12 anni schiavo |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti.
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Titolo originale 12 Years a Slave.
Biografico,
durata 134 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 20 febbraio 2014.
MYMONETRO
12 anni schiavo
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Questione di dettaglidi fafia61Feedback: 896 | altri commenti e recensioni di fafia61 |
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sabato 15 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Solomon Northup è un ottimo musicista, un abile artigiano, un marito esemplare, uno splendido padre di famiglia.
Ma tutto ciò non basta per garantirgli una vita serena e tranquilla perchè, imbrogliato e drogato da una banda di delinquenti affaristi, si ritrova catapultato, in un attimo, dalla splendida vita di Saratoga Spring alla cruda e dolorosa schiavitù della Louisiana. Qui, frustrato e stravolto, finisce nelle grinfie di vari proprietari terrieri che, ognuno a modo suo, segneranno e sconvolgeranno la sua esistenza. Il regista - l'ottimo Steve McQueen, già apprezzato in 'Hunger' ed in 'Shame' - aveva tutto per creare un buon film e tentare così, dopo due film acclamati ma minori, il fatidico salto di qualità. Aveva la trama: il tema della schiavitù, sempre mal digerito dall'opinione pubblica americana ma sempre di straordinaria presa e attualità. Aveva gli attori: un cast di primordine, con star come Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt, Paul Dano, Paul Giamatti, ecc., e persino la scoperta Lupita Nyong'o, gratificata da un impensabile Oscar. Se, a tutto ciò, aggiungiamo pure un'ottima fotografia ed una strepitosa colonna sonora, ecco che il quadro è completo: 12 anni schiavo era un predestinato all'Oscar! Ad una vicenda già toccante ed accattivante di suo - il nero buono che viene raggirato dal bianco cattivo, il bianco malvagio che schiavizza il nero, il nero che si adegua e sottomette al bianco pur di sopravvivere, il nero che riesce a scappare dal bianco e ritornare a casa- il regista aggiunge il suo tocco personale e inconfondibile, fatto di una fisicità forte, potente, veemente. Ecco quindi le frustate, feroci, sanguinose, devastanti; ecco una quasi- impiccagione, con lo schiavo appeso e dondolante per minuti e minuti; ecco una brutale violenza carnale, ecco decine di altre scene forti in cui i corpi, i volti, gli sguardi, i sentimenti, vengono forzati, straziati, esasperati, nella loro sofferenza, nel loro dolore, nei loro sforzi, nelle loro piaghe, fisiche e psicologiche. E, ad un certo punto, di fronte ad una trama bella ma un po' lenta, di fronte ad una storia forse già vista e rivista, e peraltro già intuibile nel titolo, si ha la sensazione che tutta questa violenza, tutta questa durezza estremizzata servano, più che altro, per vivacizzare e movimentare il racconto. Sì, perchè è soprattutto questa fisicità cruda e straripante a catturare e a coinvolgere lo spettatore; è questo realismo sfrenato ad attrarre, a scioccare, a suggestionare, a stregare la platea. Più della stessa trama, quindi. Più degli stessi attori, bravi, bravissimi, ma, eccetto Ejiofor e Fassbender, vere e indiscusse stelle della pellicola, tutti sacrificati in parti o particine troppo strette o troppo poco approfondite. Come Brad Pitt, che, pur essendo l'elemento decisivo e risolutivo della vicenda, viene rapidamente introdotto nel contesto, rapidamente delineato e rapidamente cestinato. Ed è veloce e frettoloso pure il finale che, in poco più di 5 minuti, risolve e conclude una storia larga più di 130'! Quasi che il regista, dopo essersi dilungato e soffermato su infiniti dettagli, peraltro non tutti necessari, voglia, all'improvviso, correre verso quella conclusione zuccherosa che il pubblico attendeva. 12 anni schiavo sembra quindi un'occasione persa, bello ma non bellissimo, godibile ma non eccezionale. Questione di dettagli, insomma. Già, ma certe volte, sono proprio i dettagli a trasformare un buon film in un capolavoro. O viceversa.
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