Coraggio incondizionato, ferrea fede in Dio, irremovibili convinzioni e valori morali sono gli ingredienti comuni di tutti i protagonisti eroi dei film firmati Gibson. L'autore stesso è abile nel confezionare pellicole che rapprresentano l'apoteosi dell'uomo ideale così come tale immagine idealistica è impressa nell'immaginario dello stesso Mel Gibson. E l'uomo ideale per l'autore è il combattente, il guerriero, il soldato che armato in primis di coraggio e forza di volontà interminabile si appresta a combattere la propria battaglia sia che si tratti dell'indipendenza di un popolo, o che riguardi la difesa, propagazione e il sacrificio per la fede in nome di Dio oppure, infine, quello di sfidare le rigide regole militari ed entrare totalmente disarmati in un infernale campo di battaglia. Il cinema di Gibson d'altronde è anche spiccatamente maschile (sia per suoi personaggi principali sia per il pubblico al quale si rivolge principalmente) ed impersona impeccabilmente degli ideali conservatori e tradizionalisti che caratterizzano la sua opera ma che tuttavia rischiano di echeggiare troppo anacronistici e superati al giorno d'oggi e sopratutto al pubblico di giovani e giovanissimi.
Ma nonostante questi limiti o difetti narrativi bisogna arrendersi alla realtà del fatto che la sua filmografia è sempre di forte impatto visivo e ancor più emotivo, riesce a catturarti, emozionarti ed coinvolgerti anche quando si tratta di assistere alla più classica delle storie americane ambientate durante il periodo bellico.
Hacksaw Ridge infatti traspira una massiccia dose di retorica americana, patriottismo e valori nazionalisti che trionfano sul nemico, il quale viene mostrato solo in veste di aggressore senza ritegno e pietà che si scaglia furiosamente contro i 'nostri' eroi. L'altro, dunque si presente senza alcun dovuto spessore motivazionale o ideologico. Ma Hackaw è anche un'opera audace e coraggiosa che attravverso la figura di Desmond Doss osa andare controcorrente, sfidare l'establishment del rigido e rigoroso esercito americano, ed in un certo senso osa sfidare un'intera filosofia sociale, militare e politica.
Desmond Doss incarna alla perfezione la figura dell'antieroe per eccellenza, la pecora nera alla quale chiunque di noi si affeziona per un motivo o per l'altro. Fervente religioso (avventista Cristiano), Desmond matura presto la ripulsione verso qualsiasi forma di violenza, fisica e psicologica, e tenendo sempre vicino la Bibbia come bussola per non smarrire i propri principi e valori, Desmond sceglie di servire la sua Nazione e difendere i suoi connazionali e ideali, in un modo completamente nuovo e rivoluzionario rispetto al mondo che lo circonda: rifiutandosi categoricamente di impugnare, e tantomeno usare, una qualsiasi arma. Rifiutandosi di completare l'addestramento militare armato e restando fermamente ed irremovibilmente convinto di tener fede al comandamento biblico "non uccidere". Neppure quando si tratta del nemico. La guerra del resto non si limita al portare via delle vite ma anche a salvarle.
Il campo di battaglia di Desmond è anzitutto psicologico e sin da subito verrà ostacolato dai suoi commilitoni e superiori al campo di addestramento militare. Dapprima deriso, poi vessato, umiliato, picchiato. Nessuno conosce con certezza se è un ego smisurato misto ad un senso di superiorità o una pura e candida fede religiosa e convizioni pacifiste a fare di Desmond quello che è. Un ragazzo determinato e deciso ad aiutare, in veste di soccorritore, i suoi connazionali ma senza ricorrere all'uso della violenza e delle armi. Un rivoluzionario, un eroe, un pacifista ma pur sempre un patriotta che decide di servire il suo Paese in una maniera completamente inusuale. Eppure quel ragazzo provinciale dal fisico piuttosto gracile, quel sognatore e romantico idealista che spende le sue serate con la Bibbia tra le mani, riesce a compiere una sorta di miracolo proprio nel mezzo della battaglia di Okinawa, in Giappone, traendo in salvo ben 75 persone. Buttandosi disarmato in un inferno a cielo aperto, sfidando le bombe, i napalm, le granate, Desmond riuscirà a compiere la propria missione guadagnandosi lo stupore, l'ammirazione e le scuse da parte di coloro che avevano dubitato e giudicato senza conoscere. Come dice il proverbio inglese do not judge a book by its cover e come direbbe il detto nostrano l'abito non fa il monaco. Pertanto è un invito a non dubitare della solida forza di volontà e del coraggio del nostro prossimo, in questo caso pronto a sacrificarsi per un ideale elevato e determinato a prestare un servizio non soltanto socialmente utile ma di vitale importanza sul campo di guerra.
Profondamente anti bellico nel messaggio che trasmette al pubblico, Mel Gibson non esita ad esprime tutta la sua maestria registica nella lunga sequenza di battaglia -che dura più di metà film- senza risparmiarsi la spettacolarizzazione della guerra, con tanto di alcune cadute di stile nelle scene splatter (che rievocano lo stile tarantiniano e la sequenza iniziale di Salvate il Soldato Ryan di Spielberg). Ma la violenza è pur sempre una tematica centrale, al pari del coraggio e della fede, nella filmografia e nella narrativa di Gibson e l'ex attore è certamente noto per la sua mano pesante e l'abbondanza di sequenze di violenza. Ma la lunga parte ambientata ad Okinawa è impeccabile da ogni punto di vista: la ricostruzione del caotico e infernale luogo di scontro armato tra americani e giapponesi è reso alla perfezione. La confusione, il fumo, il fuoco, le urla di dolore e le grida di guerra, la sofferenza. Tutto risulta dolorosamente verosimile ed inquietante, il dramma e l'orrore della guerra viene fotografato nel modo più vivido crudo e realistico possibile.
In Hacksaw Ridge quindi non troviamo solo un regista impegnato che cerca spudoratamente di autocelebrare le proprie capacità tecniche (e un po' questo elemento penalizza la pellicola) ma vi troviamo un'intero asse di attori che danno il meglio di sè. Andrew Garfield ricopre di nuovo un ruolo affine a quello di Silence, ma qui risulta visibilmente più sfinito, logorato, impegnato a difendere i propri valori morali che come ribadisce, subiscono un attacco immotivato. E ancor più troviamo uno straziante e intenso Hugo Weaving nei panni di un ex veterano di guerra che cerca di affondare i demoni del passato nell'alcol e nei ricordi ma che è altrettanto suscettibile alla perdita di autocontrollo che sfoca in violenza domestica. Eppure il suo personaggio così umano, fragile, dolente e violento al tempo stesso non può che smuoverci e intenerirci; rappresentando il volto ferito e sconfitto delle guerre, l'anima dolente e profondamente turbata sopravvisuta agli orrori bellici nei quali l'Umanità non può permettersi di ricadere, e consumato dall'alcol che rappresenta la scappatoia da una realtà dolorosa con cui confrontarsi. Infine, molto convincente risulta Vince Vaughn quasi irriconoscibile dati i suoi trascorsi comici. Qui invece riveste i panni di un sergente severo ma rigorosamente ironico rappresentando un contributo al mitico sergente Hartman di Full Metal Jacket.
Nel complesso quindi Hacksaw Ridge rappresenta uno dei film più classici e rigorosi mai creati da Gibson, sia per la tematica che per la storia narrata con tanto di filmati d'epoca, dei veri personaggi coinvolti, a fine pellicola, tanto per ricordarci di non dimenticarci di loro, delle loro gesta eroiche e dei loro sacrifici ma sopratutto per ricordarci quali orrori provocano le guerre che rappresentano una trappola mortale nella quale non bisogna mai più ricadere. Ovviamente a penalizzare il film è l'abbondante dose di retorica e il mostrare tout-court i giapponesi come nemici assoluti, senza mostrare un minimo di approfondimento nei loro confronti. Ma come film di guerra è sicuramente uno dei migliori degli ultimi anni. 3.5/ 5.
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