space.66
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sabato 10 gennaio 2015
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the water diviner
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Bel film con scenari e paesaggi suggestivi. I colori e le luci sono mozzafiato. Interessante il punto di vista del regista riguardo ai fatti storici accennati. Non vuole essere un rifacimento degli Anni Spezzati di Peter Weir, è una storia d'amore, di speranza e, soprattutto, di riconciliazione. Il rispetto e l'amicizia che nasce tra il protagonista e l'ufficiale dell'esercito turco, magistralmente interpretato da Ylmaz Erdogan, è un momento fondamentale della trama. La storia d'amore appenna accennata, più intuita da parte dello spettatore che esibita in modo sfacciato, non disturba e secondo me è funzionale alla storia proprio a rappresentare il tema dell'amore che non è amore fisico, passionale ma tenero e protettivo.
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Bel film con scenari e paesaggi suggestivi. I colori e le luci sono mozzafiato. Interessante il punto di vista del regista riguardo ai fatti storici accennati. Non vuole essere un rifacimento degli Anni Spezzati di Peter Weir, è una storia d'amore, di speranza e, soprattutto, di riconciliazione. Il rispetto e l'amicizia che nasce tra il protagonista e l'ufficiale dell'esercito turco, magistralmente interpretato da Ylmaz Erdogan, è un momento fondamentale della trama. La storia d'amore appenna accennata, più intuita da parte dello spettatore che esibita in modo sfacciato, non disturba e secondo me è funzionale alla storia proprio a rappresentare il tema dell'amore che non è amore fisico, passionale ma tenero e protettivo. Joshua Connor è un uomo triste, disperato all'inizio del film al quale è rimasto solo il suo 'dono' ... trovare l'acqua ... la vita per la terra brulla del suo paese. Poi c'è il viaggio ed è qui che comincia la speranza ed infine l'amore e ancora una volta è il suo 'dono' che gli viene in aiuto ... saper rintracciare I suoi figli così come fa con l'acqua e dunque poter riprendere a vivere.
Consiglio a tutti di andarlo a vedere, merita per la storia, la fotografia e il cast.
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zarar
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mercoledì 14 gennaio 2015
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russel crowe sa come raccontare
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Questo film dà le stesse sensazioni che dà la lettura di un buon vecchio romanzo d’autore dell’Ottocento, e lo dico senza ironia e senza nessuna connotazione negativa: non ci troverete niente di nuovo, ma con vero piacere troverete alcune cose di cui scoprirete di sentire ancora il fascino: un impianto lineare, un focus preciso, una forte struttura narrativa, caratteri delineati senza ambiguità, un forte risalto dell’affettività, un approccio ‘umanistico’, un attaccamento alla tradizione forse un po’ letterario, ma autentico, privo di manierismo. Ma soprattutto il gusto profondo del ‘racconto’, una grande capacità di narrare per affascinare, di cui mi sembra simbolo il testo delle ‘Mille e una notte’ che il protagonista si porta dietro nella sua peregrinazione.
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Questo film dà le stesse sensazioni che dà la lettura di un buon vecchio romanzo d’autore dell’Ottocento, e lo dico senza ironia e senza nessuna connotazione negativa: non ci troverete niente di nuovo, ma con vero piacere troverete alcune cose di cui scoprirete di sentire ancora il fascino: un impianto lineare, un focus preciso, una forte struttura narrativa, caratteri delineati senza ambiguità, un forte risalto dell’affettività, un approccio ‘umanistico’, un attaccamento alla tradizione forse un po’ letterario, ma autentico, privo di manierismo. Ma soprattutto il gusto profondo del ‘racconto’, una grande capacità di narrare per affascinare, di cui mi sembra simbolo il testo delle ‘Mille e una notte’ che il protagonista si porta dietro nella sua peregrinazione. Russel Crowe – dite quel che volete – sa raccontare. Con il plot, il dialogo, la fotografia, suoni e colori forti, passaggi repentini (molto ben costruiti) di scena e di tono, dal drammatico, all’avventuroso, alla suspence, al sentimentale, persino all’ingenuo, ma tutto ‘ben temperato’, con un gran senso dei tempi e dei ritmi. Sicché tutto è improbabile e tutto è probabile, come solo un gran narratore può farti credere. Quello che avevo letto sul film mi aveva quasi deciso a farne a meno, ma avrei avuto torto: è un film che vedrete con piacere, non fatevi suggestionare dagli snob.
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romifran
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lunedì 12 gennaio 2015
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the love diviner
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L'antico proverbio persiano "Possa tu sopravvivere ai tuoi figli" è, in realtà, una straziante maledizione. Nessuno dovrebbe sopravvivere ai propri figli. E chi vive questa tragica fatalità si allontana invariabilmente dalla capacità di amare. Cresce il livore, cresce l'odio per la vita, al punto che, dalla vita, si finisce col volersi allontanare. Invece Sean O' Connor mantiene intatto questo dono prezioso: lui SA amare, sa rispettare anche chi, su quel campo di battaglia, ha dato la morte ai sioi figli, perchè la guerra è ingiusta e iniqua con tutti. E parte, alla ricerca di quei figli tanto amati e cresciuti nella tenerezza dei sentimenti, con l'unico scopo di ricondurli a riposare, finalmente in pace, nella loro terra natia.
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L'antico proverbio persiano "Possa tu sopravvivere ai tuoi figli" è, in realtà, una straziante maledizione. Nessuno dovrebbe sopravvivere ai propri figli. E chi vive questa tragica fatalità si allontana invariabilmente dalla capacità di amare. Cresce il livore, cresce l'odio per la vita, al punto che, dalla vita, si finisce col volersi allontanare. Invece Sean O' Connor mantiene intatto questo dono prezioso: lui SA amare, sa rispettare anche chi, su quel campo di battaglia, ha dato la morte ai sioi figli, perchè la guerra è ingiusta e iniqua con tutti. E parte, alla ricerca di quei figli tanto amati e cresciuti nella tenerezza dei sentimenti, con l'unico scopo di ricondurli a riposare, finalmente in pace, nella loro terra natia. Il suo coraggio e la sua determinazione lo rendono grandioso, capace di gesti nobili, forte del suo dolore e aperto alla vita. Russel Crowe dirige magistralmente un film che vuol essere un omaggio ai 37 milioni di uomini e donne deceduti durante la Prima Guerra Mondiale, vittime di uno dei conflitti più sanguinosi che la storia ricordi. E altrettanto magistralmente interpreta un padre che ha perduto tutto, tranne la speranza. Location favolose e una Turchia misteriosa e fastosa, prossima ad accogliere lo sconvolgimento epocale del grande riformatore Ataturk. La grandezza della sua speranza conduce O' Connor ad amare di nuovo, a ritrovare uno dei tre figli ancora in vita, ad assolverlo dal peccato di non essere stato capace di protegere i fratelli e riapre un possibile futuro di tenerezza e di pace: quella dello spirito e quella degli uomini.
Almeno finchè i fantasmi dell'altro straziante conflitto, che funesterà l'inero pianeta, non torneranno a profilarsi all'orizzonte.
Come ebbe a dire Winston Churchill: "Dal 1914 al 1945 l'Europa ha combattuto una guerra di oltre trent'anni":
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ruger357mgm
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sabato 10 gennaio 2015
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salvate il soldato russell!
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Non si possono chiedere al roccioso Russell piú di tre o quattro espressioni facciali,espone i bicipiti, ammicca con lo sguardo ceruleo e assassino ma più di questo, onestamente, non potremmo pretendere, dall'attore.Il regista, invece ci offre un prodotto inconsueto su un tema anch'esso fuori dagli schemi.Nel centenario della grande guerra ,torna a Gallipoli , luogo sacro per i militari australiani, già santificato dal primo Peter Weir negli " anni spezzati" che videro l'esordio di Mel Gibson e ci introdussero al sacrificio della cavalleria leggera australiana, mandata a morire in trincea sui Dardanelli, come in seguito i nostri alpini verranno immolati nei campi di ghiaccio del Don.
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Non si possono chiedere al roccioso Russell piú di tre o quattro espressioni facciali,espone i bicipiti, ammicca con lo sguardo ceruleo e assassino ma più di questo, onestamente, non potremmo pretendere, dall'attore.Il regista, invece ci offre un prodotto inconsueto su un tema anch'esso fuori dagli schemi.Nel centenario della grande guerra ,torna a Gallipoli , luogo sacro per i militari australiani, già santificato dal primo Peter Weir negli " anni spezzati" che videro l'esordio di Mel Gibson e ci introdussero al sacrificio della cavalleria leggera australiana, mandata a morire in trincea sui Dardanelli, come in seguito i nostri alpini verranno immolati nei campi di ghiaccio del Don.Crowe rievoca quei fatti d'arme partendo, per flash back, dal pietoso ufficio della ricerca dei caduti che distinguerà tutti i teatri di guerra e porterà tutti i belligeranti alla ricerca,ciascuno, del proprio soldato sconosciuto.Qui i soldati da trovare sono tre, tre fratelli , partiti al mondo come soldati e non ancora tornati, di cui il padre, col dono della rabdomanzia, promette alla povera moglie,suicidatasi per il dolore, di dare degna sepoltura in patria.Parte quindi alla volta della penisola maledetta dove le onoranze imperiali britanniche stanno recuperando i resti dei caduti.Sullo sfondo di una Turchia in fermento, in attesa deli'avvento di Mustafa Kemal, padre della Turchia moderna,si dipana la ricerca dei poveri corpi.Ne troverà,grazie alle sue doti , due su tre, perché il maggiore, con troppi sensi di colpa è fortunosamente sopravvissuto.Nella rocambolesche fasi del salvataggio di quest'ultimo rampollo incontrerà anche l'amore,nella persona di una fascinosa vedova di guerra turca, molto avanti per la sua epoca ma in linea, tutto sommato, con lo spirito dei tempi.Ben curati i costumi, ravvivati da una fotografia onesta.Curiosa avventura,all'australiana, che vorrebbe sempre raccontarci troppo, rimanendo talvolta solo in superficie.Esperimento comunque riuscito , fuori dai percorsi ordinari.Didascalico.
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[+] tre o quattro espressioni facciali?!
(di lalla03)
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lucrezia bordi
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mercoledì 7 gennaio 2015
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il rabdomante
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Sono passati quattro anni dal termine della sanguinosa battaglia turca di Gallipoli e le ferite all’interno degli animi umani ancora non sono cicatrizzate. In uno scenario devastato e drammatico, l’agricoltore australiano Joshua Connor (Russell Crowe) decide di intraprendere un viaggio volto alla ricerca dei suoi figli, scomparsi a seguito della guerra. Spinto dall’amore per la sua famiglia e dalla voglia di scoprire la verità sul destino dei giovani, l’uomo impegna ogni sua forza in una ricerca esasperata che ha come obiettivo il raggiungimento di una pace interiore pressoché impossibile.
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Sono passati quattro anni dal termine della sanguinosa battaglia turca di Gallipoli e le ferite all’interno degli animi umani ancora non sono cicatrizzate. In uno scenario devastato e drammatico, l’agricoltore australiano Joshua Connor (Russell Crowe) decide di intraprendere un viaggio volto alla ricerca dei suoi figli, scomparsi a seguito della guerra. Spinto dall’amore per la sua famiglia e dalla voglia di scoprire la verità sul destino dei giovani, l’uomo impegna ogni sua forza in una ricerca esasperata che ha come obiettivo il raggiungimento di una pace interiore pressoché impossibile.
Molti sono gli attori che si sono posti dietro la macchina da presa : da Ben Affleck (vincitore del Premio Oscar proprio grazie al suo film ARGO) fino ad arrivare alla neo regista Angelina Jolie (a gennaio nelle sale con Unbroken). Non sarebbe potuto mancare tra questi nomi quello del Gladiatore Russell Crowe. Nel suo debutto alla regia, l’attore sembra avere uno scopo ben preciso : imprimere nello spettatore immagini immortali, di guerra, davanti a cui nessun uomo potrebbe rimanere impassibile. Crowe, oltre a sapersela cavare come regista (sostiene di aver organizzato un vero e proprio boot camp per gli attori affinchè avessero saputo come muoversi sul set) è notevole nel ruolo del protagonista Connor, un rabdomante proveniente dalla campagna australiana del Mallee, spinto da desideri di rivalsa ed onore nel cercare i tre figli dispersi dopo averlo promesso alla moglie Eliza (Jacqueline McKenzie già apparsa con Crowe in Skinheads). La forza di “The Water Diviner” risiede proprio in questo personaggio così convincente il cui affetto nei confronti dei suoi cari lo spinge in un viaggio interminabile che si rivela, inoltre, una ricerca interiore. Le iniziali scene di guerriglia sono incisive e toccanti, si percepisce la paura di chi si trova sul campo e quasi si riescono a sentire i mille pensieri che provano i combattenti. Queste scene che sembrano lontane viste in sala sono però dannatamente attuali, riportano alla mente di chi vede gli orrori di una guerra che strappò troppe vite e devastò territori sconfinati di rara bellezza. Proprio tra questi paesaggi spettacolari e le trincee così crude e reali, si muove e si sviluppa il personaggio principale che, noncurante di alcun ostacolo, da subito si unisce all’esercito solo per identificare le decine di migliaia di soldati mutilati a Gallipoli ed intraprende, inarrestabile, quella che si suol dire una lotta contro il tempo. Decisivi saranno gli incontri con il maggiore Hasan (Yilmaz Erdogan di C’era una volta in Anatolia), un personaggio complesso poiché allo stesso tempo umano ed assassino, che aiuterà Connor nella ricerca grazie alla sua solida conoscenza del territorio; e con la bella Ayshe (Olga Kurylenko, ex Bond-girl), vedova di guerra e proprietaria di un albergo, con la quale il protagonista istaurerà un legame sempre più intimamente profondo.
La pellicola nel complesso è buona, sia moralmente che tecnicamente. Oltre al fatto che il film è stato tratto da una storia vera, Crowe regista vuole toccare punti molto fragili della nostra storia : lecita e rigorosamente doverosa dovrebbe essere la restituzione dei defunti di guerra in terra straniera e la possibilità per le famiglie di dare degna sepoltura ai propri cari. Per quanto riguarda il team di cui Crowe si è saggiamente circondato, sarebbe impossibile non citare il conosciutissimo Premio Oscar Andrew Lesnie (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit ed Io Sono Leggenda), la cui cinematografia è così squisita che a volte la storia vera e propria passa in secondo piano. A curare la musica è il noto artista australiano David Hirschfelder, che vanta oltre a lavori superbi, tra cui le musiche di The Truman Show o Australia, anche la nomination all’Oscar alla migliore colonna sonora per Elizabeth : The Golden Age. Il film, infine, è stato tratto dalla sceneggiatura di Andrew Knight ed Andrew Anastasios (autore dell’omonimo romanzo). Russell Crowe, in conclusione, è sicuramente un personaggio valido, avanti e dietro la cinepresa. Inoltre già in Australia questo esordio si prospetta come un successo e questo è ciò che spera anche il regista : il budget del film è stimato intorno ai 12 milioni di dollari! (myreviews.it - Lucrezia Bordi)
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rosenkreutz
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giovedì 19 marzo 2015
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distorce la realtà storica
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Il film narra le vicende di un agricoltore e rabdomante australiano alla ricerca delle tombe dei suoi tre figli, mai più tornati dalla battaglia di Gallipoli (Turchia) del 1915. È ben fotografato e ben recitato, tuttavia distorce la realtà dei fatti storici quando fa apparire, nella parte finale del film, i Turchi le vittime e i Greci i carnefici. Le cose stanno esattamente all'inverso. Furono i Turchi a massacrare Greci e Armeni (il genocidio degli Armeni, riconosciuto da moltissimi Paesi, e che la Turchia ancora oggi si ostina a negare) e non viceversa. Un film che pretende di basarsi su una storia vera dovrebbe rispettare la realtà degli avvenimenti, come sono stati documentati da innumerevoli testimoni e dal lavoro degli storici.
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luigi chierico
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mercoledì 13 gennaio 2016
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un rabdomante alla ricerca dei figli
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Un padre si mette alla ricerca dei tre figli andati a combattere dalla lontanissima Australia in Europa,in Turchia,durante la prima guerra mondiale.Quella guerra che vide morire oltre 17.000.000 di persone e con 20.000.000 di feriti e mutilati.Le scene sono tutte molto belle sebbene riportino molti momenti strazianti di corpi orribilmente mutilati:per uscire dalle trincee occorreva scavalcare montagne di morti e moribondi,”le anime devastate da tutti quei morti”,come scrive V.A.Loprieno nel bel libro Pudore. Le terribili esplosioni nascondevano col fumo nero e denso dei mortai tutto quanto cambiava volto, dune, montagne,case,corpi e volti umani;brandelli di uomini che si trascinavano.Ed ancora G.
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Un padre si mette alla ricerca dei tre figli andati a combattere dalla lontanissima Australia in Europa,in Turchia,durante la prima guerra mondiale.Quella guerra che vide morire oltre 17.000.000 di persone e con 20.000.000 di feriti e mutilati.Le scene sono tutte molto belle sebbene riportino molti momenti strazianti di corpi orribilmente mutilati:per uscire dalle trincee occorreva scavalcare montagne di morti e moribondi,”le anime devastate da tutti quei morti”,come scrive V.A.Loprieno nel bel libro Pudore. Le terribili esplosioni nascondevano col fumo nero e denso dei mortai tutto quanto cambiava volto, dune, montagne,case,corpi e volti umani;brandelli di uomini che si trascinavano.Ed ancora G.Battiato in “L’amore nel palmo della mano” <…soltanto il busto ed un braccio,intorno un diluvio di fuoco, un burattino senza testa….villaggi irriconoscibili,ammassi di cadaveri.. che ostacolano la sua corsa…>.Ecco un po’ di quella guerra che Joshua Connor rivive durante la sua ricerca dei tre figli. Attraverso le difficoltà burocratiche più ostili di un territorio arido e polveroso,sconvolto da una guerra che ha fatto nemici anche i propri fratelli,dall’incerto governo oramai affidato a chi ha vinto,Joshua con l’aiuto del maggiore turco Hasan (Yilmaz Erdogan)detto l’assassino,tenta di rintracciare i corpi dei suoi 3 figli.Si ha così modo di raccogliere anche un episodio, una testimonianza di carità tra nemici.Uno dei figli di Joshua,durante una breve interruzione,attraversa lo spazio che lo divide dal nemico con un fazzoletto bianco, reca in braccio un corpo.E’ il corpo di un ferito che restituisce al suo nemico turco Hasana.Un gesto nobile per chi ha visto morire, impotente,due suoi fratelli” in un angoscioso lamento:Sono morto! Mamma mia!” come leggo in Pudore,perché le guerre ed i morti e il dolore sono sempre uguali per tutti ed in tutte le guerre,il nome doi Mamma è sempre invocato sulla bocca di tutti.Il film è condotto molto bene,interpretato da buoni attori tra cui spicca Russell Crowe nella parte di Joshua Connor,il rabdomante capace di trovare sotto terra non solo l’acqua ma anche il sangue dei suoi figli.Una ricerca quella di Joshua che ricorda quella raccontata da David Grossman nel bellissimo libro,lirico,Caduto fuori dal tempo.”silenzio..incantato nella solitudine..la tristezza di un uomo sulla terra…da lontano giungono i suoni sommessi della notte,sopra di me soffiano pesanti nuvole basse,nascondono il cielo ai miei occhi” ed è così che si muore in guerra.Inutile ricordare i tanti film che ci hanno mostrato gli orrori della guerra che ancora non sono bastati a non farle promuovere.In “Salvate il soldato Ryan” c’è da salvare il terzo fratello. Russell Crowe,regista oltre che interprete,conduce l’intero film con scioltezza di dialogo,con tempi ben collegati tra il passato ed il presente,tra quello che è accaduto in Guerra e quello che vive nel 1919 perché,dice Joshua:“ho promesso alla loro madre che li avrei trovati e riportati a casa” , lui accusato dalla moglie: ”Riesci a trovare l’acqua ma non sei capace di trovare i tuoi figli”. Spinto dall’amore e sorretto “dalla speranza che è necessaria ad aiutarci”, come lui stesso dice, è “l’unico padre che va a cercare i suoi figli”.Mi piace fargli dire, come ho scritto altrove “Mi misi ad ascoltare il suo silenzio ed ascoltai la voce del suo cuore “. Per l’impegno e il messaggio di pace,per l’umana pietà che rimane allo spettatore, credo giusto classificarlo ottimo.chibar22@libero.it
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[+] affresco da guardare per la forza delle immagini
(di magister)
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flyanto
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giovedì 15 gennaio 2015
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un padre e la sua esasperata ricerca dei figli
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Film in cui si narra di un uomo che vive in una landa sperduta dell'Australia nei primi decenni del secolo scorso e che ha la grande capacità di riuscire a trovare sorgenti d'acqua assai ben nascoste. Terminata la Prima Guerra Mondiale, alla notizia della morte dei suoi tre figli avvenuta in Turchia, come quella di tanti altri soldati inglesi lì inviati e dopo anche la conseguente morte della moglie, decide di recarsi in territorio turco al fine di trovare e riportare i corpi dei figli defunti in patria. Ad Istanbul, conoscerà anche la bella proprietaria dell'albergo presso cui alloggia e con cui riuscirà a coronare anche una storia d'amore.
Quest' opera è stata scritta, diretta ed interpretata da Russel Crowe qui, peraltro, alla sua prima esperienza registica, e si deve rilevare una certa disinvoltura nonchè bravura da parte sua a dirigere la pellicola che infatti risulta ben costruita, lineare nello svolgersi della vicenda, e fedele ed accurata nella riproduzione dell'epoca passata degli anni del primo conflitto mondiale.
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Film in cui si narra di un uomo che vive in una landa sperduta dell'Australia nei primi decenni del secolo scorso e che ha la grande capacità di riuscire a trovare sorgenti d'acqua assai ben nascoste. Terminata la Prima Guerra Mondiale, alla notizia della morte dei suoi tre figli avvenuta in Turchia, come quella di tanti altri soldati inglesi lì inviati e dopo anche la conseguente morte della moglie, decide di recarsi in territorio turco al fine di trovare e riportare i corpi dei figli defunti in patria. Ad Istanbul, conoscerà anche la bella proprietaria dell'albergo presso cui alloggia e con cui riuscirà a coronare anche una storia d'amore.
Quest' opera è stata scritta, diretta ed interpretata da Russel Crowe qui, peraltro, alla sua prima esperienza registica, e si deve rilevare una certa disinvoltura nonchè bravura da parte sua a dirigere la pellicola che infatti risulta ben costruita, lineare nello svolgersi della vicenda, e fedele ed accurata nella riproduzione dell'epoca passata degli anni del primo conflitto mondiale. Pertanto, nel complesso il film è da giudicarsi in maniera positiva sebbene, trattando più o meno lo stesso tema, non raggiunga l'altissimo livello e la perfezione di Peter Weir ne "Gli Anni Spezzati". Ma Crowe probabilmente ne è consapevole ed al meglio presenta una pagina della storia strettamente riguardante il proprio paese, l'Australia, denunciando l'assurdità della guerra e le morti dei giovani innocenti, animati da incoscienza e spirito patriotico. Il limite di questa pellicola è dato da svariate improbabilità nel corso della narrazione che la confinano ad una storia un poco favolistica o, in ogni caso, un pò troppo semplicistica nel suo dispiegarsi. Ma al fine probabilmente di consegnare al pubblico una pura e semplice opera di avventura unita anche alla denuncia, Crowe raggiunge pienamente lo scopo prefissatosi. Inoltre, la sua buona recitazione (sebbene in altri contesti precedenti egli abbia espresso maggiormente il meglio di sè) e la bellezza stupefacente di Olga Kurylenko che ben adempie al suo ruolo di donna e madre dedita ai propri doveri, sono da considerarsi ulteriori elementi positivi al fine della riuscita dell'opera.
Una pellicola non eclatante ma perfettamente godibile.
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midnight
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domenica 11 gennaio 2015
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crowe dalle forti emozioni
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Film dalle forti emozioni, forse da vietare ai minori di 14 anni. Immagini della prima guerra mondiale molto ben realizzate e molto dure. Russell Crowe ha diretto il film forse meglio di come lo ha interpretato, riuscendo ugualmente a trasmettere al pubblico quel senso di impotenza e di sconfitta che lasciano le guerre tanto da lasciare il pubblico presente in sala fermo ed in silenzio per almeno 1 minuto al termine della proiezione. Buona la fotografia, le immagini della moschea blu rispecchiano la bellezza del posto.
Anche se la storia del sensitivo rabdomante non regge molto questo sicuramente è un film da non perdere.
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ultimoboyscout
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domenica 8 marzo 2015
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un galdiatore alla ricerca dei figli.
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Alcuni anni dopo la fine della battaglia di Gallipoli (in Turchia) in cui, durante la Prima Guerra Mondiale, morirono quasi 9mila soldati dell'ANZAC, l'esercito composto da australiani e neozelandesi, un agricoltore aussie col sesto senso per trovare l'acqua, parte alla volta di quei luoghi alla ricerca dei tre figli dispersi per riportarli in patria o almeno dar loro degna sepoltura. Più che con i turchi, così diversi da lui, dovrà lottare con la burocrazia eretta dai suoi connazionali. Opera prima per Russell Crowe regista, neozelandese di nascita ma cresciuto in Australia, che confeziona una pellicola poetica e soave in cui il novello cineasta ci offre il suo lato melodrammatico, rubando qualcosa al suo mentore Ridley Scott ma anche a Ron Howard.
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Alcuni anni dopo la fine della battaglia di Gallipoli (in Turchia) in cui, durante la Prima Guerra Mondiale, morirono quasi 9mila soldati dell'ANZAC, l'esercito composto da australiani e neozelandesi, un agricoltore aussie col sesto senso per trovare l'acqua, parte alla volta di quei luoghi alla ricerca dei tre figli dispersi per riportarli in patria o almeno dar loro degna sepoltura. Più che con i turchi, così diversi da lui, dovrà lottare con la burocrazia eretta dai suoi connazionali. Opera prima per Russell Crowe regista, neozelandese di nascita ma cresciuto in Australia, che confeziona una pellicola poetica e soave in cui il novello cineasta ci offre il suo lato melodrammatico, rubando qualcosa al suo mentore Ridley Scott ma anche a Ron Howard. Crowe sottolinea come in guerra non ci siano cattivi ma solo vittime, non tratta i turchi come nemici ma anzi si immedesima in loro, sentendosi lui stesso un po' invasore. La storia è emozionante, con aspetti sentimentali subito attutiti da attimi di pura brutalità e con i flashback sull'agonia dei figli che difficilmente lo spettatore dimenticherà. Ovviamente, nonostante l'impegno, la professionalità, l'esperienza e le ottime intenzioni il Crowe regista è largamente imperfetto e ha ancora molto da imparare dai suoi già citati maestri. La sua interpretazione è invece notevole e intensa, seppure il rabdomante Joshua sia tratteggiato a dovere solo in parte, un uomo normale a metà tra l'eroe che non si sente tale e il pesce fuor d'acqua in un romanzone epico, bello e romantico che a tratti rallenta e si dilunga senza diventare mai noioso o pesante. In più, Crowe, è spalleggiato da co-protagonisti d'eccezione, ovvero i magnifici paesaggi e i tramonti sul Bosforo, da brividi! Il neo regista paga il suo tributo all'Australia mostrando per l'ennesima volta di aver coraggio e di essere un artista vero dotato di sguardo ampio e profondo.
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