THE ARTIST
CRITICA DI: Diego Pigiu III
VOTO: 9
Nel 2011 realizzare un film sul cinema muto sarebbe già stato interessante, ma trovare un film in bianco e nero MUTO sul cinema muto è stata davvero una grande scommessa, scommessa che ha ottenuto tutto il mio consenso.
Il film parla del cinema degli anni venti in quel momento particolare in cui si affaccia al parlato, sino a quel momento gli attori non avevano ancora mai espresso nulla vocalmente, grandi espressioni mimiche, facciali, ma nessun suono dalle loro bocche. Questa novità investe il cinema e il pubblico di allora con grandi aspettative e con grande curiosità sebbene molti non credessero che potesse essere il futuro (cit del film: "George questo è il futuro!"), primi fra i quali il grande Charlie Chaplin per la storia e l'attore Geroge Valentin invece nel film in questione. George, protagonista principale, è un attore famoso, amato dalla folle, ma tutto rischia di finire per lui quando si rifiuta per i suoi principi di artista, di intraprendere il nuovo percorso cinematografico col l'ausilio della recitazione parlata; nel frattempo Peppy Miller, prima sua adulatrice, inizia la sua meravigliosa carriera da attrice ma non dimenticò mai il fascino di George e il sentimento forte che li legava....
Questo film mi ha molto emozionato, la scena iniziale della proiezione del film di George in cui su vede il teatro gremito e sotto al palco un intera orchestra che suonava in diretta la colonna sonora devo confessare che ha provato a strapparmi una lacrima di commozione per tutto quel fascino che il cinema aveva allora, andare al cinema all'epoca voleva dire partecipare ad un momento di arte, non simbologia del consumismo come spesso accade ora. In sala credo fossimo in 20 persone al massimo a vedere questo film, sicuramente non scatenerà le folle, ma anche questo ha contribuito alla mia visione un ulteriore sensazione di disincanto che da tempo il cinema non mi restituiva, mi ha catturato e fatto suo per tutta la sua durata.
Gli attori sono fenomenali e mi auguro proprio che Jean Dujardin ottenga l'oscar come migliore attore protagonista, anche il cagnolino in verità ne meriterebbe uno, ma ciò che rende questo film è unico è la serie di accorgimenti che lo rendono sottile: l'uso di pochissimi cartelli per i dialoghi crea una sensazione di impotenza che fà realmente riflettere sulle reali potenzialità del cinema dell'epoca e allo stesso tempo sulla castrazione che gli veniiva fatta senza il parlato, la scelta di inserire dei rumori solo in una particolare parte de film (che non vi posso spiegare senno la andrei a rovinare) cosi come è stata fatta l'ho trovata geniale, la dimensione del fotogramma e la velocità degli stessi, i molteplici riferimenti cinematografici (corazzata Potempkin ad esempio), i momenti di silenzio volutamente in momenti catartici, i dettagli sono davvero tanti, ma vi consiglio una visione senza pregiudizi o senza troppe pretese, fatevi davvero trasportare e verrete ripagati.
Nel complesso do un 9 e non un 10 perchè dal finale mi aspettavo qualcosa di più, la colonna sonora davvero meravigliosa a ritmo di tip tap ma molto ripetiva, un pò troppo ripetiva in realtà.
Diego Pigiu III
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