supersantos
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lunedì 13 novembre 2017
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disperatamente vivi
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Non è sicuramente la migliore opera del trio anche se qualche elemento narrativo positivo va preso in considerazione.
Temi già affrontati come la caduta del ricco e la voglia di scalare posizioni sociali,il tutto affrontato senza pesantezza e con la voglia di regalare un sorriso.
Le intenzioni insomma sono buone, anche se oggettivamente non sempre riuscite,in una marea di sketch dal sapore teatrale non collegate in maniera precisa.
La parte più riuscita ed esilarante è quella della forzata convinvenza con tanto di madre severa ma giusta.
Meglio del solito cinepanettone,non ricevera' comunque una standing ovation di applausi.
Insomma i "ragazzi" potevano fare di più.
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Non è sicuramente la migliore opera del trio anche se qualche elemento narrativo positivo va preso in considerazione.
Temi già affrontati come la caduta del ricco e la voglia di scalare posizioni sociali,il tutto affrontato senza pesantezza e con la voglia di regalare un sorriso.
Le intenzioni insomma sono buone, anche se oggettivamente non sempre riuscite,in una marea di sketch dal sapore teatrale non collegate in maniera precisa.
La parte più riuscita ed esilarante è quella della forzata convinvenza con tanto di madre severa ma giusta.
Meglio del solito cinepanettone,non ricevera' comunque una standing ovation di applausi.
Insomma i "ragazzi" potevano fare di più.
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dandy
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mercoledì 4 ottobre 2017
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il trio se la cava abbastanza.
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Una sorta di favoletta moderna,che racconta la crisi attraverso gli occhi degli ex-ricchi(Giacomo),degli sbandati dal cuore d'oro(Aldo) e dei servi dignitosi(Giovanni),uniti loro malgrado e destinati a scoprire con gli immigati la solidarietà per andare avanti.Dunque è accettabile che non vi siano pretese di realismo.Come nel precedente "La banda dei babbi natale" la costruzione è elaborata,a più livelli.E come in "Così è la vita" i personaggi di Giovanni e Giacomo cercano di rinnovarsi(il primo non è il solito sfigato logorroico ma un odioso ricco saccente;il secondo pratica il bushido e limita le pignolerie nelle battute)non riuscendoci del tutto.
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Una sorta di favoletta moderna,che racconta la crisi attraverso gli occhi degli ex-ricchi(Giacomo),degli sbandati dal cuore d'oro(Aldo) e dei servi dignitosi(Giovanni),uniti loro malgrado e destinati a scoprire con gli immigati la solidarietà per andare avanti.Dunque è accettabile che non vi siano pretese di realismo.Come nel precedente "La banda dei babbi natale" la costruzione è elaborata,a più livelli.E come in "Così è la vita" i personaggi di Giovanni e Giacomo cercano di rinnovarsi(il primo non è il solito sfigato logorroico ma un odioso ricco saccente;il secondo pratica il bushido e limita le pignolerie nelle battute)non riuscendoci del tutto.L'umorismo è abbondante e mai volgare come da copione,peccato che si esaurisca verso il finale,più che altro simpatico(il funerale-matrimonio;la bancarella tanto agognata da Aldo).Almeno l'ottimismo di fondo riesce a non essere stucchevole,e gli intermezzi con la squadra di bambini a cui Aldo cerca di inculcare la filosofia degli sconfitti evitano le leziosità.Brava Giuliana Lojodice,e Massimo Popolizio.Bellissima Francesca Neri,purtroppo non utilizzata a dovere.Simpaticamente procace Guadalupe Lancho.Tra le musiche,la scorretta "Vabba Put-hanga" di Walter Valdi.
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greatsteven
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lunedì 10 aprile 2017
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dopo 25 anni, il trio sta consumando i suoi fasti.
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IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO (IT, 2014) diretto da ALDO BAGLIO, GIOVANNI STORTI, GIACOMO PORETTI, MORGAN BERTACCA. Interpretato da ALDO BAGLIO, GIOVANNI STORTI, GIACOMO PORETTI, GIULIANA LOJODICE, MASSIMO POPOLIZIO, FRANCESCA NERI
Aldo è un venditore abusivo al mercato del quartiere, Giacomo un ricchissimo broker infelicemente sposato con un figlio e la passione per il golf e Giovanni il suo fedele maggiordomo e autista, fissato con le arti marziali.
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IL RICCO, IL POVERO E IL MAGGIORDOMO (IT, 2014) diretto da ALDO BAGLIO, GIOVANNI STORTI, GIACOMO PORETTI, MORGAN BERTACCA. Interpretato da ALDO BAGLIO, GIOVANNI STORTI, GIACOMO PORETTI, GIULIANA LOJODICE, MASSIMO POPOLIZIO, FRANCESCA NERI
Aldo è un venditore abusivo al mercato del quartiere, Giacomo un ricchissimo broker infelicemente sposato con un figlio e la passione per il golf e Giovanni il suo fedele maggiordomo e autista, fissato con le arti marziali. Un giorno Giacomo e Giovanni investono con la macchina Aldo, e nello stesso giorno, proprio dopo averlo (ma solo provvisoriamente, come poi si vedrà) liquidato con una misera buonuscita per l’incidente, l’allibratore perde una fortuna finanziaria che aveva investito in un affare nel Burgundi. A questo punto le strade dei tre sono indissolubilmente legate: Giacomo rischia il divorzio e rimane a becco asciutto dal punto di vista economico, e Giovanni vede infrante la speranza di conservare un suo personale tesoretto e di sposarsi con la focosa domestica venezuelana Dolores. L’unica risorsa per entrambi è affidarsi ad Aldo, che insperabilmente deciderà di aiutarli in cambio di un pagamento profumato. I due, malamente ospitati nella modesta casa in cui Aldo vive con la bisbetica ma saggia madre Calcedonia, accettano, ma a una condizione: che il borgataro vesta i panni di un fantomatico petroliere azerbaigiano, allo scopo di far riguadagnare a Giacomo una somma ancora superiore a quella perduta, per mezzo dell’avvenente collega Asia. Il piano fallisce nel più misero dei modi, ma se non altro Giovanni riuscirà a sposare Dolores, rientrata apposta dal Venezuela, anche se proprio nel giorno stesso della morte di Calcedonia per un malore improvviso, e Aldo, ormai affezionatosi ai due improbabili nuovi amici, li accoglierà a lavorare con lui al mercato rionale vendendo tovagliette. Lo scorso anno i tre comici hanno festeggiato i 25 anni di carriera, e in questo quarto di secolo, dal 1991, sono riusciti a divertire il pubblico italiano inscenando sketch intelligenti per come hanno sempre preso di mira il cinismo della società italiana appena globalizzata, il sentimento nostrano dell’indifferenza, i problemi sociali, i dissesti economici sempre più oppressivi e tanti altri ambiti della vita del Belpaese, adottando un linguaggio espressivo mai volgare, accessibile a tutti, lucidissimo e carico sempre di una vena satirica che però non manca mai di manifestare ottimismo. Il guaio è che, dopo un percorso che ormai si può definire lungo (e travagliato), il trio si mostra ormai un po’ stanchino, e con questa commedia, incentrata sull’amicizia triangolare fra tre uomini che si ritrovano ad aiutarsi vicendevolmente per i rispettivi pasticci che son riusciti a combinare, centrano solo in parte il bersaglio, recitando come sempre con impegno e in modo alquanto spassoso, ma senza tirar fuori lampi di genio. La materia per costruire un film comico gustoso, non una semplice accozzaglia ordinata di gag, è abbondante, ma la sceneggiatura, scritta dai tre attori-registi con Morgan Bertacca e Pasquale Plastino, l’inseparabile sceneggiatore di Carlo Verdone, s’ingolfa vistosamente, soprattutto verso la fine, rendendo il ritmo fiacco e costringendo i protagonisti a diventare le macchiette di sé stessi. F. Neri e M. Popolizio sembrano poi infilati nella trama come personaggi di puro riempimento: la prima non si trova per niente a proprio agio in un ruolo che le si addice pochissimo, e il secondo, nelle vesti dell’occhialuto e severo sacerdote, è forzato in una maniera inverosimile fino a risultare sacrificato. Vale la pena, tuttavia, di concedere una nota di merito a G. Lojodice, che riesce a conservare la sua verve energica e a fabbricare un’interpretazione non eccezionale, ma coerente e divertente, recitando il ruolo di una madre che, pur criticando il figlio per la sua inettitudine, farebbe qualsiasi sacrificio per lui. Compreso ospitare il riccone e il di lui maggiordomo in un appartamentino malandato in seguito a un default finanziario inaspettato. Un po’ stiracchiata, ma tutto sommato simpatica, la decisione di inserire, nella vita sfaccendata e disordinata di Aldo, il fatto che egli alleni una scalcinata squadra di giovanissimi calciatori che non hanno alcuna voglia di sfondare nello sport, come lui, da parte sua, è assolutamente deciso a non abbandonare il suo infantilismo dilagante. Una colonna sonora martellante, non priva di scelte azzeccate, ma a lungo andare ridondante. Non un fallimento totale, ma sa molto di passo falso, e continua a denotare la parabola creativa ormai discendente del trio.
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enzo70
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lunedì 9 maggio 2016
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un film nel solco della commedia all'italiana
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Tipico film del trio milanese, il ricco, Giacomo, il maggiordomo, Aldo e il povero Giovanni in un film che ricorda il periodo della grande commedia all’italiana, quella di Pozzetto, Celentano e Montesano. Il povero che diventa meno povero ed il ricco che diventa molto ma molto meno ricco, in una girandola di aspettative, attese e delusioni. Le risate si concentrano con la mamma di Giovanni, signora della periferia milanese, pratica e disincantata ma capace di dire a tutti sempre tutte le parole giuste. Risultato centrato con il limite stesso della comicità del terzetto che alla lunga rischia di annoiare un pò, in quanto l’incrocio di storie, alla fine quasi sempre si trasforma nelle solite caratterizzazioni dei singoli personaggi con le loro differenze.
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Tipico film del trio milanese, il ricco, Giacomo, il maggiordomo, Aldo e il povero Giovanni in un film che ricorda il periodo della grande commedia all’italiana, quella di Pozzetto, Celentano e Montesano. Il povero che diventa meno povero ed il ricco che diventa molto ma molto meno ricco, in una girandola di aspettative, attese e delusioni. Le risate si concentrano con la mamma di Giovanni, signora della periferia milanese, pratica e disincantata ma capace di dire a tutti sempre tutte le parole giuste. Risultato centrato con il limite stesso della comicità del terzetto che alla lunga rischia di annoiare un pò, in quanto l’incrocio di storie, alla fine quasi sempre si trasforma nelle solite caratterizzazioni dei singoli personaggi con le loro differenze.
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fabio57
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venerdì 8 gennaio 2016
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così così
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Sono condizionato e prevenuto nel giudizio su questo film, perchè in buona sostanza non ho mai amato questo trio di comici.Tuttavia bisogna dare loro atto, che fanno un cinema semplice,spontaneo e privo di volgarità,certo non sempre questo basta per fare un prodotto di qualità, però mi sembra che almeno sono intellettualmente onesti,proponendo lavori che strappano sempre qualche risata e sono coerenti con le loro caratteristiche artistiche.
Non sono i fratelli Marx,ma questo lo sapevamo già.
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mizio.for
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domenica 3 gennaio 2016
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non si "digerisce"
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Involuzione cinematografica di un trio comico che ci ha fatto ridere a crepapelle ma che in questo film è penoso ...
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xcacel
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sabato 2 gennaio 2016
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pietoso
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Non riesco a capire come qualcuno abbia potuto dare tre stelle ad un film come questo. Aldo Giovanni e Giacomi sono decisamente bolliti. Fanno sempre le stesse cose, con la differenza che non fanno ridere più.
La trama del film è pietosa, la sceneggiatura sembra stata messa giù in un paio d'ore, dopo mezz'ora si ha l'impressione che il film si trascini stancamente. Il cast è meno che mediocre. I protagonisti sono delle macchiette poco divertenti e stereotipate. Una fra tutti, la fidanzata di Giovanni, il cui matrimonio monopolizza la parte finale del film. È venezuelana ma parla con finto accento spagnolo, e arriva all'aeroporto con i mariachi.
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Non riesco a capire come qualcuno abbia potuto dare tre stelle ad un film come questo. Aldo Giovanni e Giacomi sono decisamente bolliti. Fanno sempre le stesse cose, con la differenza che non fanno ridere più.
La trama del film è pietosa, la sceneggiatura sembra stata messa giù in un paio d'ore, dopo mezz'ora si ha l'impressione che il film si trascini stancamente. Il cast è meno che mediocre. I protagonisti sono delle macchiette poco divertenti e stereotipate. Una fra tutti, la fidanzata di Giovanni, il cui matrimonio monopolizza la parte finale del film. È venezuelana ma parla con finto accento spagnolo, e arriva all'aeroporto con i mariachi... Siamo ben al di sotto dei livelli di Boldi e De Sica, con tutto il rispetto per questi ultimi.
È la fine ingloriosa di un trio comico tra i migliori degli anni 90, e che adesso non strappa un sorriso neanche per sbaglio. Che tristezza.
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aristoteles
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sabato 2 gennaio 2016
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vita intensa
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Il trio sforna un film decente.
Niente che faccia gridare al capolavoro,anzi ne siamo ben lontani,ma comunque nell'aria c'è simpatia.
La storia tocca diverse volte il grottesco e si sofferma sulle sfortune di ognuno dei personaggi.
La trama non è accurata ma la verve del trio, nei dialoghi,riesce a sostenere la baracca.
Di certo il bambino cinese nell'armadietto non è una grande idea, come tutta la faccenda della suorina.
Gradevole sul divano di casa,al cinema in molti avranno storto il naso.
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mrcortif
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giovedì 24 dicembre 2015
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punto debole la trama
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Cosa manca in questo film è la trama. Se in film come Tre uomini e una gamba o Chiedimi se sono felice vi è una solida trama, ne "Il ricco, il povero e il maggiordomo" si nota una certa fragilità nella storia in sé. Non si tratta di una vicenda basata su equivoci (Tu la conosci Claudia?), non si tratta di un film a sketch (Il cosmo sul comò) e nemmeno una vicenda con elementi al limite del verosimile (La banda dei Babbi Natale e l'avanti e indietro di Giovanni tra Lugano e Milano per Natale). Qui si vede una storia realistica, ma abbastanza confusa e con un finale abbastanza di ripiego.
I momenti per ridere ci sono, soprattutto nella seconda parte (contenente anche una punta di malinconia quando Aldo vive il lutto per la madre e che è sicuramente superiore alla prima parte), anche se si vede che qualcosa si è rotto o che non funziona più.
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Cosa manca in questo film è la trama. Se in film come Tre uomini e una gamba o Chiedimi se sono felice vi è una solida trama, ne "Il ricco, il povero e il maggiordomo" si nota una certa fragilità nella storia in sé. Non si tratta di una vicenda basata su equivoci (Tu la conosci Claudia?), non si tratta di un film a sketch (Il cosmo sul comò) e nemmeno una vicenda con elementi al limite del verosimile (La banda dei Babbi Natale e l'avanti e indietro di Giovanni tra Lugano e Milano per Natale). Qui si vede una storia realistica, ma abbastanza confusa e con un finale abbastanza di ripiego.
I momenti per ridere ci sono, soprattutto nella seconda parte (contenente anche una punta di malinconia quando Aldo vive il lutto per la madre e che è sicuramente superiore alla prima parte), anche se si vede che qualcosa si è rotto o che non funziona più. Nonostante tutto è sicuramente un film che, chi è affezionato alla comicità del trio milanese, è da vedere poiché è vero che poteva essere meglio, ma è anche vero è al pari livello della Banda dei Babbi Natale (film nel complesso piuttosto godibile).
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scrigno magico
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mercoledì 11 novembre 2015
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tristezza...
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Crepuscolo di tre cabarettisti, che sembrano non avere più tempi, ritmo e...convinzione.
Sceneggiatura ridicola, trama pretestuosa. Un film inutile, a tratti fastidioso. Risparmiatevelo, finché siete in tempo...
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