alexander 1986
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venerdì 2 gennaio 2015
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quell'hobbit che serve solo al titolo..
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Capitolo conclusivo della trilogia prequel a ''Il signore degli anelli'' ovvero di un grande pasticcio. La sufficienza (scarsa) va all'opera complessiva piuttosto che a questa pellicola. Pellicola che in verità non avrebbe dovuto neppure esistere. I capitoli de ''The Hobbit'' previsti inizialmente erano solo due. E sarebbero stati comunque sufficienti a comprendere una storia originale necessitante già di una bella annacquata: perché questa avventura di Bilbo e Gandalf (Ian McKellen) era stata concepita da Tolkien come un simpatico siparietto senza pretese, non certo come il kolossal melodrammatico che ne è venuto fuori. Lasciamo magari perdere questo discorso perché se le case di produzione non s'applicassero alle speculazioni sui successi passati non farebbero il loro mestiere.
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Capitolo conclusivo della trilogia prequel a ''Il signore degli anelli'' ovvero di un grande pasticcio. La sufficienza (scarsa) va all'opera complessiva piuttosto che a questa pellicola. Pellicola che in verità non avrebbe dovuto neppure esistere. I capitoli de ''The Hobbit'' previsti inizialmente erano solo due. E sarebbero stati comunque sufficienti a comprendere una storia originale necessitante già di una bella annacquata: perché questa avventura di Bilbo e Gandalf (Ian McKellen) era stata concepita da Tolkien come un simpatico siparietto senza pretese, non certo come il kolossal melodrammatico che ne è venuto fuori. Lasciamo magari perdere questo discorso perché se le case di produzione non s'applicassero alle speculazioni sui successi passati non farebbero il loro mestiere. Ma c'è modo e modo di fare le cose e Peter Jackson ha usato quello più fastidioso: il fan-service. Un'accondiscendenza verso i fans così pesante da arruolare alla causa del film un personaggio come Legolas - un Orlando Bloom goffamente ringiovanito con le lenti a contatto - amato dalle ragazzine ma qui piuttosto inutile. Oppure anticipando ossessivamente i medesimi temi che fecero grande il Signore degli anelli (l'amicizia e l'amore oltre la razza, la lotta interiore contro la seduzione del potere) ponendosi quindi in competizione con un avversario imbattibile anziché battere una via diversa e altrettanto nobile. Rendendo infine The Hobbit un pendant più superfluo che ornamentale.
La prova più evidente di questo fallimento è proprio la resa del protagonista, Bilbo Baggins ovvero l'hobbit del titolo. Il suo valore di punto di vista alternativo rispetto alla Grande Storia cui suo malgrado partecipa avrebbe dovuto rappresentare il senso ultimo dell'opera. Lo stesso senso che ne Il Signore degli anelli fu incarnato da Frodo e dai suoi amici hobbit: la morale (più esopea che cristiana) del potere dei più piccoli nel cambiare le sorti del mondo. Lì funzionava, qui no. E non per le doti attoriali di Martin Freeman, modeste ma sufficienti. Il problema è che l'insistenza per tutti e tre i film della saga nel rendere l'idea dell'estraneità di Bilbo rispetto alla realtà che lo circonda - lui, l'uomo semplice al cospetto di re e condottieri - finisce per rendere il personaggio effettivamente estraneo al tutto. Il film scorre meglio quando lui non è chiamato in causa. Eppure si intitola 'The Hobbit'...
La scelta più discutibile fatta da Jackson appare però, paradossalmente, la rinuncia al meccanismo fan-service proprio nelle battute finali de La battaglia delle cinque armate. Al sesto capitolo di una saga che, comprendendo Il Signore degli anelli, impegna lo spettatore a tempi di durata biblici, il regista neozelandese ci propina per la prima volta un finale dolceamaro (fatichiamo a dire: maturo) rispetto al classico lieto fine. E' un po' come se a coronamento di una elegantissima torta il pasticcere, per darsi un tono di originalità, non mettesse la classica ciliegia ma una prugna. Se Jackson avesse voluto sorprenderci davvero, avrebbe dovuto applicare questo empito a tutta l'opera. Quando decidi di seguire per filo e per segno una ricetta da manuale, per quanto banale possa essere, anche solo resistere alla tentazione di apporre qualche correzione di testa tua può richiedere un certo coraggio. Un coraggio che Jackson, in verità, con questa trilogia de 'Lo Hobbit' non ha mai avuto.
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intothewild4ever
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lunedì 5 gennaio 2015
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la battaglia delle cinque armate... perde
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Quando ci si accosta all'Everest, anche il Gran Sasso può sembrare una collina. Se le peculiarità del libro Il Signore degli Anelli, ovvero l'epica imperante, la struggente passione, la lotta tra il bene e il male ed il riscatto, sono stati pienamente travasati e rappresentati nel suo omonimo film, le peculiarità de Lo Hobbit non sono state altrettanto rispetatte e trattate nella Trilogia Lo Hobbit. Non c'è infatti la giocosità, quel voler essere più fiaba per bambini propria de Lo Hobbit, che una fiaba per adulti come ne Il Signore degli Anelli. Non c'è quel voler intrattenere più leggiadro che permeava il libro e che era la differenza sostanziale tra le due opere; opere che erano sì, lontanamente collegate, ma molto, molto più fumosamente di quando i tre film ultimi lascino intendere.
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Quando ci si accosta all'Everest, anche il Gran Sasso può sembrare una collina. Se le peculiarità del libro Il Signore degli Anelli, ovvero l'epica imperante, la struggente passione, la lotta tra il bene e il male ed il riscatto, sono stati pienamente travasati e rappresentati nel suo omonimo film, le peculiarità de Lo Hobbit non sono state altrettanto rispetatte e trattate nella Trilogia Lo Hobbit. Non c'è infatti la giocosità, quel voler essere più fiaba per bambini propria de Lo Hobbit, che una fiaba per adulti come ne Il Signore degli Anelli. Non c'è quel voler intrattenere più leggiadro che permeava il libro e che era la differenza sostanziale tra le due opere; opere che erano sì, lontanamente collegate, ma molto, molto più fumosamente di quando i tre film ultimi lascino intendere. L'intento del buon Peter Jackson era quello di uniformare le due opere e crearne una che fosse un tutt'uno con LOTR, ma l'impresa era ardua persino per le sue indubbie doti di cineasta e sceneggiatore e l'operazione non è, a mio avviso, pienamente riuscita. Alla luce di tutto ciò, credo che sarebbe forse stato forse meglio cercare di distanziarsi il più possibile dal Signore degli Anelli, sia per quanto riguarda colori, che per la fotografia, ceh per il clima e per lo stile. Rendendo più evidente le diversità tra le due opere, Jackson avrebbe forse evitato di scontrarsi con la sua stessa inarrivabile, mastodontica, superba creatura cinematografica: quella Trilogia de Il Signore degli Anelli, che è e rimarrà sempre una tra le opere più grandi di sempre del cinema mondiale.
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iuriv
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venerdì 1 maggio 2015
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l'avidità rende ciechi.
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Jackson saluta definitivamente (speriamo) la terra di mezzo mettendo in scena l'ultimo capitolo di un progetto forse un po' troppo ambizioso. La scelta di dilatare la storia dello Hobbit Bilbo Baggins in tre lunghissimi film non mi ha mai convinto del tutto e in questo finale ho trovato la conferma dei miei timori.
Dopo una partenza pimpante, che però è più che altro la conclusione della pellicola precedente, la trama si incolla su se stessa, proponendo protagonisti che vanno da li a qui senza che questo riesca ad attirare l'attenzione. Tutto si muove lentamente, quasi che il regista abbia smarrito il giusto ritmo della sua storia. E' vero, ci sono le scenografie imponenti e un sacco di messaggi su come l'avidità renda ciechi e di come l'oro corrompa le amicizie, con una spruzzatina di vero amore che non guasta mai.
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Jackson saluta definitivamente (speriamo) la terra di mezzo mettendo in scena l'ultimo capitolo di un progetto forse un po' troppo ambizioso. La scelta di dilatare la storia dello Hobbit Bilbo Baggins in tre lunghissimi film non mi ha mai convinto del tutto e in questo finale ho trovato la conferma dei miei timori.
Dopo una partenza pimpante, che però è più che altro la conclusione della pellicola precedente, la trama si incolla su se stessa, proponendo protagonisti che vanno da li a qui senza che questo riesca ad attirare l'attenzione. Tutto si muove lentamente, quasi che il regista abbia smarrito il giusto ritmo della sua storia. E' vero, ci sono le scenografie imponenti e un sacco di messaggi su come l'avidità renda ciechi e di come l'oro corrompa le amicizie, con una spruzzatina di vero amore che non guasta mai. Però è tutto bloccato dalle sabbie mobili fino alle ginocchia e la storia non va mai veramente avanti.
E allora, in tutta questa esposizione, non resta che godersi l'aspetto visivo del lavoro. Al solito Jackson scarica sullo schermo tonnellate di CGI, quasi a trasformare la sua opera in un film di animazione. Va detto che in questo caso, probabilmente, non può muoversi diversamente, vista la quantità generosa di creature saltate fuori dall'ombra per la konkvista ti monto. Nella maggior parte dei casi i suoi effetti speciali fanno davvero un gran lavoro, come integrazione nella scenografia e credibilità complessiva. Non mancano sbavature (come i quattro nani che scalano la montagna, che onestamente sembrano appiccicati sopra lo sfondo), ma il grosso delle scene risultano coinvolgenti e ben realizzate.
Il meglio, visivamente parlando almeno, viene fuori quando iniziano a infuriare le battaglie. Un vero peccato che lo schema con cui siano state studiate sia sempre lo stesso: eroi che attaccano e sopravanzano i bruti, questi ultimi che ribaltano la situazione ed elemento esterno che arriva a risolvere il tutto per il meglio. Inizialmente questa trovata in stile "arrivano i nostri" esalta, è evidente. Però alla terza occasione trasforma gli scontri in avvenimenti ampiamente prevedibili, levando anche quel poco di mordente che una guerra dall'esito scontato potrebbe avere.
Può sembrare incredibile ma tra pixel e mostri digitali ci sono anche degli attori. Inutile infierire sulla povera Lilly o sull'invecchiatissimo Bloom, che interpreta un se stesso in teoria più giovane. Convincono di più i nani vari, forse perché devastati da un make up pesantissimo, e i due protagonisti, Gandalf e Bilbo, che già in passato hanno dato dimostrazione di essere indovinati per i loro ruoli.
Ma questo film non si salva, così come non si salva tutta la trilogia dello Hobbit. Se nel Signore Degli Anelli costruire un progetto imponente era doveroso, qui l'unico risultato di tutto è stato dare peso alla forma, tralasciando la sostanza. Si potrebbe obbiettare che i messaggi profondi ci sono, ma secondo me è solo un'illusione, perché i protagonisti si spiegano troppe cose e viene lasciato pochissimo spazio per le rivelazioni sotto traccia (che secondo me sono quelle che restano).
Inoltre Jackson non può più sperare nell'effetto meraviglia che la prima trilogia regalò al suo pubblico. L'insistere nell'eccesso ha prodotto tre film plasticosi, dilatati e che mi sono sembrati poco intensi. Ecco, magari farne due e più corti, avrebbe permesso a quest'opera di avere un senso. Così proprio no.
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poppolicchio
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mercoledì 19 aprile 2017
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disastroso
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Terzo capitolo di una trilogia mal riuscita. Film che dovrebbe essere una trascrizione cinematografica de Lo Hobbit è invece una trilogia che prende "spunto" dalle vicende de lo hobbit per poi divagare in mille altre tematiche, aggiunte, licenze, invenzioni. Un vero colpo al cuore per un amante dei libri di tolkien. Comunque aggiunte intelligenti, buon ritmo, ed idee originali avrebbero potuto rendere godibile anche una trilogia che divergesse in modo significativo dal libro. Purtroppo le aggiunte di Jackson sono buttate là e noiose, rendono la trama in alcuni tratti goffa e complicata, allungano a dismisura la narrazione. Minuti e minuti dedicati a cavolate amorose, a dare spazio a personaggi completamente fuori luogo ed estranei agli eventi della trama principale.
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Terzo capitolo di una trilogia mal riuscita. Film che dovrebbe essere una trascrizione cinematografica de Lo Hobbit è invece una trilogia che prende "spunto" dalle vicende de lo hobbit per poi divagare in mille altre tematiche, aggiunte, licenze, invenzioni. Un vero colpo al cuore per un amante dei libri di tolkien. Comunque aggiunte intelligenti, buon ritmo, ed idee originali avrebbero potuto rendere godibile anche una trilogia che divergesse in modo significativo dal libro. Purtroppo le aggiunte di Jackson sono buttate là e noiose, rendono la trama in alcuni tratti goffa e complicata, allungano a dismisura la narrazione. Minuti e minuti dedicati a cavolate amorose, a dare spazio a personaggi completamente fuori luogo ed estranei agli eventi della trama principale. Peccato, anziché creare un piccolo gioiello, Jackson ha creato 3 mattoni lunghi e noiosi. Bocciato.
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renatoc.
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giovedì 1 febbraio 2018
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il migliore della trilogia prequel!
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Il terzo episodio è senz'altro il migliore della trilogia prequel! Più spettacolo, più battaglie e più sentimenti! Ciò che è una novità, rispetto ai films avventurosi di un tempo, è che non si sa se il "buono" sopravvive! Ed il re Thorin Scudodiquercia è per quasi tutta la trilogia un "buono" tranne quando si fa ipnotizzare dall'oro! Ma poi guarisce, combatte e vince il capo degli Orchi, ma soccombe anche lui, forse per punizione del breve periodo di "cattiveria"! C'è poi la bella Tauriel, di cui l'elfo Legolas è innamorato, che è invece innamorata del nano Kili che muore in battaglia; ed a differnza ai film di un tempo, in cui moriva uno ma si pigliava l'al
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Il terzo episodio è senz'altro il migliore della trilogia prequel! Più spettacolo, più battaglie e più sentimenti! Ciò che è una novità, rispetto ai films avventurosi di un tempo, è che non si sa se il "buono" sopravvive! Ed il re Thorin Scudodiquercia è per quasi tutta la trilogia un "buono" tranne quando si fa ipnotizzare dall'oro! Ma poi guarisce, combatte e vince il capo degli Orchi, ma soccombe anche lui, forse per punizione del breve periodo di "cattiveria"! C'è poi la bella Tauriel, di cui l'elfo Legolas è innamorato, che è invece innamorata del nano Kili che muore in battaglia; ed a differnza ai film di un tempo, in cui moriva uno ma si pigliava l'altro, Legolas se na va senza di lei! Bellissima la scena dell'uccisione del drago da parte dell'arciere Bard tramite la Freccia Nera! Inoltre c' è l'odioso e vigliacco personaggio di Alfrid che voleva portarsia via dell'oro che fa la fine che si merita: tra le fauci di un orco! L'ultima scena del film coincide praticamente con la prima della "trilogia dell'anello" in cui si vede Bilbo (di nuovo interpretato da Ian Holm) che va ad aprire alla porta e grida: "Gandalf "! Sempre simpatica la figura del vecchio Gandalf che salva sempre le situazioni, anche se questa volta viene anche lui salvato dal simpatico Radagast! Saruman, in questa trilogia, rimane dalla parte dei buoni, comunque ch ha visto la "trilogia dell'anello" sa come andrà a finire! Facendo la somma dei tre films ne viene fuori nell'insieme un bel racconto, certo che non arriva all'altezza del "Signore degli anelli"!
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simone il cinefilo
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lunedì 5 gennaio 2015
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un degno finale
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Il terzo capitolo della trilogia del "Lo Hobbit" é davvero avvincente, come al solito stupende le location e gli effetti speciali, due ore e mezzo di puro divertimento senza annoiarsi mai. La battaglia finale non delude le aspettative degli appassionati ma ci sono alcuni comportamenti dei protagonisti che lasciano a desiderare, primo su tutti il re dei nani, a dir poco stucchevole.. detto questo il film continua sulla falsariga dei primi due quindi consiglio la visione a chi a seguito con piacere i primi due capitoli della saga. Il film chiude la saga del "Lo Hobbit" che é il prequel del "Il Signore degli Anelli". Consigliato.
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saruman^
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domenica 21 dicembre 2014
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sono felice di questo film!
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Io sono un appassionatissimo di Tolkien e per questo qualche giorno prima di vedere il film ho riletto gli ultimi sette capitoli dello Hobbit per avere freschi anche i più minimi particolari e per riapprezzare le sensazioni ed il messaggio finale che l'autore ha voluto trasmettere. Devo dire che messaggio e sensazioni sono stati trasmessi anke nel Lo Hobbit La Battaglia delle Cinque Armate di Jackson nonostante il film sia in generale povero di veri e propri dialoghi fra i personaggi e verta più sulle dinamiche della battaglia. A mio parere Jackson ce l'ha fatta! È riuscito a trasmettere col suo film ciò che ha voluto comunicare il Professore.
Quello ke ho visto il pomeriggio del 17 e ho rivisto il 20 è un tipo di film completamente nuovo: partenza subito in grande con la morte di Smaug, la liquidazione rapida della questione di Sauron il Negromante (che si ritira verso est) e una storia che si sviluppa attraverso dinamiche che vanno subito al nocciolo della situazione (al contrario dei primi due film).
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Io sono un appassionatissimo di Tolkien e per questo qualche giorno prima di vedere il film ho riletto gli ultimi sette capitoli dello Hobbit per avere freschi anche i più minimi particolari e per riapprezzare le sensazioni ed il messaggio finale che l'autore ha voluto trasmettere. Devo dire che messaggio e sensazioni sono stati trasmessi anke nel Lo Hobbit La Battaglia delle Cinque Armate di Jackson nonostante il film sia in generale povero di veri e propri dialoghi fra i personaggi e verta più sulle dinamiche della battaglia. A mio parere Jackson ce l'ha fatta! È riuscito a trasmettere col suo film ciò che ha voluto comunicare il Professore.
Quello ke ho visto il pomeriggio del 17 e ho rivisto il 20 è un tipo di film completamente nuovo: partenza subito in grande con la morte di Smaug, la liquidazione rapida della questione di Sauron il Negromante (che si ritira verso est) e una storia che si sviluppa attraverso dinamiche che vanno subito al nocciolo della situazione (al contrario dei primi due film).
Sono felice di questo film! Non dico che è il film perfetto (anke perchè necessita di una EE che aggiusti e aggiunga alcune parti fondamentali) ma dico che Jackson ci ha azzeccato! Questa trilogia è senza dubbio partita con il piede sbagliato perchè facendo tre film e dovendo rispondere a certe dinamiche di mercato (e ad un pubblico in generale diverso a quello di un decennio fa) era ovvio ke il brodo sarebbe stato allungato con cose superflue o addirittura contastanti con gli stessi scritti di Tolkien. Infatti sono venuti fuori Azog (che in realtà muore 142 anni prima de Lo Hobbit), l'assurda (anke se emozionante) sequenza dei barili e la storia fra Kili e Tauriel ecc...
Io avrei fatto una saga più "sobria" (in due film!) ma più attinente al libro anche se devo dire ke Jackson & Co mi hanno letteralmente stupito (contro ogni aspettativa!) in senso positivo con il personaggio Smaug!
Ritornando a parlare di quest'ultimo capitolo vorrei dire che secondo me ci sono due scene che da sole valgono il prezzo del biglietto: la carica di Thorin & Co che escono dalle Montagna e il dialogo finale fra Bilbo e Thorin. Quest'ultimo oltre che rispettare quasi perfettamente il libro fa capire molto bene come la missione sarebbe fallita senza lo Hobbit (Thorin ringrazia Bilbo) perchè inevitabilmente i nani sarebbero diventati vittime della loro stessa brama per l'oro (ammesso ke fossero riusciti a scappare dagli elfi e a soppravvivere all'ira di Smaug). Un dialogo ke ti fa capire cos'è la vera amicizia ovvero l'aiutarsi a guardare oltre i propri programmi e oltre il proprio piccolo recinto (ci tengo a ricordare ke Gandalf aveva aiutato Bilbo ad uscire dal suo piccolo): un aiutarsi a guardare a questo mistero ke è la vita e a cogliere la bellezza ke sta in essa. Questo è il fatto straordinario dell'avventura di Bilbo e dei nani oltre all'aver scatenato gli eventi ke hanno portato all'uccisione del drago e alla ricostituzione dell'antica prosperità nella zona della Montagna Solitaria... e oltre all'aver fatto trovare ad uno hobbit un "oggetto" ke caratterizzerà la missione di grandissima portata del Signore degli Anelli.
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paolp78
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domenica 21 dicembre 2014
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spettacolare impatto visivo
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L'accoppiata Peter Jackson-JRR Tolkien non tradisce. Ancora una volta gli spettatori sono portati magicamente nel mondo di Bilbo e Gandalf. Un mondo che grazie a Jackson riesce a sembrare reale, tanto che lo spettatore si cala completamente in questa realtà.
La regia è come al solito impeccabile, gli effetti speciali fanno decisamente la differenza e insieme all'ambientazione ed ai paesaggi bellissimi costituiscono chiaramente il piatto forte del film.
Un'opera avvincente, che porta sullo schermo il fantastico mondo della Terra di Mezzo senza tradirne lo spirito e delineandone le atmosfere. L'opera di Tolkien è pienamente rispettata.
Lo studio dei particolari è meticoloso, il film funziona e riesce a raggiungere il suo scopo.
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L'accoppiata Peter Jackson-JRR Tolkien non tradisce. Ancora una volta gli spettatori sono portati magicamente nel mondo di Bilbo e Gandalf. Un mondo che grazie a Jackson riesce a sembrare reale, tanto che lo spettatore si cala completamente in questa realtà.
La regia è come al solito impeccabile, gli effetti speciali fanno decisamente la differenza e insieme all'ambientazione ed ai paesaggi bellissimi costituiscono chiaramente il piatto forte del film.
Un'opera avvincente, che porta sullo schermo il fantastico mondo della Terra di Mezzo senza tradirne lo spirito e delineandone le atmosfere. L'opera di Tolkien è pienamente rispettata.
Lo studio dei particolari è meticoloso, il film funziona e riesce a raggiungere il suo scopo.
La scena in cui Thorin, alla testa degli altri dodici nani, esce dal castello e si getta nella mischia della battaglia, è esaltante: da brividi. Di grande effetto tutte le sequenze che comprendono combattimenti (quelle iniziali con Smaug protagonista e quelle finali che descrivono la guerra tra le armate di elfi, nani, orchi ed uomini).
La storia narrata, come quella della trilogia del Signore degli Anelli, è destinata a non rimanere impressa nella memoria degli spettatori, almeno non nei dettagli; nel ricordo invece ci resterà senz'altro la sensazione di aver assistito ad uno dei massimi spettacoli di una certa cinematografia moderna, di cui Jackson è probabilmente il maggiore esponente.
La sala cinematografica, con il suo schermo e la riproduzione ottimale dei suoni, è essenziale per poter gustare al meglio un film di questo genere.
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nicola1
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martedì 1 settembre 2015
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noia, noia e poi... noia
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Pessima chiusura per una pessima trilogia, neanche un’unghia vicino al Signore degli Anelli. Dopo che il personaggio migliore muore nei primi 10 minuti di film il resto è… noia. Il piu’ grande deja-vù (nel senso letterale) mai concepito. Già il primo film era la copia carbone de “La compagnia dell’Anello”, il secondo vale la pena di vedere solo gli ultimi 30 minuti, alla fine, proprio per la presenza di Smaug, quest’ultimo è il piu’ grande concentrato di noia mai visto. Spero che Jackson passi davvero ad altro.
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gabryhope95
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giovedì 18 dicembre 2014
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la terra di mezzo porge un ultimo saluto
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Non neghiamolo:chi piú chi meno ma tutti siamo cresciuti insieme alla terra di mezzo,fra mille razze,magie e paesaggi incantevol;con l'ultimo capitolo de Lo Hobbit quella terra magica ci porge un ultimo ed emozionante saluto.
Gli abitanti di Pontelagolungo dopo essere stati vittime della rabbia di fuoco del terribile drago Smaug,cercano rifugio nella montagna solitaria nella speranza di potersi ricostruire -con l'oro che ella contiene -una nuova vita.Thorin però,autoproclamatosi re della montagna,accecato dal potere dell'oro e ossessionato dal trovare il piú prezioso tesoro dei nani ha intenzione di tenere tutto per se,non sa che molti altri guardano invidiosi alle ricchezze della montagna.
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Non neghiamolo:chi piú chi meno ma tutti siamo cresciuti insieme alla terra di mezzo,fra mille razze,magie e paesaggi incantevol;con l'ultimo capitolo de Lo Hobbit quella terra magica ci porge un ultimo ed emozionante saluto.
Gli abitanti di Pontelagolungo dopo essere stati vittime della rabbia di fuoco del terribile drago Smaug,cercano rifugio nella montagna solitaria nella speranza di potersi ricostruire -con l'oro che ella contiene -una nuova vita.Thorin però,autoproclamatosi re della montagna,accecato dal potere dell'oro e ossessionato dal trovare il piú prezioso tesoro dei nani ha intenzione di tenere tutto per se,non sa che molti altri guardano invidiosi alle ricchezze della montagna.
Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate parte subito in quarta:il primo quarto d'ora di film vale da solo il prezzo del biglietto,non si può non amare la furia di Smaug mentre la cittá tenta di mettersi in salvo,il ritmo é comunque ben calcolato per tutta la durata del film e tiene lontana qualsiasi forma di pesantezza.Poco da dire sulla regia:Peter Jackson e le sue sequenze spettacolari,a volte volutamente esagerate qui trovano la loro definitiva consacrazione e sono una gioia per gli occhi.Stessa cosa per la fotografia,ogni ambiente ha una tonalitá diversa ma sempre attinente al contesto e senza mai sgarrare,se a tutto questo si aggiunge una CGI impeccabile allora il risultato é un film esteticamente straordinario.Convincenti e epiche le battaglie con gli eserciti,anche se forse si poteva osare di piú verso il finale,ma il risultato é ugualmente impeccabile.Ottima prova del cast:su tutti Martin Freeman nel ruolo di Bilbo,fedele allo Hobbit Tolkieniano e dalla grande espressivitá facciale,ottimo anche Richard Armintage(Thorin) che ha reso benissimo la discesa nella follia del suo personaggio,convincenti anche Orlando Bloom,Evangeline Lily e Luke Evans che rendono quest'ultimo viaggio indimenticabile.
Quindo che dire...Grazie Tolkien e grazie Peter per aver creato un mondo in cui vivere é meraviglioso.
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(di gabryhope95)
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