ultimoboyscout
|
giovedì 16 giugno 2011
|
castoro-terapia.
|
|
|
|
Una roba allucinante per quanto l'ho trovato assurdo, insulso e fastidioso, come la regia della Foster fatta di retotica e luoghi comuni e la sua faccia sempre uguale per tutto il film.E' una commedia drammatica con un epilogo forte in cui un grandissimo Mel Gibson in forma strepitosa per intensità, forza ed efficacia fa il ventriloquo di un se stesso affranto e depresso dando voce ad un orribile/terribile pupazzo di castoro infilato a mo' di guanto nella sua mano. Castoro che pian piano che scorre lentissimo il film viene trasformato nel protagonista involontario della pellicola accentrando su di se l'attenzione totale poichè diviene l'alter ego del malconcio Gibson.
[+]
Una roba allucinante per quanto l'ho trovato assurdo, insulso e fastidioso, come la regia della Foster fatta di retotica e luoghi comuni e la sua faccia sempre uguale per tutto il film.E' una commedia drammatica con un epilogo forte in cui un grandissimo Mel Gibson in forma strepitosa per intensità, forza ed efficacia fa il ventriloquo di un se stesso affranto e depresso dando voce ad un orribile/terribile pupazzo di castoro infilato a mo' di guanto nella sua mano. Castoro che pian piano che scorre lentissimo il film viene trasformato nel protagonista involontario della pellicola accentrando su di se l'attenzione totale poichè diviene l'alter ego del malconcio Gibson. Un dramma famigliare che ha il suo culmine nel finale quando occorre "darci un taglio" per risollevarsi, che ci mostra la crisi di comunicazione tra le mura domestiche passando per un percorso duro e doloroso fino all'auspicabile lieto fine e quell'american dream sempre abusatissimo. Sorprendente Anton Yelchin, davvero bravo, ma l'interpretazione di Gibson, di un personaggio così complesso in un momento per lui particolarmente difficile è assolutamente sublime!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ultimoboyscout »
[ - ] lascia un commento a ultimoboyscout »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
venerdì 9 febbraio 2018
|
depressione e altro
|
|
|
|
Questo"Mr.Beaver"(2011, di Jodie Foster)con Mel Gibson e la stessa Foster co-protagonista, sviluppa il tema della depressione, in forma un po'particolare: il protagonista lo vediamo "diviso"tra sé e il Sé, ossia un pupazzo d castoro, che dice il suoi veri sentimenti, le sue reali intenzioni. In realtà il tema, volendo, quelllo dello"sdoppiarsi nel pupazzo"(là non era di castoro...), non è nuovissimo, visto che ha dietro di sé un illustre precedente: "Magic"di Richard Attenborough(1978), una delle grandi interpretazioni cinematografiche di Antohnoy Hopikins, che è di ben altro spessore rispetto a Mel Gibson, ovviamente; bisogna però ammettere che anche Gibson, qui, se la cava bene, dando largo spazio al suo "essere reale", osisa alle sue caratteristiche di essere, fuori scena, uno"sradicato esistenziale", come le cronache ci hanno più volte detto e ripetuto.
[+]
Questo"Mr.Beaver"(2011, di Jodie Foster)con Mel Gibson e la stessa Foster co-protagonista, sviluppa il tema della depressione, in forma un po'particolare: il protagonista lo vediamo "diviso"tra sé e il Sé, ossia un pupazzo d castoro, che dice il suoi veri sentimenti, le sue reali intenzioni. In realtà il tema, volendo, quelllo dello"sdoppiarsi nel pupazzo"(là non era di castoro...), non è nuovissimo, visto che ha dietro di sé un illustre precedente: "Magic"di Richard Attenborough(1978), una delle grandi interpretazioni cinematografiche di Antohnoy Hopikins, che è di ben altro spessore rispetto a Mel Gibson, ovviamente; bisogna però ammettere che anche Gibson, qui, se la cava bene, dando largo spazio al suo "essere reale", osisa alle sue caratteristiche di essere, fuori scena, uno"sradicato esistenziale", come le cronache ci hanno più volte detto e ripetuto. La Foster, come sempre, anche e soprattutto come regista, affronta sempre temi importanti e scottanti, come qui la depressione, sortendo effetti comunque interessanti: qui il protagonista ha veramente un comportamento"agomico"(nell''accezione etimologica, ossia dal greco"agon", "lotta", lottando contro i propri fantasmi e le proprie ossessioni. Da apprezzare, anche se non è un'opera "necessaria", obbligatoria da vedere: illumina quanto in genere il cinema in auge nel mondo"capitalistia"non evidenzia, cioè quello che già Freud chiamava"il malessere della civiltà", il che, detto da un non rivoluzionario(almeno in campo politico e sociale)non è certamente poco... Film problmeatico e, extra un abbozzo di "Happy End", che in realtà non è tale, decisamente intrigante... in speice quando mostra la dinamica familiare stravolta, specialmente nelle difficili vicende sentimentali del figlio, adolescente o meglio giovane adulto El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
domenica 13 marzo 2016
|
il pupazzo e la depressione
|
|
|
|
Mr. Beaver non è solo un pupazzo, ma la soluzione che Walter Black trova per risolvere il problema della sua depressione. Una famiglia perfetta, infatti, ed un’impresa che produce giocattoli non sono ragioni sufficienti ad evitare all’uomo, interpretato da un ottimo Mel Gibson, di sprofondare nel vertice della depressione. La moglie, Jodie Foster, per l’occasione anche inedita ed apprezzabile regista, non molla l’uomo, anzi fa quanto possibile per stargli vicino ma la soluzione è un pupazzo, Mr. Beaver, che rappresenta l’unico mezzo con il quale Walter riesce a comunicare. Mr. Beaver è sicuramente un film che riesce ad affrontare in maniera intelligente ed in parte innovativa il tema della depressione, il pupazzo che media è un elemento di rottura rispetto alla consueta tecnica di proposizione di temi simili.
[+]
Mr. Beaver non è solo un pupazzo, ma la soluzione che Walter Black trova per risolvere il problema della sua depressione. Una famiglia perfetta, infatti, ed un’impresa che produce giocattoli non sono ragioni sufficienti ad evitare all’uomo, interpretato da un ottimo Mel Gibson, di sprofondare nel vertice della depressione. La moglie, Jodie Foster, per l’occasione anche inedita ed apprezzabile regista, non molla l’uomo, anzi fa quanto possibile per stargli vicino ma la soluzione è un pupazzo, Mr. Beaver, che rappresenta l’unico mezzo con il quale Walter riesce a comunicare. Mr. Beaver è sicuramente un film che riesce ad affrontare in maniera intelligente ed in parte innovativa il tema della depressione, il pupazzo che media è un elemento di rottura rispetto alla consueta tecnica di proposizione di temi simili. E Jodie Foster pone un’altra freccia nella sua faretra di straordinaria artista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
saverius
|
lunedì 23 maggio 2011
|
primo, secondo e contorno.
|
|
|
|
Già, come da titolo, anche se in questo caso per ottenere un lieto fine dovremo prima sorseggiare un pò di acqua e sale. Prepariamoci ad un viaggio verso una delle mete più ambite dai classici gentleman con mogli premurose e figli ribelli, il baratro. Patologia, traumi, reminiscenze cinematografiche, non sappiamo cosa realmente porterà il povero Walter a lucidare il fondo della sua modesta vita da erede di una delle più rinomate fabbriche di giocattoli degli Stati Uniti. Non lo sappiamo perché non c'è tempo, infatti persi tra sguardi deliranti ed espressioni moribonde, tali da chiederci se il cuore impavido William Wallace sia stato nuovamente tradito dall'amico Robert Bruce, il film, così come la vita di Walter, riprende il via, ci diverte e ci mostra come sia facile tornare sulla vetta semplicemente isolando tutte le nostre paure nel braccio che anima un tanto simpatico quanto autoritario Dott.
[+]
Già, come da titolo, anche se in questo caso per ottenere un lieto fine dovremo prima sorseggiare un pò di acqua e sale. Prepariamoci ad un viaggio verso una delle mete più ambite dai classici gentleman con mogli premurose e figli ribelli, il baratro. Patologia, traumi, reminiscenze cinematografiche, non sappiamo cosa realmente porterà il povero Walter a lucidare il fondo della sua modesta vita da erede di una delle più rinomate fabbriche di giocattoli degli Stati Uniti. Non lo sappiamo perché non c'è tempo, infatti persi tra sguardi deliranti ed espressioni moribonde, tali da chiederci se il cuore impavido William Wallace sia stato nuovamente tradito dall'amico Robert Bruce, il film, così come la vita di Walter, riprende il via, ci diverte e ci mostra come sia facile tornare sulla vetta semplicemente isolando tutte le nostre paure nel braccio che anima un tanto simpatico quanto autoritario Dott. Beaver. La soluzione è semplice, ma forse lo è troppo.
Come se rischiasse di fare troppa psicanalisi, il film non si farà mancare nulla, ritroveremo noi stessi confrontandoci quindi con il duro rapporto tra un padre e un figlio apparentemente diversi, e ovviamente "dlin dlon - si ricorda ai gentili spettatori che il sogno americano non è ancora terminato" con l'amore.
Un plauso alla coraggiosa Foster che decide di affrontare un argomento tanto difficile quanto evitato come la depressione e che ben vent'anni dopo il "suo" Piccolo Genio (di cui troviamo ben più di una traccia nel piccolo Henry) torna ad emozionarci puntando forte sulla più antica delle istituzioni, la famiglia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a saverius »
[ - ] lascia un commento a saverius »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
domenica 29 maggio 2011
|
un film imbarazzante
|
|
|
|
Mr. Beaver è il nome di un pupazzo attraverso il quale un uomo proprietario di una casa di giocattoli in crisi cerca di uscire dalla depressione. Depressione che lo ha ormai posto ai margini dell'azienda e anche della vita familiare.
Purtroppo continua la parabola discendente di Mel Gibson e in questo viene purtroppo aiutato da una irriconoscibile Jodie Foster che scrive, dirige ed interpreta questo film. Non si riesce bene a capire che cosa la Foster avesse intenzione di confezionare. Troviamo tutti i luoghi comuni più triti e ritriti: uomo di successo con moglie di successo che cade in depressione, il figlio più grande è trascurato e odia il padre che invece è amato dal figlio più piccolo.
[+]
Mr. Beaver è il nome di un pupazzo attraverso il quale un uomo proprietario di una casa di giocattoli in crisi cerca di uscire dalla depressione. Depressione che lo ha ormai posto ai margini dell'azienda e anche della vita familiare.
Purtroppo continua la parabola discendente di Mel Gibson e in questo viene purtroppo aiutato da una irriconoscibile Jodie Foster che scrive, dirige ed interpreta questo film. Non si riesce bene a capire che cosa la Foster avesse intenzione di confezionare. Troviamo tutti i luoghi comuni più triti e ritriti: uomo di successo con moglie di successo che cade in depressione, il figlio più grande è trascurato e odia il padre che invece è amato dal figlio più piccolo. Per non farsi mancare nulla c'è pure l'improbabile storia d'amore con la classica ragazza super bella e intelligente della porta accanto che però nasconde terribili segreti. Tutto questo viene centrifugato insieme alla presenza di questo insopportabile quanto improbabile orso di peluche che dovrebbe testimoniare sia la malattia dell'uomo ma anche il suo disperato tentativo di risollevarsi nascondendosi dietro il pupazzo. Da dire che la scena di lotta tra Mel Gibson e Mr. Beaver è tra le più brutte che si ricordino.
Se (purtroppo) di Mel Gibson ormai non ci si stupisce più in quanto dopo Breaveheart non ci si ricorda più un suo buon film diretto e/o interpretato ma se ne ricordano solo le polemiche pre o post uscita dei film, di Jodie Foster si rimane particolarmente colpiti per come appia potuto creare un'opera così inconcludente.
[-]
[+] dopo braveheart non si ricorda più un suo bel film
(di 127illuminati)
[ - ] dopo braveheart non si ricorda più un suo bel film
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
everyone
|
mercoledì 25 maggio 2011
|
bene il pupazzo...
|
|
|
|
Ma che bravi questi americani eterni bambini che pensano che con i pupazzi si possa curare la schizzofrenia!!Solo un Woodìy Allen con tutta la sua cultura ebraica sulle spalle può permettersi di trattare in modo credibile certe tematiche con la leggerezza propria della commedia intelligente.Si esce dal cinema a dir poco perplessi....
|
|
[+] lascia un commento a everyone »
[ - ] lascia un commento a everyone »
|
|
d'accordo? |
|
deja55
|
venerdì 27 maggio 2011
|
una storia assurda
|
|
|
|
Un film che narra una storia davvero poco credibile ,con un protagonista che per tutto il film tiene un pupazzo sul braccio,grottesco e infarcit di luoghi comuni:la malattia, l'amore della moglie,il piagnisteo del figlio minore, il conflitto con il figlio adolescente.I protagonisti, ottimi attori,rendono appena visibile il tutto.La fine è un sollievo.
Un consiglio....non andatelo a vedere,sono soldi e tempo buttati
|
|
[+] lascia un commento a deja55 »
[ - ] lascia un commento a deja55 »
|
|
d'accordo? |
|
zozner
|
domenica 22 maggio 2011
|
soluzione: tagliare.
|
|
|
|
Sembra che Mel Gibson non riesca a sottrarsi alla fascinazione della Bibbia. La interpreta a suo modo e così, dopo essersi inventato una sua passione di Cristo in “Passion”, cita nuovamente il Vangelo proponendolo letteralmente: “ Se la tua mano ti fa cadere in peccato, tagliala; meglio è per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andartene nella geenna, nel fuoco inestinguibile”. Marco 9, 43. Certo, il personaggio Walter Black, ha dei problemini e forse anche lo stesso Gibson, visto quello che la cronaca racconta. Il film è volutamente autobiografico ma propone anche un’analisi di una società che si risveglia incapace di sognare di scrivere, creare.
[+]
Sembra che Mel Gibson non riesca a sottrarsi alla fascinazione della Bibbia. La interpreta a suo modo e così, dopo essersi inventato una sua passione di Cristo in “Passion”, cita nuovamente il Vangelo proponendolo letteralmente: “ Se la tua mano ti fa cadere in peccato, tagliala; meglio è per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andartene nella geenna, nel fuoco inestinguibile”. Marco 9, 43. Certo, il personaggio Walter Black, ha dei problemini e forse anche lo stesso Gibson, visto quello che la cronaca racconta. Il film è volutamente autobiografico ma propone anche un’analisi di una società che si risveglia incapace di sognare di scrivere, creare. E’ l’esito di un sogno americano che si è infranto. Però, la soluzione proposta non convince, è in fondo noiosa, puzza ancora una volta di onnipotenza infantile.
Ad esempio, Gibson o la Foster, la sceneggiatura è di entrambi, fanno dire alla ragazza che si diploma che il sogno americano è finito e che non si sono soluzioni miracolistiche, peccato che tutto il film sottenda se non ad un miracolo, ad un capovolgimento radicale della realtà. Soluzione finale: spaccarsi la testa ed eliminare letteralmente, le parti di noi che per natura, questioni personali e sociali ci fanno male e ci limitano. Riconosco, è vero, il film trasmette bene, quasi si sentono, si toccano, le difficoltà personali e di una società che fa sempre più fatica ad integrare aspetti personali e caratteriali antitetici. Però, se peccassero un po’ meno di un fastidioso narcisismo, si sarebbero accorti che la psicoanalisi che loro snobbano ci aveva già da tanto tempo insegnato che solo l’integrazione, non l’eliminazione di ogni nostra parte, è la via della guarigione e della libertà. Lo sa Gibson e la Forest che la trovata di “seppellire” le parti che non ci servono più fu teorizzata ed é stata clinicamente praticata ancora negli anni ’80 da una famosa psicoterapeuta italiana Mara Palazzoli Salvini in Psicoterapia dell’assurdo e, la trovata della marionetta castoro non è altro che l’oggetto transazionale di Winnicott, medico psicoanalista inglese nato ben nel 1896? Evidentemente Gibson e la Foster proferiscono ignorare e fantasticare soluzioni deliranti. E’ difficile rinunciare alle proprie fantasie di essere i primi e, se non è più possibile nel positivo, allora, primi nella follia, nella malattia. No, semplicemente bambini onnipotenti.
[-]
[+] osservazione acuta
(di sette)
[ - ] osservazione acuta
|
|
[+] lascia un commento a zozner »
[ - ] lascia un commento a zozner »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
domenica 22 maggio 2011
|
mio commento personale
|
|
|
|
Film sul superamento di un profondo stato depressivo attraverso un castoro di peluche parlante. Al di là della fantasiosa, per non dire assurda, metafora il film è troppo semplicistico nell' happy ending senza dubbio molto più difficile da raggiungere e realizzare nella vita reale con il recupero degli affetti annessi. Da menzionare e lodare soltanto l' interpretazione di Mel Gibson nella parte dell'uomo profondamente in crisi, che poi non è altro che la rappresentazione dello stato del suo vissuto personale.
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
|