe fare genericamente qualcosa, ma non sa cosa: e quindi non fa niente, troppo arduo entrare nei pensieri di chi [...] Vai alla recensione »
Per ricavare un film dal monologo di Michele Serra, Archibugi ha dovuto inventare una trama. Ma la materia si prestava alla sua sensibilità ai temi adolescenziali. "Sdraiati" sono i ragazzi come Tito figlio dell'intellettuale Giorgio Selva, che consumano il tempo stravaccati qua e là, con sgomento e disapprovazione dei grandi - più Serra e il personaggio cui nel film dà corpo Claudio Bisio, che Archibugi [...] Vai alla recensione »
Giorgio Selva è un famoso conduttore televisivo che in genere sa tenere testa a tutti con le sue domande incalzanti (solo la prima donna presidente del consiglio gli azzera fantozzianamente la salivazione). Così è abituato a muoversi, sa sempre cosa dire, anche perché il copione è scritto da un'equipe e tutte le sue parole vengono pari pari dal gobbo che gliele suggerisce.
Padri e figli, ma forse i più sdraiati, stesi in un ruolo predefinito di "fragilità materna" combinata a nevrotico accanimento paterno, sono i padri. Celebre giornalista Rai con affido condiviso è in balia di un 17enne confuso, dispersivo, disordinato, pezzo di una tribù di coetanei (ben modellata per fare simpatia) che colonizza casa, scuola e scelte.
Un faticoso confronto quotidiano in cui l'ira, spesso repressa, sbotta immotivata, in cui il limite della pazienza è sempre lì per essere superato, in cui l'affetto è vigile, mai assente. Nel ritratto di un padre e di un figlio d'oggi dipinto da Francesca Archibugi negli «Sdraiati», basato sul romanzo omonimo di Michele Serra, non ci sono né odi né tragedie insanabili.
Davvero i ragazzi d'oggi parlano così con i genitori? L'abusata parola con la doppia zeta fa da insopportabile colonna sonora nella commedia familiare tratta da un romanzo di Serra. A Milano il popolare conduttore tv Giorgio Selva non riesce a capire il figlio diciassettenne Tito, di cui ha ottenuto l'affido dopo la separazione. Lo scorbutico, maleducatissimo ragazzo si divide tra cinque amici («la [...] Vai alla recensione »
Dall'incomunicabilità di Michelangelo Antonioni all'incompatibilità di Francesca Archibugi che rilegge il romanzo glamour di Michele Serra, Gli sdraiati (Feltrinelli). Fra i due termini, incomunicabilità e incompatibilità, il passo speculativo è lungo ma neanche troppo, tanto che nel film i due si incrociano con una generazione di adolescenti in postazione assiduamente orizzontale tra letti e divani, [...] Vai alla recensione »