The Imitation Game

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Un film di Morten Tyldum. Con Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear.
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Titolo originale The Imitation Game. Biografico, Ratings: Kids+13, durata 113 min. - Gran Bretagna, USA 2014. - Videa uscita giovedì 1 gennaio 2015. MYMONETRO The Imitation Game * * * - - valutazione media: 3,34 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Biografia incorretta - parte 2 Valutazione 2 stelle su cinque

di dadedade


Feedback: 211 | altri commenti e recensioni di dadedade
mercoledì 6 gennaio 2016

[segue dalla mia recensione precedente - ho diviso il testo in due parti per via dei limiti di battute]

Per quel che riguarda la condanna per omosessualità... anche lì il film la racconta sbagliata.
Mai e poi mai Alan parlò agli agenti delle sue attività a Bletchey Park; era segreto di stato, se lo avesse fatto sarebbe stato accusato anche di tradimento. E tutto il resto della storia è stata raccontata nel film talmente a cazzo che mi vien da vomitare ogni volta che ci penso.
 
La vera storia è questa: nel gennaio 1952 Turing, che aveva 39 anni, incontrò per la strada Arnold Murray, un 19enne affamato e disoccupato. Alan invitò il ragazzo a mangiare al ristorante con lui, e dopo qualche altro incontro il ragazzo iniziò a dormire regolarmente a casa di Alan.
 
Il ragazzo aveva bisogno di soldi, ma si vergognava di chiederli direttamente, perché non voleva far la figura della “marchetta”. Fatto sta che dal portafoglio di Alan sparì qualche sterlina. Alan subito pensò che fosse stato il ragazzo e ci fu un piccolo litigio. Fecero pace, e in seguito Alan prestò (senza chiederne la restituzione) una decina di sterline ad Arnold perché saldasse alcuni debiti arretrati (10 sterline di allora equivalgono a circa 300 euro di oggi).
 
Dopo qualche giorno la casa di Turing venne svaligiata (non è vero che non gli avevano rubato niente, come dice il film, gli rubarono una camicia, cinque coltelli da pesce, un paio di pantaloni, tre paia di scarpe, una bussola, un rasoio elettrico, una bottiglia di sherry, per un valore totale di circa 50 sterline, 1.535 euro di oggi).
 
Alan sospettò inizialmente di Arnold, ma poi Arnold gli rivelò di aver confidato la loro relazione ad un suo conoscente, Harry, che gli aveva proposto di fare un colpo assieme nella casa di Alan, cosa che ovviamente Arnold si era rifiutato di fare. Il colpevole del furto era quindi sicuramente Harry, e Alan andò a denunciarlo alla polizia inventando una storia qualsiasi su un presunto informatore.
 
La polizia aveva comunque già identificato Harry, che era già finito in prigione in precedenza, grazie alle impronte digitali. Però, durante l’interrogatorio Harry non mancò di raccontare ciò che sapeva della “relazione” in corso tra Alan e Arnold. Non bisogna dimenticare che all’epoca l’omosessualità era illegale in Inghilterra, per cui gli investigatori si presentarono a casa di Alan e con opportune domande riuscirono a fargli confessare la vera natura dei suoi rapporti con Arnold.
 
C’è da dire che Alan peccava di ingenuità. Era abituato a vivere nel mondo relativamente “protetto” dell’Università, in cui l’omosessualità era tollerata pur essendo illegale, ed era vista più come un’eccentricità che come una minaccia sociale. I tempi stavano cambiando, e negli ambienti più progressisti si credeva che di lì a poco l’omosessualità sarebbe sarebbe stata legalizzata, ma in realtà ci sarebbero voluti ancora 15 anni perché ciò succedesse.
Diciamo che la situazione era come quella della Marijuana in Italia oggi: è illegale, ma un sacco di gente la fuma lo stesso. Non la si fuma in pubblico, ma quando si è in ambienti favorevoli lo si fa apertamente. In alcuni stati è legale, per cui si pensa sempre che prima o poi la legalizzeranno anche in Italia, ma ciò non succede mai. E se per caso ti beccano con una busta piena di erba, allora sei nei guai.
 
Invece che negare tutto, come avrebbe fatto una persona di buon senso, Alan ammise le sue “colpe” con una dichiarazione scritta, che impressionò gli agenti, che la definirono “ben fatta e scritta in una prosa fluente”. Gli agenti furono colpiti dall’assenza di qualunque sentimento di vergogna in Alan, che “credeva veramente che ciò che aveva fatto fosse giusto”.
 
Alan non si rendeva conto della gravità di ciò che aveva dichiarato. Era abituato all’ambiente privilegiato e poco comune del King’s College. Non si rendeva pienamente conto dei rischi che comportava il suo atteggiamento nel mondo esterno. Sarebbe bastato negare tutto e  dichiarare che Harry mentiva per avere buone probabilità di cavarsela. La deposizione di Alan lasciava invece senza scampo sia lui stesso che Arnold.
 
Al processo il difensore di Arnold basò il suo argomento sul tema dell’innocente portato sulla cattiva strada dall’uomo più adulto, ed ottenne la libertà condizionata.
Per Alan la corte fu clemente secondo lo standard del tempo, offrendo la nuova terapia a base di ormoni anziché la prigione.
 
Alan Turing si suicidò il 7 giugno 1954, quando erano passati due anni dal processo. Il trattamento a base di ormoni era finito un anno prima e Alan sembrava esserne uscito del tutto ed era in un periodo abbastanza tranquillo della sua vita, per cui è difficile attribuire alla condanna per omosessualità la causa del suo (presunto) suicidio.
 
La mia fonte:
Andrew Hodges
Alan Turing, una biografia.
762 pagine, anno 2006, 19 euro.
Edizioni Bollati Boringheri.

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