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1961, New York. Llewyn Davis (Isaac) è un cantante folk senza il becco di un quattrino, che dorme sui divani dei suoi amici e benefattori e non riesce a sfondare. Dopo alcune peripezie al Greenwich Village, decide di partire per Chicago e fare un’audizione da Bud Grossman (Murray Abraham), un manager musicale. Non avrà molto successo e tornerà a New York. Scritto e diretto dai fratelli Joel e Ethan Coen il loro sedicesimo film segna il loro ritorno al loro genere classico. È una ballata folk malinconica e triste, certo, le risate non mancano, ma in generale è un film triste su uno dei perdenti più belli della loro carriera. È un’opera di straordinaria poesia in tutto a partire da alcune scene in cui il protagonista si esibisce e canta il dolore della propria esistenza. Indimenticabile la massa enorme di caratteri che i Coen disegnano, dal silenzioso autista (Hedlund), all’immenso passeggero dell’automobile (un sempre grande John Goodman), ai vari grotteschi personaggi che Llewyn incontra sulla sua strada. E poi non si può non citare l’immensa interpretazione di Oscar Isaac, ingiustamente escluso dalle nomination agli Oscar. Visivamente straordinario grazie a una ricostruzione d’epoca perfetta (scenografia: Jess Gonchor) impreziosita dalla meravigliosa fotografia di Bruno Delbonnel (unica nomination agli Oscar del film insieme al miglior sonoro). Straordinaria poi la colonna sonora, curata da T. Bone Burnett, che si avvale delle stupende voci di Isaac, Justin Timberlake e Carey Mulligan. Gran Prix a Cannes 2013 dove per la Palma d’Oro fu ingiustamente preferito il pur bellissimo La vita di Adele di Kechiche. Imperdibile.
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