A proposito di Davis |
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Un film di Joel Coen, Ethan Coen.
Con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, Ethan Phillips, Robin Bartlett.
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Titolo originale Inside Llewyn Davis.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 105 min.
- USA, Francia 2013.
- Lucky Red
uscita giovedì 6 febbraio 2014.
MYMONETRO
A proposito di Davis
valutazione media:
3,82
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quando la musica (folk) è protagonistadi MicheleFeedback: 3116 | altri commenti e recensioni di Michele |
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giovedì 13 febbraio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
New York, 1961. Siamo nel Greenwich Village, il quartiere di Manhattan dove in quel periodo si riunivano la maggior parte degli artisti che tentavano di affermarsi e di guadagnarsi da vivere con la propria arte, chi con la pittura, chi con la scrittura, chi con la musica. Llewyn Davis è un cantante folk che cerca di sopravvivere, promuovendo la sua musica tra un concerto e l’altro nei piccoli club della Grande Mela. Non è facile però, il suicidio del suo partner musicale lo ha costretto infatti a reinventarsi una carriera da solista che al momento non sta dando i suoi frutti e vive come un vagabondo cercando ospitalità tra i pochi amici che gli sono rimasti. In perfetto stile Coen il personaggio di Davis è un perdente e lo è non solo dal punto di vista artistico, ma lo è su tutti i fronti, su quello sentimentale, la sua ex ragazza sta con il suo migliore amico e abortisce perché non sa di chi è il bambino che aspetta, è un perdente anche sul fronte familiare, la sorella è fredda, scostante nei suoi confronti. Attraverso una pregevole fotografia che sembra più che ricostruire quel periodo, filmare direttamente quel momento storico, lo spettatore assiste così, in chiave profondamente pessimista, alla storia di questo cantautore, liberamente ispirata alla vita del folk-singer Dave Van Ronk, I Coen però, tutto questo pessimismo, lo mostrano a modo loro, in maniera cinica, attraverso personaggi surreali, folli che permettono al film di viaggiare sempre a cavallo del confine tra dramma e commedia, senza mai lasciare spazio a momenti patetici o retorici, ma al contrario, dando vita a sequenze piuttosto esilaranti e grottesche. L’altra grande abilità dei fratelli di Minneapolis, oltre a saper riconfermare quelle che sono le caratteristiche del loro cinema, seppur dai contorni leggermente più sfumati in questo caso, è quella di rendere protagonista un altro elemento, la musica che acquisisce la stessa importanza e valenza sul piano dei contenuti di quella dell’eroe principale, attraverso il quale progredisce il racconto. Anzi, è proprio la musica la vera protagonista della pellicola. I Coen ci regalano ampi momenti musicali in cui ascoltiamo intere canzoni per tutta la loro durata reale e ciò avviene, non esclusivamente per un’esigenza puramente formale, ma al contrario, perché le ballate folk racchiudono nei loro testi l’essenza stessa della storia di Davis, attraverso le vicende di vagabondi, di umani erranti senza una meta precisa in cerca della loro terra promessa, il cui orizzonte si allontana sempre di più fino a diventare invisibile agli occhi e alla propria anima. E’ un pessimismo potremmo dire addirittura cosmico quello che ci viene mostrato, non sono infatti solo le scelte sbagliate del protagonista a condannarlo artisticamente, ma è soprattutto il destino che si mette di traverso e di fronte al quale l’uomo non può fare niente, neanche impiegando tutte le sue forze. E’ il destino ineluttabile che condanna Davis ad uscire di scena proprio un attimo prima che il più grande di tutti faccia la sua comparsa al Greenwich e riesca a sdoganare questo tipo di musica attraverso la sua chitarra e la sua armonica, nome e cognome Bob Dylan.
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