giomo891
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giovedì 22 settembre 2022
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mel gibson e la depressione giomo891
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Walter Black, amministratore delegato di una compagnia di giocattoli, soffre di una forma particolarmente acuta di depressione, che lo porta all'allontanamento da parte della propria famiglia e al quasi-fallimento dell'azienda ereditata dal padre; passa così la maggior parte del tempo a dormire fino a quando arriva a tentare il suicidio prima impiccandosi nella doccia e poi buttandosi dalla finestra ma viene fermato da un pupazzo a forma di castoro, Mr. Beaver, infilatosi alla sua mano sinistra. Il pupazzo prende vita, gli sta vicino e lo aiuta portandolo così a riallacciare i rapporti con la famiglia (soprattutto con il figlio minore Henry), e dall'altra di riprendere in mano l'azienda, risollevandola dalla crisi con il lancio di un nuovo prodotto sul mercato.
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Walter Black, amministratore delegato di una compagnia di giocattoli, soffre di una forma particolarmente acuta di depressione, che lo porta all'allontanamento da parte della propria famiglia e al quasi-fallimento dell'azienda ereditata dal padre; passa così la maggior parte del tempo a dormire fino a quando arriva a tentare il suicidio prima impiccandosi nella doccia e poi buttandosi dalla finestra ma viene fermato da un pupazzo a forma di castoro, Mr. Beaver, infilatosi alla sua mano sinistra. Il pupazzo prende vita, gli sta vicino e lo aiuta portandolo così a riallacciare i rapporti con la famiglia (soprattutto con il figlio minore Henry), e dall'altra di riprendere in mano l'azienda, risollevandola dalla crisi con il lancio di un nuovo prodotto sul mercato. Intanto Porter viene pagato per scrivere documenti per i compagni di scuola, compresa Norah che gli chiede anche di scrivere il suo discorso di diploma; in seguito, Porter si innamorerà di Norah.
Intanto, l'alter-ego impersonato dalla marionetta diventa una presenza ingombrante, provocando un generale imbarazzo presso tutti i conoscenti, e portando la famiglia ad allontanarsi nuovamente per l'esasperazione. Ancora solo, Walter ricade nel tunnel della depressione, aggravata stavolta dalla sindrome della doppia personalità, dato che il carattere dimesso di Walter non riesce ad avere la meglio su quello espansivo-aggressivo di Mr. Beaver.
La situazione precipita quando Walter, tra i pensieri disconnessi provocati dalla depressione, decide di riprendere il controllo della situazione sbarazzandosi di Mr. Beaver. Tenta di attaccarlo e di toglierselo dal braccio ma non ci riesce perché la marionetta riesce a resistergli; così, dopo aver costruito una bara delle dimensioni di Mr. Beaver, si amputa il braccio.
Raggiunto in tempo dal figlio più grande, viene portato in ospedale e operato per poi essere trasferito in un ospedale psichiatrico. Alla cerimonia di laurea di Norah, la ragazza confessa a tutti che il discorso non è stato scritto da lei stessa spiegando a tutti il valore della verità e il trauma della morte del fratello avvenuta qualche anno prima per un'overdose. Con ciò, Porter capisce l'importanza della famiglia e si riconcilia con il padre.
Così, Walter, grazie al sostegno della famiglia, riesce finalmente a tornare ad una vita normale.
Il film diretto dalla Foster è un incrocio fra il fantastico/ironico ed il dramma della depressione. Trattare una patologia con una sorta di amara comicità non è cosa facile, ma grazie al protagonista, un insolito Mel Gibson, come non lo avevamo mai visto, rende la storia interessante e più verosimile, specialmente nella seconda parte al dramma di questa tremenda malattia.
La conclusione (ammesso che ci possa essere) è nel discorso finale di Norah: quando hai un grande dolore nel profondo dell'anima, qualcuno cerca, per semplice convenzione sociale, di dirti che "comunque" tutto va bene... ma non è affatto vero, quelle profonde ferite ci sono e chi le prova, spesso, da solo non è in grado di farle rimarginare.
Ci vuole qualcuno che ti ama davvero e che ti aiuti, in qualche modo, a darti almeno il coraggio di andare avanti.
Una pellicola che tratta di un argomento difficile (anche per gli addetti ai lavori) ben affrontato dalla sapiente regia della Foster, con un Mel Gibson straordinario.
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dissident
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venerdì 9 febbraio 2018
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il dramma della solitudine
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Un uomo vive una profonda depressione che nessuna terapia riesce a curare e viene buttato fuori di casa dalla moglie per "preservare" i figli (non si capisce bene da cosa, la malattia mentale non è contagiosa, al massimo ereditaria). Sull'orlo del suicidio si inventa una "cura" che lo rimette al mondo, ma nemmeno questo va bene alla sua famiglia, che lo considera "pazzo", qualunque cosa significhi...
Film potente, sull'impossibilità di accettare la malattia mentale, storia di un uomo che per amore della sua famiglia arriva a fare cose che molti dichiarano ma che ben pochi sarebbero realmente disposti a fare (non si può dire cosa per non svelare un passaggio fondamentale della storia).
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Un uomo vive una profonda depressione che nessuna terapia riesce a curare e viene buttato fuori di casa dalla moglie per "preservare" i figli (non si capisce bene da cosa, la malattia mentale non è contagiosa, al massimo ereditaria). Sull'orlo del suicidio si inventa una "cura" che lo rimette al mondo, ma nemmeno questo va bene alla sua famiglia, che lo considera "pazzo", qualunque cosa significhi...
Film potente, sull'impossibilità di accettare la malattia mentale, storia di un uomo che per amore della sua famiglia arriva a fare cose che molti dichiarano ma che ben pochi sarebbero realmente disposti a fare (non si può dire cosa per non svelare un passaggio fondamentale della storia).
Mel Gibson a livelli altissimi, Jodie Foster apparentemente inconsapevole dell'odiosità del suo personaggio, ma non capisco se volutamente o meno.
Ovviamente storia d'amore fra due coprotagonisti, assolutamente non funzionale al film ma assolutamente inevitabile in un film americano, comunque non disturbante.
Da vedere per riflettere su cosa significa vivere vicino ad una persona malata di depressione.
E pensare che c'è chi l'ha definito un classico hollywoodiano o addirittura una commedia...
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elgatoloco
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venerdì 9 febbraio 2018
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depressione e altro
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Questo"Mr.Beaver"(2011, di Jodie Foster)con Mel Gibson e la stessa Foster co-protagonista, sviluppa il tema della depressione, in forma un po'particolare: il protagonista lo vediamo "diviso"tra sé e il Sé, ossia un pupazzo d castoro, che dice il suoi veri sentimenti, le sue reali intenzioni. In realtà il tema, volendo, quelllo dello"sdoppiarsi nel pupazzo"(là non era di castoro...), non è nuovissimo, visto che ha dietro di sé un illustre precedente: "Magic"di Richard Attenborough(1978), una delle grandi interpretazioni cinematografiche di Antohnoy Hopikins, che è di ben altro spessore rispetto a Mel Gibson, ovviamente; bisogna però ammettere che anche Gibson, qui, se la cava bene, dando largo spazio al suo "essere reale", osisa alle sue caratteristiche di essere, fuori scena, uno"sradicato esistenziale", come le cronache ci hanno più volte detto e ripetuto.
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Questo"Mr.Beaver"(2011, di Jodie Foster)con Mel Gibson e la stessa Foster co-protagonista, sviluppa il tema della depressione, in forma un po'particolare: il protagonista lo vediamo "diviso"tra sé e il Sé, ossia un pupazzo d castoro, che dice il suoi veri sentimenti, le sue reali intenzioni. In realtà il tema, volendo, quelllo dello"sdoppiarsi nel pupazzo"(là non era di castoro...), non è nuovissimo, visto che ha dietro di sé un illustre precedente: "Magic"di Richard Attenborough(1978), una delle grandi interpretazioni cinematografiche di Antohnoy Hopikins, che è di ben altro spessore rispetto a Mel Gibson, ovviamente; bisogna però ammettere che anche Gibson, qui, se la cava bene, dando largo spazio al suo "essere reale", osisa alle sue caratteristiche di essere, fuori scena, uno"sradicato esistenziale", come le cronache ci hanno più volte detto e ripetuto. La Foster, come sempre, anche e soprattutto come regista, affronta sempre temi importanti e scottanti, come qui la depressione, sortendo effetti comunque interessanti: qui il protagonista ha veramente un comportamento"agomico"(nell''accezione etimologica, ossia dal greco"agon", "lotta", lottando contro i propri fantasmi e le proprie ossessioni. Da apprezzare, anche se non è un'opera "necessaria", obbligatoria da vedere: illumina quanto in genere il cinema in auge nel mondo"capitalistia"non evidenzia, cioè quello che già Freud chiamava"il malessere della civiltà", il che, detto da un non rivoluzionario(almeno in campo politico e sociale)non è certamente poco... Film problmeatico e, extra un abbozzo di "Happy End", che in realtà non è tale, decisamente intrigante... in speice quando mostra la dinamica familiare stravolta, specialmente nelle difficili vicende sentimentali del figlio, adolescente o meglio giovane adulto El Gato
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enzo70
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domenica 13 marzo 2016
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il pupazzo e la depressione
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Mr. Beaver non è solo un pupazzo, ma la soluzione che Walter Black trova per risolvere il problema della sua depressione. Una famiglia perfetta, infatti, ed un’impresa che produce giocattoli non sono ragioni sufficienti ad evitare all’uomo, interpretato da un ottimo Mel Gibson, di sprofondare nel vertice della depressione. La moglie, Jodie Foster, per l’occasione anche inedita ed apprezzabile regista, non molla l’uomo, anzi fa quanto possibile per stargli vicino ma la soluzione è un pupazzo, Mr. Beaver, che rappresenta l’unico mezzo con il quale Walter riesce a comunicare. Mr. Beaver è sicuramente un film che riesce ad affrontare in maniera intelligente ed in parte innovativa il tema della depressione, il pupazzo che media è un elemento di rottura rispetto alla consueta tecnica di proposizione di temi simili.
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Mr. Beaver non è solo un pupazzo, ma la soluzione che Walter Black trova per risolvere il problema della sua depressione. Una famiglia perfetta, infatti, ed un’impresa che produce giocattoli non sono ragioni sufficienti ad evitare all’uomo, interpretato da un ottimo Mel Gibson, di sprofondare nel vertice della depressione. La moglie, Jodie Foster, per l’occasione anche inedita ed apprezzabile regista, non molla l’uomo, anzi fa quanto possibile per stargli vicino ma la soluzione è un pupazzo, Mr. Beaver, che rappresenta l’unico mezzo con il quale Walter riesce a comunicare. Mr. Beaver è sicuramente un film che riesce ad affrontare in maniera intelligente ed in parte innovativa il tema della depressione, il pupazzo che media è un elemento di rottura rispetto alla consueta tecnica di proposizione di temi simili. E Jodie Foster pone un’altra freccia nella sua faretra di straordinaria artista.
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giulimovies
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giovedì 27 agosto 2015
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tutto parte da dentro
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Un gran bel film che fa riflettere. Spesso i malesseri dentro di noi si possono superare solo con la forza di volontà, quando scatta qualcosa dentro di noi.
La situazione del pupazzo può sembrare inizialmente infantile, l'ennesimo gesto immaturo di un uomo che ne ha già combinate tante. E invece no, perché ognuno è diverso dagli altri, e ciò che per noi può essere infantile per un altro può essere utile.
Certo la situazione successivamente gli sfugge di mano, perché staccarsi da qualcosa che procura sollievo non è mai facile, però nonostante tutto e nonostante il finale molto drastico, tutto gli è servito al protagonista.
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Un gran bel film che fa riflettere. Spesso i malesseri dentro di noi si possono superare solo con la forza di volontà, quando scatta qualcosa dentro di noi.
La situazione del pupazzo può sembrare inizialmente infantile, l'ennesimo gesto immaturo di un uomo che ne ha già combinate tante. E invece no, perché ognuno è diverso dagli altri, e ciò che per noi può essere infantile per un altro può essere utile.
Certo la situazione successivamente gli sfugge di mano, perché staccarsi da qualcosa che procura sollievo non è mai facile, però nonostante tutto e nonostante il finale molto drastico, tutto gli è servito al protagonista. Diventare uomo, capire il significato della famiglia, e soprattutto non trascurare più i figli, che sono quelli che soffrono sempre di più per i problemi dei genitori.
Bel film e buona interpretazione di Mel Gibson
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dandy
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lunedì 20 aprile 2015
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la sofferenza espressa giocosamente.
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Al suo terzo film da regista,Jodie Foster sceglie un soggetto assai rischioso,probabilmente imbarazzante e ridicolo nelle mani di qualcun'altro.L'idea di un pupazzo come voce della coscienza per esorcizzare una depressione che finisce per sconfinare in schizofrenia è sviluppata in modo inaspettato,con toni inizialmente da commedia fino a un epilogo estremo che pure sembra riportare un certo equilibrio in Walter e nella sua famiglia.La descrizione del malessere è efficace e incisiva,sia del protagonista che del figlio maggiore Porter(anche se la relazione con la compagna di classe anch'essa problematica è un poco stereotipata).E riesce anche la descrizione di una società insensibile e arrivista,dove bisogna autoimporsi una facciata normale ma sono ben accetti i comportamenti più" strambi",se possono giovare al successo.
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Al suo terzo film da regista,Jodie Foster sceglie un soggetto assai rischioso,probabilmente imbarazzante e ridicolo nelle mani di qualcun'altro.L'idea di un pupazzo come voce della coscienza per esorcizzare una depressione che finisce per sconfinare in schizofrenia è sviluppata in modo inaspettato,con toni inizialmente da commedia fino a un epilogo estremo che pure sembra riportare un certo equilibrio in Walter e nella sua famiglia.La descrizione del malessere è efficace e incisiva,sia del protagonista che del figlio maggiore Porter(anche se la relazione con la compagna di classe anch'essa problematica è un poco stereotipata).E riesce anche la descrizione di una società insensibile e arrivista,dove bisogna autoimporsi una facciata normale ma sono ben accetti i comportamenti più" strambi",se possono giovare al successo.Come sempre la regista riesce a far percepire disagio autentico e dirige ottimamente il cast:Gibson,suo amico da molti anni,non poteva sperare in una chance migliore.Una delle sue più belle performance(meglio se vista in lingua originale).Causa i suoi guai legali,il film è stato bloccato per due anni (girato nel 2009),e il pubblico lo ignorato ingiustamente.Da recuperare per chiunque apprezzi sia Gibson che la Foster.
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asdrubale03
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venerdì 30 agosto 2013
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irritanteeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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odio non vedevo l'ora che finisse è stressante solo arrivare alla fine del film, fino ad ora mi era successo 2 volte (incluso mr.beaver)e poi è troppo lento.
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4ng3l
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domenica 30 dicembre 2012
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non superlativo ma almeno ben costruito
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Interessante come viene affrontato lo stato depressivo di Walter, gli sviluppi sono meno eclatanti del previsto e comunque non si poteva ricavare tanto di più. Attori in gamba che tengono il film sul sufficiente, più l'idea carina, il rapporto tra i due ragazzi e troppo ossessivo e fa' perdere molto alla pellicola. Mi aspettavo un finale maggiormente eclatante e sbalorditivo ma perde dopo il gesto estremo. Anche la sceneggiatura insieme alla scenografia poteva fare di piu'. Da vedere senza fretta.
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liuk!
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martedì 30 ottobre 2012
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pesante
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Drammone pesantissimo, ben recitato ma difficile da digerire.
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tiamaster
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venerdì 24 agosto 2012
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efficace nei conenuti ma meno nella trama
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Mr.Beaver è un film potente,ricco di contenuti espressi in modo potente ed efficace, tra i più evidenti c'è quello della malattia mentale e del'alienazione,affrontati in modo coraggioso.Il film invece brilla meno sul versante della storia,che,seppur anche quella ben sviluppata,manca dello slancio necessario per diventare completamente convincente.Ottime le interpretazioni,su tutti Mel Gibson,che offre una prova attoriale straordinaria e disturbante.Brave anche Jodie Foster e Jennifer Lawrance,nominata agli oscar del 2010 per il film "winter's bone",che consiglio vivamente.Nel complesso Mr.Beaver è un ottimo film,mai ovvio.
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