maurizio meres
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domenica 4 ottobre 2015
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la conquista di marte
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Quanto c'è di fantascienza in questo film, ben poco direi ormai,essendo vicini ad uno sviluppo tecnologico forse il più complesso che ci sia mai stato,con un cambiamento radicale del concetto del tempo,inteso come prospettiva di vita,con nuove nuove intese tra popoli ,e soprattutto con mentalità scientifiche giovani,aperte ad uno sviluppo sistematico sul benessere dell'intera umanità,si aspetta soltanto l'evento che possa determinare l'abbattimento di tutti quei preconcetti retrogradi fatti di disuguaglianza sociale,ovvero il benessere totale "forse è questa fantascienza"
Film strutturato perfettamente con definizioni scientifiche vere per lo meno all'ottanta per cento,ma a volte incomprensibili per noi profani,ambientazioni perfette del suolo di Marte,tratto da un romanzo di Andy Weir con un Matt Damon calatosi splendidamente nella parte ,dove il grande spirito di adattamento dell'uomo ,la voglia di vivere sono segnali inconfutabili che non esistono barriere insormontabili.
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Quanto c'è di fantascienza in questo film, ben poco direi ormai,essendo vicini ad uno sviluppo tecnologico forse il più complesso che ci sia mai stato,con un cambiamento radicale del concetto del tempo,inteso come prospettiva di vita,con nuove nuove intese tra popoli ,e soprattutto con mentalità scientifiche giovani,aperte ad uno sviluppo sistematico sul benessere dell'intera umanità,si aspetta soltanto l'evento che possa determinare l'abbattimento di tutti quei preconcetti retrogradi fatti di disuguaglianza sociale,ovvero il benessere totale "forse è questa fantascienza"
Film strutturato perfettamente con definizioni scientifiche vere per lo meno all'ottanta per cento,ma a volte incomprensibili per noi profani,ambientazioni perfette del suolo di Marte,tratto da un romanzo di Andy Weir con un Matt Damon calatosi splendidamente nella parte ,dove il grande spirito di adattamento dell'uomo ,la voglia di vivere sono segnali inconfutabili che non esistono barriere insormontabili.La solitudine in questo caso non è un nemico ma diventa un alleato,in quanto fa riflettere su ciò che è più giusto fare.
Ottima la scelta delle musiche rendono meno drammatica la sceneggiatura che rispecchia in pieno l'andamento futuristico esplorativo dei film di fantascienza di un certo spessore degli ultimi trenta quarant'anni,finale con il solito patriottismo che distingue gli Americani patetico e trionfalistico,ma sempre di grande effetto cinematografico.
Film sicuramente da vedere
Inviato da iPad
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[+] il quarto pianeta dal sole è per matt damon
(di antonio montefalcone)
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compos sui
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sabato 3 ottobre 2015
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film buono ma cade in alcuni momenti
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Marte. Missione Ares III. L'equipaggio sta lavorando nell'area di Acidalia Planitia quando una violenta tempesta li obbliga ad abbandonare la missione, ma le cose si mettono male. Mark Watney (botanico dell'equipaggio) viene travolto da un ripetitore radio e, dato per morto, viene lasciato solo sulla superficie di Marte. Ridley Scott continua la parentesi aperta da Cuaron con "Gravity" e continuata da Nolan con "Interstellar", genere sci-fi che si impone di seguire un rigoroso criterio di credibilità scientifica che non va ad ostacolare l'epicità della resa finale, ma anzi la esalta con una pseudo-scientifica attinenza alla realtà.
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Marte. Missione Ares III. L'equipaggio sta lavorando nell'area di Acidalia Planitia quando una violenta tempesta li obbliga ad abbandonare la missione, ma le cose si mettono male. Mark Watney (botanico dell'equipaggio) viene travolto da un ripetitore radio e, dato per morto, viene lasciato solo sulla superficie di Marte. Ridley Scott continua la parentesi aperta da Cuaron con "Gravity" e continuata da Nolan con "Interstellar", genere sci-fi che si impone di seguire un rigoroso criterio di credibilità scientifica che non va ad ostacolare l'epicità della resa finale, ma anzi la esalta con una pseudo-scientifica attinenza alla realtà. Il film funziona, la narrazione è fluida e compatta e il montaggio serrato e lineare mostra efficacemente la semplicità cronologica degli eventi. Il commento sonoro è immersivo e sottolinea il pathos, mai troppo pretenzioso. L'inserimento di canzoni vintage (espediente già utilizzato con successo in "Guardiani della galassia") aliena piacevolmente dal contesto fantascientifico, fatta eccezione per "Starman" di David Bowie, che accompagna una bellissima sequenza nello spazio. Registicamente il film e' perfetto, nota di merito alla fotografia. Gli aspetti negativi sono da trovare nella sceneggiatura, non sempre con trovate funzionali, e nella scrittura dei personaggi, superficialmente approfonditi e non privi di clichè. La pellicola pecca di un eccessivo numero di trovate comiche forzatamente demenziali, che estraniano dalla tragicità degli eventi. Nota di merito va anche a Matt Damon che recitativamente ha fatto un buon lavoro, ma non aggiunge niente di più al personaggio, in cui la mancanza di approfondimento, se poteva essere una scelta funzionale al tipo di narrazione, non riesce nel suo intento. Mancato capolavoro di un regista ormai in declino, che ha paura di presentare un'idea semplice e la addobba di decorazioni intili, come completamento inutile è l'ultima sequenza. Film comunque gradevole, consigliato a chi ha apprezzato i gia' citati "Gravity" ed "Interstellar", ma qualitativamente non allo stesso livello.
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laurence316
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martedì 26 settembre 2017
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il naufrago delle stelle, si perde, come il film
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Arriva subito dopo il totale fallimento di Exodus: Dei e Re, questa nuova fatica di Scott, ed è un interessante, appassionante e sorprendentemente divertente film di fantascienza, basato sull’omonimo romanzo d'esordio di Andy Weir, che ha passato mesi a documentarsi, studiando di fisica, astrofisica, astronomia, botanica.
Forte di un solidissimo cast di attori (non solo il protagonista Damon, ma anche la Chastain, Daniel, Ejiofor e, in una piccola ma fondamentale parte, il simpatico Glover) e dell'inevitabile fascino suscitato dall’ambientazione "marziana" (gli esterni sono stati girati a Wadi Rum, in Giordania, sede di diverse altre produzioni cinematografiche in passato), diretto con la solita e ormai consolidata maestria da Scott, The Martian è un buon film di intrattenimento, che sconta però in parte la scelta di farne una commedia.
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Arriva subito dopo il totale fallimento di Exodus: Dei e Re, questa nuova fatica di Scott, ed è un interessante, appassionante e sorprendentemente divertente film di fantascienza, basato sull’omonimo romanzo d'esordio di Andy Weir, che ha passato mesi a documentarsi, studiando di fisica, astrofisica, astronomia, botanica.
Forte di un solidissimo cast di attori (non solo il protagonista Damon, ma anche la Chastain, Daniel, Ejiofor e, in una piccola ma fondamentale parte, il simpatico Glover) e dell'inevitabile fascino suscitato dall’ambientazione "marziana" (gli esterni sono stati girati a Wadi Rum, in Giordania, sede di diverse altre produzioni cinematografiche in passato), diretto con la solita e ormai consolidata maestria da Scott, The Martian è un buon film di intrattenimento, che sconta però in parte la scelta di farne una commedia. Infatti, alcune scene hanno sicuramente la funzione di alleggerire il racconto, ma spesso il film rivela una mancanza di drammaticità, una mancanza di tensione narrativa, una mancanza di reale coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore, che gli sono quasi fatali. Non si teme quasi mai per la vita del protagonista, in quanto è già praticamente certo che se la caverà.
Alcune scene sono comunque di grande impatto visivo e le peripezie che il personaggio di Damon è costretto ad affrontare pur di sopravvivere riescono in minima parte ad interessare. In ogni caso, i vertici della filmografia del regista sono ben lontani (ciao, ciao Alien e Blade Runner).
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dejan t.
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sabato 28 novembre 2015
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il protagonista si smarrisce, così come il regista
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Sono rimasto veramente deluso da questo film di Ridley Scott. Il regista britannico si era fatto conoscere in ambito cinematografico con ottime produzioni ("Alien", "Blade Runner", "Il gladiatore" ne sono un esempio), e quindi è comprensibile che l'uscita di una nuova sua pellicola non brillante lasci al pubblico (e ai fans) l'amaro in bocca.
Secondo la mia opinione, "Sopravvissuto-The Martian" rappresenta proprio un'opera di questo tipo, non riuscita, pur essendo guidata da un capitano esperto quale è Scott. Non bastano un'interessante trama di base (il tragico abbandono di un astronauta su Marte in seguito ad una missione fallimentare sul "pianeta rosso") e un buon cast di attori (il protagonista interpretato da Matt Damon e Jessica Chastain sono i due nomi più "forti") per alzare il livello del film che, nel corso della proiezione, non decolla mai.
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Sono rimasto veramente deluso da questo film di Ridley Scott. Il regista britannico si era fatto conoscere in ambito cinematografico con ottime produzioni ("Alien", "Blade Runner", "Il gladiatore" ne sono un esempio), e quindi è comprensibile che l'uscita di una nuova sua pellicola non brillante lasci al pubblico (e ai fans) l'amaro in bocca.
Secondo la mia opinione, "Sopravvissuto-The Martian" rappresenta proprio un'opera di questo tipo, non riuscita, pur essendo guidata da un capitano esperto quale è Scott. Non bastano un'interessante trama di base (il tragico abbandono di un astronauta su Marte in seguito ad una missione fallimentare sul "pianeta rosso") e un buon cast di attori (il protagonista interpretato da Matt Damon e Jessica Chastain sono i due nomi più "forti") per alzare il livello del film che, nel corso della proiezione, non decolla mai.
Quello che non funziona è la presenza costante di un leggero strato di ironia e comicità lungo tutta la narrazione che suscita perplessità per un film di fantascienza: molto spesso è forzata, spinta, non divertente.
Emblematica la colonna sonora, che a mio giudizio è disconnessa dallo svolgimento della storia e stona parecchio con l'evolversi dei fatti. Non convincono neanche i dialoghi, a volte fin troppo buffi e grotteschi. Discreti gli effetti speciali, bella la visione a 360° del paesaggio marziano e, in generale, bene la scenografia e la fotografia.
Il lavoro di Scott non è buono ma neanche brutto, il film a tratti è apprezzabile: rimane il fatto che sono entrato al cinema con delle aspettative e sono uscito con un velo di amarezza...
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kronos
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martedì 27 ottobre 2015
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l'odissea dei bamboccioni
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Si lascia guardare "The martian" di Scott, merito d'una sceneggiatura discreta, capace di rilanciare la vicenda nei momenti in cui potrebbe sedersi.
Tuttavia una realizzazione troppo schiacciata sugli standard hollywoodiani correnti (un film per famiglie riunite al multiplex) non permette all'opera di cogliere appieno le potenzialità dello script.
Il cast è fatto da bamboccioni che appaiono perlopiù improbabili nella parte degli astronauti , le lungaggini gratuite non si contanto, i dialoghi sono spesso a buon mercato e l'impianto filmico e visivo, pur corretto, non vola mai.
Dov'è finito il Ridley scott di Alien e Blade Runner?
Voto reale: Due stelline e mezzo
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alex r.
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martedì 27 ottobre 2015
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il cast away dello spazio
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Un film perfetto sotto il profilo tecnico per i tempi e l'arco narrativo tipico dei film americani.
La storia non scritta da Ridley Scott, ma da Drew Goddard, non sminuisce minimamente la sua perfetta regia.
Matt Damon come sempre interpreta magistralmente tutte le figure che gli propongono, da notare anche il suo cambiamento e sforzo fisico.
Un film del genere " Cast Away ", per durare piu di due ore sullo schermo deve avere una grande forza narrativa.
Ironizzare continuamente tramite i video per Watney, il protagonista, è un modo per rendere tutto un po leggero, ma credo che 105' minuti sarebbero stati più che sufficenti. In molti tratti è ripetitivo ed abbastanza scontato, ma non perde comunque di suspance.
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Un film perfetto sotto il profilo tecnico per i tempi e l'arco narrativo tipico dei film americani.
La storia non scritta da Ridley Scott, ma da Drew Goddard, non sminuisce minimamente la sua perfetta regia.
Matt Damon come sempre interpreta magistralmente tutte le figure che gli propongono, da notare anche il suo cambiamento e sforzo fisico.
Un film del genere " Cast Away ", per durare piu di due ore sullo schermo deve avere una grande forza narrativa.
Ironizzare continuamente tramite i video per Watney, il protagonista, è un modo per rendere tutto un po leggero, ma credo che 105' minuti sarebbero stati più che sufficenti. In molti tratti è ripetitivo ed abbastanza scontato, ma non perde comunque di suspance. Tutto il film viene presentato come un grande pachetto di scelte per sopravvivere alla duerezza della vita, ogni minimo dettaglio, ogni piccolo problema, deve essere risolto quotidianamente per la sopravvivenza.
L'equipaggio della missione su MARTE, Ares III decide di partire dopo una forte tempesta che abbraccia il pianeta, e dopo aver visto il loro compagno Watney essere stato colpito da un'antenna, da quel momento dopo essersi reso conto di essere rimasto solo, inizia la grande avventura solitaria del botanico, che sopravvivrà per oltre 450 sol (giorni), da solo sul pianeta rosso con i più impensabili stataggemmi.
La NASA all'inizio priverà il mondo di questa notizia, annunciando la morte dell'astronauta ma poi si metterà in prima linea per recuperararlo. E' avvincente il montaggio alternato Terra(NASA) - MARTE, anche attraverso vecchie tecnologie, sul grande schermo viene mostrata la continua lotta della sopravvivenza, che per il botanico prima inizia in modo autonomo e poi prosegue con rigidi protocolli di aiuto dalla NASA. MA anche negli ultimi momenti di salvataggio, nonostante i perfetti colcoli di un ragazzo geniale del dietro le quinte della NASA, è sempre l'uomo, la sua scelta, la sua tenacia, la sua decisione e farlo decidere di credere in una variabile istintiva e nelle proprie capacità che portano al successo.
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no_data
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lunedì 2 novembre 2015
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delusione
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Non discuto la fotografia, gli effetti speciali, la bravura del regista...ma la trama è un'americanata senza capo nè coda, le soluzioni che questo astronauta geniale mette in campo per risolvere i "piccoli" problemi che insorgono soprattutto quando inizia la missione di salvataggio sono a dir poco ridicole, non c'è un minimo di pathos, di coinvolgimento e tutto sembra una gigantesca presa per i fondelli, che per quanto mi riguarda non vedevo l'ora finisse, possibilmente con la morte del supponente supereroe protagonista. Questa non è la fantascienza a cui Ridley Scott ci ha abituati, è solo mediocre intrattenimento.
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robbb
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mercoledì 27 luglio 2016
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gare di vela su marte e piantagioni di patate bio
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Noioso.
Uomo dimenticato appositamente su Marte perché dato per morto. Mors tua vita mea è il concetto base.
Visto che mors tua vita mea vale per tutti, decide di salvarsi e, per sopravvivere, pianta patate. Sarà stato ispirato da van Gogh.
Quindi un uomo dotato di cibo per qualche 500 sol, una busta della spesa, un ordigno semi nucleare e dei pannelli solari va avanti e indietro per 2 ore sullo schermo televisivo, ascoltando musica pop, cercando di generare un ambiente vivibile e parlando da solo.
La sonda ed equipaggio che lo ha abbandonato fa un testacoda spaziale con traiettorie improbabili. In effetti torna a riprenderselo ma. E c'è sempre un ma. Lo deve ripescare in orbita facendo traiettorie da gare di vela.
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Noioso.
Uomo dimenticato appositamente su Marte perché dato per morto. Mors tua vita mea è il concetto base.
Visto che mors tua vita mea vale per tutti, decide di salvarsi e, per sopravvivere, pianta patate. Sarà stato ispirato da van Gogh.
Quindi un uomo dotato di cibo per qualche 500 sol, una busta della spesa, un ordigno semi nucleare e dei pannelli solari va avanti e indietro per 2 ore sullo schermo televisivo, ascoltando musica pop, cercando di generare un ambiente vivibile e parlando da solo.
La sonda ed equipaggio che lo ha abbandonato fa un testacoda spaziale con traiettorie improbabili. In effetti torna a riprenderselo ma. E c'è sempre un ma. Lo deve ripescare in orbita facendo traiettorie da gare di vela. Arrivi alla boa, viri, peschi il marziano che ha fatto un paracadute di plastica per entrare in orbita e torni indietro.
Noioso e improbabile
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bomber89
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domenica 18 ottobre 2015
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racconto di un odissea spaziale riuscito a metà
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Ridley Scott cavalca la moda in voga negli ultimi tempi del film di fantascienza ambientato nello spazio e, dopo il clamore che ha accompagnato Gravity e Interstellar, anche questo film entra nelle sale cinematografiche con un "forte rullo di tamburi" ad introdurne la messa in scena! La storia è subito interessante e il ritmo incalzante, ci si trova di fronte ad un astronauta (Matt Damon) che si ritrova, dopo un incidente e la fuga del resto dell'equipaggio, solo su Marte, dove proverà in tutti i modi a sopravvivere.
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Ridley Scott cavalca la moda in voga negli ultimi tempi del film di fantascienza ambientato nello spazio e, dopo il clamore che ha accompagnato Gravity e Interstellar, anche questo film entra nelle sale cinematografiche con un "forte rullo di tamburi" ad introdurne la messa in scena! La storia è subito interessante e il ritmo incalzante, ci si trova di fronte ad un astronauta (Matt Damon) che si ritrova, dopo un incidente e la fuga del resto dell'equipaggio, solo su Marte, dove proverà in tutti i modi a sopravvivere. Sebbene il film fili dritto suscitando nello spettatore una certa immedesimazione, manca di "emotività" da parte dei personaggi principali; in molte situazioni palesemente drammatiche e disperate i protagonisti non hanno mai reazioni forti ed eccessive che suddette situazioni dovrebbero per forza di cosa suscitare, rimane sempre quella tranquillità, freddezza ed esagerato ottimismo che stona con quello che gli sta accadendo. Nonostante i paesaggi di Marte siano molto suggestivi, effetti speciali e scenografia notevoli, il film rimane "emotivamente piatto" e non riesce a far breccia, come le roboanti aspettative in realtà lasciavano presagire!
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alexander 1986
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sabato 16 gennaio 2016
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robinson americano
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Una troupe di astronauti/scienziati di stanza su Marte viene sorpresa da una pericolosa tempesta. Riescono a fuggire tutti tranne uno, Mark Watney (Matt Damon). Questi dovrà sopravvivere da solo in un pianeta poco accogliente, in attesa o nella speranza di un soccorso dalla Terra.
L'Academy ha da poco deciso di rivedere alcuni dei suoi tabù, e da alcuni anni accetta di aprirsi alle pellicole di genere. Peccato però che non abbia nel frattempo perso il vizio di sopravvalutare o sottovalutare talune opere rispetto ad altre sulla base di criteri meno che artistici. E così, se ad esempio 'Inception' e 'Interstellar' di Nolan non vengono neppure presi in considerazione, ecco che 'Gravity' di Cuaròn e 'The Martian' di Scott vengono invece travolti di candidature agli Oscar.
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Una troupe di astronauti/scienziati di stanza su Marte viene sorpresa da una pericolosa tempesta. Riescono a fuggire tutti tranne uno, Mark Watney (Matt Damon). Questi dovrà sopravvivere da solo in un pianeta poco accogliente, in attesa o nella speranza di un soccorso dalla Terra.
L'Academy ha da poco deciso di rivedere alcuni dei suoi tabù, e da alcuni anni accetta di aprirsi alle pellicole di genere. Peccato però che non abbia nel frattempo perso il vizio di sopravvalutare o sottovalutare talune opere rispetto ad altre sulla base di criteri meno che artistici. E così, se ad esempio 'Inception' e 'Interstellar' di Nolan non vengono neppure presi in considerazione, ecco che 'Gravity' di Cuaròn e 'The Martian' di Scott vengono invece travolti di candidature agli Oscar. Con la speranza addirittura di conquistare quello per il 'miglior film'. Onori impensabili anche per '2001 - Odissea nello spazio', 'Brazil', 'Matrix' e altri titoli che hanno fatto la storia della sci-fi.
Una storia nella quale questo 'Robinson Crusoe' marziano non avrebbe posto alcuno, anche se dovesse vincere tutti i premi possibili. Sarà pure inappuntabile sul piano scientifico, sarà anche ben recitato, ben girato eccetera, ma fallisce completamente in quello che avrebbe dovuto comunicare. Non si percepisce mai il senso di solitudine, di disperazione, ma anche solo di difficoltà, che si dovrebbe provare quando ci si trova nella situazione in cui incappa il protagonista. Watney/Damon scopre di essere rimasto solo su un intero pianeta? Nessun problema: da subito sa tutto quello che deve fare, e lo fa. Punto. Non ha bisogno di essere forte emotivamente perché ha la laurea in botanica. Il film scorre su un binario retto, condito dalla stessa retorica americana che si leggeva pesantemente in 'Apollo 13'. Sopravvalutato. Nonostante l'inserimento di 'Starman' di Bowie in colonna sonora.
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[+] condivido pienamente
(di barbara1987)
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