alexander 1986
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venerdì 12 giugno 2015
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la buona turchia di crowe
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Turchia, 1919. La prima guerra mondiale è finita per tutti tranne che per i genitori che hanno perso i figli in guerra. Per mantenere una promessa fatta alla moglie, l'agricoltore australiano Joshua Connor (Russell Crowe) compie un lungo viaggio fino a Istanbul e dintorni alla ricerca delle salme dei suoi tre figli. È come cercare un ago in un pagliaio ma Joshua è uno di quegli uomini capaci di trovare l'acqua anche nel deserto.
Al suo esordio alla regia, Crowe fa qualcosa di straordinario rispetto ad altri illustri colleghi e neofiti della macchina da presa: utilizza i mezzi che ha imparato a usare, senza strafare. La sua è una regia scolastica ma molto efficace, come efficace è il racconto nel suo complesso: trama lineare ma non piatta, bella fotografia, messaggi semplici ma non banali e in più il proverbiale carisma dell'ex-Gladiatore.
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Turchia, 1919. La prima guerra mondiale è finita per tutti tranne che per i genitori che hanno perso i figli in guerra. Per mantenere una promessa fatta alla moglie, l'agricoltore australiano Joshua Connor (Russell Crowe) compie un lungo viaggio fino a Istanbul e dintorni alla ricerca delle salme dei suoi tre figli. È come cercare un ago in un pagliaio ma Joshua è uno di quegli uomini capaci di trovare l'acqua anche nel deserto.
Al suo esordio alla regia, Crowe fa qualcosa di straordinario rispetto ad altri illustri colleghi e neofiti della macchina da presa: utilizza i mezzi che ha imparato a usare, senza strafare. La sua è una regia scolastica ma molto efficace, come efficace è il racconto nel suo complesso: trama lineare ma non piatta, bella fotografia, messaggi semplici ma non banali e in più il proverbiale carisma dell'ex-Gladiatore. Il difetto, oltre a una Turchia da cartolina stereotipata - uomini rigorosamente con fez, visita (ovviamente ricostruita) alla Moschea blu e persino una sosta al bagno turco - è l'improbabilità della protagonista femminile: l'ucraina Olga Kurylenko, pur brava almeno nell'imparare un po' di lingua locale, è veramente troppo bella per essere madre di un bambino di tredici anni e, soprattutto, vedova da due.
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enzo70
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lunedì 25 gennaio 2016
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buon esordio alla regia per un grandissimo attore
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Crowe si cimenta, per la prima volta da regista, in uno dei suoi generi preferiti, il film di ambientazione storica; e questa volta lo scenario è in Turchia, durante la prima guerra mondiale. Le forze alleate cercano di colpire al cuore l’impero Ottomano a Gallipoli, nello stretto dei Dardanelli; è uno delle più clamorose sconfitte dell’esercito guidato dagli inglesi, e da tutte le potenze che si erano alleati con l’esercito britannico; tra cui gli australiani. E così l‘agricoltore Joshua Connor si trova dall’altra parte dal mondo a piangere il dolore dei tre figli dispersi e a cercare di consolare, inutilmente, la moglie.
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Crowe si cimenta, per la prima volta da regista, in uno dei suoi generi preferiti, il film di ambientazione storica; e questa volta lo scenario è in Turchia, durante la prima guerra mondiale. Le forze alleate cercano di colpire al cuore l’impero Ottomano a Gallipoli, nello stretto dei Dardanelli; è uno delle più clamorose sconfitte dell’esercito guidato dagli inglesi, e da tutte le potenze che si erano alleati con l’esercito britannico; tra cui gli australiani. E così l‘agricoltore Joshua Connor si trova dall’altra parte dal mondo a piangere il dolore dei tre figli dispersi e a cercare di consolare, inutilmente, la moglie. Ma quando questa si suicida Joshua decide di partire per la Turchia per dare una degna sepoltura ai figli. Le splendide ambientazioni e la capacità dell’attore neozelandese rendono perfettamente il senso di una delle tante tragedie degli uomini. Ma la speranza alla fine rinasce dalla scoperta che uno dei tre figli è sopravvissuto. E’ un film molto tradizionale nel ritmo del racconto, nella fotografia e nella regia; ma non per questo meno gradevole.
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filippo catani
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mercoledì 8 giugno 2016
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una buona rappresentazione storica
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Al termine del primo conflitto mondiale un padre australiano parte in cerca dei figli scomparsi al termine della terribile battaglia di Gallipoli per poter dar loro sepoltura accanto al corpo della madre.
Russell Crowe si mette dietro alla macchina da presa per dirigere se stesso in quello che se vogliamo è primariamente un dramma familiare con un padre alla disperata ricerca di risposte sulla sorte dei figli partiti per una guerra lontana migliaia di miglia da casa. Allo stesso tempo però il film non sfugge a dare una fulgida rappresentazione di quello che è stato il dramma del disfacimento dell'impero Ottomano e di quello che ha comportato senza dimenticare le centinaia di vittime da una parte e dall'altra della barricata.
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Al termine del primo conflitto mondiale un padre australiano parte in cerca dei figli scomparsi al termine della terribile battaglia di Gallipoli per poter dar loro sepoltura accanto al corpo della madre.
Russell Crowe si mette dietro alla macchina da presa per dirigere se stesso in quello che se vogliamo è primariamente un dramma familiare con un padre alla disperata ricerca di risposte sulla sorte dei figli partiti per una guerra lontana migliaia di miglia da casa. Allo stesso tempo però il film non sfugge a dare una fulgida rappresentazione di quello che è stato il dramma del disfacimento dell'impero Ottomano e di quello che ha comportato senza dimenticare le centinaia di vittime da una parte e dall'altra della barricata. C'era il rischio di scadere nella retorica o nel machismo ma Crowe mostrando grande maturità si tiene lontano da entrambe queste sirene restando legato al palo di una trama essenziale e di buon respiro.
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giorpost
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martedì 4 aprile 2017
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miracolo a gallipoli
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Joshua Connor è un esperto rabdomante dello Stato del Victoria, proprietario di un terreno in aperta campagna australiana; vive con sua moglie in piena solitudine e con un grande rimorso: non aver saputo più notizie dei loro tre figli maschi, partiti come volontari un lustro prima alla volta dell'Impero Ottomano per affiancarsi all'esercito britannico in una guerra “di principio”, senza farvi mai ritorno. Non essendo riuscita ad elaborare un (presunto) lutto così grande e, al contempo, molto critica nei confronti del marito, la povera Eliza decide di farla finita, lasciando Joshua nel più totale sconforto; questi, tra l'altro, non troverà sostegno nemmeno nella chiesa locale, realizzando che l'unica cosa da fare è imbarcarsi per la Turchia e riportare a casa almeno i corpi dei suoi figli.
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Joshua Connor è un esperto rabdomante dello Stato del Victoria, proprietario di un terreno in aperta campagna australiana; vive con sua moglie in piena solitudine e con un grande rimorso: non aver saputo più notizie dei loro tre figli maschi, partiti come volontari un lustro prima alla volta dell'Impero Ottomano per affiancarsi all'esercito britannico in una guerra “di principio”, senza farvi mai ritorno. Non essendo riuscita ad elaborare un (presunto) lutto così grande e, al contempo, molto critica nei confronti del marito, la povera Eliza decide di farla finita, lasciando Joshua nel più totale sconforto; questi, tra l'altro, non troverà sostegno nemmeno nella chiesa locale, realizzando che l'unica cosa da fare è imbarcarsi per la Turchia e riportare a casa almeno i corpi dei suoi figli. Dopo un viaggio in mare lungo tre mesi si trova in quel di Istanbul, al cospetto di un popolo che guarda ancora con sospetto, a giusta ragione, gli invasori, ma trovando -tuttavia- accoglienza e rispetto. Ospitato in un piccolo albergo gestito da Ayshe (sensuale vedova con un bambino da crescere), Connor inizia la proibitiva ricerca, persuaso dal fatto che tutti e tre i suoi eredi si trovino nel medesimo luogo in quanto incapaci di separarsi; inaspettatamente, l'esperto contadino potrà contare sull'aiuto di un militare turco, il maggiore Hasan, che prende a cuore la sua storia, ancora tutta da decifrare e raccontare...
Russell Crowe esordisce dietro la macchina da presa raccontando fatti parzialmente (e realmente) accaduti. The water diviner (AUS, Turkey, 2014) sembra solo apparentemente un lavoro cucito addosso al gladiatore che tutti conosciamo, mentre in realtà scava nell'animo di un popolo, quello australiano, che a distanza di cent'anni porta ancora orgoglioso una ferita mai del tutto guarita. L'Australia (ma anche la Nuova Zelanda) pagò un prezzo fin troppo alto per quel conflitto, nel quale vi partecipò non certo per rivendicazioni territoriali, ma piuttosto per spirito di appartenenza a quel Commonwealth che (probabilmente) all'epoca portava più danni che benefici. Pur con qualche inevitabile critica dal punto di vista tecnico che muovo al patriotico Russell, tengo a sottolineare alcuni aspetti che mi hanno colpito, come le sequenze della campagna dei Dardanelli, crude e necessariamente violente (i tre fratelli gravemente feriti portano lo spettatore quasi sul campo di battaglia di Gallipoli), od anche le ottime performance degli interpreti turchi, in particolare i due Yilmaz (per uno è un cognome, per l'altro un nome) che fanno da ottimo contorno. Certo è difficile non trovare un parallelismo tra Crowe e il suo regista-mentore, ovvero Ridley Scott: lo stile è ricercatamente simile e la storia (impossibile) con la bella Ayshe ricorda molto quella tra Di Caprio e l'infermiera giordana in Bodies of Lies, pellicola del 2008 nella quale Scott stava dietro la cinepresa e Crowe davanti.
Opera dignitosissima e densa di significati, questa: il rituale del caffè nella cultura turca mi è piaciuto molto, come pure il mulino a vento che, a prescindere dalle latitudini, funge da faro nella ricerca di un padre disperato. Considerando il budget assai limitato di appena 12 milioni di dollari australiani utilizzati per la produzione e la piega inaspettata della storia, direi che possiamo parlare di miracolo a Gallipoli...
Bravo Russell: per me, prova superata.
Voto: 7
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fabio 3121
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sabato 26 dicembre 2020
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la promessa dell''agricoltore australiano
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il film interpretato da Russel Crowe, al suo esordio come regista, è ispirato a fatti realmente accaduti. L'agricoltore Joshua Connor parte dall'Australia nel 1919 e giunge a Gallipoli in Turchia da dove, a seguito di una battaglia della 1^ guerra mondiale, i suoi 3 figli non sono più tornati. Avendo promesso alla moglia, prima che morisse suicida, di trovare i figli e riportarli a casa per dare loro una degna sepoltuta, Joshua alloggerà in un albergo dove legherà con la donna che serve la colazione anche essa affranta dal fatto che il marito non è più tornato dalla predetta battaglia. Questo padre, nonostante le difficoltà burocratiche ma con l'aiuto di qualche militare turco arriverà sulle colline alla ricerca dei resti dei 3 figli avvertendo quel senso di colpa per non averli fermati per andare in guerra in una terra così lontana.
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il film interpretato da Russel Crowe, al suo esordio come regista, è ispirato a fatti realmente accaduti. L'agricoltore Joshua Connor parte dall'Australia nel 1919 e giunge a Gallipoli in Turchia da dove, a seguito di una battaglia della 1^ guerra mondiale, i suoi 3 figli non sono più tornati. Avendo promesso alla moglia, prima che morisse suicida, di trovare i figli e riportarli a casa per dare loro una degna sepoltuta, Joshua alloggerà in un albergo dove legherà con la donna che serve la colazione anche essa affranta dal fatto che il marito non è più tornato dalla predetta battaglia. Questo padre, nonostante le difficoltà burocratiche ma con l'aiuto di qualche militare turco arriverà sulle colline alla ricerca dei resti dei 3 figli avvertendo quel senso di colpa per non averli fermati per andare in guerra in una terra così lontana. Non manca qualche colpo si scena ma il racconto è rappresentato in modo abbastanza lento e attraverso diversi e un pò ripetitivi flashback relativi ai 3 ragazzi sul fronte. Molto bella la fotografia e le scene esterne dei paesaggi sia delle ampie distese di terra in Australia che in Turchia vicino al mare, inoltre vediamo dei stupendi colori del cielo. È una storia drammatica che però si conclude con un parziale lieto fine. Buona la prova del cast anche se diversi dialoghi sono in lingua turca originale con i sottotitoli in italiano. Voto finale 6.
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hidalgo
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sabato 10 gennaio 2015
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russell crowe, rabdomante per amore
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Avventura, buoni sentimenti, belle ambientazioni e qualche falla nella sceneggiatura. Russell Crowe debutta alla regia con un film profondamente imperfetto ma assolutamente ammirevole nelle intenzioni e anche nei contenuti. "The Water Diviner" è una bella storia di speranza, amore e perdono. I fatti narrati si svolgono 4 anni dopo la battaglia di Gallipoli, pezzo di storia doloroso e importante per il popolo australiano (e non solo per loro). È proprio nel raccontare e condannare fortemente la guerra che il film da il meglio di sé, almeno da un punto di vista emotivo e morale: Crowe "vede" il conflitto anche e soprattutto con gli occhi del nemico e sceglie la via del perdono e della riconciliazione, sentimenti che oggi sembrano sconosciuti.
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Avventura, buoni sentimenti, belle ambientazioni e qualche falla nella sceneggiatura. Russell Crowe debutta alla regia con un film profondamente imperfetto ma assolutamente ammirevole nelle intenzioni e anche nei contenuti. "The Water Diviner" è una bella storia di speranza, amore e perdono. I fatti narrati si svolgono 4 anni dopo la battaglia di Gallipoli, pezzo di storia doloroso e importante per il popolo australiano (e non solo per loro). È proprio nel raccontare e condannare fortemente la guerra che il film da il meglio di sé, almeno da un punto di vista emotivo e morale: Crowe "vede" il conflitto anche e soprattutto con gli occhi del nemico e sceglie la via del perdono e della riconciliazione, sentimenti che oggi sembrano sconosciuti. Dirige con passione e ingenuità un melodramma d'altri tempi che ha per protagonista un padre coraggioso alla disperata ricerca dei suoi figli dati per morti in battaglia. Il Russell Crowe regista sembra interessato solo alla sostanza e non alla forma, il suo film barcolla ma non cade, sfiora in un paio di scene il ridicolo (a volte Crowe sembra più un indovino che un rabdomante), ma riesce a coinvolgere lo spettatore, prendendolo per le emozioni e parlandogli con il cuore dietro la macchina da presa. Nel complesso, "The Water Diviner" è promosso.
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conte di bismantova
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venerdì 30 gennaio 2015
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un film bellissimo veramente contro la guerra
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Trattasi del primo film della storia del cinema occidentale dove i turchi stanno dalla parte dei buoni o sbaglio? Il ritrovamento del figlio nel monastero è una cosa un po' sognante, d'accordo, ma era il colpo di scena necessario ad asciugarci le lacrime. I tre minuti di agonia dei fratellini - e di tutta la collina - è un passaggio talmente intenso da togliere il respiro. Pochissimi film ci hanno fatto vedere veramente cos'è l'attesa della morte quando hai le viscere in mano, e come "canta" per ore nella notte una collina interamente ricoperta di umani che piangono, tossiscono, gemono aspettando di finire. Mi ricordo una cosa del genere ne "La sottile linea rossa", e rimasi segnato.
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Trattasi del primo film della storia del cinema occidentale dove i turchi stanno dalla parte dei buoni o sbaglio? Il ritrovamento del figlio nel monastero è una cosa un po' sognante, d'accordo, ma era il colpo di scena necessario ad asciugarci le lacrime. I tre minuti di agonia dei fratellini - e di tutta la collina - è un passaggio talmente intenso da togliere il respiro. Pochissimi film ci hanno fatto vedere veramente cos'è l'attesa della morte quando hai le viscere in mano, e come "canta" per ore nella notte una collina interamente ricoperta di umani che piangono, tossiscono, gemono aspettando di finire. Mi ricordo una cosa del genere ne "La sottile linea rossa", e rimasi segnato. Quando si esce dal cinema e vicino al parcheggio ci si trova davanti il manifesto di American Sniper, accade talvolta di venire improvvisamente pervasi da un impellente bisogno.
Film avvincente, ricco di messaggio, ottima fotografia, non passerà forse alla storia ma è bello, lo consiglio a tutti.
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[+] spiegati meglio.
(di ultimoboyscout)
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giank51
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sabato 10 gennaio 2015
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come perdersi a gallipoli
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Il limite di questo film è un eccesso di temi proposti. Nella prima parte si dispiega un buon preambolo storico e la figura di R. Crowe si delinea bene con convincenti motivazioni. Il film continua portandosi a Istambul anche qui con notevoli effetti scenici e spunti culturali: confronto di mentalità, religione, abitudini di vita. Nella seconda parte sembra che al regista sia sfuggita di mano la vicenda: eccesso di flash-back, scadimento nel sentimentalismo, confuso avvicendarsi di vicende. Alla fine compare il figlio superstite che chiude in bellezza tutta la storia con un finale alla dottor Jones.
Mi è piaciuta invece la compattezza interpretativa del maggiore Hasan; contenuto, coerente ma con una profonda capacità di comprendere il dolore di un padre.
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Il limite di questo film è un eccesso di temi proposti. Nella prima parte si dispiega un buon preambolo storico e la figura di R. Crowe si delinea bene con convincenti motivazioni. Il film continua portandosi a Istambul anche qui con notevoli effetti scenici e spunti culturali: confronto di mentalità, religione, abitudini di vita. Nella seconda parte sembra che al regista sia sfuggita di mano la vicenda: eccesso di flash-back, scadimento nel sentimentalismo, confuso avvicendarsi di vicende. Alla fine compare il figlio superstite che chiude in bellezza tutta la storia con un finale alla dottor Jones.
Mi è piaciuta invece la compattezza interpretativa del maggiore Hasan; contenuto, coerente ma con una profonda capacità di comprendere il dolore di un padre.
Last but not least una grande fotografia che solleva l'animo nei momenti mediocri del film.
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